RAPPORTI TRA GENITORI E FIGLI GAY

Il dialogo e la comprensione reciproca tra genitori e figli gay, la famiglia come luogo di vera crescita per i ragazzi gay
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RAPPORTI TRA GENITORI E FIGLI GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 13 ottobre 2014, 16:38

Che cos'è una famiglia? Non me lo chiedo per trovare argomenti per sostenere che una coppia gay costituisce una famiglia, perché la cosa è ovvia, se si tratta veramente di una coppia che vuole essere una famiglia, me lo chiedo solo per capire qual è il valore fondante di una famiglia, me lo chiedo soprattutto perché vedo tanti ragazzi che di fatto o non hanno mai avuto una famiglia o hanno avuto famiglie in cui dominava la conflittualità se non addirittura la violenza. Un ragazzo gay ha già abbastanza problemi a livello sociale perché l’omofobia è molto diffusa e ben difficilmente può essere se stesso con gli amici o negli ambienti di studio o di lavoro. Una “vera” famiglia dovrebbe costituire un ambiente accogliente, affettivo, rassicurante, in cui si può essere se stessi senza timori, un ambiente che fornisce non “regole” ma “esempi” di rapporti umani di alto profilo, un ambiente in cui, anche se ciascuno è libero, i problemi si affrontano insieme perché esiste un legame affettivo importante tra le persone.

Da quello che vedo molte famiglie continuano formalmente ad esistere anche se di fatto ogni rapporto affettivo, non solo tra i coniugi ma anche tra genitori e figli, è cessato da tempo, sono famiglie composte di persone che stanno insieme per forza, in cui non c’è dialogo e nemmeno disponibilità a capire il punto di vista altrui, famiglie in cui l’ostentazione del disinteresse verso l’altro è perpetua e la sottolineatura che “a me di te non me ne frega niente e sto qui solo perché ci devo stare per forza” è uno strumento quotidiano di aggressione.

Non voglio fare un discorso moralistico astratto sostenendo che la famiglia dovrebbe essere la tipica famiglia del mulino bianco. No! Le separazioni esistono e anche i divorzi e sono una cosa estremamente comune, ma ci si potrebbe separare senza odio, senza rancore, senza la riserva mentale del “la pagherai cara!”. Ma non voglio entrare nei rapporti tra i coniugi, vorrei fermarmi invece su quelli tra i genitori e i figli. Ho visto genitori sperati o divorziati che hanno fatto di tutto per mantenere un buon rapporto con i figli ma ne ho visti altri che hanno considerato i figli come merce di scambio o peggio come oggetti su cui mercanteggiare nelle liti tra i genitori, genitori che non passano tempo coi figli e che, in nome della libertà, li abbandonano totalmente a se stessi in momenti molto delicati della loro crescita o li marginalizzano limitandosi nei loro confronti alle minime prestazioni di natura economica, considerando i figli una sgradita appendice di un matrimonio fallito.

Il rapporto tra genitori e figli non si improvvisa e soprattutto non è oggettivamente credibile che un genitore possa cambiare di punto in bianco il suo rapporto con il figlio. Un figlio conosce a fondo il genitore e sa come il genitore lo tratta, ogni cambiamento repentino di rotta suona quanto meno strano alle orecchie del figlio.

Quando parlo di rapporti tra genitori e figli mi sento spesso rispondere che mi manca ogni esperienza in questo campo e che quindi posso solo fare discorsi retorici e necessariamente molto superficiali. In effetti non ho figli e mi è difficile capire la posizione di un genitore e, tra l’altro, attraverso Progetto ho contatti solo con i figli e solo rarissimamente con i genitori, quindi sento suonare una sola campana. Tutto questo è vero, ma vedere ragazzi che non si fidano dei loro genitori e che delle possibili reazioni dei genitori hanno paura perché hanno assistito fin da bambini a scene di violenza domestica è disarmante. Mi chiedo se tante coppie che vanno verso il matrimonio e mettono al mondo figli si rendono conto di quello che stanno facendo e delle responsabilità che si assumono davanti ai figli. In una coppia gay, in cui non si mettono al mondo figli, il senso di responsabilità si sviluppa solo in un rapporto di coppia ma la presenza dei figli cambia completamente le cose. I comportamenti che una coppia di genitori ha oggi, quando i figli sono piccoli, si ripercuoterà inevitabilmente a distanza di decenni. Gli atteggiamenti di fondo di fronte alla vita si assimilano essenzialmente dall'ambiente familiare e quando la famiglia, di fatto, non esiste, i figli crescono portandosi appresso gravi insicurezze emotive mai risolte e tendono a trasmetterle a loro volta.

Mi sono chiesto più volte chi possa insegnare ai genitori ad essere buoni genitori, perché in un certo senso anche questo si impara e si trasmette di generazione in generazione, ma quando si mettono figli al modo non si può invocare la scusante di aver ricevuto a nostra volta un’educazione affettiva carente. Un adulto dovrebbe essere in grado ci capire le conseguenze dei propri comportamenti e dovrebbe essere in grado di correggersi se quei comportamenti non sono adeguati.

Spessissimo è proprio all'interno delle famiglie che vanno ricercate le ragioni profonde del disagio dei figli, che poi inevitabilmente vanno alla ricerca di altri ambienti che costituiscano delle quasi-famiglie alternative e finiscono per covare sentimenti di odio e di rancore nei confronti dei genitori, che dopo averli messi al mondo li hanno del tutto abbandonati a se stessi.

Ancora adesso ci sono genitori che, di fronte alla omosessualità dei figli, non pensano minimamente a chiedersi che cosa sia realmente l’omosessualità e a cercare risposte proprio da chi i problemi li vive quotidianamente sulla propria pelle. La grande maggioranza crede di saperne abbastanza e si affida ai pregiudizi o reagisce in modo improprio e talvolta violento perché ha imparato che questo è il dovere di un genitore.

Un genitore dovrebbe acquisire la consapevolezza che il suo periodo di apprendistato della vita è ormai concluso e che bisogna cominciare a lavorare per la generazione successiva, mettendo da parte l’idea di pensare a sé e di mettersi al centro della scena, lasciando invece spazio per la generazione che cresce. Un genitore dovrebbe accettare di avere una funzione di supporto nell'ambito di un processo ciclico in cui, dopo la fase adolescenziale c’è la maturità e poi, inevitabilmente, il decadimento e la morte. I genitori che tentano di rimanere eternamente giovani dimostrano di non aver capito che quella fase della vita per loro è passata e che a loro tocca il compito di preparare la generazione successiva non solo semplicemente mettendola al mondo, ma rendendola capace di gestire la propria libertà e di esercitare le proprie responsabilità quando sarà il suo turno.

Si può essere buoni genitori solo se si comprende che la propria funzione è transitoria e che i figli non sono un’appendice dei genitori ma delle persone autonome e che quindi possono sbagliare e anzi devono sbagliare per poter apprendere per tentativi ed errori l’arte di vivere. I genitori che vogliono avere un ruolo di primo piano non hanno capito qual è il loro ruolo.

Certo non è facile avere il senso della misura e individuare volta per volta la linea di confine tra una presenza discreta e utile una invadente e tendenzialmente dannosa, spetta quindi anche ai figli capire gli errori dei genitori e aiutarli a rimettersi sulla strada giusta.

Il dialogo tra genitori è figli è sempre stato difficile ma quello tra genitori e figli gay rischia di esserlo in modo critico quando le preclusioni e i presupposti ideologici, da una parte e dell’altra, subentrano all'affetto e alla volontà di capirsi. Per un genitore, avere un figlio gay non è una cosa facile, i dubbi sul modo di procedere possono essere molti, anche perché un genitore deve cercare di fare piazza pulita dei preconcetti appresi nel corso di decenni in una materia che gli è sostanzialmente estranea. Gli errori si commettono ma i figli sono in grado di distinguere i veri errori dall'aggressività e dalla mancanza di rispetto.

Ho pensato spesso che i genitori siano sostanzialmente soli nell'affrontare il problema di avere un figlio gay, sia perché per ragioni di privacy evitano di parlarne con parenti e con persone conosciute e in questo fanno certamente bene, sia perché non hanno alcuna conoscenza specifica degli ambienti gay e non possono rivolgersi facilmente a persone realmente competenti e disinteressate.

Per diversi anni Progetto Gay ha mantenuto aperta una sezione del Forum dedicata ai genitori, che tuttavia ha ricevuto in media un intervento ogni anno da parte di genitori, quindi nella sostanza è stata del tutto trascurata. La sezione dedicata ai genitori resta comunque in piedi, almeno per raccogliere documentazioni di rapporti tra genitori e figli gay dal punto di vista dei figli. In questo modo i genitori che leggono quella sezione possono rendersi conto di come il rapporto genitori-figli è vissuto dall'altra parte. Invito quindi tutti quelli che lo crederanno opportuno a riportare le loro esperienze in modo che l’utilità della sezione possa aumentare.

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