Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Che cosa significa essere gay
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Cagliostro
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Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Messaggio da Cagliostro » lunedì 9 maggio 2011, 12:19

Qualche giorno fa mi è stato fatto notare che le donne nella Storia non hanno mai avuto la possibilità di scegliere a causa, bisogna ancora capire come, delle religioni monoteiste e politeiste.
Le donne hanno sempre dovuto faticare più degli uomini per affermarsi ma non per questo sono state cancellate dai libri di Storia o ignorate, ho pensato tuttavia di documentarmi meglio per poter aprire un topic interessante.
Sono partito dal concetto di donna e di matriarcato, perché anticamente ai tempi del culto della Madre Terra e di Nut erano le donne che governavano la famiglia e lo Stato ed erano sempre le donne che indirizzavano i loro uomini verso importanti scelte sociali e politiche. Come si suol dire, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.
E’ vasto il numero di residui o tracce di antichi matriarcati che sono presenti in abbondanza in tutti i continenti. Si tratta delle costruzioni di pietra sparse nell’intera Europa della cultura megalitica, che fungono da testimonianze architettoniche e, ancor più, sociologiche dell’importante posizione occupata ancora oggi dalle donne in queste aree. Tracce religiose del matriarcato europeo di un tempo sono contenute in gran quantità nei miti e nelle leggende, nelle tradizioni e nelle usanze. Nonostante l’apparato aggressivo di potere e dominio, i patriarcati non sono stati in grado di annientare la struttura sociale e la cultura dei matriarcati, siano stati questi ultimi società nascoste o apertamente vissute. Oggi questo modello sociale continua a riaffiorare in superficie.
Ne sono un esempio le società matriarcali tuttora esistenti sull’isola di Sumatra, sulle isole coralline di San Blas, di fronte alle coste del Panama in America centrale, abitano gli indiani Cuna,e sulle isole della Melanesia, nel Pacifico, dove vive il popolo dei Trobriander, anch’esso matriarcale.
Nel deserto del Sahara, i nomadi berberi Imazighen, altrimenti, conosciuti come “tuareg”, sopravvivono ancora oggi in condizioni estreme come popolo matriarcale di pastori.
Gli Arawak, sparsi un po’ ovunque nelle foreste americane, sono una società matriarcale dove il potere si tramanda di madre a figlia. Nelle foreste pluviali dell’Africa centrale vivono ancora oggi numerose tribù matriarcali, prime fra tutte quelle dei Bemba e dei Luapula.
Particolarmente numerose sono inoltre le società matriarcali distribuite nelle aree montane: ne sono un esempio i classici matriarcati dei Khasi e dei Garo, sulle montagne del Khasi nel Bengala e nell’India orientale, nonché diverse piccole etnie sull’Himalaya, negli Stati di Ladakh, Bhutan, Nepal e Tibet. Nelle interminabili catene montuose dell’Asia orientale si trovano ancora alcuni popoli tipicamente matriarcali, quali i Mosuo dello Yunnan, nella Cina sud-occidentale, e molti altri che lo sono stati fino a poco tempo fa, come per esempio i Naxi. E nella provincia cinese dello Yunnan è ancora oggi la donna a scegliere se avere un compagno, quali e quanti averne, se sposarsi o no e ripudiare il compagno se non è in grado di procreare e soddisfarla.
Anche in Italia esiste una società matriarcale e le sue radici vanno ricercate in Sardegna culla della più antica civiltà italiana. La crearono alcuni "popoli del mare" pelasgici provenienti dall'Asia, dall'area egeo-cretese, dal Tassili africano, dall'Iberia e dalla Celtia. La civiltà matriarcale ha avuto in terra sarda uno sviluppo e una persistenza eccezionali, ancora scarsamente conosciuti.
Oggi però le donne stanno rinunciando a questo potere matriarcale. Sembrano "arrivare" nella nostra società soltanto se sono altrettanto o più maschie degli uomini, e non solo fisicamente ma anche intellettualmente. Gran parte di loro non pare rendersi conto di aver perso qualcosa, scambiandolo con qualcos'altro. Ma in realtà la "società" che promuovono, sostengono e difendono è competitiva, violenta e priva delle connotazioni tolleranti e pacifiche, in senso lato, della struttura dominata dalla Madre.

Siccome questo è un forum gay, riporto i nomi di alcune fra le più grandi donne lesbiche della Storia che non hanno mai mascherato la loro omosessualità e hanno occupato posizioni di potere e rilevanti all’interno della società: Saffo, Cristina di Svezia, Giovanna d’Arco, Eleonora Duse, Marlene Dietrich, Violet Trefusis, Romaine Brooks, Virginia Woolf, Batolomea Crivelli, Maria Teresa di Savoia, Emma Loy Hamilton, Violet Page, Vita Sackville West, Maria Carolina Regina di Napoli, Caterina Vizzani, Isadora Duncan, Sibilla Aleramo, Teresa Pallavicino, Giacinta Pezzana, Charlotte Cushman, Harriet Hosmer.

Per concludere questo viaggio nella storia delle donne mi permetto di osservare che se le donne in quest’epoca moderna hanno perso importanza è perché secondo me non sono capaci di essere solidali fra loro, ma preferiscono creare delle lotte intestine che le indeboliscono e le dividono mettendole l’una contro l’altra. Al contrario degli uomini che, nel bene e nel male, sono sempre solidali fra loro.
Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima
Albert Einstein


Chi semina raccoglie,
ma chi raccoglie si china...
...e a quel punto è un attimo...

Nemesis

Re: Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Messaggio da Nemesis » lunedì 9 maggio 2011, 21:20

Beh dire che le donne nella Storia non hanno mai avuto importanza né possibilità di scelta è una grande falsità. Ovviamente non hanno mai avuto la strada facile, ma non per questo si deve dire che contassero e contino meno di uno zero.
Da sempre le donne detengono il potere: un potere spesso nascosto ma che ha avuto molta più rilevanza di quello maschile. Popolane, cortigiane, regine, sacerdotesse, intellettuali, sportive, artiste, scienziate e politiche: donne, insomma, che hanno scritto la Storia con la S maiuscola.
Da Eva e Lucy per arrivare fino a Hillary Clinton, Madre Teresa di Calcutta o Margherita Hack, insomma donne.
Vorrei però approfondire il discorso del matriarcato.
Un esempio di idea matriarcale nella Storia è quello offerto dalla dea egizia Nut, la Dea del Cielo, che ogni mattina genera suo figlio Ra, il sole, e che ogni notte lo divora, per riportarlo a nuova vita il mattino successivo. Nel cosmo e sulla terra le popolazioni matriarcali osservano questo ciclo di vita, morte e rinascita. Esse riconoscono lo stesso ciclo nella vita umana, in base al principio matriarcale dell’unione tra macro e microcosmo.
La cosa più interessante (di cui il mito di Nut è un esempio) è che nel corso dei millenni l’esistenza umana non è diversa dai cicli della natura, bensì è soggetta alle stesse regole. Il concetto di natura e di mondo umano è privo della mentalità dualistica patriarcale, che separa lo “spirito” e la “natura” o la “società” e la “natura” ed è dunque matriarcale, femminile per natura.
La forza delle donne sta proprio in questo essere naturali, essere fonti di vita, essere generatrici e questo non si riferisce come pensano molti alla procreazione (tappa peraltro non obbligatoria per nessuna donna al mondo) ma alla capacità propria della donna di creare armonia, di generare amore, di tenere unite le persone.
Peccato però che le donne odierne si siano dimenticate ampliamente di questa loro peculiarità, preferendo scivolare verso una maschilizzazione: fortemente indifferenti agli aspetti sociali, fin troppo controllate, capaci di decisionismo e violenza (a volte anche fisica, oppure psicologica e perversamente indirizzata contro figli, compagni o compagne) intossicate da un rampantismo brutale sembrano più guerrieri d'affari che donne liberate. E dall’altra parte ci sono donne che fanno invece marcia indietro, che accettano di essere sottomesse alla violenza (violenza di qualsiasi tipo) e che rifiutano un rapporto alla pari (dove alla pari significa rispettarsi reciprocamente).
Insomma, esistono sempre più donne che gettano al vento anni e anni di femminismo, di fatiche e di lotte per essere riconosciute, preferendo invece parificarsi all’uomo o retrocedere.
Da donna posso dire che non apprezzo questo comportamento, così come non tollero le donne che si piangono continuamente addosso continuando a sostenere che sono sempre state escluse dalla Storia e non hanno nessuna possibilità di affermarsi. Vorrei far presente che persino in paesi dove essere donna è realmente un problema (ad esempio i paesi di religione islamica) ci sono donne che combattono per affermarsi e riescono in imprese titaniche, e questo avviene perché imparano ad essere solidali fra loro, ad essere davvero donne.
Quello che per molte finte donne sembra invece essere passato di moda, come una scarpa che non piace più e si getta nella spazzatura.

barbara
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Re: Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Messaggio da barbara » giovedì 12 maggio 2011, 2:24

Impegnativa questa discussione. Mi è toccato studiare, cavolo!
Sul fenomeno del matriarcato e della matrilinearità (che sono cose ben diverse) le teorie degli storici, degli antropologi , dei filosofi non sono concordi.
Allora provo a dire quelle in controtendenza rispetto alle teorie già presentate finora.
Sono soprattutto alcune studiose che hanno messo in dubbio il fatto che in queste culture antiche, a cui Cagliostro e Nemesis hanno fatto riferimento , vi fosse un reale potere delle donne.
Secondo Ida Magli per esempio questo potere era per lo più simbolico e non economico-sociale. Viene visto più come un mito creato dall'uomo e attribuito alla donna. Secondo Simon de Beauvoir le donne da sempre, e dunque anche in queste epoche , hanno subito una condizione di sostanziale inferiorità , che successivamente può essersi codificata in modo più palese e formale, ma non c'è mai stata parità, né supremazia della donna.
Quanto all'ipotesi che Cagliostro avanza sulle cause del potere maschile sarebbe da approfondire come teoria. Davvero le donne sono poco solidali? E se sì , lo sono in quanto donne o in quanto categoria oppressa?
La storia ci insegna che non è automatico che un popolo o una classe sociale subordinata faccia fronte comune verso chi comanda. Spesso anzi la lotta per la sopravvivenza porta gli oppressi a scontrarsi gli uni con gli altri, a ricercare la propria sicurezza anche a danno degli altri.
Viceversa è facile che si coalizzino coloro che sono al potere per non perdere i loro benefici.
La teoria della De Beauvoir (che Cagliostro so già che chiamerà obsoleta... :mrgreen: ) è che a limitare la donna sia sempre stata la maternità, specialmente prima dell'avvento della contraccezione. Dalla pubertà fino alla menopausa una donna era spesso soggetta a una gravidanza dietro l'altra, se non perdeva la vita mentre partoriva uno dei suoi numerosi figli.
Girovagando per il web ho trovato una ricerca sulle famiglie povere del napoletano, famiglie numerose che hanno come riferimento una donna sola . La ricercatrice parla di solidarietà obbligata nei confronti dei parenti fragili ; un dovere al quale le donne della famiglia allargata pagano un tributo enorme in termini di mancanza di libertà. Ecco che allora bisogna anche intendersi su quale sia la solidarietà che aiuta la donna ad affrancarsi da un destino preordinato dall'uomo e quale sia invece una solidarietà che la vincola al ruolo di chi si prende cura, prima dei fratelli, poi di figli, poi dei genitori, ecc rimandando a data a destinarsi la propria autorealizzazione.
Siamo di fronte comunque a un dibattito che tuttora aperto, il che lo rende ancora più interessante.

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Re: Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Messaggio da Cagliostro » giovedì 12 maggio 2011, 11:05

Hai ragione Barbara, la teoria della Beauvoir non è solo obsoleta ma anche contraddittoria.
L’autrice sostiene che la donna è stata relegata a un ruolo inferiore a causa della sua capacità di generare figli che la costringe a restare sottomessa al marito e alla famiglia.
Secondo me la maternità non è una limitazione per la donna, ma una scelta che non le vieta di realizzarsi anche in altri campi. Sono le strutture statali a non aiutare le donne: pochi asili, niente lavoro part time…
Ma ritorniamo a noi: il potere delle donne c’è, non è manifesto come quello dell’uomo ma molto più sottile. Quando vogliono, le donne riescono ad arrivare ovunque.
Rita Levi Montalcini non sarebbe stata Rita Levi Montalcini se non avesse voluto fortemente realizzare il suo sogno.
Le donne sono molto più ostinate degli uomini e lo dimostrano anni di lotte che hanno prodotto risultati molto importanti per la società che purtroppo stanno andando perdendosi.
In questi anni le donna hanno subito un’involuzione assumendo i lati negativi dell’uomo, che le porta a farsi la guerra fra loro. Le donne litigano per lo stesso uomo, si comportano da uomini, hanno perso il lato dolce e femminile che le caratterizzava.
Se una donna arriva a un posto di potere le altre donne non pensano che ci è arrivata per merito, ma sicuramente perché ha elargito i suoi favori a qualcuno. Alle donne manca il cameratismo che rende uniti gli uomini. Le donne corrono da sole, gli uomini lo fanno insieme.
Il potere maschile esiste perché la maggior parte delle donne non è capace di affermarsi e di contrastare questo potere, vuoi per mancanza di cultura, vuoi per paura, vuoi perché non gliene frega niente, vuoi perché hanno ancora la vecchia concezione che è l’uomo che deve portare i soldi a casa, vuoi per comodo.
Oppure vuoi perché, a contrario degli uomini, le donne hanno paura a restare sole, hanno paura del tempo che passa, non hanno più la capacità di rimettersi in gioco.
Ma dire che le donne nella Storia non hanno avuto potere è un’affermazione sbagliata, oltre agli esempi storici che sono stato citati nei post precedenti ti cito anche questi ultimi: Maria Montessori, Armida Barelli, Angela Merlin, Teresa Noce, la Regina Elisabetta II, la Regina Vittoria, Madre Teresa di Calcutta, Lady Diana, Golda Meir, Indira Gandhi e tante altre donne in gamba che hanno saputo affermarsi e rendersi importanti con le loro azioni e il loro essere donne.
Un altro esempio storico sono state le Amazzoni del Dahomey che svolgevano incarichi politici e militari, ma la cui esistenza fu cancellata dalla conquista francese avvenuta nel 1882.
Ritornando a tempi più recenti, donne di potere non solo simbolico le troviamo in tutto il mondo: Cristina Fernández de Kirchner, Presidente dell'Argentina, Dalia Grybauskaite, Presidente della Lituania, Ellen Johnson Sirleaf, Presidente della Liberia, Iveta Radicova, Primo ministro della Slovacchia, Jadranka Kosor, Primo ministro della Croazia, Johanna Sigurdardottir, Primo ministro dell'Islanda, Julia Gillard, Primo ministro dell'Australia, Laura Chinchilla, Presidente del Costa Rica, Mary McAleese, Presidente dell'Irlanda, Pratibha Patil, presidentessa dell'India, Roza Otunbayeva, Presidente del Kyrgyzstan, Sheikh Hasina, Primo ministro del Bangladesh, Tarja Halonen, Presidente della Finlandia, Kamla Persad-Bissessar, Primo ministro di Trinidad e Tobago, Angela Merkel, Cancelliere della Germania, Rigoberta Menchù, pacifista guatelmateca e Premio Nobel per la Pace.
Persino dietro a Barak Obama ci sono donne che hanno molto più potere di lui che si muovono nell’ombra: Michelle Obama, First Lady e testa pensante, Hillary Clinton Segretario di Stato, Susan Rice la prima afro-americana a sedere nel posto di ambasciatrice all’ONU, Desirée Rodger Capo del Protocollo, Valerie Jarrett Consigliere, Kathlee Sebelius Ministro della Salute dell’amministrazione, Janet Napolitano Segretario della Sicurezza Interna (per chi non lo sapesse è la nipote del nostro Presidente Giorgio Napolitano), Lisa Jackson Amministratrice dell’EPA, Christina Romer Capo del consiglio economico, Sonia Sotomayor la prima latino-americana a diventare Giudice della Corte Suprema negli Stati Uniti, Nancy Pelosi Speaker al Parlamento americano (è l’equivalente in Italia del Presidente della Camera), Olympia Snowe Senatrice del Maine, Samantha Power Portavoce della Casa Bianca e Margaret Woodward Generale Capo dell’Aviazione Americana che dirige la guerra in Libia.
Tutte donne che non hanno rinunciato alla loro femminilità, al loro essere donna, al loro essere madri e che sono riuscite ad affermarsi con successo nella società.
Solo in Italia questo non avviene, ma finchè l’unico tipo di donna che viene preso in considerazione è la soubrette, la velina, la modella, l’attrice ci sarà ben poco da fare. Donne svegliatevi, la vita è vostra.
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Re: Il Matriarcato e le donne gay nella storia

Messaggio da barbara » giovedì 12 maggio 2011, 18:17

Su questo concetto del potere "dietro le quinte" mi astengo, perché non è un discorso che mi convince, ma giustamente ognuno ha le sue opinioni.
Raccolgo la tua sollecitazione rispetto all'immagine che viene offerta delle donne nella nostra società, ma in particolare in Italia, visto che non c'è in Europa altro paese dove il corpo delle donne sia tanto umiliato in televisione.
Linko l'interessante documentario "Il corpo delle donne", che è già stato visto da 4 milioni di persone da quando è stato pubblicato sul web.

http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89

Ciò che accade ogni giorno è preoccupante e triste per le nuove generazioni.
A proposito di maternità, devo dire che un tempo avevo immaginato una società molto diversa per mia figlia. :(

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