Sono andato per la prima volta all'arcigay

Che cosa significa essere gay
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barbara
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da barbara » martedì 6 dicembre 2011, 8:56

Per un'associazione qualsiasi è fondamentale essere rappresentativa della popolazione che pretende di rappresentare, altrimenti nasce una frattura con la base . Oppure si verificano delle scissioni. Le associazioni LGBT sono molte , non a caso. Mi è stato detto che nella commissione che a Milano è stata creata dalla nuova Giunta ve ne sono addirittura 19 .
Questa varietà potrebbe essere un bene, a patto però che esse siano d'accordo nella difesa dei diritti . Altrimenti capita come nel sindacato, dove ci si divide e ci rimettono solo i lavoratori.
Con tutti i limiti di queste realtà, credo che se esse non esistessero per nulla, sarebbe peggio.Ne conosco abbastanza bene una della mia zona, nata da poco, e che si occupa delle discriminazioni in generale e in particolare quelle contro le persone LGBT. Ha ottenuto molto dall'amministrazione di destra della cittadina in cui si trova e posso dire che è un ambiente di persone normali e serie ; ciò non toglie che certa gente continui a guardare queste persone come se fossero il diavolo in terra. Il suo presidente è stato oggetto di aggressioni e intimidazioni specie all'inizio.
Il fatto è che gli eterosessuali non vogliono essere obbligati a ricordare che le persone LGBT esistono .Anzi, per un eterosessuale il vero scandalo è vedere un omosessuale dall'aspetto abituale , per nulla volgare e magari romantico. Questo perchè gli eterosessuali VOGLIONO pensare che il gay è un eccentrico pervertito . Questo li rassicura molto , così possono continuare a credere che il loro figlio, studente modello , che si veste da maschio ed è un tantino bacchettone tanto che non ha mai avuto una ragazza , non può essere omosessuale .
I gay pride fanno meno paura di un film come Brokeback Mountain o di una mostra sui baci omosessuali di coppie "normalissime" , tanto che in una cittadina del nord è stato impedito che la mostra venisse esposta.
Sul fatto poi di trovare delle amicizie in quegli ambienti, che è forse l'aspettativa che aveva Gio92 , concordo con Br Ba Bo Ba. Prendiamo il sindacato : è ovvio che dei lavoratori che si uniscono solo in quanto dipendenti da un'azienda sono persone completamente diverse fra loro . Può nascere un'amicizia fra qualcuno , ma con altri non ci sarà proprio affinità, perchè sono nate con una finalità diversa, che è quella della difesa dei diritti.
Spero che le associazioni di questo tipo diventino più forti, meglio organizzate, più efficaci , più democratiche al proprio interno. Non sono affatto d'accordo che si debba escludere chi è "eccentrico" o chi ha una morale diversa dalla mia. L'essere eccentrico ad esempio potrebbe darmi fastidio perchè non conosco quella persona. Poi , conoscendola, potrebbe darsi che la cosa passi in secondo piano. Potrebbe anche essere un mio limite . Quando ho conosciuto una transessuale che stava affrontando la transizione all'inizio mi son sentita in imabarazzo. Dopo che ci ho parlato e ho scoperto che è una bella persona , è cambiato tutto. Grazie al quel disagio ho capito che la transfobia era anche dentro di me e ora lo so.

Machilosa
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Machilosa » martedì 6 dicembre 2011, 11:05

Inizio col rispondere a te, Giò.
Non farti scoraggiare; c’è chi te l’ha già detto e chi invece ha esagerato nel dipingerti le associazioni a tinte fosche, perciò lo ripeto. Premetto che sono stato solo ad un incontro, che ho dato un occhiata al (segretissimo) gruppo su FB e scambiato un paio di mail con qualche ragazzo conosciuto e stop, perciò la mia conoscenza dell’Arcigay è estremamente limitata. Però, come ho già scritto nel mio commento, ho visto un gruppo davvero eterogeneo e molto aperto alle opinioni di tutti.
In risposta a quanto scrive Project (le associazioni “sono comunque composte da gay dichiarati e la mentalità di un gay dichiarato che frequenta un’associazione gay è lontanissima da quella di un gay non dichiarato.”), ti dico che, da quanto ho capito, almeno la metà dei partecipanti non era dichiarata; inoltre, tutti hanno esposto la propria idea, ma nessuno ha alzato i toni; le distinzioni non erano così nette tra “effeminati” e “insospettabili”; il gioco del “sono o non sono d’accordo”, descritto nel mio post, in cui ciascuno doveva spostarsi verso un lato o l’altro della stanza a seconda dell’opinione, mostrava fisicamente come, in realtà, i due gruppi si amalgamassero; in realtà li chiamo “due gruppi” solo a fronte di quanto detto in questa discussione, ma là erano un gruppo; prima che iniziasse la riunione, i gruppetti di chi si conosceva meglio parlavano tra loro, qualcuno coi toni goliardici che hanno terrorizzato Giò, qualcuno in modo più pacato, ma all’interno di ciascun gruppetto c’erano tanti “effeminati”, quanti “sospettabili”. Dichiarati e non dichiarati saranno pure due mondi a parte, ma tutti, almeno per un breve periodo della propria vita, sono stati non dichiarati –e dovrebbero ricordarsi cosa significa!
Come ha detto Boy-com, la questione effeminato-maschile è una gran tristezza, perché non fa che metterci gli uni contro gli altri; le tue parole, Giò, sono in effetti molto forti, ma capisco che provengano dalla delusione subita.
Credo che il problema dell’associazionismo no profit, di qualsiasi tipo (ho più esperienza con Proloco di paese e croci rosse), derivi dal fatto che la selezione del personale derivi più dalla voglia che ci mette ciascuno, che non dal suo livello di “rappresentanza della categoria”; insomma, chi ha più tempo da dedicarci non sempre è la persona migliore.
Prima d’ora non ho mai avuto molto a che fare col mondo gay, perciò mi sono comodamente adagiato nell’opinione altrui che le checche siano un’esacerbazione volontaria dell’essere gay, legata a problemi psicologici e sociali, in modo da potermi guardare allo specchio dicendo: “Bè, non sei come loro, tu sei migliore, non ti vergognare d’essere gay perché sei dalla parte giusta”; come sempre, suddividere i gruppi in sottogruppi, diventa utile per scaricare le proprie frustrazioni sugli altri e consentirci di migliorare la nostra autostima –un po’ per lo stesso motivo per cui gli etero possono sempre sentirsi in vantaggio odiando i gay.
E’ comodo, però dubito che corrisponda all’atteggiamento più giusto.
E’ forse possibile che ad una certa gestualità corrisponda una inclinazione caratteriale, ma non lo darei per scontato; conosco ragazze piuttosto oche che mi stanno decisamente sul gargarozzo e altre che, pur avendo i modi un po’ affettati e risultando, a pelle, antipatiche a molti, sono bravissime persone ed ho visto checche che, nel momento in cui hanno preso parola, hanno fatto discorsi molto articolati ed estremamente equilibrati; con loro, penso, potrei stringere amicizia.
Boy-com, correggimi se sbaglio, ma da quanto ho capito, tu rientri nella categoria (antipatica dicitura, perdonami) "effeminati"; però, sempre che abbia capito bene, non sei parte attiva di un gruppo esclusivamente composto da gay, per cui non possiamo dire che la tua effeminatezza derivi dall'autoghettizzazione o simili, ma semplicemente da una tua inclinazione naturale. Se non ti spiace, ti uso come dimostrazione per dire che anche un gay effeminato può essere serio e aggiungo che, se ti conoscessi, mi farebbe piacere essere tuo amico, così come mi farebbe piacere esserlo dei ragazzi sopracitati.
Barbara, credo che tu sia in baricentro del forum; da buona super partes, mi sembra che tu riesca a mantenere la mente più fredda di noi per poter giudicare; è incredibile quanto tu, pur commettendo, a volte, qualche scivolone, riesca a capirci così a fondo senza avere un’esperienza diretta di tutto ciò che passiamo. Non c’entra molto con la discussione, ma lasciami esprimere la mia più sincera ammirazione nei tuoi confronti.

Per spronarti ancora un po', Giò, decisamente non ho avuto l'impressione che il gruppo fosse una comune. Ci sarà sicuramente anche là in mezzo qualche "t(r)ombeur d'hommes", però non penso che lo scopo unico sia procacciarsi un buco.

P.s. non so se qualcuno ti ha già risposto (ho letto tutto, ma ad un certo punto ho iniziato a saltare qualche riga, lo ammetto), ma l’accanimento contro i volantini era dovuto al fatto che chiedere ad un nuovo arrivato visibilmente intimorito di andare in giro da solo a fare dell’attivismo è effettivamente da psicopatici, o quantomeno da insensibili.

Alyosha
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Alyosha » martedì 6 dicembre 2011, 12:52

Prima d’ora non ho mai avuto molto a che fare col mondo gay, perciò mi sono comodamente adagiato nell’opinione altrui che le checche siano un’esacerbazione volontaria dell’essere gay, legata a problemi psicologici e sociali, in modo da potermi guardare allo specchio dicendo: “Bè, non sei come loro, tu sei migliore, non ti vergognare d’essere gay perché sei dalla parte giusta”; come sempre, suddividere i gruppi in sottogruppi, diventa utile per scaricare le proprie frustrazioni sugli altri e consentirci di migliorare la nostra autostima –un po’ per lo stesso motivo per cui gli etero possono sempre sentirsi in vantaggio odiando i gay.
Credo non si potesse sintetizzare meglio il pericolo che vedo. Non reputo possibile giudicare una persona da come si comporta esternamente, sopratutto se sosteniamo che certi comportamenti sono indotti. Perché la prima domanda che si pone è da chi? E come succede in questo genere di domande poi va a finire che uno se la deve prendere ANCHE con se stesso e che se certe cose accadono un pò è colpa di tutti, ma questo significherebbe mettersi realmente in gioco.
Quanto a me Machilosa non so quanto sia effemminato, mi sono interrogato a lungo però e per tutti questi anni è stato davvero un incubo. L'incubo di sembrare gay pensa un pò. Il vero problema è che la gente non ti dice "sembri gay", semplicemente un pò si schifa di te, ti emargina (sopratutto il gruppeto dei maschioni di sto cà...) e ci metti anche un pò a capire che il problema è quello. Ovviamente era molto più un problema adolescenziale, con l'università ho scelto contesti più "strani", dove potessi condividere la mia "stranezza". Ora non mi si riconosce neanche più, sono alla mano ho la battuta pronta. Prima avevo un amichetto del cuore privilegiato e poi tendenzialmente stavo con le mie compagne (penso che la mia "effemminatezza" venisse da lì nel mio caso e non lo facevo certo apposta, anzi se me lo chiedi non sono mai riuscito a capire esattamente cosa facessi). Semplicemente trovavo discutere con loro qualcosa di infinitamente più gratificante. Sarà che le oche danno fastidio, ma i ragazzetti che sanno parlare solo di calcio donne e motori non è che sia tanto più graziosi.
Adesso è tutto diverso proprio. Fino a una settimana fa mi è stato esplicitamente detto da una mia collega che di me si pensa sia gay. Sapessi quanto ci stavo male prima... Adesso invece ho risposto "riesce a non fregarmene nulla". Bada bene che all'università non ocheggio affatto (cioè io non ocheggio e basta), ma basta veramente poco per passare per il gay di turno. Un etero non odia tanto l'omosessualità (tant'è che in condizioni di astinenza se è il caso la pratica pure!), odia "l'effemminatezza", che qualcuno tra i gay qua dentro converte in "miseria interiore" (grazie davvero neanche quando siamo passati dalla lira all'euro il cambio c'è convenuto così tanto). Comunque no non faccio parte di nessun gruppo di gay.

Dire che non tutti i gay sono effemminati e che questo è uno stupido pregiudizio è un conto, dire che i gay effemminati non esistono è negare l'evidenza, dire che l'effemminatezza non esiste è negare la ragione.
Anch'io penso che certi comportamenti non centrino con il maschio e con la femmina in sé. Ma abbiamo un eredità culturale che tira indietro nei secoli e ci ha consegnato un idea di "maschile" e "femminile" che vuoi o non vuoi resta, anche quando ne prendi le distanze. Tutti i concetti trovano realtà nel giudizio e quando giudichi qualcosa in un modo, quel qualcosa diviene reale. L'effemminatezza diventa reale nel giudizio come tutte le altre cose del resto e lì esiste e come, li acquista una sua forza, una sua capacità di generare effetti. Gli effetti di concetti come "effemminato" li vediamo tutti credo, già la parole nasce per offendere e ti dice che si tratta di una brutta imitazione della femmina.
Laddove tuttavia sono fermamente convinto che anche il male diventi reale solo nel giudizio di chi lo esprime, sono costretto a concludere che l'effemminatezza sia SOLTANTO negli occhi di chi la giudica tale e che riveli in ultimo soltanto la stupidità, la miseria interiore e la degradazione umana di chi si lascia limitare dal suo stesso giudizio.
Cominci a fare schifo ai tuoi stessi genitori sin da bambino e quegli occhi disgustati da dosso non te li togli più! Ma cosa vuol dire questo un gay lo sa già e che poi se ne dimentica quando parla d'altri e d'altro ancora.

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Telemaco
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Telemaco » martedì 6 dicembre 2011, 20:45

Hurdler ha scritto:Per Telemaco
Se ho ben capito il tuo discorso dissento profondamente; mi sembra che tu abbia una sorta di subalternità psicologica rispetto a una massa eterosessuale che prendi come parametro assoluto; se un eterosessuale vede me e un altro come appartenenti alla stessa categoria "omosessuale" il problema è suo, della sua stupidità.
Tu sei oggettivamente omosessuale: perchè non ti si potrebbe far rientrare nella categoria "esseri umani che si innamorano di persone del proprio sesso"?
In un diagramma di Eulero-Venn tu (e io) saremmo inseriti nell'insieme dei ragazzi che si innamorano di altri ragazzi. Chi potrebbe negarlo? Che problema c'è?
Lo vedi che allora sei tu (come molti altri) che tradisci la tua convinzione che "essere omosessuale" = "avere una particolare identità sociale, psicologica, relazionale con specifici connotati di un certo tipo ecc" quando non è affatto vero? Essere omosessuale non significa veramente null'altro che provare attrazione affettiva e fisica per persone del proprio sesso.
Hurdler ha scritto:Il fatto che noi a differenza dei gay "militanti" non siamo visibili è solo una nostra precisissima e circostanziatissima scelta, non ci nascondiamo dietro un dito, non lo facciamo perché siamo tanto, tanto riservati
Come fa notare barbara, la normalità è facile da NON essere notata.
La pressocchè totale indistinguibilità della maggiorparte dei ragazzi gay dalla massa non è conformazione; è un dato di fatto!
Di fronte al dato di fatto che i gay non-manifesti (=che non corrispondono a ciò che la gente crede sia gay) non siano in alcun modo differenziabili dal resto della popolazione umana, è presunzione generale comune che tali persone siano etero.
Cosa c'entra l'omologazione? Mi sa che non hai capito niente. E' una semplice constatazione che nella stragrande maggioranza dei contesti sociali la gente non parla di sesso e relazioni. insomma tu mi dici che è cattiva l'omologazione, però poi a quanto pare ne esigi un'altra, di omologazione, basta che abbia il contenuto che desideri tu. Bene allora vai in giro a convincere la gente.
Hurdler ha scritto:L'omologazione é espressione della debolezza umana, un omosessuale o un eterosessuale che si adeguano a un gregge dimostrano debolezza interiore, stupidità.
Ok, verissimo, ergo? Criticala quanto vuoi l'omologazione, essa esiste comunque e dilaga tranquilla. Sia chiaro, lungi da me difendere ogni forma di omologazione ACRITICA.
Hurdler ha scritto:Non incolpiamo sempre gli altri, l'ambiente di ogni nostra debolezza, incapacità,mancanza prendiamoci le nostre responsabilità e non facciamo sconti neanche agli altri.
Io non incolpo, io descrivo.
Su, a 'sto punto sii un po' più esplicito 8-) ...
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

Hurdler

Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Hurdler » mercoledì 7 dicembre 2011, 4:52

Per Telemaco
Una massa ottusa mette me e persone con cui non ho nulla a che spartire nella stessa, identica categoria, se permetti il problema c'è ed è enorme, gigantesco, mi meraviglio che tu non lo veda. Durante il nazismo ci furono persone che essendo graniticamente atee o cristiane furono deportate nei campi di sterminio e uccise semplicemente perché discendevano da una famiglia ebraica, ti sembra un problema sufficiente ? Aggiungo che a portare al potere il nazismo fu proprio quella massa ottusa di cui parliamo. L'ottusità della massa è un problema gigantesco e, purtroppo, irrisolvibile; questo però non vuol dire certo che da tale massa ci si debba far condizionare e meno che mai che non ci si debba difendere da essa. Io, mi sembra si capisca chiaramente dai miei post precedenti, mi sento profondamente estraneo al mondo dei gay "militanti" però riconosco loro un grande, grandissimo merito, quello di non fare finta di nulla, di non vivere come se vivessimo nel paese dei balocchi, di non nascondere la testa sotto la sabbia perché così conviene, di non essere chiusi nella propria personalissima esistenza, noi, purtroppo, finiamo per fare così, è una nostra grave colpa, dovremmo riconoscerlo tutti, secondo me, così come altri dovrebbero riconoscere le loro di colpe perché anche i gay "militanti" hanno, sempre secondo me, delle gravi colpe e le dovrebbero riconoscere; se noi riconoscessimo le nostre colpe, se i "militanti" riconoscessero le loro saremmo automaticamente già molto, molto più vicini. Io come omosessuale ho dovuto affrontare dei sensi di colpa mostruosi ma ho capito ragionando che erano sbagliatissimi, esistono però anche dei sensi di colpa giustissimi che, al contrario, è sbagliato non avere.
Noi siamo visivamente indistinguibili ma se è per questo sono tante le cose visivamente indistinguibili, tu capisci solo guardandola se una persona è sensibile o no ? Se è capace d'amare o no ? Se è intelligente o no ? Ecc..ecc..Quello che volevo sottolineare è che un eterosessuale, anche riservatissimo, non nasconde la sua natura sessuale/affettiva, noi invece tendiamo a farlo. La "presunzione generale comune" è una stronzata, se una massa di stupidi pensa delle stupidaggini non posso certo andare dietro a loro. Per quanto riguarda il parlare di sesso e relazioni non so sinceramente dove tu abbia vissuto e viva, a scuola, all'università, negli ambienti di lavoro che ho frequentato erano argomenti di grande successo.
Non capisco quale omologazione, secondo te, io vorrei, dove ho scritto una cosa simile.
Un piccolo appunto, permettimi, non è carino dire al tuo interlocutore: "non hai capito niente", se non capisco niente vuol dire che, secondo te, io sono uno stupido, tu stai a dialogare con gli stupidi ?
Se ho ben capito il tuo discorso mi sembrava che tu parlassi di un ragazzo che assume determinati stereotipi gay, ergo niente, era una costatazione, mi era sembrato che tu lo giustificassi (altro che incolpare), avevo capito male ? Io non lo giustifico.

br_ba_bo_ba
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da br_ba_bo_ba » mercoledì 7 dicembre 2011, 8:52

Credo sia il caso di mantenere un contegno: il tono di Telemaco in quel "non hai capito niente" l'ho già sentito tante altre volte, Hurdler; posso metterci la mano sul fuoco, non era offensivo o (soprattutto) generico. Qui nessuno ha detto che non capisci niente di niente, immagino che Telemaco intendesse "non hai capito il discorso"... Di seguito mi spiego più in dettaglio:
Hurdler ha scritto:L'omologazione é espressione della debolezza umana, un omosessuale o un eterosessuale che si adeguano a un gregge dimostrano debolezza interiore, stupidità.
Telemaco ha scritto:Tu sei oggettivamente omosessuale: perchè non ti si potrebbe far rientrare nella categoria "esseri umani che si innamorano di persone del proprio sesso"?
[...]
Come fa notare barbara, la normalità è facile da NON essere notata.
La pressocchè totale indistinguibilità della maggiorparte dei ragazzi gay dalla massa non è conformazione; è un dato di fatto!
Di fronte al dato di fatto che i gay non-manifesti non siano in alcun modo differenziabili dal resto della popolazione umana, è presunzione generale comune che tali persone siano etero.
Cosa c'entra l'omologazione? Mi sa che non hai capito niente. E' una semplice constatazione che nella stragrande maggioranza dei contesti sociali la gente non parla di sesso e relazioni.
[...]
Ok, verissimo, ergo? Criticala quanto vuoi l'omologazione, essa esiste comunque e dilaga tranquilla. Sia chiaro, lungi da me difendere ogni forma di omologazione ACRITICA.
Credo che, complice la psicologia dei tempi moderni, ci sia un poco di confusione sulla parola "omologazione". Il termine, di per sé generico, assume connotazione sostanzialmente negativa quando si riferisce al significato di "categorizzazione parametrica", dunque di suddivisione in base a un dato presupposto.
In realtà omologare può essere inteso non solo come conformare, ma pure come integrare, rendere omogeneo. Questa nuova chiave di lettura ci offre uno spunto più fresco del precedente, che personalmente trovo soffocante.
- Hurdler intende una omologazione negativa, ovvero un reale annullamento delle differenze per giungere a un insieme coeso, privando i singoli membri della rispettiva individualità.
- Dal canto suo, Telemaco descrive l'omologazione come classificazione oggettiva, ignorando (deliberatamente) il fatto che Hurdler si riferisse non ad un esame di realtà, quanto piuttosto all'esacerbazione di un sentimento, uno stato interiore che lo portava ad essere tanto critico nei confronti di chi, a suo avviso, si "omologa".

Temo quindi che l'equivoco sia dato dai differenti significati che attribuite a una parola che, in certi contesti, sarebbe bene evitare di inserire, proprio per non arrivare a discutere a causa del suo significato ambiguo.
Hurdler ha scritto:L'ottusità della massa è un problema gigantesco e, purtroppo, irrisolvibile; questo però non vuol dire certo che da tale massa ci si debba far condizionare e meno che mai che non ci si debba difendere da essa. Io, mi sembra si capisca chiaramente dai miei post precedenti, mi sento profondamente estraneo al mondo dei gay "militanti" però riconosco loro un grande, grandissimo merito, quello di non fare finta di nulla, di non vivere come se vivessimo nel paese dei balocchi, di non nascondere la testa sotto la sabbia perché così conviene, di non essere chiusi nella propria personalissima esistenza, noi, purtroppo, finiamo per fare così, è una nostra grave colpa, dovremmo riconoscerlo tutti, secondo me, così come altri dovrebbero riconoscere le loro di colpe perché anche i gay "militanti" hanno, sempre secondo me, delle gravi colpe e le dovrebbero riconoscere; se noi riconoscessimo le nostre colpe, se i "militanti" riconoscessero le loro saremmo automaticamente già molto, molto più vicini.
Che fiume di parole!
Da quello che scrivi leggo certo una grande passione, e tanta, tanta rabbia contro l'ignavia delle persone, il loro immobilismo, la loro ottusità, come tu l'hai descritta.
Certo, la mentalità comune è troppo imponente perché un singolo possa cambiarla. Trovo però che, nonostante i tuoi tentativi di esaltare i meriti di questi gay militanti, il tuo desiderio di mitigare le affermazioni precedenti sfumi nel nulla, soffocato dal sentimento che realmente provi per loro.
Vorrei avere la certezza, prima di continuare, del fatto che per "militanti gay" tu intenda quelle persone ridicole che gettano fango sulla categoria. Me lo confermi?
Perché in tal caso, i sedicenti "militanti gay" non hanno meriti ma solo colpe. Non si può chiedere serietà e poi fare i pagliacci (nel senso cattivo del termine, chiaro, perché saper far ridere è una cosa buona, una cosa che comunque queste persone ignorano: io li vedo e non rido. Piango)!
Altro conto sono le persone seriamente impegnate nella difesa dei diritti. Ne esistono, si vedono difficilmente in televisione (piattaforma, non dimentichiamolo mai, nata con lo spettacolo) e sono come tutti noi, non sembrano Arlecchino o Pulcinella e tantomeno delle "checche pazze". Sono solo loro che hanno davvero possibilità di cambiare le cose, con serietà, dignità e impegno.
Il "nemico" è fatto di serietà, dignità e impegno (dichiarati, se non altro). Penso non ci sia altro modo per "sconfiggerlo" se non rivoltandogli contro le armi che esso stesso usa ogni giorno contro di noi: fateci caso, la gente non si aspetta mai di vedere un gay comportarsi come una persona normale. Quando ne vede uno, qualcosa scatta nella sua testa: seppur lentamente, inizia a capire.
E' quindi necessario, per riallacciarmi al discorso iniziale, optare per un'omologazione in senso positivo, vale a dire di miglioramento. Non omologare negativamente, né in senso oggettivo, ma rendere i gruppi umani simili nel pensare a cosa finalmente è morale, serio, decente o dignitoso.

Spero di non avervi annoiati con il mio discorso chilometrico, ma ci tenevo davvero tanto a puntualizzare queste importanti necessità.
"Rose tints my world,
Keeps me safe from my trouble and pain!"

Nicomaco
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Nicomaco » mercoledì 7 dicembre 2011, 11:45

Ho seguito il confronto “un po’ colorito” (non c’è alcuna intonazione negativa nell’espressione che ho usato, sia chiaro) tra Hurdler e Telemaco (però a Telemaco chiedo: perché non smussi certe spigolosità di linguaggio che potrebbero non essere comprese soprattutto da chi è nuovo e forse non conosce la grande serietà con cui ti rapporti qui nel forum? ;) ).

E debbo dire che alcune idee di fondo, che mi pare emergano dai discorsi fatti, sono condivisibili (almeno per me). Potranno sembrare banali, ma in realtà non lo sono.

Ad esempio è importante essere nella vita sempre se stessi, essere autentici, evitando di assumere atteggiamenti di un certo tipo, magari stereotipai e magari ostentati, solo perché qualcun altro li assume. Il conformismo, anche nei gruppi di minoranza, non mi è mai piaciuto. Come è altrettanto importante pensare con la propria testa: anzi di una certa tendenza a mettere in discussione certi modi diffusi di pensare (pregiudizi inclusi) ne ho sempre fatto una punta d’orgoglio e debbo dire mi ha aiutato anche nella cosiddetta fase dell’accettazione. Senza però dimenticare che la testa non è comunque un vaso vuoto che riempiamo con quello che vogliamo (prendendolo da dove poi?), ma funziona grazie ad educazione e cultura che non abbiamo creato solo noi, ma che ci è stata trasmessa da altri.

Poi ci sono probabilmente molti modi legittimi di vivere il proprio orientamento sessuale. E qui concordo con Hurdler, nel senso che mi sento di sottoscrivere quello che ha detto in qualche post precedente.

Anch’io, non dichiarato, sono e mi sento maschio (credo o spero non effeminato …) che ha avuto l’occasione di innamorarsi di un altro maschio non effeminato. E ho capito che questo è un modo autentico e bello di vivere la mia omosessualità anche se, quando ero molto giovane, i pregiudizi verso noi omosessuali mi avevano portato per qualche tempo a credere che forse io ero qualcos’altro (quando ero all’università mi capitò ad esempio più di qualche volta di sentire da parte di compagni di studio eterosessuali discorsi sulla presunta tendenza delle coppie omosessuali a suddividersi in gay maschio=attivo e gay effeminato=passivo: ecco io questa classificazione la avvertivo “stretta”, ma mi ci è voluto del tempo per capirlo da solo, grazie ad un notevole sforzo immaginativo, aiutato dalla letteratura e dalla cinematografia, in tempi in cui l’informazione on-line non era ancora realtà).

D’altra parte, occorre ammettere serenamente che ci sono gradazioni diverse nel modo di relazionarsi, ad esempio per quanto riguarda la postura, l’affettuosità e la gentilezza, che possono essere più vicine a comportamenti che la società ritiene femminili. Non ci vedo nulla di male, né di discutibile, se sono autentici e dignitosi come qualunque altro atteggiamento (e qui concordo con br_ba_bo_ba). Mi danno fastidio se sono leziosi e ostentati (anche negli etero e anche nelle donne etero tra l’altro), perché avverto una certa nota di “falsità”, scusate il termine un po’ forte, che mi fa dire che la persona davanti a me forse non è proprio quello che appare.

Infine circa la constatazione per cui dei nostri sentimenti e delle nostre pratiche sessuali è difficile per non dire impossibile parlare ad altri, mi pare evidente che questo costituisce un elemento di forte penalizzazione per una persona omosessuale. I cui effetti negativi sul benessere psichico gli amici eterosessuali non riescono neanche a immaginare lontanamente.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

Alyosha
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Alyosha » mercoledì 7 dicembre 2011, 12:34

Io in 29 anni ho avuto i disagi che ho raccontato non perché fossi gay, ma perché ero effeminato. Nella fattispecie etero effeminato. La gente sapeva perfettamente che fossi etero visto che ero l'imperituro fidanzato e ciò nonostante provava fastidio per l'effeminatezza. Nel mio cervello allora ero etero al 100 %, e quindi è fuori discussione che assumessi certi atteggiamenti involontariamente, ma sono stato discriminato lo stesso (magari in mezzo a questi discriminatori c'era pure qualche supergay stravirile ora apprendo). E non è che io stesso prima di questo ragionamento non arricciassi il naso quando vedevo un effeminato. La quota di discriminazione verso gli omosessuali è nella stragrande misura una quota contro l'effeminatezza. Ovviamente un gay non dichiarato avrà ancora più paura sia della sua effeminatezza potenziale, che dell'effeminatezza degli altri e del proprio compagno.
Insomma questi atteggiamenti mi piacciono sempre meno, ho trovato molta più solidarietà presso gli etero sul punto, che qua dentro. Ed è proprio una gran bella rogna. L'etero va a finire che se ne frega e voi restate ancora a caccia di effeminati, lustrini e parrucche viola.

E' tutto l'impianto teorico che qui non mi va bene: un gay deve essere non dichiarato ergo non deve eccedere mai nei comportamenti, deve tra l'altro rendersi il meno visibile possibile, non avere rapporti di amicizia con i propri colleghi perché non sia mai venissero a sapere che sei gay, non avere amicizie femminili perché le ragazze si sa ci provano appena vedono un uomo troppo sensibile e in definitiva avere amicizie solo con i gay dell'isola che non c'è (perché con quelli del mondo reale è proprio impossibile)... Ah dimenticavo e se hai una storia ovviamente devi nasconderla. Questo significa non potersi presentare come coppia a nessuno e vedersi come i ladri la notte. E tutto questo per cosa? Nell'illusione che l'etero non si accorga di te? O per evitare di destar scandalo? Per non far parlare la gente, che tanto parla lo stesso? Fino all'altro ieri una mia amica ha commentato di un signore per bene a modo e come dite voi non effeminato che era gay perché nessuno l'aveva mai visto con una donna. Ai voglia stare lì ad illudersi o ti metti un rosario tra le mai e vai in giro con quello, in modo che la gente pensi che sei solo uno sfigato o la gente lo capisce e come. Ma un CHISSENEFREGA tatuato sul petto per far capire a tutti la propria posizione ideologica no?

Che ne dica qualcuno ci sono gay di cui proprio si vede. Perché la quota gay di questi famosi effeminati non può proprio nascondersi, anche se ha un comportamento del tutto contenuto (più contenuto del mio che parli con me ero etero davvero non riesco a immaginarlo). Bisogna come ha scritto qualcuno sopra "sperare di non sembrare effeminati". Voi continuate a dire che certi atteggiamenti sono forzosi, invece io sono assolutamente convinto che uno li acquisisce SPONTANEAMENTE. Poi può decidere se "controllarli", robba che appena si lascia andare un pochetto schecca che è una meraviglia o al contrario esasperarli modello gemelle kessler. Insomma mi pare tutto profondamente ingiusto e scriteriato.
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Nicomaco
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Nicomaco » mercoledì 7 dicembre 2011, 14:04

boy-com ha scritto:Che ne dica qualcuno ci sono gay di cui proprio si vede. Perché la quota gay di questi famosi effeminati non può proprio nascondersi, anche se ha un comportamento del tutto contenuto (più contenuto del mio che parli con me ero etero davvero non riesco a immaginarlo). Bisogna come ha scritto qualcuno sopra "sperare di non sembrare effeminati".
boy-com, se ti riferivi alla frase che ho scritto io (“credo o almeno spero non effeminato …”), posso dire che, dopo averla scritta e postata, e prima che tu inserissi l’ultimo intervento, mi son detto “forse quella frase verrà travisata”. Io volevo solo dire che speravo di non sbagliarmi, nel senso che non è piacevole per nessuno avere una percezione dei propri comportamenti diversa da quella reale. Tutto qui. Se poi tu mi dici che l’effeminatezza è motivo di discriminazione irrazionale sono assolutamente d’accordo con te. Come è frutto di pregiudizio una penalizzazione di tipo sociale che si fondi su questo. Tanto più che l'effeminatezza non è affatto una caratteristica esclusiva di una quota parte di maschi omosessuali. Nello stesso tempo, però, comprendo chi tenta di fuggirla, tra i maschi etero e omo. Perché evidenzia che siamo e restiamo persone fragili e sensibili ai giudizi o ai “sorrisetti” altrui (che possono talvolta ferire profondamente) e che non sempre c’è la serenità interiore per “fregarsene” del tutto. Che si debba andare nella direzione che tu indichi, è comunque del tutto condivisibile.
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Alyosha
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Alyosha » mercoledì 7 dicembre 2011, 16:15

Si Nicomaco ovviamente mi riferivo a quello che hai scritto. Ho smesso di citare perché non voglio che la discussione sembri una questione personale tra me e qualcuno. Non ce l'ho affatto conte e che sul serio date quelle premesse l'unica conclusione possibile era la tua: sperare che la gente non ci metta nel tritacarne dell'effeminatezza dove dentro ci finiscono gay, etero, donne e pare dagli ultimi casi presi in esame pure qualche primate. Purtroppo e con profondo rammarico mi accorgo che il problema è molto profondo e insidioso.
Nello stesso tempo, però, comprendo chi tenta di fuggirla, tra i maschi etero e omo. Perché evidenzia che siamo e restiamo persone fragili e sensibili ai giudizi o ai “sorrisetti” altrui (che possono talvolta ferire profondamente) e che non sempre c’è la serenità interiore per “fregarsene” del tutto.
Comprendo perfettamente pure io visto che ero tra quelli che tentava di fuggirla e ribadisco non l'omosessualità, ma l'effeminatezza. E' come dici tu i sorrisetti feriscono profondamente e anche più di profondamente e se qualcuno sceglie di estremizzare i propri atteggiamenti per provocare, per difendersi, o perché se lo sa solo lui, se sceglie questa come soluzione, posso certamente dire che non la condivido, perché nei fatti peggiora il problema, ma di qui a chiamarlo falso gay o definirlo misero interiormente di acqua ce ne corre tanta, ma proprio tanta. Chiedo solo di prendere atto del fatto che la radice della discriminazione degli etero verso i gay e dei gay verso sti benedetti effeminati è la stessa e non di stare li a ripetere come fosse un mantra che la maggioranza dei gay non è così e non è pomì. Lo ripeto stiamo parlando SOLO DI GAY EFFEMINATI, perché qualcuno poi scorrettamente parla di quelli che fanno sesso con i perfetti sconosciuti (capito associazione siccome fa l'oca è anche baldracca, come se invece di gay porci che però sembrano in tutto e per tutto maschi non ce ne fossero!). Ok la maggioranza non è così, la maggioranza si nasconde, si mimetizza e trattiene i movimenti della mano ballerina, ma se anche di minoranza si tratta va difesa (difesa da noi stessi in pratica). Invece qua addirittura qualcuno ci dice che non sono veri gay (qualche altro rincara la dose e parla di "miseria interiore", "pagliacci", "arlecchini" e "pulcinelle"). Cioè si va distribuendo un bollino di qualità e si dice tu vai bene e tu no. Proprio non ci sto, mi dispiace ma questa impostazione è semplicemente inaccettabile. Che loro non critichino la vostra scelta di mimetizzarvi, tipo "visitors" (telefilm che i più vecchi ricorderanno senz'altro), voi però non criticate loro che si espongono. Fatte da altri gay certe critiche diventano semplicemente parossistiche. Mi sono pure stancato di ripetere sempre le stesse cose, mi sento un disco incantato pure io ormai. La mia posizione penso sia chiara non saprei neanche più come chiarirla. Ognuno si tenga le sue idee.
Ultima modifica di Alyosha il mercoledì 7 dicembre 2011, 17:55, modificato 1 volta in totale.

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