CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Il dialogo e la comprensione reciproca tra genitori e figli gay, la famiglia come luogo di vera crescita per i ragazzi gay
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CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 28 dicembre 2009, 14:03

Questo articolo intende spiegare ai genitori di figli gay come i loro comportamenti sono visti dai figli, in questo modo i genitori possono avere un’idea di che cosa fare e che cosa non fare con un figlio gay.

Quando un ragazzo ha 14/15 anni, e talvolta anche prima, comincia ad avere una propria vita sessuale, scopre la masturbazione e, nel XXI secolo, immancabilmente, comincia a fare uso della pornografia online.

Contemporaneamente all’inizio dell’attività sessuale, quel ragazzo sente due diverse esigenze, innanzitutto l’esigenza della privacy, cioè di avere un suo spazio riservato e dei tempi in cui ha la certezza di non essere disturbato, proprio per dedicarsi all’esplorazione della sessualità, quindi l’esigenza di trovare informazioni serie concernenti la sessualità, che gli forniscano risposte senza metterlo in situazioni imbarazzanti. Per un ragazzo che ha appena iniziato a masturbarsi, attività assolutamente naturale e necessaria per lo sviluppo della sua sessualità, non c’è niente di più umiliante di essere sorpreso dai genitori mentre si masturba o peggio che i genitori gli facciano capire che loro sanno quello che fa. Quando un ragazzo cresce, un genitore deve capire che è assolutamente inevitabile che quel ragazzo abbia una “sua privatissima” vita sessuale nella quale ”nessuno” ha il diritto di entrare e “per nessun motivo”. La prima regola per un genitore è evitare l’invadenza nella vita sessuale del figlio e sapersi tenere da parte mantenendo un ruolo di punto di riferimento “solo eventuale” per il figlio. Un genitore non deve fare domande al figlio concernenti la sua sessualità, non lo deve mai mettere in imbarazzo. E qui, trattandosi di ragazzi, un ruolo fondamentale spetta ai padri piuttosto che alle madri. Una madre non conosce a fondo lo sviluppo della sessualità maschile perché non lo ha vissuto in prima persona e per un ragazzo parlare della propria sessualità con una persona del sesso opposto, tanto più se è la propria madre, può essere molto imbarazzante perché il discorso deve essere esplicito. Un padre, se pensa che abbia senso accennare alla masturbazione con il figlio, non deve partire dalla sessualità del figlio ma dalla propria, accennando al discorso come a cosa ovvia, che non costituisce un tabù e accompagnando il cenno (che deve rimanere solo un cenno se il figlio non prosegue il discorso) con una battuta di alleggerimento o con un sorriso ammiccante. Riporto qui di seguito un frammento di dialogo tra un padre 45enne e un figlio 15enne.

Occasione: padre e figlio hanno visto insieme un servizio in televisione sugli approcci alla sessualità da parte dei giovanissimi.
Padre: Vabbe’, si stupiscono tanto che a 14/15 anni i ragazzi sappiano che cosa è il sesso, quando ero ragazzo io magari non avevamo proprio rapporti come questi ragazzi di oggi ma, insomma, oh … (guarda il figlio sorridendo) … che c’hai da ridere … certe cose le ho fatte pure io … non sono mica un marziano!
Figlio (sorride).
Fine del discorso.

Questo frammento è un approccio non invasivo che sdrammatizza e non crea imbarazzo ma quasi una forma di complicità. Sottolineo che nella frase del padre non c’è nessun riferimento all’orientamento sessuale (non si parla di ragazze, cosa che per un figlio gay potrebbe creare allarme e imbarazzo).

L’approccio alla sessualità di un figlio da parte della madre è molto più problematico, tanto più se si tratta di un figlio gay. Se un ragazzo “esplicitamente” vuole parlare con la madre di sessualità “senza coinvolgere il padre”, il compito della madre non è quello di indagare e di capire ma di ascoltare attentamente e non ansiosamente per dare al figlio una sicurezza, evitando di coinvolgerlo nelle proprie ansie. Quando una madre non sa che cosa dire al figlio o si trova in imbarazzo può intanto tranquillizzarlo in un modo molto semplice: quando il discorso sulla sessualità è finito, la madre non lo deve riprendere, cosa che sarebbe segno di ansia destabilizzante, come un sottolineare che c’è un “problema” da risolvere, ma deve proseguire il suo rapporto con il figlio come se nulla fosse accaduto, questo per dare alla sessualità una dimensione di naturalezza e di normalità che dovrebbe essere sempre la regola.

Una situazione particolarmente delicata si crea quando un ragazzo in fase adolescenziale vive in modo oggettivamente problematico l’approccio con la sessualità. Sono queste in genere le situazioni in cui i genitori entrano in stati d’ansia connessi con il malessere del figlio. Un genitore che vede il malessere del figlio deve chiedersi se per lui sia più importante alleviare lo stato di disagio del figlio oppure “sapere” come stanno le cose per poter “aiutare” il figlio. Premetto che, nonostante le apparenze, si tratta di situazioni spesso inconciliabili. Per aiutare un figlio a superare stati di disagio è spesso necessario accattare di “non conoscere” in concreto la vita del figlio. Se mio figlio vuole parlare con me di sessualità lo fa spontaneamente, se non lo fa non devo forzarlo in nessun modo, posso stargli vicino attraverso le normali premure familiari: accompagnarlo dai suoi amici senza fare troppe domande, lasciargli la cena pronta quando torna tardi, accoglierlo con un sorriso. Un genitore non può pretendere di aiutare un figlio se questo non vuole coinvolgerlo perché un ragazzo ha diritto alla sua privacy. Ha molto più valore una presenza affettuosa e costante che non affronti temi sessuali di una presenza assillante che miri a “sapere” e a “capire” come stanno le cose, comportamento questo che può portare all’interruzione totale della comunicazione col figlio e a comportamenti di razione e di radicale distacco dalla famiglia.

Se un genitore ha dubbi sull’orientamento sessuale del figlio deve evitare di assillarlo e deve invece preoccuparsi di rassicurarlo senza coinvolgerlo in modo imbarazzante in discorsi diretti ma attraverso accenni indiretti di rispetto verso i gay, accenni che non devono essere neppure troppo insistiti, perché altrimenti suonerebbero falsi. Se i genitori hanno un reale rispetto per i gay oppure fingono il figlio lo capisce perfettamente, quindi per un genitore la cosa fondamentale per non destabilizzare affettivamente il proprio figlio gay è arrivare ad un rispetto vero della omosessualità. Il genitore dovrebbe prima mettere in discussione se stesso e i propri preconcetti e solo dopo dovrebbe pensare di poter parlare di questi argomenti con il figlio.

Premesso che è sempre bene occuparsi in prima persona dei propri figli, senza delegare compiti fondamentali a nessuno, accade talvolta che un genitore, vedendo la situazione di disagio del figlio, lo indirizzi da uno psicologo che gli possa fornire supporto. Qui deve essere chiarito un punto delicatissimo: il rapporto tra uno psicologo e il suo paziente deve essere assolutamente “confidenziale” cioè “riservato”, un professionista serio, anche in un rapporto con un paziente minorenne, ha l’obbligo professionale del segreto. Purtroppo questo obbligo non è sempre rispettato e lo psicologo “nell’interesse del minore” o meglio nel presunto interesse del minore ma oggettivamente cedendo alle pressioni dirette o indirette dei genitori, arriva a comunicare ai genitori l’omosessualità del figlio “a sua totale insaputa”, rompendo in modo violento un rapporto di fiducia che per un ragazzo poteva essere importante, cosa che ha affetti devastanti per un ragazzo che si sente tradito in una dimensione che dovrebbe essere di assoluta riservatezza. In questo modo lo psicologo, accortamente scelto dal genitore, diventa in sostanza una spia del genitore, cosa questa che indica non rispetto verso il figlio ma volontà di “sapere ad ogni costo” da parte del genitore, anche violando la privacy del figlio. Sottolineo che il rapporto di un ragazzo con uno psicologo deve rimanere assolutamente riservato. I genitori non devono scegliere lo psicologo e non devono andare al suo studio prima dei colloqui con il figlio e nemmeno dopo, il rapporto con lo psicologo non è un’appendice del rapporto genitori-figlio, ma una rapporto del tutto distinto e separato nel quale i genitori non devono entrare, peggio che mai se lo psicologo è un amico di famiglia. È buona regola avere il nominativo dello psicologo dal medico di base e non chiedere “mai” allo psicologo informazioni circa il proprio figlio e neppure al proprio figlio un giudizio sullo psicologo. Mi capita diverse volte di parlare con ragazzi che, mandati dallo psicologo dai genitori, non si fidano dello psicologo. In questi casi l’approccio dello psicologo non solo è svuotato dall’interno ma è controproducente.

Nel rispetto della dimensione della privacy dei figli bisogna tenere presente che se un genitore ha dubbi sulla sessualità del figlio, quei dubbi deve tenerli per sé, già parlarne col proprio coniuge può essere un fatto negativo, parlarne col coniuge separato è poi assolutamente da evitare, in particolare se si tratta di persona che non ha un ottimo rapporto con il figlio.

Un genitore non deve intromettersi nei rapporti del figlio con i suoi compagni di scuola e con i suoi amici, quando un figlio fa una festa a casa e invita i suoi compagni di scuola i genitori, se non chiamati direttamente in causa del figlio, devono mantenere una posizione marginale, di basso profilo, devono evitare di entrare in confidenza con gli amici e con i compagni di scuola del figlio e per nessuna ragione devono cercare di ottenere informazioni sul figlio dai suoi amici o di suoi compagni. Mettere un figlio in condizioni di imbarazzo con i suoi compagni di scuola o con i suoi amici crea una rottura del rapporto genitori-figlio che è difficile riparare. Terribili e odiose sono le situazioni in cui un ragazzo che si è confidato con i suoi genitori in modo esclusivo si rende conto che altri suoi parenti “sanno della sua sessualità” e che la fonte delle notizie sono stati proprio i genitori, incapaci di mantenere la riservatezza.

Ho visto diverse volte genitori terrorizzati dal fatto che il figlio si fosse dichiarato gay, la reazione più tipica, di falsa accettazione consiste nel dire che “è solo una fase transitoria che poi passerà e tutto ritornerà nomale”, ma ci sono anche altre reazioni di tipica non accettazione: “vai dallo psicologo e vediamo che cosa si può fare”, “ma sei proprio sicuro?”, “ma non sei gay, lo dici solo per provocarmi”. In queste situazioni è ovvio che i genitori dovrebbero risolvere i loro problemi circa il rifiuto della omosessualità prima di pensare di poter essere di “aiuto” al proprio figlio. Il verbo “aiutare”, usato nei confronti dei figli gay non fa che sottolineare la dimensione problematica dell’essere gay, dimensione problematica che esiste solo nella misura in cui si vede l’essere gay come problema. La problematicità dell’essere gay aumenta con l’ignoranza della questione e con l’aumentare dei livelli di ansia dei genitori che voglio a tutti costi “aiutare” il figlio a risolvere un “problema” che in realtà non esiste e lo vogliono “salvare” da una indefinita serie di pericoli dei quali il genitore non ha comunque la più pallida idea concreta.

Se una cosa un genitore ha il sacrosanto dovere di fare, è fare capire al figlio che la propria salute va salvaguardata anche nell’attività sessuale perché è un valore assolutamente fondamentale. La prevenzione non deve essere affrontata in modo generico con un vago “stai attento” ma in modo competente, parlare con il genitore deve servire al figlio per ottenere informazioni affidabili e precise. Se un genitore non si sente sufficientemente informato può aggiornarsi in modo specifico sul sito del Ministero della salute o anche sul sito di Progetto Gay che ha ripubblicato una importante notizia informativa sull’aids di fonte ministeriale: https://sites.google.com/site/progettog ... -dall-aids .

Un figlio che cresce, e in particolare un figlio gay, non deve essere coinvolto per nessuna ragione in situazioni aggressive, tanto più se si tratta di situazioni aggressive legate al suo essere gay. Mi capita ancora talvolta di parlare con madri preoccupate che non vogliono che il marito sappia della omosessualità del figlio perché reagirebbe in modo violento. Una scenata, e peggio che mai uno schiaffo dato a un ragazzo gay del genitore proprio perché il figlio è gay, comporta la comprensibilissima rottura definitiva dei rapporti padre-figlio. Si resta stupiti di quanto, ancora oggi, esistano reazioni violente dei genitori all’idea della omosessualità del figlio e anche da parte di genitori con livelli alti di istruzione ma che evidentemente sono del tutto ignoranti in materia di sessualità e non sono neppure capaci di trattenersi dalla violenza e di ragionare come persone civili.

Ho visto spesso come il rapporto conflittuale con i genitori possa pesare in modo condizionate e oppressivo sui figli gay anche ben oltre i limiti dell’adolescenza. È enormemente significativo il fatto che, quando si realizza, il coming out con i genitori è sempre l’ultimo in ordine cronologico e comunque i ragazzi che si dichiarano esplicitamente gay con i genitori non sono più del 3%.

Il succo di questo articolo si può condensare in due principi che i genitori di un figlio gay non dovrebbero mai dimenticare:

1) Un genitore prima di affrontare con il figlio il discorso sulla omosessualità dovrebbe chiedersi qual è il suo personale atteggiamento in materia. Si chieda seriemente se sa di che cosa si tratta o se presume solo di saperlo e se si rende conto di non avere, lui o lei in prima persona, le idee chiare, cerchi prima di chiarirsele. Cerchi prima di chiarire se il suo atteggiamento è realmente di accettazione o se dietro parole apparentemente concilianti non si nascondano concezioni omofobe (omosessualità come patologia da curare, come vizio da superare, come peccato da evitare).

2) Un genitore, anche dopo aver raggiunto una piena consapevolezza di che cosa sia l’omosessualità, deve rispettare “senza eccezioni” la privacy del figlio, rimanendo presente e disponibile ma mai in termini invasivi e comprendendo che la sessualità del figlio è del figlio e non del genitore e che la volontà di proteggere il figlio rischia di farlo diventare incapace di reagire autonomamente o di portarlo ad una posizione di aperta rottura con la famiglia.

doriangray90
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da doriangray90 » martedì 29 dicembre 2009, 14:24

lo farei leggere a mio padre....se poi non mi mandasse nella legione straniera :cry: ...

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Sciamano
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da Sciamano » mercoledì 30 dicembre 2009, 0:49

Quello che vorrei dire indirettamente emerge dalla risposta di doriangray90, ma voglio dirlo in modo chiaro ed esplicito.

Io sono d'accordo con la condotta proposta presente nell'articolo, e di certo è un bene che sia presente questo materiale di riflessione nel forum. Perché qualche genitore potrebbe un giorno venire a leggere quanto è scritto, e forse recepire in modo positivo i consigli, però vorrei essere anche realista e forse mettere il dito nella piaga...

Quanto si richiede nell'articolo presuppone che i genitori siano aperti mentalmente, senza pregiudizi, desiderosi di aiutare il figlio (e capaci di farlo), non violenti, capaci di interagire in modo positivo con i figli, quindi che non esistano gravi rancori o crisi familiari di sottofondo...

PERO' la realtà è che molti genitori sono ignoranti, alcuni padri sono ottusi, oppure menefreghisti (non badano se il figlio si droga, di parlarci, come va a scuola... lo dico perché li ho conosciuti), tante famiglie in Italia sono fondamentalmente piene di stereotipi e se non è proprio la famiglia a creare problemi spesso lo sono i parenti (pettegolezzi, critiche, ecc.). Le mamme a volte fanno tragedie turche, sono profondamente irrazionali, la mamma di un mio amico (etero) è una cosa disastrosa, gli dà sempre contro al figlio: sei svogliato, non hai fatto questo e quest'altro, guarda i tuoi compagni che sono molto più bravi di te, ecc. E' un continuo ed è insopportabile (ah! quanto vi racconto riguarda le superiori ora faccio l'università). Mio padre invece quando eravamo piccoli (io e i miei fratelli) come succedeva qualcosa (un litigio, qualcosa che si rompe...) urlava come un disgraziato, e a volte ci menava, la paura nei suoi confronti era tanta e il rapporto pessimo. Io crescendo l'ho migliorato il rapporto con lui; semplicemente perché mi sono sforzato di capirlo (non che avesse ragione!! solo che conoscendo la famiglia dalla parte sua, ho capito i disagi e il modo in cui lui a sua volta è venuto su... mi sono sforzato di accomodare alcune cose, di accettare che mio padre è quello lì e basta, non gli riconosco una colpa è il mondo che è disgustoso, lui è una vittima per certi aspetti, come per altri aspetti lo sono io...) e anche perché non sono più un bambino (quindi certe cose che danno fastidio non succedono più). Poi dalla parte di mio padre sono molto bigotti (lui abbastanza, è molto probabile che dia contro o veda come fosse uno scempio le coppie gay per dirne una, figuriamoci che trovava giusto che i preti non dovessero sposarsi...). Ma in particolare una mia zia è bigotta persa, non entro nei dettagli che pubblicamente non mi va, però una così potrebbe cominciare a pregare a vita finché Dio non mi fa diventare etero... o finché non gli prometto di astenermi ora e sempre dall'amore omosessuale, praticamente di vivere soffrendo in attesa di morire... oppure un mio compagno (futuro genitore di domani) era del parere che avere un figlio gay è tra le cose peggiori che ti può capitare, un altro invece (ovvio esagerando, spero che non farebbe quello che dice, però contribuisce a mantenere un clima pesante) diceva che sarebbero tutti da eliminare... Tornando ai genitori (veramente molti) non parlano di sesso, è un tabù (poi i miei credo che raggiungano un record assoluto), e l' "educazione" (cioè ogni genere di umiliazione, prese in giro, e indecenze sessuali) vengono apprese dai compagni di scuola (e le insegnanti, in questioni del genere non vogliono metterci le mani, preferiscono ignorare finché è possibile). Potrei continuare ma credo che basta.

Insomma quanto c'è scritto nell'articolo è più che condivisibile da parte di persone ragionevoli, disposte a dialogare e confrontarsi, e anche a mettersi in discussione. Ma tanti, davvero tanti genitori, sono come sono, prendi quello che ti capita... è una triste considerazione ma è bene farla perché è reale. Poi se leggono i ragazzi (non i genitori) dicono, come doriangray (e come me): magari fosse così... ma non è così, o sarebbe un casino se...

Che soluzione può esserci per le famiglie di oggi? Quale soluzione - per ragazzi e ragazze, che di certo sono una minoranza, ma ci sono anche loro - si prospetta per arrivare ad una vita felice, per cambiare questa realtà sociale? Quest'articolo è interessante ma direi che è la mèta, qui stiamo al principio invece (non so com'è all'estero...), e quello che serve conoscere non è tanto la mèta, ma la strada per arrivarci, sempre che ce ne sia una... spero di sì, ma temo ci voglia non poco tempo, direi svariate generazioni...
Ultima modifica di Sciamano il sabato 30 ottobre 2010, 18:06, modificato 1 volta in totale.
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

guy21
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da guy21 » mercoledì 30 dicembre 2009, 19:43

hai perfettamente ragione sciamano, qua per smuovere le acque serve qualcosa di + forte delle cannonnate , eh l'italia!non so perchè ma penso che stiamo regredendo qua che dite?
ho questa impressione mah forse mi sarò svegliato male pazienza!

barbara
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da barbara » mercoledì 14 aprile 2010, 13:35

Caro Project ,mi sono iscritta oggi al tuo forum, sono un genitore, anche se non credo di avere figli omosessuali; lavoro nel sociale; in verità ti avevo già scritto tramite una mail, ma non avendo ricevuto risposta ho lasciato perdere.Però ho continuato di tanto in tanto a leggere il tuo blog , provando ogni volta una grande vicinanza emotiva alle storie spesso difficili che vi si raccontano e un' enorme stima per la competenza e il rispetto che trovo nelle tue risposte . Più di un anno fa mi sono imbarcata in un progetto che ora sto condividendo con alcune persone di un'associazione dedicata, cui ho proposto di ospitare nel loro sito un romanzo che sto scrivendo , perché possa aiutare i genitori, ma anche altre persone eterosessuali a entrare in contatto con questa realtà superando paure e pregiudizi . Come mai abbia iniziato questo progetto, non so bene, forse sull'onda emotiva delle tante aggressioni dell'anno scorso, forse perché il clima di intolleranza a tutti i livelli non riesco più a sopportarlo . La prima obiezione che si potrebbe fare é : come sia possibile che una persona non omosessuale sia in grado di trasmettere una certa esperienza. Il mio punto di vista , condivisibile o meno, é che per farsi ascoltare da persone che non sono omosessuali , aiuta molto il non esserlo. Credo che non sia un caso che i lettori omosessuali così difficilmente vengano letti da persone eterosessuali . Ogni cultura, ogni ambiente ha il proprio linguaggio . Penso che alcuni romanzi che ho letto siano di difficile lettura per chi non ha vissuto la stessa esperienza, (a meno che , come nel mio caso, abbia già in partenza una motivazione a comprendere questa realtà). Questa difficoltà c'é almeno per l'inizio, poi se una persona supera una certa reticenza allora le cose possono cambiare. Quello che intendo dire é che se si vuole creare un ponte fra due culture é necessario superare certe separazioni anche nel modo di farlo. Certo questo richiede per quanto mi riguarda di essere sempre soggetti al dubbio rispetto a ciò che si scrive , motivo per cui ho cercato riscontri in persone che vivono questa realtà. Ora , questa attività come dicevo non é commerciale, specie per me, perché il libro é solo un modo come un altro (forse più emotivo e meno razionale ) di far passare un messaggio, il migliore per me, visto che da qualche anno ho iniziato a scrivere; ma preferisco essere chiara rispetto a ciò che mi ha spinto a iscrivermi al forum; un grande interesse per questi temi, legato al percorso che ho dovuto fare anche sul piano personale e che mi ha aperto alla conoscenza di un mondo sommerso che era proprio accanto a me , persone che si sono rivelate solo dopo aver saputo del lavoro che stavo facendo e altre , devo dire spesso straordinarie, che ho conosciuto per lo stesso motivo. Se la mia iscrizione al forum sia inopportuna vorrei saperlo fin dall'inizio. In ogni caso, complimenti per il tuo lavoro.
Ultima modifica di barbara il sabato 7 agosto 2010, 10:23, modificato 4 volte in totale.

Jek70
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da Jek70 » giovedì 15 aprile 2010, 0:31

Ciao Barbara,
non sono Project ovviamente dal mio nick ma non credo affatto tu sia inopportuna ma anzi fa piacere che nel forum si sia iscritta una persona mentalmente aperta e che sia disposta a capire una realtà quotidiana che invece la stragrande maggioranza non vuole vedere e ancora peggio comprendere.

Se Project non risponde avrà i suoi motivi, forse magari solo di tempo ma riguardo quello che hai scritto posso confermarti che è davvero una persona meravigliosa, intelligente e con una sensibilità d'animo veramente unica.
A volte mi domando come possa riuscire senza mai stancarsi a dedicare così tanto del suo tempo ad ascoltare e a consigliare sempre in modo serio e soprattutto umano i ragazzi che gli scrivono.
Io sono uno di quei ragazzi e per tante cose lo devo veramente ringraziare.

Un caloroso benvenuto in questo forum. :)

barbara
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da barbara » giovedì 15 aprile 2010, 9:25

Ti ringrazio Jek 70 per il tuo benvenuto, l'ultima cosa che vorrei é creare imbarazzo; ho anche pensato che per qualcuno possa essere così e, nel caso, preferisco saperlo e cancellare la mi iscrizione. A quanto mi sembra di capire questo è uno dei pochi spazi di confronto libero fra persone che vivono spesso per motivi oggettivi una condizione di solitudine e credo sia importante preservarlo , eventualmente anche da una persona come me, che per quanto abbia le migliori intenzioni, può essere vissuta comprensibilmente come estranea alla situazione. E' solo questa la mia preoccupazione. Per il resto posso dire che certe battaglie di civiltà riguardano tutti , perchè l'omofobia non condiziona solo le persone omosessuali . Per esempio per quanto mi riguarda l'idea che uno di miei figli possa diventare omofobo oppure intollerante nel confronti delle persone straniere, mi angoscia profondamente. Eppure so che a causa del clima che si respira tutti i giorni, questo potrebbe accadere. Come madre e come cittadino posso solo prendere posizione in modo forte ed é quello che sto facendo,per poi scoprire che in fondo molte persone hanno solo bisogno di essere un pò più informate e rassicurate. Il mio impegno ha suscitato molta curiosità intorno a me e poiché in genere le persone mi danno abbastanza retta, mi chiedono anche di leggere quello che ho scritto; molti mi dicono che immaginavano cose diverse o che si sono commossi nel leggere.
Il discorso sarebbe lungo . Per ora concludo dicendo : é necessario fare qualcosa , da qualche parte bisogna pure cominciare. Coraggio a tutti. Barbara

Jek70
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da Jek70 » venerdì 16 aprile 2010, 1:34

Non credo affatto tu possa essere inopportuna anzi.
È piacevole poter parlare anche con una persona che pur non essendo gay non provi imbarazzo o abbia dei freni o peggio pregiudizi su certe argomentazioni.

Tocchi un tasto dolente infatti quando accenni alla solitudine che spesso ci troviamo a vivere. Si perchè anche se viviamo immersi nella società come tutti, siamo un po' come dei fantasmi per certe cose e costretti sempre a dover recitare una commedia che non ci appartiene per il quieto vivere, per chi poi vive in piccole città o comunque non è portato a frequentare locali dedicati, la solitudine a volte si fa davvero opprimente, si perchè a volte ci si sente soli in mezzo alla folla e poi anche i locali dedicati non è che ti offrano chissà che.
Non poter vivere i propri sentimenti liberamente è deprimente.
Purtroppo a causa dei pregiudizi e della cecità di una società retrogada come la nostra, fa si che a noi tutto risulta più stressante e faticoso.
Per un ragazzo etero è facile socializzare e conoscere le ragazze e quindi poter trovare magari la persona con la quale condividere quei sentimenti di affetto di cui ogni essere umano ha bisogno ma per noi no. Non possiamo correre il rischio di sbagliare, le conseguenze talvolta potrebbero anche essere veramente pericolose e quindi tante occasioni vengono sprecate. Gli anni passano e arrivi ad un punto della vita che ti accorgi che ti stai inaridendo perchè l'amore che hai dentro e che tanto vorresti donarlo a qualcuno purtroppo non sai a chi darlo e spesso nessuno lo vuole.
Molti arrivano anche a sposarsi sperando che così la cosa possa cambiare, si perchè c'è ancora chi ha la sfrontatezza di predicare che si tratta di una malattia mentre i soli e veri malati (nella testa) son proprio chi predica queste scemenze.

E oggi è già meglio perchè i mezzi di comunicazione come può essere internet permettono, seppure con le dovute cautele, di conoscersi, di scambire opinioni e, sapere che anche altri vivono al pari le tue stesse cose, ti fa sentire un po' meno solo.

I ragazzi di oggi forse potranno vivere un po' più completamente la loro adolescenza che tuttavia però si trovano a viverla da soli e in balia di se stessi senza una guida da parte dei loro genitori che spesso non vogliono capire o peggio vedere le cose come realmente stanno.

Poi ci si stupisce del perchè un ragazzino, pur essendo magari uno studente modello, si butta dalla finestra della scuola e ancora una volta pur di non vedere la realtà che è palese li davanti agli occhi che grida ascolto si trovano le scuse più stupide, quanto terribili nella loro mediocre e banalità.

Il nostro è un mondo non facile e bisonga avere tanta forza interiore per andare avanti, si impara fin da piccoli a dover remare contro corrente, a lottare contro tutto e tutti, contro le cattiverie gratuite che spesso da ragazzi si deve subire senza una ragione e si impara quindi a portare la maschera e a corazzare il proprio cuore per non soffrire troppo di quei sentimenti che i ragazzi etero possono vivere liberamente mentre noi dobbiamo spesso, troppo spesso, soffocare dentro.

Per fortuna non è per tutti così ma per la stragrande maggioranza purtroppo si.

Spero di non voler sembrare vittimista percarità, lontano da me questa idea ma era solo per tentare di far capire quanto male si può arrivare a fare alle persone anche con la semplice indifferenza.

Poi ci si stupisce magari di certe estreme reazioni delle persone gay e subito a dire quindi che non ci stanno con la testa e tutto quello che ben sappiamo.

Io dico solo che una persona etero se provasse a vivere nelle condizioni di vita che spesso ci troviamo a vivere noi, la porterebbero via dopo una settimana con la camicia di forza.

Vabbeh dai! Mi sono un po' sfogato. Di solito i miei argomenti sono di ben altra impostazione. :)

Per quanto riguarda il rimanere o meno in questo forum, che facevi presente nel tuo ultimo messaggio in questo post, credo non ci siano affatto problemi e credo possa essere interessante lo scambio di opinioni che ne può derivare.

Quel che conta è il rispetto reciproco, quando c'è quello tutto il resto vien di conseguenza. :)

barbara
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da barbara » venerdì 16 aprile 2010, 8:30

E' vero che siamo completamente disinformati .Quello che tu scrivi ho cominciato a capirlo solo in questo ultimo anno e sono rimasta sconvolta dal sapere che c'era una realtà così vicina a me , della quale ignoravo l'esistenza.Ho letto di recente un articolo molto interessante sul fatto che in Italia i governi hanno preferito negli anni affrontare la realtà dell'omosessualità attraverso il silenzio, lasciando alla chiesa il compito di controllare la mente delle persone. "la tolleranza della repressione" é il termine che aveva usato l'autore. In altri stati c'era il carcere e dunque si era costretti a uscire allo scoperto per difendersi, ma da noi si assumeva il principio che queste persone non esistono. Si era come imposto agli omosessuali un patto implicito:se tu accetti di non esistere visibilmente noi ti lasciamo in pace.
Credo che non ci sia violenza peggiore di quella che nega a una persona la propria identità, perché davvero va a minare la salute mentale . Ma credo anche che , come in ogni situazione, l'umanità del singolo é più forte. Non é retorica la mia, ma credo che spesso le difficoltà della vita rendano migliori le persone. Le persone che in assoluto stimo di più fra quelle che conosco sono persone che hanno dovuto fare i conti con realtà molto difficili , mi riferisco a gravi disabilità e quindi qualcosa di essenzialmente diverso, ma che limita fortemente la libertà individuale. Eppure non ho trovato in altri la stessa profondità e sensibilità, la stessa forza che ho conosciuto attraverso di loro. Qualcosa che ti trascina e che ti avvicina all'essenza di quello che dovrebbe essere ( e spesso non é) un dialogo fra le gli esseri umani . La stessa sensazione che ho provato visitando questo sito.
Credo che non siate voi ad avere bisogno di noi, semmai il contrario. Da sempre le minoranze nella storia, hanno avuto ilcompito di risvegliarci a un passo dal baratro . Voi non siete affatto dei malati, semmai siete più lontani di noi da quella malattia che invade la nostra società e soprattutto chi la dirige, che si chiama individualismo e sopraffazione dell'altro. Ti posso garantire che siamo comunque in tanti a pansarla così, anche se per paura di essere invadenti magari non affrontiamo il discorso con le persone che sappiamo essere gay , ma che non sanno che noi sappiamo. Vorrei poterlo fare con alcune di loro che conosco per motivi di lavoro e che stimo enormemente da anni e con i quali non ho mai trovato il coraggio di parlare apertamente. Forse lo farò, un giorno o l'altro.
Per ora essere qui, in questo forum (il primo in assoluto in cui mi sia mai iscritta, la mia generazione non é molto tecnologica) é già per me una bella novità. Spero di potervi dare un contributo almeno a capire meglio come ragionano i genitori; in questo magari qualcosa posso dire. Un abbraccio. barbara
Ultima modifica di barbara il sabato 7 agosto 2010, 10:25, modificato 1 volta in totale.

una mamma
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Re: CONSIGLI AI GENITORI DI UN FIGLIO GAY

Messaggio da una mamma » mercoledì 26 maggio 2010, 17:47

Ciao a tutti,mi trovo a rileggere i consigli per i genitori,forse ho tralasciato qualcosa....Le cose non vanno come avevo sperato,non basta la comprensione,non basta l'amore ,non basta la pazienza,non basta aver accolto il suo lui come un figlio,al primo no raggionato e motivato ci siamo ritrovati con il mostro egoista che e disposto a soddisfare solo se stesso.Tempo fa avevo scritto una lettera per i ragazzi del forum,ho provato a pubblicarla ma forse perche troppo lunga non sono riuscita .Con il pretesto di correggererla l'ho fatta leggere a mio figlio,speravo in un commento,un inizio di dialogo,niente.............il mio appello ad essere voi a aiutare i vostri genitori a capire ed a imparare è rimasto dimenticato in un cassetto.....Non è stato nemmeno curioso di vedere il sito che mi ha aiutato molto ,gli ho parlato dei ragazzi straordinari che scrivono e confrontano il loro momenti belli e meno belli............NO,lui non ha probblemi,si permette di trattarci male di pretendere tutto e subito senza capire quanto ci ferisce con la poca considerazione che ha di noi,suoi genitori.Forse l'accettazione totale da parte nostra dell suo essere gay è un motivo di vendetta?Non lo capisco,dove abbiamo sbagliato?

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