GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 11

Articoli di interesse storico pubblicati nel Forum, dal 24/1/2017.
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5949
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

GIUSEPPE E IL SUO AMICO (BAYARD TAYLOR) CAP. 11

Messaggio da progettogayforum » domenica 16 luglio 2017, 20:12

Il Capitolo 11 del romanzo di Bayard Taylor descrive in apparenza un classico matrimonio borghese americano di metà ‘800, ma all’inizio e alla fine del capitolo, cioè subito prima e subito dopo la cerimonia, è presente la figura di Philip che nel salutare Joseph prima che questi vada alla cerimonia, alla quale Philip non sarà presente, gli dice: «vorrei che oggi tu non stessi per sposarti», Joseph gli risponde: «lasciami pensare adesso, almeno all'ultimo momento, che è la cosa migliore per me!». Dopo il matrimonio, vissuto quasi come in un sogno, Joseph partito ormai per il viaggio di nozze, è ossessionato dal sorriso di Philip, caldo di un amore più che fraterno e porta con sé la certezza che i pensieri fedeli di Philip lo accompagneranno dovunque. Il matrimonio è celebrato ma lo sposo non pensa alla sposa ma al suo amico e il confronto tra la sposa e l’amico è per lui inevitabile.
_________

CAPITOLO XI.
MATRIMONIO DI CITTÀ.

Non si poteva vedere molto dello sposo felice sul volto di Joseph quando si alzò la mattina successiva. Agli occhi di Philip sembrò che fosse invecchiato improvvisamente di parecchi anni; i suoi tratti avevano perso la loro dolcezza e tenerezza e da ragazzo, che da allora non sarebbero più tornate come prima. Parlava ma poco e si predisponeva a prepararsi con un'aria astratta e meccanica che mostrava quanto la sua mente fosse preoccupata. Philip lo assisteva tranquillamente, e quando tutto fu completo, lo condusse davanti allo specchio.
«Ecco!» disse; «Ora guarda l'effetto generale, penso che non manchi più nulla.»
«Non sembro nemmeno io», osservò Joseph, dopo uno sguardo superficiale.
«In tutti i matrimoni che ho visto,» disse Philip, «gli sposi erano pallidi e gravi, le spose erano sconvolte e tremanti: non farai eccezione alla regola, ma è una cosa solenne e, non capirmi male, Joseph - quasi vorrei che tu non stessi per sposarti oggi.»

«Philip!» esclamò Giuseppe, «lasciami pensare adesso, almeno all'ultimo momento, che è la cosa migliore per me! Se sapessi quanto è stata stretta, limitata, bloccata la mia vita, e quanta emancipazione c’è già stata con questo … questo amore! Forse il mio matrimonio è un'avventura, ma è una cosa che deve essere fatta, e nessuna sua conseguenza si intrometterà mai tra di noi!»

«No, e non avrei dovuto pronunciare una sola parola che potesse implicare un dubbio. Potrebbe essere che la tua emancipazione, come giustamente la definisci, possa venire solo in questo modo: la mia vita è stata così diversa, ma io mi sto inconsciamente mettendo al tuo posto, invece di cercare di guardare con i tuoi occhi. Quando andrò di nuovo a Coventry Forge, ti accompagnerò e cenerò con te, e spero che la tua Julia sia pronta a ricevermi come amico come io troverò un’amica in lei: c'è la carrozza alla porta e dovresti arrivare un po’ prima dell'ora stabilita. Porta solo con te i miei buoni auguri e le mie preghiere per la tua felicità ... e ora Dio ti benedica, Joseph!»
La carrozza rotolò via. Joseph, abbigliato completamente da sposo, era dolorosamente consapevole dei curiosi sguardi che cadevano su di lui e alla fine tirò giù le tendine. Poi, con un'impaziente auto-rimprovero, le tirò su nuovamente, abbassò il finestrino e lasciò che l'aria soffiasse sulle sue guance calde. La casa fu rapidamente raggiunta e fu fatto entrare da un cameriere gioioso (assunto per l'occasione) prima che fosse esposto per più di cinque secondi allo sguardo di occhi curiosi da tutte le finestre intorno.
La signora Blessing, brillante nel suo abito porpora, e così ben sistemata che sembrava quasi giovane come il suo ritratto, procedeva maestosamente nel salotto. Lei lo ispezionò rapidamente e lo approvò, mentre avanzava; altrimenti avrebbe a stento ricevuto il bacio lieve e asciutto che gli concedeva.
«Manca mezz'ora» disse lei; «Ma tu hai la tipica impazienza di uno sposo, sono abituata a questo: Mr. Blessing è ancora nella sua stanza, ha appena cominciato a sistemare la sua cravatta di batista, ed è un lavoro che richiede tempo. Non si può dimenticare che si distingueva per una cravatta elegante nella sua giovinezza. Clementina,» - quando quella giovane signora entrò nella stanza, «la sposa è completamente vestita?»
«Tutto salvo i guanti» rispose Clementina, offrendo a Joseph tre quarti della mano. «E lei non sa quali orecchini indossare.»
«Penso che possiamo azzardarci», osservò Mrs. Blessing, «visto che non sembra che vi sia alcuna regola applicabile al caso, a permettere a Mr. Asten di vedere la sua sposa, forse il suo gusto potrebbe aiutarla nella scelta.»
Poi lei condusse Joseph al piano di sopra e, dopo qualche sussurro preliminare, fu ammesso alla stanza. Sia lui che Julia erano altrettanto sorpresi dal cambiamento nell'aspetto dell'altro: lui più vecchio, più pallido, con un portamento grave e serio; lei più giovane, più luminosa, più paffutella, più fresca e con il più bel colore rosa sulle guance. La lucentezza dei capelli rivaleggiava con quella del raso bianco che la copriva e dava grazia ai suoi contorni; Il collo e le spalle erano lievi, ma nessuno poteva giustamente chiamarli magri; e anche la magrezza delle sue labbra si poteva dimenticare per il loro vivido colore corallo, e la vitalità nervosa che aleggiava sui loro bordi. In quel momento era certamente bella e uno sconosciuto avrebbe supposto che fosse giovane.

Guardò nel volto di Joseph con un sorriso in cui qualche aspetto di timidezza da ragazza rimaneva ancora. Uno sposo più accorto avrebbe capito il suo significato, e avrebbe detto: «Come sei amabile!» Joseph, è vero, provava un sensazione di sollievo, ma non sapeva perché, e non poteva assolutamente esprimerla in parole. I suoi occhi si trattennero su di lei e la seguirono, e lei sembrava soddisfatta di quella forma di riconoscimento. La signora Blessing ispezionò l'abito con un occhio critico, tirando fuori una piega qui e lisciando un po’ di pizzi là, finché non si poté rilevare più nulla. Poi, quando l'ornamento della vittima fu completo, si sedette e pianse moderatamente.
«O mamma, cerca di sopportare!» Julia esclamò, con un minimo tocco di impazienza nella voce.
«Tutto deve ancora cominciare.» Ci fu uno squillo di campanello alla porta: «Deve essere tua zia», disse la signora Blessing, asciugandosi gli occhi. «Mia sorella,» aggiunse, rivolgendosi a Joseph, «la signora Woollish, e il signor Woollish e i loro due figli maschi e una figlia. Lui è nel commercio del cuoio, per così dire, è questo ha collocato lei in una cerchia molto diversa, ma poiché non abbiamo rapporti più stretti in città, loro saranno presenti alla cerimonia. Si dice che lui sia ricco, non ho modo di verificarlo, ma sarebbe difficile pensare che lo sia, a giudicare dal suo regalo di nozze per Julia.»
«Mamma, perché devi parlare di queste cose?»
«Voglio far capire le cose a Mr. Asten. Sei paia di scarpe, ovviamente tutte dello stesso modello, e la moda può cambiare da un anno all’altro!»
«In campagna non abbiamo una moda per le scarpe», suggerì Joseph.
«Certamente!» Disse Julia. «Trovo che il regalo dello zio Woollish sia davvero pratico.»

La signora Blessing guardò la figlia e non disse nulla.

Mr. Blessing, molto rosso in faccia, ma con una trionfante cravatta di batista sulla gola, entrò nella stanza cercando di mettere le sue grasse mani in un paio di guanti n. 9. Un forte odore di trementina o di benzina entrò con lui.

«Eliza,» disse lui, «dovresti trovarmi un po' d'acqua di colonia.» L'odore lasciato dal mio rimedio reumatico è ancora percepibile. In realtà il patchouli sarebbe meglio, se non fosse il profumo tipico dei parvenus.»

Clementina venne a dire che la carrozza dell’ecclesiastico era appena giunta alla porta, e il signor Blessing si affrettò a scendere le scale, coprendo i guanti e il colletto della sua giacca con profumo liquido mentre scendeva. La signora Blessing e Clementina lo seguirono subito.

«Julia,» disse Joseph quando furono abbastanza soli, «hai pensato che è per la vita?»
Lei alzò lo sguardo con un sorriso tenue, ma qualcosa sulla faccia di lui frenò quel sorriso sulle sue labbra.
«Ho vissuto ignorando quasi tutto fino ad ora», continuò lui, «con innocenza e ignoranza. Da questo momento in poi cambierò più velocemente di te, e forse, tra qualche anno, ci sarà un Joseph Asten molto diverso da quello da cui oggi prenderai il nome. Se mi ami con l'amore che io vorrei da te, l'amore che cresce con tutte le nuove conoscenze e esperienze, non ci sarà discordia alcuna nella nostra vita.
Dobbiamo essere entrambi generosi e premurosi uno verso l’altro; è passato solo un breve periodo da quando ci siamo incontrati e abbiamo ancora molto da imparare.»
«O, Joseph!» Mormorò lei, con un tono di dolce rimprovero, «ho riconosciuto la tua natura a prima vista.»
«Spero che tu lo abbia fatto», rispose lui gravemente, «perché così potrai vedere le sue necessità e potrai aiutarmi a sostenerle. Ma, Julia, l'ombra del nascondersi qualcosa, tra noi, non deve esistere: nulla deve essere riservato. Non capisco nessun amore che non includa una fiducia perfetta. Devo avvicinarmi e continuare ad essere sempre più vicino a te, costantemente oppure...»
Fece una pausa, non era il momento di pronunciare l’ulteriore frase che aveva mente. Julia scivolò accanto a lui, gli strinse le braccia intorno alle spalle e appoggiò la testa contro la sua spalla, anche se non disse nulla, l'atto era eloquente: esprimeva l'assenso, la fiducia, la fedeltà, la consegna della sua vita a lui e nessun uomo in quella situazione avrebbe potuto interpretare quel gesto altrimenti: una tenerezza che sembrava essere qualcosa fino ad allora mancante nell’amore che lui provava, s'innalzò dolcemente sul suo cuore, e le disperate inquietudini cominciarono ad allontanarsi dal suo volto.
C'era un fruscio sulle scale: Clementina e la signorina Woollidh fecero la loro comparsa. «Il signor Bogue è arrivato», sussurrò Miss. Woolish, «e mamma pensa che dovresti scendere presto. Sei completamente pronta? Non credo che tu abbia bisogno dei sali, Julia, ma puoi portare la bottiglia nella mano sinistra: ci si aspetta che le spose siano nervose.»
Lei rise luminosamente, come lo scroscio e il gorgoglio di un ruscello; ma Joseph si ritrasse da quel suono con un brivido di gelo interiore.
«Allora andiamo? Fanny e io ... (voglia perdonarmi, Mr. Asten… Miss Woollish), voglio dirigere il tutto. Ci fermeremo un po' nella parte posteriore, non accanto a voi, perché non ci sono gli amici dello sposo. Ricordati, all'estremità più lontana della stanza!»
Si avventurarono lentamente verso il basso, in anticipo, e la coppia di sposi seguì. Il religioso, Mr. Bogue, si interruppe improvvisamente nel mezzo di un'osservazione oracolare sul tempo e, in piedi nel centro della stanza, li attendeva. Gli altri membri delle due famiglie erano seduti e molto silenziosi. Joseph sentì le osservazioni introduttive, la cerimonia e la benedizione finale, come in un sogno. Le sue labbra si aprivano meccanicamente, e una voce che non sembrava esattamente la sua pronunciò il "lo voglio!" nel momento giusto; Tuttavia, ricordando l'esperienza, successivamente, non era in grado di capire se un pensiero o un ricordo o una speranza definita avessero attraversato la sua mente. Dalla sua entrata nella stanza fino a quando la sua mano fu violentemente stretta dal signor Blessing, c'era un vuoto. Naturalmente c'erano lacrime, ma i flash delle congratulazioni brillavano attraverso di esse e le lacrime non rattristavano nessuno. La signorina Fanny Woollish assicurò la coppia di sposi, in un sussurro udibile, che non aveva mai visto un matrimonio più dolce; e sua madre, piccola e corpulenta, confermò l'opinione con: «Sì, entrambi vi siete comportati splendidamente!» Poi il certificato di matrimonio fu prodotto e firmato, e la compagnia prese parte ai brindisi e al rinfresco per prepararsi al ricevimento.

Fino ad allora c'erano stati una mezza dozzina di arrivi, la signora Blessing si muoveva avanti e indietro senza sosta, e i suoi occhi vagavano verso la finestra anteriore. All'improvviso tre o quattro carrozze si avvicinarono sulla strada, e Joseph sentì il suo sussurro al marito: «Ci sono! Sarà un successo!» tutto questo non molto tempo prima che la stanza fosse scomodamente affollata. Le presentazioni seguirono così rapidamente che Joseph presto ne rimase sconvolto. Julia, però, riconobbe e accolse tutti con la più graziosa gentilezza, ricompensata dai baci delle splendide signore e dai complimenti dei giovani con bocche deboli e menti ritratti.
In mezzo alla confusione, il signor Blessing, ondeggiando la mano, presentò «Il signor Esattore Twining» e «il signor Sovrintendente Knob» e «il signor Certificatore Gerrish», tutti loro salutarono Joseph con una bonaria, quasi affettuosa cordialità. La porta della sala da pranzo fu poi aperta e i tre dignitari accompagnarono la coppia nuziale al tavolo. Due inservienti tiravano su rapidamente le bottiglie di champagne da una vasca di raffreddamento nell'armadio adiacente e il signor Blessing iniziò a mescolare e ad assaggiare una grande ciotola di punch. L’Esattore Twining fece un discreto discorsetto, augurando la salute alla sposa e allo sposo, con un gioco di parole sul nome di quest’ultimo che fu recepito con tanto piacere come se non fosse mai stato sentito prima. Pertanto, il signor Sovrintendente Knob lo ripeté nell’augurare salute ai genitori della sposa. Non essendo diminuito l'entusiasmo della compagnia, il signor Certificatore Gerrish migliorò il gioco di parole in una terza forma, chiamando in causa "le Signore". Poi il signor Blessing, sebbene i suoi sentimenti lo dominassero, e fosse obbligato ad usare un fazzoletto che sapeva ugualmente di benzina e di acqua colonia, rispose, introducendo i nomi dell’Esattore e del Sovrintendente con una ingegnosità che è fu accettata come l'ispirazione del genio. La sua perorazione fu particolarmente ammirata:
«In questa occasione felice,» disse, «sono rappresentati gli elementi del potere nazionale e della prosperità. Mio genero, Mr. Asten, è un nobile esempio della popolazione agricola, della classe dei piccoli coltivatori diretti americani; ma mia figlia, se mi è consentito dirlo in presenza di così tanti occhi luminosi e guance fiorite, è una figlia rappresentativa della città, che è l'incarnazione dell'azione e dell'impresa della nazione. L'unione delle due cose è la direzione della nostra vita: la città dà alla campagna come l'oceano dà le nubi alle sorgenti di montagna: la campagna dà alla città come le correnti che scorrono di nuovo verso l'oceano [«Ammirabile!» esclamò il signor Esattore Twining.] Allora, noi abbiamo qui, come nostro massimo onore, i rappresentanti del sistema politico sotto il quale la città e la campagna prosperano. Le ali della nostra aquila devono essere stese sopra questa casa fortunata oggi: perché qui sono i forti artigli che afferrano e custodiscono i suoi tesori!»
Alla salute di quegli artigli si brindò con entusiasmo. Il signor Blessing ricevette le congratulazioni per la sua eloquenza; I giovani signori chiedevano il privilegio di toccare i suo bicchiere con i loro, e ogni contatto richiedeva che i bicchieri venissero riempiti di nuovo; e così il fondo della ciotola del punch fu quasi raggiunto prima che gli ospiti partissero. Quando Joseph scese nel suo abito da viaggio, trovò il salotto vuoto della folla, ma le foglie, i fiori appassiti, le briciole di torta e le carte accartocciate, sparse sul tappeto, indicavano ciò che era avvenuto. Nella sala da pranzo, Mr. Blessing, con la cravatta allentata, fumava un sigaro vicino alla finestra aperta:
«Vieni, genero!» Esclamò, «prenditi un altro bicchiere di punch prima di iniziare.»
Joseph declinò l’invito, adducendo il fatto che non era abituato alla bevanda.
«Niente sarebbe potuto andare meglio!» Disse Mr. Blessing. «L’Esattore era felice: a proposito, devi andare al San Girolamo, quando arrivi a New York questa sera. Lui ha telegrafato di tenere la camera nuziale riservata per voi. Dillo a Julia: non lo dimenticherà. Quella ragazza ha un diabolico intuito acuto: se sarai guidato da lei nelle tue operazioni ...» «Papà, ma che cosa stai dicendo di me?» Chiese Julia, entrando in fretta nella stanza. «Solo che tu hai un intuito acuto diabolico, e lo dimostra la giornata di oggi. Asten è uno di noi adesso, e io posso dirgli della sua fortuna.» Lui ammiccò e rise stupidamente, e Joseph capì e seguì l'attraente sguardo di sua moglie. Andò da sua suocera nel salotto.
Julia leggermente e rapidamente chiuse la porta. «Papà,» disse lei, in un sussurro forte e arrabbiato: «se non riesci a parlare coerentemente, devi almeno frenare la tua lingua. Che cosa penserebbe di me Joseph, sentendoti?»
«Che cosa penserà comunque, tra un po' di tempo», rispose lui con molta determinazione. «Julia, hai giocato un bel gioco e lo hai giocato bene; ma tu non sai ancora molto degli uomini. Non sarà sempre l'agnello innocente e dal muso bianco che è adesso, che bruca i mazzolini di fiori che tu gli porgi. Aspetta che lui chieda un cibo più forte e vedrai se ti seguirà!»
Lei stava guardando il pavimento, pallida e rigida, improvvisamente uno dei suoi guanti scoppiò sul dorso della sua mano.
«Papà,» disse, «è molto crudele dirmi questo genere di cose, proprio ora che ti sto lasciando.»
«È vero!» Esclamò lui, contrito fino alle lacrime, «sono un miserabile! Hanno lusingato il mio discorso così tanto, l’Esattore è stato così impressionato da me, e ha detto tante cose piacevoli, che ... non mi sento abbastanza sicuro. Non dimenticare il San Girolamo; la camera degli sposi è prenotata, e vedrò che mamma scriva un buon articolo per l’"Evening Mercury". Vorrei che tu fossi qui per ricordarmi il mio discorso. O, mi mancherai! Mi mancherai!»
Con queste parole e con il braccio amorevolmente sulla figlia, si unirono alla famiglia: la carrozza era già alla porta e il cocchiere era impegnato con i bagagli, c'erano cartelle e pacchetti, - parvero a Joseph un numero sorprendente – da radunare tutti insieme e poi si passò gli addii.
Mentre correvano per le strade verso la stazione, Julia posò la testa sulla spalla del marito, tirò un lungo e profondo respiro e disse: «Ora tutti i nostri obblighi verso la società sono soddisfatti e possiamo riposare per un po'. Per la prima volta nella mia vita sono una donna libera, e tu mi hai liberata!»
Lui le rispose con parole felici e tenere: era altrettanto contento che quell'eccitante giornata fosse finita. Ma, mentre si allontanavano dalla città attraverso i paesaggi morbidi di ottobre, i fervidi occhi grigio scuro di Philip, caldi di un amore più che fraterno, perseguitavano la memoria di lui e lui sapeva che i pensieri fedeli di Philip lo seguivano.

Rispondi