Se state leggendo questo post vuol dire che alla fine avrò ritenuto interessante quello che sto per scrivere, sebbene non sappia ancora che direzione prenderà il mio pensiero e quindi quali parole verranno fuori... accadrà però che scegliendo una parola pittosto che un'altra, si aprirà in me un nuovo sentiero invisibile al momento presente e alla fine mi ritroverò lì dove non pensavo di arrivare quando ho cominciato a scrivere esordendo con "Se state leggendo..."
Per esempio, adesso le parole che ho scritto hanno spostato la mia attenzione verso un aspetto che non avevo considerato prima di cominciare a scrivere, e mi fanno pensare a tutte le volte che tentando di scrivere per spiegare qualcosa, mi son ritrovato a scoprire aspetti nuovi che prima non avevo considerato.
Questo significa che le parole creano possibilità o semplicemente colgono aspetti del reale? BOH!
Io credo che, in realtà, sia necessario rinunciare all'idea di poter risolvere in termini astratti la questione posta da blueboy, non perchè sia inutile, ma per il fatto che stiamo parlando di persone e non di realtà statiche, oggettivabili e vivisezionabili. Come giustamente dice blueboy, siamo in movimento e, per questo, non ci è data la possibilità di comprendere mai in modo definitivo tutto di noi, tutto quello che siamo. Semplicemente perchè noi siamo sempre molto di più di di quello che possiamo vedere di noi (Penso adesso alle parole di una grande filosofa a me molto cara e al suo approccio fenomenologico nello studio della persona e della sua interiorità) e di conseguenza comprendere e descrivere. L'altro poi - e quindi qui la necessità del linguaggio - è fondamentale perchè io possa avere una più piena comprensione di me (non per niente, noi che siamo in questo forum, siamo qui perchè abbiamo bisogno di confrontarci e aiutarci a vivere meglio, avendo in comune l'omosessualità).
Cosa voglio dire in realtà? Lo sintetizzo per punti:
1) spesso la realtà che vorremmo descrivere sfugge alla possibilità di lasciarsi imbrigliare dalle parole e non si avvicina abbastanza a quello che vorremmo o sentiamo di dover dire.
2)quando parliamo dell'essere umano, bisogna aver presente che non lo si potrà mai fare ad un livello astratto e asettico. Questo perchè ogni volta che parlo, esprimo qualcosa che nasce dalla mia interiorità e, poichè la persona è unica e unitaria, non mi è possibile separare in modo netto il mio modo di pensare da tutto il resto di me. Il mio modo di pensare risente della formazione ricevuta, della cultura, dai vissuti e dalle esperienze che mi han condotto ad essere oggi quello che sono, insieme al modo in cui io ho voluto formarmi e considerare tutto questo.
3) a livello astratto è necessario parlare e approfondire qualsiasi aspetto riguardi l'uomo, purchè si abbia poi la capacità di calarlo nella realtà con la dovuta cautela e attenzione.
Pertanto, poichè l'interesse di blueboy credo fosse di tipo pratico e non teorico, concludo dicendo che la ricerca di una definizione della propria identità sessuale è necessaria e legittima, purchè poi non diventi una pericolosissima trappola: quella cioè di credere che tutto di me omosessuale, deve essere compreso alla luce dell'omosessualità. Io sono molto di più della mia sessualità!!!
Da quando ho intuito che questa è la direzione da prendere, ho sentito molto allentare la tensione che provavo nel non riuscire a definirmi (e blueboy questo lo descrive benissimo) entro una categoria specifica.
E soprattutto, rinunciando alla ricerca ossessiva di un'etichetta da appiccicarmi addosso, ho scoperto che la vita mi riserva molte più opportunità di quante potevo immaginarne e ho imparato a rinunciare al bisogno di controllare me stesso fino a non lasciarmi la libertà di respirare!
Mi fermo qui sperando di aver espresso in maniera chiara quello che sentivo di dover dire .
Non vi nascondo però che scrivendo ho visto spuntare in me moltissimi spunti di riflessione che purtroppo non ho potuto cogliere.
Ps: alla fine credo di aver detto qualcosa di interessante! Ma lascio a voi il giudizio!!!
