GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 4

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GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 4

Messaggio da progettogayforum » giovedì 18 maggio 2017, 16:00

Il quarto capitolo del romanzo evidenzia le capacità seduttive di Miss Blessing non solo su Giuseppe, ma ance sulla zia Rachele. Nella sua apparente ingenuità Miss Blessin è una manipolatrice che riesce ad ottenere tutto quello che vuole.

CAPITOLO IV.

MISS BLESSING SI RIVOLGE A RACHELE MILLER.

Il sabato pomeriggio seguente, Rachele Miller sedette alla finestra anteriore del salotto, e si dispose al suo leggero compito di cucire e rammendare, con una sensazione insolitamente confortevole. Il lavoro domestico della settimana era finito; Il tempo era bello e caldo, con una vivace brezza per l’asciugatura del fieno sul campo in collina, di cui Giuseppe si aspettava di mettere l’ultimo carico nel fienile prima che la sua cena delle cinque fosse pronta. Mentre guardava la valle, notò che i falciatori continuavano ad muoversi al loro modo nell'erba degli Hunter e che il mais dei Cunningham aveva un disperato bisogno di essere lavorato. Lo stato delle cose era molto diverso nelle terre degli Asten. Tutto era stato fatto, e ben fatto, fino all’inizio della stagione. Il tempo era stato buono, era vero; ma Giuseppe si era dato da fare col lavoro con uno spirito diverso. Sembrava che avesse preso un nuovo interesse per la fattoria; andava da tutte le parti, persino a controllare con i propri occhi i doveri minori che erano stati precedentemente affidati al suo fattore Dennis. Come poteva lei immaginare che questa attività fosse l'unico sbocco per un cuore irrequieto?
Se dalla ricreazione sociale del nipote fosse mai venuto qualche danno, lei aveva fatto comunque il suo dovere; ma nessun male sembrava probabile. Aveva sempre separato l’indipendenza legale del nipote da quella morale; non c'era alcun atto che stabilisse il periodo in cui l’indipendenza morale dovesse iniziare, ed essa non si sarebbe potuta manifestare tramite documenti, come l’indipendenza legale. Lei avrebbe ammesso, certamente, che la sua custodia dovesse cessare in un certo momento, ma il pensiero di fare preparativi per quel tempo non era mai entrato nella sua testa. Aveva capito solo le condizioni, ma mancava l'adattamento dei caratteri a quelle condizioni. Andando a ritroso nella sua vita, si ricordava solo piccole differenze tra la ragazza di diciotto anni e la donna di trenta. C'era sempre lo stesso ruolo nella sua casa, gli stessi doveri, la stessa sottomissione alla volontà dei suoi genitori, nessun esercizio di indipendenza o fiducia in sé da nessuna parte e nessuna crescita di quelle virtù al di là di ciò che una maturità passiva porta con sé.
Anche ora pensava molto poco ai problemi della vita in relazione a Giuseppe. I suoi genitori l'avevano addestrata nella disciplina di una setta rigida e non poteva dissociare l'idea della morale da quella della solenne rinuncia. Non poteva affermare che i piaceri sociali fossero oggettivamente sbagliati, ma le sembrava che essi fossero sempre goduti all'esterno di una porta aperta con l'etichetta "Tentazione"; e chi poteva dire che cosa ci fosse oltre la porta? Alcune persone molto buone, sapeva, avevano amato la compagnia e si erano divertite in modo innocente; erano persone mature e di carattere deciso, mentre Giuseppe era solo un ragazzo. Il pericolo, comunque, non era così imminente: nessuna colpa poteva essere trovata nella cura dei propri doveri da parte del nipote, e un’eventualità così facilmente evitata rappresentava una garanzia confortevole per il futuro.
Nel bel mezzo di questo stato d'animo (potremmo quasi dire scorrere di pensieri), Rachele notò la parte superiore di un carro attraverso i cespugli ai lati della strada. Poi il carro si scoprì alla vista: Anna Warriner lo stava guidando, e c'erano altre due signore sul sedile posteriore. Mentre si avvicinavano al palo per legare i cavalli sul verde, riconobbe Lucy Henderson che scendeva; ma la creatura ariosa che scattò dietro di lei, la ragazza con i riccioli fluenti poteva essere la straniera venuta dalla città? Il semplice abito a quadretti alla maniera campagnola, il colletto sobrio di lino e la borsa da lavoro sul braccio, potevano appartenere alla giovane donna alla moda, la cui conoscenza aveva trasformato la testa di Anna? Un corretto spirito di ospitalità le chiese di accogliere i visitatori al cancello; quindi non c'era più tempo per congetture. Era un po’ confusa, ma non insoddisfatta per la possibilità di vedere la sconosciuta.
«Abbiamo pensato che potevamo venire per un'ora questo pomeriggio, senza disturbarvi», disse Anna Warriner. «Mia madre non ha potuto venire quando l’avete invitata per le ciliegie sotto spirito, e Bob ha detto che voi avevate già cominciato la raccolta del fieno, e così vi abbiamo portato Julia, questa è Julia Blessing».
«Come va?» disse Miss Blessing, timidamente porgendo la mano e abbassando leggermente le palpebre. Poi scivolò dietro Anna e Lucy e non parlò più finché non si sedettero nel salotto.
«Vi piace la campagna in questo tempo?» chiese Rachele, sentendo che una piccola attenzione era comunque dovuta ad una nuova ospite.
«Moltissimo! Tanto che penso che non mi piacerà più la città», rispose Miss Blessing. «Questa vita tranquilla e pacifica è un tale riposo, e io prima non avevo mai capito che cosa fosse l’ordine, il darsi da fare, l'industria e l'economia.»
Guardò la stanza tutto intorno mentre parlava e guardò il fienile attraverso la finestra verso oriente.
«Sì, i vostri comportamenti in città sono molto diversi», osservò Rachele.
«Mi sembra ora che siano completamente artificiosi. Mi sento così ignorante del modo giusto di vivere che dovrei essere imbarazzata di stare tra voi, se voi non foste tutti così gentili, ma cerco di imparare un po’.»
«O, non ci aspettiamo troppo delle persone della città», disse Rachele, in un tono molto più amichevole «e siamo sempre lieti di vederle disposte sopportare i nostri modi, ma non molti lo sono.»
«Per favore, non contatemi tra quelle persone!» esclamò Miss Blessing.
«No, anzi, Miss Rachel!» disse Anna Warriner, «sareste sorpresa di sapere come Julia si adatta a tutto, non è così, Lucy?» «Sì, è molto rapida», rispose Lucy Henderson, Miss Blessing abbassò gli occhi, sorrise e scosse la testa. Rachele Miller fece alcune domande che aprirono le chiuse dei pettegolezzi di Miss Warriner e lei ne aveva una buona scorta. E le vicende e le azioni di vari individui furono discusse, e le occasionali osservazioni di Miss Blessing mostrarono una completa familiarità con loro: il suo modo di trattare era serio e attento, e Rachele era sorpresa di trovare un buon senso così discreto nei suoi punti di vista. La realtà era così diversa dall’idea che si era fatta in precedenza che si sentì in dovere di riparare il suo torto. Quasi prima che se ne rendesse conto le sue maniere divennero totalmente amichevoli e simpatiche:
«Posso guardare i vostri alberi e i vostri fiori?» chiese Miss Blessing, quando i pettegolezzi erano stati ben bene esauriti.
Tutte si alzarono e uscirono sul prato. Rose e caprifogli, phlox e verbene, furono passate in rassegna, e poi i lunghi e rotondi muri di bosso attirarono l'occhio di Miss Blessing. Questa era una caratteristica del luogo per la quale Rachele Miller sentiva un notevole orgoglio e fu lei ad aprire la strada attraverso il cancello del giardino. Anna Warriner, però, si fermò e disse: - «Lucy, scendiamo alla casa della primavera, possiamo tornare indietro prima che Julia abbia terminato il suo stato di estasi.»
Lucy esitò un attimo. Guardò Miss Blessing, che rise e disse: «Oh, non mi dispiace!» mentre prese posto al fianco di Rachele.
Il viale di bosso correva per tutta la lunghezza del giardino, che piegava delicatamente a sud. Sul fondo le pareti verdi erano curvate verso l'esterno, e formavano tre quarti di un cerchio, grande abbastanza da contenere diverse sedili. C'era una deliziosa vista sulla valle attraverso l'apertura.
«È il posto più bello che abbia mai visto!» esclamò Miss Blessing, prendendo una delle sedie rustiche. «Come deve essere piacevole quando voi avete tutti i vostri vicini qui insieme!»
Rachele Miller fu un po’ sorpresa; ma prima che potesse rispondere, Miss Blessing continuò:
«C'è una grande differenza tra una compagnia di giovani qui in campagna e quelle che voi chiamate 'feste' in città: là è tutto vestiti, flirtare e vanità, ma qui è solo un far visita ai vicini, su una scala un po’ più larga. Ho apprezzato molto la tranquilla compagnia di tutta la vostra gente, tanto più perché ho sentito che erano persone così innocenti. In effetti, non vedo come qualcuno possa essere portato a comportamenti dannosi qui.»
«Non so», disse Rachel: «Dobbiamo imparare a diffidare delle nostre teste.» «Avete ragione, i migliori sono anche i più miti, ma c'è più sicurezza dove tutti sono stati educati senza l’abitudine alla tentazione. Ora voi potreste stupirvi quando dico che posso fidarmi dei giovani uomini - per esempio, Mr. Asten, vostro nipote - come se fossero miei fratelli, cioè ho una certezza positiva del loro eccellente carattere. Quello che dicono lo pensano: in città è diverso. È delizioso vederli tutti insieme, come membri di una famiglia. Tutto questo deve farvi molto piacere quando si incontrano qui.»
Gli occhi di Rachele Miller si spalancarono, mostrando insieme un'espressione perplessa ed esplorativa nello sguardo che rivolse a Miss Blessing. Quest'ultima, con un'aria quasi di semplicità infantile, con le labbra leggermente separate, accettò lo sguardo indagatore con una quieta allegria che sembrava la perfezione del candore.
«La verità è» disse Rachele lentamente, «che questa è una novità. Spero che i divertimenti siano innocenti come voi pensate; ma ho paura che essi sconvolgono i giovani, dopo tutto.»
«Davvero?» esclamò Miss Blessing: «Che cosa avete visto in essi che vi porta a pensare così? Ma no… lasciate perdere la mia domanda; voi potete avere motivi che non ho di diritto di indagare. Ora ricordo che Mr. Asten diceva ad Anna, a Lucy e anche a me, quanto avrebbe voluto invitare i suoi amici qui, se non fosse per un dovere che lo impediva; e un dovere, diceva, è più importante per lui che un piacere.»
«Lo ha detto Giuseppe?» esclamò Rachele.
«Oh, forse non avrei dovuto dirvelo», disse Miss Blessing, abbassando gli occhi e arrossendo in confusione: «in questo caso, per favore, non dite niente di questo! Forse era un dovere verso di voi, perché mi ha detto che vi considera come una seconda madre.»
Gli occhi di Rachele si ammorbidirono, e fece una piccola pausa prima di parlare: «Ho cercato di fare il mio dovere con lui», finalmente si sbottonò, «ma questo a volte sembra un compito ingrato e non posso sempre dire come lui lo prende. E così voleva avere una compagnia qui?»
«Mi dispiace tanto che l'ho detto!» esclamò Miss Blessing. «Non avrei mai pensato che voi foste contraria alla compagnia in linea di principio. Miss Chaffinch, la figlia del ministro, voi lo sapete, era lì l'ultima volta; e, in verità, se voi poteste vedere questi incontri … ma è presuntuoso da parte mia dire qualcosa. Infatti, non sono un giudice giusto, perché questi piccoli incontri mi hanno permesso di fare così piacevoli conoscenze. E i ragazzi mi dicono che dopo lavorano sempre meglio.»
«È solo per quanto riguarda lui», disse Rachele.
«No, sono sicura che l'ultima cosa che Mr. Asten avrebbe desiderato sarebbe stata che metteste da parte un punto principio per lui! So, dal suo volto, che il suo carattere è fondato sui principi. E, inoltre, qui in campagna, non tenete conto dell'ospitalità, come fanno in città, che si sentono obbligati a restituire tanto quanto hanno ricevuto. Quindi, se cercherete di dimenticare quello che vi ho detto…» Rachele la interruppe. «Intendevo qualcosa di diverso. Giuseppe sa perché mi sono opposta alle feste. Non deve sentirsi vincolato agli obblighi che io sopporto quasi dovesse ripagarmi. Se mi dice che desidera invitare i suoi amici in questo posto, lo aiuterò a intrattenerli.» «Voi siete veramente la sua seconda madre», mormorò Miss Blessing, guardandola con un'autentica ammirazione. «E adesso posso sperare che voi perdonerete la mia superficialità. Dovrei sentirmi umiliata in sua presenza, se lui sapesse che ho ripetuto le sue parole. Ma non ve lo chiederà, e questa è la fine di qualsiasi danno che io posso aver fatto.»
«No», disse Rachele, «non me lo chiederà; ma lui non penserà dentro di sé che io sia un problema?»
«Posso capire come vi sentiate, solo una donna può giudicare il cuore di una donna. Penserete forse che mi spingo troppo avanti se vi dico cosa si potrebbe fare, questa volta?» Si avvicinò dolcemente a Rachele mentre parlava e le strinse gentilmente il braccio. «Forse sbaglio, ma se voi foste la prima a suggerire a vostro nipote che se volesse in qualche modo restituire l'ospitalità dei suoi vicini - potete mettetela in qualsiasi forma vi sembri meglio – questo non rimuoverebbe il problema (anche se lui certamente non può vedere le cose in questa luce), e non lo renderebbe grato e felice?» « Beh», disse Rachele, dopo una piccola riflessione, «se si fa qualcosa, questo è un sistema buono come qualsiasi altro.» «E, naturalmente, non mi menzionerete?» «Non c'è nessun bisogno di farlo - come vedo.» «Julia, cara!» esclamò Anna dal cancello, «venite a vedere l'ultimo carico di fieno che viene portato nel fienile!». «Mi piacerebbe vederlo, se mi scusaste», disse Miss Blessing a Rachele, «ho maturato un certo interesse per il lavoro della fattoria.» Mentre passavano sul portico, Rachele si fermò un attimo e disse ad Anna: «Vi fermate a cena qui?» «Non lo so», rispose Anna: «non intendevamo; ma siamo rimaste più a lungo di quello che volevamo ... » «Allora potete rimanere ancora un po’.» Non c'era nulla di scortese nei modi spicci di Rachele, Anna rideva, prese Miss Blessing per il braccio e si avviò per il granaio. Lucy Henderson tranquillamente tornò indietro ed entrò in casa, dove, senza offrire il suo aiuto, cominciò ad assistere alla preparazione della tavola. Le due giovani signore presero posto sul prato, ad una distanza di sicurezza, quando si avvicinò l'enorme carico profumato: il fieno ricopriva e nascondeva le ruote, così come i quarti posteriori dei buoi, e in cima al fieno si trovava Giuseppe, in maniche di camicia e appoggiato a un forcone. Si chinò in avanti quando le vide, rispondendo ai loro saluti con un volto impaziente e sorpreso. «Oh, fai attenzione, fai attenzione!» gridò Miss Blessing, quando il carico entrò nella porta del granaio, ma Giuseppe aveva già piegato le ginocchia e abbassato le spalle, poi il carro si fermò sul pavimento del fienile; Giuseppe scivolò leggermente su un fascio di fieno, scese la scala verticale, e un momento dopo stava stringendo loro la mano.
«Abbiamo mantenuto la nostra promessa, vedi», disse Miss Blessing. «Siete state già a casa?» chiese Giuseppe, guardando Anna: «Oh, per più di un'ora, e ceneremo con te.»
«Dennis!» esclamò Joseph, voltandosi verso il fienile, «lasceremo qui il carico stanotte.»
«Quanto sta meglio un uomo in maniche di camicia che in abito da sera!» disse Miss Blessing in disparte ad Anna Warriner, ma non con un tono così basso che impedisse a Giuseppe di sentire quella frase.
«Ebbene, Julia, tu sei diventata perfettamente campagnola! Non ho mai visto niente di simile!» le rispose Anna. Giuseppe si rivolse di nuovo verso di loro, con un brillante scintillio sul viso. Colse gli occhi di Miss Blessing, pieni di ammirazione, prima che le palpebre calassero modestamente su di essi.
«E così avete già visto casa mia?» disse, mentre camminavano lentamente verso la casa «Oh, neppure la metà ancora!» rispose lei con un tono basso e serio: «Un posto così bello e tranquillo come questo non può essere apprezzato tutto insieme. Quasi vorrei non averlo visto: come farò quando dovrò tornare ai marciapiedi caldi, ai mattoni lucidi, alla polvere e alla vuota vita artificiale?» Cercò di controllare un sospiro, ma ci riuscì solo parzialmente. Poi, con uno sforzo improvviso, rise leggermente, e aggiunse: «Mi chiedo se tutti non vogliano qualcosa di diverso? Adesso, Anna, qui, penserebbe che è una cosa celestiale cambiare luoghi con me.»
«Con tutti i privilegi che hai!» si lamentò Anna. «Privilegi?» rispose Miss Blessing. «Il privilegio di sentire lo scandalo, di essere giudicata per il vestito che indossi, di imparare l’educazione artificiosa e i comportamenti da tenere in società, invece delle buone qualità degli uomini e delle donne? No! Voglio una vita indipendente.»
«Solo?» suggerì Miss Warriner. Joseph guardò Miss Blessing, che non diede alcuna risposta: la sua testa era girata, e lui poteva capire che lei doveva sentirsi ferita dall'indelicatezza di Anna.
In casa, nel frattempo, Rachele Miller e Lucy erano state occupate in faccende domestiche. La prima, tuttavia, aveva visto la sua solita calma così scossa dalla conversazione in giardino, che nonostante la prudente decisione di restare in silenzio, non poteva trattenersi da una domanda o due. «Lucy», disse lei «come trovi queste feste di sera alle quali sei andata?»
«Sono vivaci e piacevoli, almeno tutti dicono così.» «Ne farete altre?» «Sembra che sia il desiderio comune», disse Lucy, improvvisamente esitante, trovando gli occhi di Rachele fissati con forza sul suo viso.
Rachele restò in silenzio per un minuto, organizzando il servizio di tè; ma le chiese ancora: «Pensi che a Joseph piacerebbe invitare i giovani qui?»
«Ve lo ha detto lei!» Lucy esclamò, con una non finta irritazione. «Miss Rachele, non preoccupatevi per questo neppure per un momento, nessuno se lo aspetta da voi!»
Lucy sentì immediatamente che la sua espressione era stata troppo francamente esplicita; ma neppure la coscienza di questo fatto le consentiva di comprenderne gli effetti. Rachele si corresse un po’ e disse: «Veramente?» in nient'altro che un tono amabile. Andò all'armadio e tornò prima di parlare di nuovo. «Non ho detto che qualcuno mi ha detto,» continuò lei; «è probabile che Giuseppe possa pensarci e non capisco perché le persone dovrebbero aspettarsi che io mi metta di traverso ai suoi desideri.» Lucy era così stupita che non poteva rispondere immediatamente; e l'ingresso di Giuseppe e delle due signore impedì ogni ulteriore opportunità di chiarire quello che Lucy sentiva come un inopportuno fraintendimento.
«Devo dare una mano anche io!» esclamò Miss Blessing, entrando in cucina dopo Rachele. «Almeno questa è una cosa che possiamo imparare in città. Infatti, se non fosse per il tenere bene la casa, dovrei sentirmi terribilmente inutile.»
Rachele disse che non c’era bisogno di aiuto, ma fu inutile. Miss Blessing aveva una risata e una risposta viva per ogni rimostranza, e si diede da fare in un modo che diede l'impressione che stesse facendo molto.
Giuseppe non poteva credere ai suoi occhi quando scese dalla sua stanza in abbigliamento fresco e osservò che la zia non solo era così ben assistita, ma sembrava esserne contenta. Lucy, che sembrava poco a suo agio, si era ritirata dal tavolo e stava seduta in silenzio accanto alla finestra. Ricordando la loro conversazione di poche sere prima, lui sospettava che lei potesse essere momentaneamente infastidita per colpa della zia; Lei aveva meno fiducia, forse, nei modi vincenti e naturali di Miss Blessing. Così il silenzio di Lucy non gettò alcuna ombra sull’allegria di Giuseppe: non si era mai sentito così felice, così libero, così entusiasta di assumere ruolo di chi riceve ospiti. Dopo le prime formalità che seguirono il prendere posto a tavola, il pasto andò avanti con meno del consueto decoro. Giuseppe, anzi, dimenticò i suoi doveri, che sua zia fu obbligata a ricordargli di tanto in tanto. Miss Blessing era entusiasta della crema e del burro e della marmellata, e Rachele Miller trovò estremamente piacevole che il suo lavoro fosse apprezzato. Anche se faceva sempre del suo meglio per amore di Giuseppe, sapeva che gli uomini hanno gusti rozzi e indifferenti in quelle cose.
Quando il pasto finì, Anna Warriner disse: «Porteremo con noi Lucy fino all’incrocio delle strade, quindi avremo solo il tempo di tornare a casa al tramonto.»
Prima che il carro fosse pronto, tuttavia, un altro carro si avvicinò lungo la strada. Elwood Withers saltò giù, diede a Giuseppe una forte stretta con la sua mano potente, salutò rapidamente gli altri e si rivolse in particolare a Lucy: «Stavo andando a una riunione di borgata all'Angolo», disse lui; «ma Bob Warriner mi ha detto che eri qui con Anna, quindi ho pensato di potere risparmiare a loro un giro inutile, venendoti a prendere io stesso. » «Grazie, ma mi dispiace che tu debba andare così lontano dalla tua strada» disse Lucy. Il suo volto era pallido, e nel sorriso che accompagnava le parole c'era un’evidente costrizione:
«Oh, sarebbe andato due volte più lontano per la compagnia», osservò Anna Warriner. «Saresti venuta con me e saremmo andate via, ma Elwood ha una buona pretesa su di te.» «Non ho alcuna pretesa, Lucy», disse Elwood, piuttosto tenace. «Andiamo, allora», furono le parole di Lucy. Si alzò, e i quattro furono presto seduti nei due carri. Si allontanarono nel sole basso, una coppia che chiacchierava e rideva felicemente fino a quando si poterono sentire, l'altra singolarmente grave e silenziosa.

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Re: GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 4

Messaggio da agis » giovedì 18 maggio 2017, 18:46

Ogni tanto scrivi Joseph al posto di Giuseppe. A gusto mio lascerei il nome proprio non tradotto. Joseph e il suo amico. Tradurre anche il nome fa tanto quei tempi di autarchia linguistica del ventennio in cui la pace di Cateau-Cambrésis veniva detta pace di Castel Cambrese. Vedi tu ^_^.

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Re: GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 4

Messaggio da progettogayforum » giovedì 18 maggio 2017, 18:56

Hai ragione, solo che magari cercherò di rettificare il libro in PDF, che già è una bella fatica... ma cambiare pure i testi sul forum è ancora peggio, perché non c'è la sostituzione automatica e le rettifiche vanno fatte tutte a mano. ... e fino adesso il romanzo sembra il classico romanzetto di gossip etereo di metà 800! Il bello viene dopo!! :D

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Re: GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 4

Messaggio da agis » venerdì 19 maggio 2017, 18:02

ihihihihihi attendo con ansia l'atroce nemesi di questo "bello" :D

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