MI SONO RICONOSCIUTO GAY DA POCO

Che cosa significa essere gay
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MI SONO RICONOSCIUTO GAY DA POCO

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 15:35

admin ha scritto:Questo post è dedicato ai ragazzi che si sono riconosciuti gay da poco. Mi capita spesso di sentirmi dire in chat: “So che sono gay, ok, ma adesso che faccio?”. È a questa domanda che mi propongo di rispondere.

Come ben sanno i ragazzi che si sono da poco riconosciuti come gay, riconoscersi gay non è facile. I diffusi pregiudizi circa l’omosessualità allontanano in genere un ragazzo dalla possibilità di interpretare correttamente in chiave gay la sua sessualità. Tutta l’educazione, sia quelle istituzionalizzata (famiglia, scuola e altre agenzie educative) sia quella derivante dal gruppo dei pari è orientata in maniera pressoché esclusivamente eterosessuale. Un ragazzo che cresce è quindi indirizzato verso l’eterosessualità in modo molto forte dall’ambiente circostante.

Quando un ragazzo avverte coscientemente i primi impulsi omosessuali, tende automaticamente a fraintenderli o comunque a sottovalutarne la portata, in particolare:
1) Legge i giochi a sfondo omosessuale di età preadolescenziale, anche quelli più espliciti e vissuti esclusivamente in chiave omosessuale, senza alcun comportamento analogo in chiave etero, come semplici giochi esplorativi. Va sottolineto che i giochi sessuali con altri ragazzi, non sono indice di orientamento sessuale se il ragazzo che li realizza pratica giochi sessuali analoghi anche in chiave etero. In caso di forte prevalenza di giochi a contenuto omosessuale, l’esperienza insegna che, in più di qualche caso, quei giochi sono la manifestazione di un embrionale orientamento gay.
2) Anche quando ha consapevolezza del contenuto omosessuale di quei giochi e accetta l’idea che si tratti in modo esplicito di un contatto sessuale con un altro ragazzo, evita di utilizzare nel suo caso specifico la parola gay o la parola omosessuale.
3) Non si considera gay perché non prova o pensa di non provare un trasporto anche affettivo verso i ragazzi e conclude che si tratta di qualcosa di “solo” sessuale.
4) Assume atteggiamenti eterosessuali, accosta ragazze, stringe con loro amicizia e sperimenta anche una fisicità etero, almeno a livello di baci e di carezze, talora anche con contenuto scopertamente sessuale. Talvolta accetta un rapporto con le ragazze che comprenda anche la sessualità genitale e di questo si sente fiero, perché interpreta il fatto come indice di eterosessualità, ossia, secondo il modello assimilato, di normalità.
5) Si masturba pensando ai ragazzi ma considera la questione del tutto marginale e facilmente controllabile.

Quando le pulsioni gay si manifestano a livello cosciente per quello che sono, i ragazzi, nella maggioranza dei casi, vivono in genere momenti di scoraggiamento e di paura ma non dovuta alla scoperta in sé ma a due ragioni specifiche:
1) Conoscendo la realtà gay soltanto attraverso la visione dei media, non ci si riconoscono e hanno l’impressione di essere sì gay ma in qualche modo lontanissimi dalla media del mondo gay, quando invece, nel 99% dei casi, è vero esattamente il contrario.
2) Conoscendo l’omofobia del proprio ambiente familiare del proprio ambiente sociale ritengono che il loro orientamento sessuale debba rimanere assolutamente segreto.

Tuttavia non è raro il caso in cui, invece, i timori di cui ai punti precedenti 1) e 2) sono del tutto ignorati, subentrano dei veri momenti di entusiasmo verso i gay, intesi come una specie di patria ideale, e una dimensione ottimistica, peraltro decisamente assai poco fondata su dati reali, invade i ragazzi. L’entusiasmo della scoperta prevale sulla valutazione del rischio e con atteggiamento da vero neofita, un ragazzo che si è appena accettato come gay ritiene che ci sia l’obbligo, per essere “veri gay”, di sottoporsi a dei riti di passaggio:
1) Fare coming out pubblico o almeno allargato a molte persone
2) Frequentare ambienti dichiaratamente gay
3) Parlare spesso di omosessualità con atteggiamenti rivendicativi di principio (la santa causa gay)

L’esperienza insegna che
1) La stragrande maggioranza dei ragazzi gay parla del proprio orientamento sessuale ad un numero ristrettissimo di persone, una o due, e sceglie quelle persone con la massima cura e in ogni caso evita di diffondere la notizia a persone di cui non si fida del tutto.
2) La stragrande maggioranza dei ragazzi gay non frequenta ambienti dichiaratamente gay, perché frequentare questi ambienti equivale al dichiararsi.
3) La stragrande maggioranza dei ragazzi gay non dichiarati non solo non considera un dovere ma considera una autentica follia il coming out pubblico che, in moltissimi casi, non è altro che una dichiarazione pubblica formale di ciò che la gente ormai già sapeva per altra via, in genere a seguito di comportamenti imprudenti dei ragazzi.
4) La stragrande maggioranza dei ragazzi gay non fa coming out con i propri genitori, in media si stima che, nel corso della vita, un gay ogni 20 abbia parlato ai genitori della propria omosessualità.
5) La stragrande maggioranza dei ragazzi gay non assume atteggiamenti rivendicativi di principio concernenti l’omosessualità.

Tutto ciò accade non perché la stragrande maggioranza dei ragazzi gay sia debole è senza dignità ma perché quei ragazzi conoscono la realtà in cui devono vivere e valutano i loro atteggiamenti in termini concreti e non come una questione astrattamente di principio.

A questo puto che cosa deve fare un ragazzo? Deve rendersi conto che:
1) I gay esistono e sono molti e tra di essi circa il 25/30% non si è sempre identificato come gay ma ha vissuto una fase transitoria di eterosessualità spesso durata per anni e comprendente anche una vera e propria vita sessuale etero.
2) Che un gay non vive in una situazione paragonabile a quella di un etero e che quindi manifestare il proprio orientamento sessuale è rischioso sia in ambito sociale che in ambito familiare.
3) Che il coming out è rischioso e irrevocabile.
4) Che un ragazzo gay serio e non dichiarato ha in genere grossi problemi a conoscere altri ragazzi gay seri e non dichiarati e che non è certo la frequenza di locali gay o di chat erotiche o di siti di incontri che può contribuire a risolvere il problema.
5) Che trovare persone disposte a incontri sessuali è facile ma tutto questo con l’amore gay non ha nulla a che vedere.
6) Che tra due ragazzi gay ci possono essere dei modi così diversi di impostare la vita che un dialogo affettivo sostanziale è di fatto impossibile.

Molti dei ragazzi che si sono riconosciuti gay dopo avere vissuto una fase etero non tengono conto di tutto questo e si mettono alla frenetica ricerca di un ragazzo, frequentano siti di incontri e chat erotiche, mettono la sessualità al primo posto trascurando la dimensione affettiva del rapporto e, in questo modo, oltre a costruire i presupposti per una serie di disillusioni, corrono spesso anche dei rischi relativi alle malattie sessualmente trasmesse. È la mia prima preoccupazione, quando parlo con i ragazzi, insistere sulla necessità di minimizzare i rischi per la salute, non fidandosi mai di ciò che un ragazzo che vuole fare sesso con te può dirti. Quando un ragazzo si trova nella possibilità di fare sesso con un ragazzo che lo interessa (parlo di sesso e non d’amore) è capace di mentire spudoratamente. Tipico è il caso di quanti per giustificare il mancato uso del preservativo affermano di essere donatori AVIS e quindi super controllati anche dal punto di vista della malattie sessualmente trasmesse. Si tratta di affermazioni false nel 99.9% dei casi. Fare sesso non protetto con persone che frequentano le chat erotiche e che hanno quindi un alto numero di partner sessuali è un comportamento da totali incoscienti.

Un punto critico fondamentale per i ragazzi gay è costituito dall’idea che l’innamoramento unilaterale è una cosa e che l’amore gay condiviso è una cosa completamente diversa. Per creare un rapporto d’amore bisogna essere in due, ma bisogna essere in due in senso sostanziale, bisogna cioè cha l’amore sia corrisposto. È questo il vero punto critico della vita di coppia: la reciprocità affettiva. Che la coppia conviva o meno, sia più o meno stabile, conta poco, se non c’è una reciprocità affettiva non esiste neppure una vita di coppia.

C’è una situazione, molto tipica per i ragazzi gay, in cui una vera reciprocità è impossibile, intendo dire di quando un ragazzo gay si innamora di un ragazzo che non è gay. In situazioni del genere, quanto il ragazzo gay sia innamorato con conta nulla. La situazione è del tutto analoga a quella di una ragazza che si innamora di un ragazzo gay, per quanto sia innamorata, non riuscirà a trovare nel ragazzo gay una reciprocità affettiva vera. Molti ragazzi gay, spesso giovani, ma talvolta anche quarantenni, si innamorano di ragazzi etero e in queste situazioni trascorrono in vane attese anche molti anni. La loro attenzione affettiva è polarizzata su un ragazzo etero che non potrà corrispondere al loro affetto ed essi, nello stesso tempo, sono talmente assorbiti dal loro ideale impossibile da trascurare altre ipotesi concretamente praticabili.

Quando finalmente un ragazzo gay serio e non dichiarato trova un altro ragazzo gay serio, cosa possibile anche se non facilissima, resta spesso disilluso perché si rende conto che anche tra persone tra le quali in teoria si potrebbe instaurare un ottimo rapporto, in realtà spesso il rapporto resta a livelli superficiali o formali. È lì che viene la delusione. Ma è lì che deve intervenire un po’ di razionalità. Trovare un ragazzo col quale condividere una vita è l’obiettivo di fondo di un ragazzo gay serio, ma per cercare di creare le condizioni favorevoli per realizzare una vita di coppia è necessario costruirne i presupposti:
1) Stabilità economica.
2) Possibilità di avere un alloggio in cui vivere col proprio compagno in modo che sia garantita la necessaria privacy.

Si tratta di due presupposti di difficile realizzazione, ma svalutali significa non raggiungere mai la vera libertà economica e quindi non poter raggiungere mai la vera libertà affettiva.

Due osservazioni per concludere. Per poter costruire un rapporto di coppia serio è necessario volersi bene in modo profondo, essere disposti a sacrificarsi per il bene dell’altro, essere completamente onesti con se stessi e con il proprio compagno e tutto questo è incompatibile con atteggiamenti furbeschi o predatori, con la tendenza a prevalere e ad imporre il proprio puto di vista. Essere in due significa assumere il punto di vista del “noi” abbandonando quello dell’io.

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