ANGOSCE DI UN PADRE DI UN FIGLIO GAY

Il dialogo e la comprensione reciproca tra genitori e figli gay, la famiglia come luogo di vera crescita per i ragazzi gay
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ANGOSCE DI UN PADRE DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 16:30

admin ha scritto:Nel pomeriggio di oggi, 3 Settembre 2008, ho ricevuto una mail che mi ha toccato profondamente e che riporto per espressa volontà dell’autore, al quale ho risposto privatamente.
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Ciao Project,
ti scrivo per un motivo che ormai da qualche anno non mi fa vivere bene, mio figlio è omosessuale. Credimi per me e per mia moglie è stata una cosa difficilissima da accettare e noi, tante cose di quelle che tu consideri assurde, e giustamente voglio dire, le abbiamo fatte perché non sapevamo proprio che fare. Ma la storia te la racconto dall’inizio perché sei una persona che fa tanto per i ragazzi e un parere serio me lo puoi dare.

Io ho quasi 50 anni e mia moglie 47, nostro figlio ne ha 24 e abbiamo anche una ragazza di 16, questo per farti capire. Non siamo ricchi ma lavoriamo in due e grazie Dio non ci manca niente. Noi adesso un dialogo con nostro figlio non ce l’abbiamo più, forse non l’abbiamo avuto neanche prima.

Fino a quando ha fatto le medie era un ragazzo come tutti quanti gli altri poi, io non so come sia successo, ma è cambiato completamente, prima con noi ci parlava e poi più niente. Noi all’inizio pensavamo che fossero cose dell’adolescenza e non ci siamo preoccupati. Ha sviluppato presto e a 16 anni era già un bel ragazzo, ma lui da una parte e noi dall’altra. Tutto quello che dicevamo noi era sbagliato. Si chiudeva in camera sua e non ne sapevi più niente, usciva sì e no la sera per mangiare, però a scuola andava bene, non c’ha mai dato problemi, insomma, noi pensavamo che andava bene così. Però voleva sempre soldi, sempre soldi, lui diceva per il cellulare e noi ci siamo insospettiti un poco. Gli ho detto: dammi il numero che la ricarica te la faccio io e a lui gli è stato bene, quindi i soldi erano proprio per il cellulare, da un lato ci siamo tranquillizzati, ma dall’altro no. Ci dicevamo: ma a chi telefona, che spende tutti quei soldi? Pensavamo che c’avesse una ragazza, perché tanti atteggiamenti lo facevano pensare, quando doveva telefonare telefonava sempre dalla camera sua e si chiudeva dentro e non si sentiva niente perché parlava pianissimo. Una volta gliel’abbiamo detto che ce la doveva fare conoscere ma ha risposto che erano solo fatti suoi e che noi ci dovevamo stare al posto nostro.

La vera cosa che ci ha rovinato la vita (lo dico perché così è successo) è sta un giorno quando lui aveva 17 anni. Lui doveva stare a scuola e io dovevo andare a lavorare a Napoli. Sono arrivato a Napoli, dove dovevano lavorare non si poteva accedere perché ci stavano i Vigili del fuoco e ci hanno rimandato a casa. Io torno al paese colla corriera e passo vicino a un posto coi tavolini di legno dove la gente va a mangiare la domenica e mi vedo mio figlio abbracciato con un altro ragazzo che non avevo mai visto. Un attimo è stato ma era lui perché portava un giubbotto che si conosceva subito. Allora ho chiesto all’autista se mi faceva scendere subito e quello s’è fermato, ma l’autobus è andato ancora avanti un bel po’ rispetto al posto dove avevo visto mio figlio. Sono andato di corsa e stavano in un modo che non ti potevi sbagliare. Come m’hanno visto gli deve essere preso un colpo anche a loro. Quello che stava con lui non era un ragazzo, avrà avuto 40 anni, io non c’ho visto più e mi ci sono buttato addosso e mio figlio lo difendeva e m’ha detto di quelle parole che mai me le sarei immaginate da mio figlio. Mi sono messo a urlare che era minorenne e che a quello lo avrei denunciato, ma non ci stava nessuno, lo volevo ammazzare ma quello era più grosso di me e stava ammazzando lui a me e m’ha lasciato per terra che non mi potevo muovere poi s’è pigliato la macchina e se n’è scappato ma il numero i targa l’ho visto. Volevo parlare con mio figlio ma lì m’ha lasciato e se n’è andato per i fatti suoi.

Quando sono tornato a casa e l’ho raccontato a mia moglie, quella stava morendo. Lì per lì ho pensato che mio figlio lo dovevo ammazzare di botte e quell’altro lo dovevo denunciare, ma che fai? In un paese mica puoi andare dall’avvocato del paese. Ho preso l’appuntamento e sono andato a Napoli, il pomeriggio stesso ma l’avvocato mi ha detto che a 17 anni non è reato se non c’è violenza e il giudice se c’è stata violenza lo chiede alla vittima, ma mio figlio prima di dire una cosa del genere avrebbe cavato gli occhi a me.

Come stavo te lo puoi immaginare. Torno a casa che era sera tardi e mio figlio non era tornato. Tu non ti puoi immaginare quello che ho passato io quella notte, mi pensavo che s’era buttato da qualche parte e pure per colpa mia. Al cellulare non rispondeva. Non sapevo se andare dai carabinieri, non sapevo che pesci pigliare. Poi mia moglie ha avuto la pensata e ha detto: tu gli devi chiedere scusa se no quello è capace che qualche pazza la fa, se non l’ha già fatta, abbiamo pensato un sms così: papà ti chiede scusa è stato un momento di follia perdonami! Io l’ho scritto e l’abbiamo mandato ma quanto m’è costato manco te l’immagini.

Dopo una notte di terrore come quella, che mio figlio fosse omosessuale mi sembrava quasi accettabile purché non fosse morto. Ho pregato la Madonna dicendo: se si salva a me basta, mi sta bene pure omosessuale. Lui ha risposto dicendo che gli avevo rovinato la vita e che mi avrebbe odiato per tutta la vita, però ha risposto, gli abbiamo detto che doveva tornare a casa che adesso avevamo capito e che non l’avremmo ostacolato comunque. La sera appresso a casa è tornato ma sbattendo le porte e manco guardandoci in faccia. È entrato e s’è chiuso dentro.

Insomma così è cominciato l’inferno a casa nostra e tutto sotto gli occhi della sorella. Quando noi stavamo a casa lui stava chiuso dentro, con noi non mangiava mai, si pigliava dentro il frigorifero quello che voleva e se lo postava nella camera sua. La mattina usciva per la scuola e io non ne sapevo più niente. Poi sono andato a parlare coi professori e m’hanno detto che aveva fatto tantissime assenze, tutte quante prima che facessi a botte con quel tipo ma dicevano i professori che adesso per fortuna aveva ripreso a andare a scuola seriemente perché si stava giocando l’anno. Quindi a scuola ci andava e studiava pure. A noi non ci chiedeva soldi, perché è pure molto orgoglioso e come faceva a andare avanti proprio non lo so. Però non si poteva andare avanti così. Insomma, io e mia moglie ci siamo fatti coraggio e a nostro figlio l’abbiamo affrontato e qualche cosa abbiamo capito. Quello di 40 anni era sparito e mi figlio era nero. Mi diceva che era omosessuale per colpa nostra e che poi noi ci mettevamo in mezzo per ostacolarlo. Insomma abbiamo litigato violentemente ma almeno abbiamo parlato un po’.

Non sapevamo che fare. Di nascosto da lui siamo andati da uno psicologo di Napoli che c’ha detto che dovevamo andare da lui tutti e tre, che lui ci poteva aiutare a stare meglio tutti e tre ma che se mio figlio era omosessuale, omosessuale sarebbe rimasto e noi abbiamo detto che a questo eravamo rassegnati ma almeno cercavamo un po’ di pace. A dirglielo a nostro figlio ci abbiamo provato ma ci guardava come due deficienti e ci diceva che lo volevano fare diventare eterosessuale. Mia moglie ha provato a dirgli quello che aveva detto lo psicologo ma lui pensava che fosse un trucco e manco la stava a sentire. Quindi pure la storia dello psicologo è finita in niente.

Madonna quanto abbiamo parlato io e mia moglie, dicevamo, beh, se si trova un ragazzetto dell’età sua si può pure fare, se sta attento alla gente, perché qua dove stiamo noi se ti scoprono che sei omosessuale diventi la favola del paese e non campi più, a altri ragazzi è successo. Abbiamo provato a dirglielo e lui è diventato una furia: che quelli erano cavoli suoi e basta. E sai che ha fatto, appena ha fatto 18 ani, il giorno appresso l’ha raccontato a tutto il paese, ma con tutta la storia che mi ero preso a botte con quello. Madonna mia quanto mi sono vergognato non del fatto che fosse omosessuale da di quello che diceva la gente, di come considerava lui e noi. Insomma siamo stati messi in piazza alle chiacchiere della gente, ma il primo a finire male è stato lui, era una cosa che non si poteva proprio andare avanti e a scuola non ci voleva andare più e doveva fare gli esami.

Insomma l’abbiamo dovuto mandare a una scuola privata a Napoli, gli abbiamo preso pure un buco di appartamento, perché stesse un poco libero e noi ce ne siamo andati a vivere in campagna ma per me e per mia moglie erano ore di viaggio in più per andare a lavorare e per la sorella per andare a scuola. Avevamo paura che alla scuola a Napoli non ci volesse andare perché la dovevamo pagare noi e pure la casa, ma poi non ha fatto storie perché pure per lui al paese non ci poteva vivere più. Le nostre telefonate si sono limitate a: come stai? Tutto bene, ciao.

I soldi glieli mandiamo per vaglia, non gli chiediamo mai niente, a 22 anni si è preso la prima laurea ma a noi non ce l’ha detto e noi non abbiamo chiesto niente, l’abbiamo saputo da un ragazzo che studia le cose che studia lui.

In pratica noi con nostro figlio non abbiamo più nessun rapporto, lui ci considera nemici, probabilmente, non lo so, ma adesso ha 24 anni. Ma perché le cose devono andare a finire così. Ho provato a pensare come si può sentire lui e penso che senta male pure lui. Ma perché dobbiamo continuare a andare avanti così? Sono sette anni che avanti così e non si vede luce. È omosessuale, mo l’ho capito, mi sono letto tante cose per capire meglio, pure quelle che hai scritto tu e mi hanno aiutato tanto. Adesso posso dire che io e mia moglie alla fine la cosa l’abbiamo accettata. Se abbiamo fatto sbagli non l’abbiamo fatto per cattiveria ma perché di queste cose non ne capivamo proprio niente. Tu, se fossi adesso al mio posto, che faresti? Credimi io a parlare con mio figlio ci ho provato tantissime volte ma non ne ha voluto sapere, ma noi gli vogliamo bene, se ci porta a casa un ragazzo ci sta bene lo stesso, ma perché ci deve guardare come due nemici? Te lo dico con le lacrime agli occhi, io lo vorrei abbracciare ma ho paura che non succederà più!

Se la vuoi mettere nel forum questa lettera mettila, ma rispondimi solo privatamente.
Adesso arrivo a capire che tu per i ragazzi fai cose buone, ma credimi per un genitore arrivarci è difficile.
Ti stimo tanto.
A. B. [la mail originale riporta nome e cognome per esteso]

cesare52
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Re: ANGOSCE DI UN PADRE DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da cesare52 » venerdì 23 ottobre 2009, 17:01

Per un genitore arrivare a capire, un figlio gay, non e proprio cosi difficile, in queste occasioni, nella quale ci si ritrovano l’70% dei genitori, l’unica difficoltà, e quella di affrontare ciò che non si conosce ne si sa… come, quando e deve, essere affrontato, …voglio dire, che in primo luogo si deve analizzare attentamente quanto e successo, senza dare in escandescenza lasciandosi andare con rimproveri e scatti d’ira, che non portano altro che a peggiorare il problema della comunicazione tra individui de il problema insorto, bisogna fare una analisi della situazione cercando di capire… non perché e sorto un determinato problema, ma se mai come e sorto, quel problema, (in molti casi non serve lo psicologo ma la sola e semplice presenza e disponibilità; degli ambedue genitori) la risoluzione dello stesso deve essere condotta delicatamente nel cerchio privato della vita famigliare… come dire che “i panni cosiddetti sporchi” vanno lavati in casa propria, un concetto che sposa bene il detto… “salvare capra e cavoli” …vi pare? E per me del tutto inutile… anzi diviene deleterio, agire per istinto starnazzando parole e frasi, a dir poco ortodosse.
Non e mia intesa, se esprimendomi io cesare52, in questo mio intervento, a giudicare e mancare di rispetto all’autore. Tutt’altro, e sono convinto che avendone capito in parte, quanto successogli, oggi e più sereno e vede meglio, in senso positivo, la integrazione di persone, Gay ed Eteri, perché e questo il fondamento base per una migliore convivenza; Il rispetto fra persone.
Cordialmente cesare52

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konigdernacht
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Iscritto il: giovedì 25 giugno 2009, 0:27

Re: ANGOSCE DI UN PADRE DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da konigdernacht » domenica 27 marzo 2011, 13:05

Non ricordavo di aver letto questa lettera/mail. Grazie N1c0L4s per averla rispolverata.

Entrambe le parti hanno una motivazione per comportarsi nel modo in cui si comportano.
A me colpisce il fatto che il padre dicesse "Andava bene a scuola, quindi tutto ok": secondo me, il chiedere "Vai bene a scuola?" rispetto alla domanda "Sei felice?" è da parte di un genitore una delle mancanze peggiori che ci possa essere. Anche io con i miei genitori non ho granché dialogo se non per le cose più banali, ma a 24 anni non mi sento di condividere la mia vita con loro perché non l'ho mai condivisa e mi darebbe (mi da effettivamente) fastidio se si intromettessero o facessero (intromettono o fanno) domande che in 24 anni non mi hanno mai fatto.
Sinceramente, credo che l'unico motivo di riunione sia un fatto particolare che succeda all'interno della famiglia per la quale il figlio si senta di stare vicino alla famiglia stessa; un fatto per cui si rende cosciente che la persona che da tanto tempo ha odiato non ci sarà più e ha solo del tempo da recuperare.

Tantissimi auguri, caro padre!
Zerchmettert, zernichtet ist unsere Macht
wir alle gestürzt in ewige Nacht

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