Sono andato per la prima volta all'arcigay

Che cosa significa essere gay
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Gio92
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Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Gio92 » giovedì 1 dicembre 2011, 21:56

Salve a tutti,
proprio ora sono tornato da fuori, perchè sono andato all'arcigay.Ma mi ero solo illuso... mi spiego meglio.
Ieri ho deciso di andare oggi. Sono partito da casa alle 15 e 40 e ho preso la metro. Alle 17 sono arrivato. Mi sono incamminato verso l'associazione, con un'ansia tremenda perchè non c'era mai stato prima d'ora. Mentre camminavo insieme all'ansia c'era un filo di felicità e dicevo a me stesso "che bello, ora incontrerò ragazzi come me per poter parlare e condividere qualcosa di bello stasera". Credevo che stasera c'era una riunione sociale ma mi sono sbagliato perchè l'hanno annullata e non mi hanno fatto sapere nulla. Ieri ho parlato a telefono con il gestore, chiamiamolo A. Si è rivolto a me in modo molto carino e cordiale a telefono e mi ha detto che è sempre aperta, 7 giorni su 7. Quindi ieri sera dissi a me stesso "che aspetto? ci andrò domani". Ovviamente ai miei genitori ho detto che uscivo con un amico. Forse era meglio se uscivo con un amico.
Da stamattina provavo un senso di impazienza di andarci, ero pieno di curiosità verso quel mondo che stavo per esplorare, un mondo nuovo, dove prima non ci avevo mai messo piede. Oggi sono andato. In metro avevo un'ansia fortissima perchè io sono una persona ansiosa ma credo che quando si va ad esplorare un mondo sconosciuto sia normale ad avere l'ansia.
Arrivo. Quando esco dalla stazione della metro, mi siedo su una panchina e mi fumo una sigaretta. Poi terminata la sigaretta ho detto a me stesso "Gio, è ora di andare, forza".E mi sono incamminato seguendo la mappa sul foglietto che mi sono portato appresso.
Dopo aver chiesto indicazioni a vari passanti per raggiungere la via dove si trova l'associazione, finalmente ci arrivò. Nessuno era con me in quel momento. Ho fatto tutto da solo. E questa è stata la prima volta che sono andato in un posto sconosciuto da solo. E sono fiero di me stesso per questo.
Per la strada mi accendo un'altra sigaretta (la sigaretta, non so perchè, mi allevia l'ansia), e arrivo finalmente all'arcigay. Finisco la mia sigaretta ed entro.
C'era quello dietro la scrivania al computer, chiamiamolo B. Un altro ragazzo gay, chiamiamolo C. e un ragazzo etero ma che si sentiva donna, quindi una quasi transessuale, chiamiamolo D.
Io entro dicendo "buonasera".
B: "buonasera"
Io: è la prima volta che vengo quì e sono venuto per vedere un pò come funziona la sede"
Lui "certo" e mi ha spiegato qualcosa mentre si prendeva in giro con gli altri due ragazzi. Ma erano tutti e tre effemminati. Non che abbia qualcosa contro di loro, ma loro erano esageratamente effemminati e urlavano tra di loro, anche se scherzando. E specialmente B diceva tantissime parolacce, anche se scherzando, con D.
Io resto un pò allibito, ma vado avanti con la mia conversazione con B. B mi dice che oggi non c'era nessun'attività e che se volevo rendermi utile potevo distribuire i volantini. C'era anche un'altra ragazza lesbica, anche lei nuova. Lei è andata a distribuire i volantini per strada. Io all'inizio ho accettato ma a metà strada sono tornato indietro. Non ne ho distribuito nessuno. Avevo troppa paura della reazione della gente. Sono tornato indietro, B mi ha detto "hai vergogna?" e io gli ho risposto "si" lui "non fa niente, cmq se vuoi puoi parlare con noi". A parte che non mi sentivo tanto a mio agio con quei tre, ma cmq mi sono seduto e gli ho detto che non sono dichiarato e blablabla. Cmq mentre io parlavo ogni tanto loro mi rispondevano e poi tra di loro si insultavano anche se scherzosamente. All'improvviso B. mi dice "non farci caso, io sono così, sono una mignott@". Alchè la mia reazione è stata quella di ridere per non piangere. Ho riso, sicuramente era una risata finta e pensavo tra me e me "ma dove cacchio sono capitato?". Ma ho retto, ho retto in quella situazione, un pò imbarazzante forse, ma ho retto. Sono stato me stesso, cioè educato, rispettoso verso di loro. Dopo un pò arriva l'assistente donna tutta incazzata dicendo parolacce a sua madre per telefono. Io ancora più scioccato.
Ad un certo punto io chiedo a B. C. e D. "ma in questa associazione ci sono ragazzi come me? sono tutti così "allegri"?, alchè B mi risponde "perchè scusa, come siamo?che vorresti dire?" Io "Niente, ho solo domandato" e C mi risponde "si, ci sono ragazzi come te"
Ma io poco ci credo. Se quelli accolgono sono così rozzi, volgari e chi piu ne ha piu ne metta come può essere la platea di quell'associazione? Punto e peggio!!
Poi mi da una bustina con un preservativo e una caramella da mangiare (non ho capito ancora a cosa serve) con un foglietto da leggere dove ci sono le istruzioni per l'uso del preservativo e l'elenco delle malattie sessualmente trasmissibili. Uno dei tre, mi sembra C mi dice ad un tratto "ti consiglio di scopare scopare scopare..., è rilassante". Io resto ancora più scioccato e faccio un sorrisetto.
Dopo un pò arriva A., il ragazzo che gestisce tutto con cui ho parlato a telefono ieri. Un ragazzo carino, ma più cordiale rispetto a B. C. D. ed E, che è arrivato dopo,anche lui molto volgare.
A. mi porta a fare il giro della sede, molto piccola tra l'altro ma io dico "vabbè, sono le persone che contano, non il posto". Dopo questo A. mi dice che domani c'è un evento a cui se voglio posso partecipare. Io lì per lì ero indeciso e gli dico che se riuscirò a venire, verrò.
Dopo quest'ultima frase lo saluto, e saluto anke gli altri 4.
Beh.... per strada, tra i negozi addobati per Natale e la gente che camminava, il freddo, l'atmosfera natalizia , io da solo, pensavo "ma è possibile?possibile che questa è un arcigay? un associazione che dovrebbe "rappresentarci"? Ero incredulo rispetto a quello che avevo vissuto fino a 2 minuti prima. Era come se fossi uscito da un altro mondo e fossi tornato sul pianeta Terra" Ero tornato nella normalità. E forse ero felice di essere tornato nel mondo "etero". Mi fermo al bar, mi prendo un caffè e appena uscito mi fumo una sigaretta. Mentre mi fumavo la sigaretta pensavo "ma che cavolo..... e questo sarebbe il mondo gay? Io sono gay ma non sono affatto come quei tre scarsi individui con cui ho avuto a che fare fino a pochi minuti fa. E poi ci discriminano... ma non è che abbiano un filo di ragione, quelli che ci discriminano? Forse gli stereotipi sui gay e lesbiche son veri???" E mentre camminavo per strada mi sono fatto altre mille domande.
Vado alla stazione della metro, compro il biglietto e arriva la metro pochi minuti dopo, io mi siedo e dopo qualche minuto parte. Durante il viaggio io pensavo "non è possibile, non è possibile". Vicino a me si siede una coppia etero, che si scambia tenerezze e io penso in quel momento "e se fossi come loro?etero?forse sarei piu libero?forse sì. Forse non ci sarebbero tutti questi problemi. Volevo piangere in quel momento, ma non mi uscivano le lacrime. Anche se avevo una faccia molto molto triste.
Arrivo alla stazione. Mia madre mi viene a prendere ed arriviamo a casa. E mi connetto al pc per scrivere questo post.
Ragazzi, io non so cosa pensare. Ma è davvero possibile? Io che avevo una speranza... Non so cosa pensare...
Mi scuso se mi sono dilungato troppo. Aspetto vostre risposte.
Gio92
Ultima modifica di Gio92 il domenica 23 dicembre 2012, 19:34, modificato 1 volta in totale.
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barbara
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da barbara » giovedì 1 dicembre 2011, 22:16

Mah , non conosco nulla dell'arcigay , quindi facciamo finta che sitamo parlando dell'Avis o di qualsiasi altro posto. Certo il primo impatto può contare molto , motivo per cui l'accoglienza (come la chiamano) dovrebbe essere organizzata bene. Il rischio altrimenti è che le persone non tornino più . D'altro canto mi chiedo anche se ci si possa fare un'dea in base al comportamento di 3 iscritti .
Faccio un esempio: la chat di questo blog. Mi è capitato a volte di entrare in chat quando c'erano pochi utenti , due o tre se ben ricordo e nessun operatore Un pomeriggio in particolare , forse proprio per questo, si sono lasciati andare a battute oscene parecchio pesanti . Io ero lì come gp ,poi mi sono rivelata e ho fatto notare che avrei potuto essere un utente minorenne. Così mi sono chiesta: ma se fosse la prima volta che io entro qui , che idea mi farei di questo posto?
Ed è un problema che riguarda qualunque organizzazione, anche quelle dove le persone vengono pagate , figuriamoci un'associazione che è fatta di volontari e che non può guardare tanto per il sottile chi vi partecipa, perchè se fosse selettiva non avrebbe proprio nessuno che dà una mano.
Detto questo , ti auguro di trovare l'ambiente adatto a te e di non perdere la voglia di cercare. Quello che hai fatto, comunque sia andata, è stato un passo molto importante per la tua autonomia., come tu stesso hai riconosciuto.

Machilosa
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Machilosa » giovedì 1 dicembre 2011, 23:30

Curiosa coincidenza! Io appena contattato il l'Arci di Torino; ho deciso, domenica vado. Però non è un giorno qualsiasi; c'è in programma una conferenza sulla discriminazione; da quanto ho capito, è un incontro mensile a cui dovrebbe partecipare il gruppo storico più una serie di neofiti che, come me, hanno postato sul forum dell'associazione per ricevere informazioni.
In maniera molto educata ho espresso le mie perplessità e titubanze a partecipare, anche per timore di poter essere troppo... visibile. Mi hanno risposta in maniera molto gentile e simpatica, dicendomi che capiscono benissimo e che ci sono passati più o meno tutti in questa fase; che per accettarsi è "meglio parlare con altri ragazzi che direttamente frugargli nelle mutande" e che "nessuno di lora porta parrucche o paillettes!"
Spero bene. Sono di buon umore e ho voglia di smuovere un po' le acque. Il mio ex si è dichiarato apertamente e ho avuto il piacere di sentire i non-pettegolezzi sul suo conto e i complimenti per il suo ragazzo; questo mi ha dato un bel po' di sicurezza!
Non ti abbattere. Quello che hai visto era una piccola rappresentanza del serraglio e tu lo sai bene, dal momento che leggi anche quello che scriviamo noi. Ritenta un giorno in cui avrai la certezza di poter incontrare qualcuno!

barbara
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da barbara » venerdì 2 dicembre 2011, 8:38

Gio92 ha scritto: "e questo sarebbe il mondo gay? Io sono gay ma non sono affatto come quei tre scarsi individui con cui ho avuto a che fare fino a pochi minuti fa. E poi ci discriminano... ma non è che abbiano un filo di ragione, quelli che ci discriminano? Forse gli stereotipi sui gay e lesbiche son veri???"

Queste tue domande mi ha fatto riflettere, anzi mi danno modo di dire alcune cose . Cose che penso e che sono il frutto non solo dell'esperienza , ma anche di molte teorie sociologiche sull'emarginazione. Queste teorie affermano che quando una minoranza viene emarginata al punto che non viene lasciata una chance per integrarsi , è molto facile che la minoranza stessa , per sopravvivere alla frustrazione continua del rifiuto , a un certo punto scelga di far propri gli stereotipi di cui è vittima, di estremizzarli e di usarli come strumento di identificazione e di difesa contro la cultura dominante.
Questo è accaduto nelle persecuzioni a sfondo razziale, attraverso ad esempio la nascita dell pantere nere , che rivendicavano il potere dei neri usando quella stessa violenza che i bianchi attribuivano loro.
Un ragazzo gay effemminato che vive in un ambiente molto omofobo, come quello della tua regione, ha un aspetto fisico che è un outing continuo.
Il suo corpo dice agli altri: io sono gay , a prescindere dalla sua volontà di rivelarsi. Se non ha alcuna possibilità di essere accettato nè dagli etero nè tantomeno dai gay nascosti, è sottoposto per forza di cose a una condizione di sofferenza intollerabile e senza via di uscita.
Conosco persone che in queste condizioni hanno scelto la droga per riuscire a sopportare gli effetti collaterali dell'integrazione, poichè la droga ottunde tutto, anche se poi peggiora le cose.
Una via d'uscita è invece quella di dire a se stessi e al mondo: "Non sei tu che emargini me dicendo che sono un pervertito, ma sono io che non accetto te visto che sei un represso. Quella che tu chiami perversione io la rivendico e anzi me ne vanto. E se mi capita di farlo ti provoco , così proverai sulla tua pelle un briciolo del disagio che ho subito per una vita"
Ma la cosa più importante è che, così facendo, quel ragazzo si crea un microcosmo di persone "diverse" all'interno del quale sentirsi finalmente " a casa".
Hai detto che c'era una ragazza transessuale. Per i transessuali la discriminazione è ancora più forte ; dunque vale lo stesso discorso.
Ora avrebbe potuto capitarti anche di peggio. Avresti potuto sentirti rifiutato, il che non è stato. Questi ragazzi, per quanto abbiano avuto un comportamento assai discutibile nel loro ruolo di persone che erano lì per accogliere, per quanto ti abbiano messo a disagio, in definitiva ti hanno accettato così come sei.
Ora è logico che , vista dall'esterno, la via d'uscita che loro hanno trovato non aiuta certo il superamento dei pregiudizi. Rimane quello che è : una strategia di sopravvivenza, che ha effetti collaterali non da poco.
Ma sono ragazzi . Hanno tempo di trovare anche altre strade, se lo vorranno.

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progettogayforum
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da progettogayforum » venerdì 2 dicembre 2011, 10:57

Mi limito a fare alcune osservazioni che potranno non piacere ma sono la sintesi di quello che vedo quotidianamente.
- Non ha alcun senso caricare di aspettative l’idea che entrare in un gruppo (qualsiasi gruppo, compreso Progetto Gay) sia il passo fondamentale per sentirsi bene con se stessi e col mondo e per trovare la realizzazione di sé. Nessuno ti risolve i tuoi problemi se non lo fai tu in prima persona.
- Prima di cercare un ambente nel quale eventualmente inserirsi bisogna capire dove si sta andando evitando sia demonizzazioni che visioni idilliche del tutto gratuite del nuovo ambiente e tenendo i piedi ben saldi per terra.
- Le associazioni gay nella stragrande maggioranza sono composte non solo da gay ma anche altre categorie eterogenee di persone e, nella componete gay, sono comunque composte da gay dichiarati e la mentalità di un gay dichiarato che frequenta un’associazione gay è lontanissima da quella di un gay non dichiarato.
- Non concordo affatto con quello che dice Barbara sui gay effeminati il cui corpo strillerebbe sempre e comunque “sono gay!”. Si tratta di uno stereotipo che si basa sull’identità “gay = effeminato” che non ha alcun senso. Conosco tantissimi ragazzi gay e tantissimi ragazzi etero ma non c’è nessun tratto di effeminatezza che possa distinguere un gruppo dall’altro. Ci sono dei gay abituati ad atteggiarsi a modalità più femminili ma sono comportamenti indotti e decisamente minoritari, ma comportamenti del tutto simili sono ugualmente frequenti, se non di più, anche fra gli etero, e questo spinge molti ragazzi gay a considerare gay dei ragazzi che non lo sono affatto. Va tenuto anche presente che mentre un etero può lasciarsi andare a comportamenti più femminili (ma il termine è ridicolo) perché non teme che gli siano appiccicate etichette, un gay, nel mondo ordinario, tende a non avere nessun comportamento effeminato anche per prudenza, è ovvio che in un ambiente etichettato gay l’assunzione di un ruolo stereotipato e effeminato è favorita, ma questa è la logica del ghetto. Notate bene che io parlo di gay, non ti trans, per i quali il discorso è diverso e decisamente molto meno semplice.
- Non voglio dare giudizi su ambienti che non conosco ma da quello che sento posso dire che le associazioni gay sono diversissime tra loro, anche quando appartengono allo stesso gruppo, perché sono gestite in modo diversissimo. Che queste associazioni possano dare un’immagine complessiva della realtà gay è del tutto irrealistico. La stragrande maggioranza dei gay non si dichiara pubblicamente e non andrebbe mai ad una associazione gay, si tratta di circa il 96% dei gay, è quello il nucleo significativo della popolazione gay, cioè la parte dell’iceberg che non si vede ma c’è e che con l’associazionismo non ha nulla a che vedere.
- Passo le mie serate a parlare in chat con tanti ragazzi gay che, ve lo posso garantire, non hanno nulla a che vedere con gli atteggiamenti e i comportamenti descritti da Gio, si tratta di persone che hanno comunque fatto un passo importante come contattare il Progetto, anche se salvando l’anonimato, ma i ragazzi che non scriverebbero mai nemmeno a Progetto Gay sono la grande maggioranza e non hanno proprio nulla di stereotipato.

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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Telemaco » venerdì 2 dicembre 2011, 12:33

Io al tuo posto avrei chiesto loro esplicitamente se sono affetti da disforia di genere e hanno troppa paura dell'operazione di transizione.

Cattiverie a parte, è chiaro che le associazioni e i luoghi dichiaratamente gay sono il ricettacolo di persone che altrove sarebbero ferocemente emarginate.

Ora, la situazione è estremamente complessa, non esistono risposte univoche.

Quel che dice barbara è parzialmente vero, alcuni ragazzi gay vivono frustrazioni molto pesanti, e se non sono in grado di gestirle psicologicamente possono finire conciati in quel modo: ossia esasperando fino all'inverosimile gli stereotipi ridicoli e imbarazzanti che il senso comune gli attribuisce di default. In questo modo tentano artificialmente di sovvertire la concezione che hanno di loro stessi: da persone cariche di connotati socialmente riprovati, a persone saldamente appropriatesi di caratteristiche che nella loro minoranza li faranno sicuramente sentire alla pari con gli altri, anzi gli consentiranno di sentirsi leggermente superiori, cioè in grado di attaccare le altre persone da una posizione psicologica consolidata che consente finalmente di assaporare una condizione esteriore di stringente conformità al gruppo di riferimento.

E' anche spiegabile una forte aggressività verbale esasperata e grottesca; direi scontata, si tratta di persone che sono uscite dalla gabbia dei leoni e ora si trovano a "giocare in casa" quindi possono sfogare tutte le frustrazioni represse e i rancori sopiti.

Eppure vedo una parte di vero anche in ciò che dice Project: non sempre queste caratteristiche di ostentazione sono adottate con finalità di rivendicazione implicita, ma potrebbe benissimo accadere che si tratti di processi interiori in base ai quali molti ragazzi gay di quel tipo per quanto conducano la loro vita alla luce del sole non si accettano affatto. Ho notato che per molte persone gay non è poi tanto difficile accettare l'attrazione fisica omosex; ciò che, per i più svariati motivi (culturali, sociali, religiosi) è terribilmente insopportabile da accettare e anche difficile da gestire, o forse proprio da concepire è la possibilità dell'instaurarsi di un legame affettivo omosessuale. L'intollerabilità dell'omoaffettività potrebbe forzare le cose e spingere questa gente a riconfigurare se stessa e la propria identità in chiave femminile pur di poter accettare la propria omosessualità nella sua globalità, in tutte le sue componenti.

E' inoltre possibile che atteggiamenti del genere siano deliberatamente adottati con finalità di sfida: di sfida però non contro gli altri, ma contro se stessi, cioè attraverso un'appropriazione, un'autoattribuzione forzata di ciò che il contesto sociale in cui questi ragazzi vivono gli contesta. Potrebbe essere il tentativo di impadronirsi dell'insulto che fa più male, pur di poterlo metabolizzare, esorcizzare, ed eventualmente riverberare anche contro gli altri appartenenti al nuovo gruppo di inserimento in modo da attenuarne la carica offensiva ed emarginante.

E ancora, si può prendere in considerazione il fatto che le associazioni sono l'unico punto visibile per molte persone omosessuali non altrimenti organizzate, quindi è anche probabile che tu abbia avuto la sfortuna di incontrare persone molto ignoranti, cioè intendo proprio con un basso livello di istruzione, e vissute in ambienti sociali fortemente degradati e ostili dove la comunicazione confidenziale tende più spesso a manifestarsi secondo el modalità dell'insulto pesante. (Modalità che forse loro prima non avevano ma che hanno assorbito per motivi di carattere difensivo o di riscatto).

Ultimissima ipotesi, la più semplice e la più probabile in assoluto, è che tu abbia avuto la sfiga di beccare tre imbecilli.

Comunque Project, se ho interpretato correttamente, barbara non voleva dire gay=effeminato, voleva dire che, nel tranello dell'equazione, i primi a cascarci sono anche e soprattutto proprio i gay nei confronti di se stessi e, aggiungo, le grottesche conseguenze di ciò sono quelle di cui al post di Gio92.
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da Gio92 » venerdì 2 dicembre 2011, 13:53

barbara ha scritto:Una via d'uscita è invece quella di dire a se stessi e al mondo: "Non sei tu che emargini me dicendo che sono un pervertito, ma sono io che non accetto te visto che sei un represso. Quella che tu chiami perversione io la rivendico e anzi me ne vanto. E se mi capita di farlo ti provoco , così proverai sulla tua pelle un briciolo del disagio che ho subito per una vita"
Ok, questa potrebbe essere un'ipotesi. Ma come dici giustamente tu, barbara, così facendo peggiorano le cose. Da ieri sera mi domando "e se sono effemminato ma non lo do a vedere? forse dovrei essere più me stesso come fanno quei tre che ho incontrato". Ricordo che quando avevo 15 anni ero anche io così come loro, ma solo a casa mia, quando eravamo in famiglia, e me ne vergogno a dirlo. Ero piu effemminato, facevo voci strane e parlavo quasi come una donna, ma non una donna semplice ma una donna volgare con quell'intercalare volgare napoletano. E poi ero omofobo. Ecco, in questo momento sono imbarazzatissimo. Poi dai 16 anni in poi, da quando ho scoperto progettogay, e da quando ho preso la piena consapevolezza della mia omosessualità tendo ad essere più maschile, nascondo quel lato di me volgare e omofobo e sono cambiato tantissimo. Ora ne ho 19 e sono così, maschile e serio. A questo punto mi chiedo: facevo bene prima o faccio bene ora?? E se prima ero me stesso e ora invece mi sto reprimendo?? Oppure è adesso che sono me stesso e prima mi reprimevo??
barbara ha scritto:Ora avrebbe potuto capitarti anche di peggio. Avresti potuto sentirti rifiutato, il che non è stato. Questi ragazzi, per quanto abbiano avuto un comportamento assai discutibile nel loro ruolo di persone che erano lì per accogliere, per quanto ti abbiano messo a disagio, in definitiva ti hanno accettato così come sei.
Si, questo indubbiamente. Uno di loro mi ha anche detto "sii più rilassato tesoro, mi raccomando", forse con questo voleva dire "sii piu te stesso, anche se effemminato e allegro come noi" oppure altro, chissà.
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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da marc090 » venerdì 2 dicembre 2011, 14:23

Ora ne ho 19 e sono così, maschile e serio. A questo punto mi chiedo: facevo bene prima o faccio bene ora?? E se prima ero me stesso e ora invece mi sto reprimendo?? Oppure è adesso che sono me stesso e prima mi reprimevo??
Beh secondo me la somma dei nostri comportamenti, nella realtà di tutti i giorni, è anche un modo particolare di rapportarsi con essa... Diciamo che la società da questo punto di vista non può che condizionare questa cosa, nel senso che per definizione la società decide etichette, comportamenti e via dicendo... E personalmente, secondo me ti stai reprimendo solo se senti veramente oppressivo comportarti come ti comporti normalmente.. altrimenti più che altro, io la considerei come una forma di adattamento (valida così come per altre cose, come un altro linguaggio in certi luoghi, un altro modo di vestire in altri, ecc...)

Comunque concordo quasi completamente con barbara anche se non avevo realmente mai pensato a quello che dice telemaco, questo punto, in particolare:
L'intollerabilità dell'omoaffettività potrebbe forzare le cose e spingere questa gente a riconfigurare se stessa e la propria identità in chiave femminile pur di poter accettare la propria omosessualità nella sua globalità, in tutte le sue componenti.
Ha un che' di inquietante (per tutti gli squiliri emotivi che potrebbe ricavarne una persona con questi atteggiamenti) ma non mi sembra nemmeno così lontano dalla realtà...
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
Martin Niemoller


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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da progettogayforum » venerdì 2 dicembre 2011, 14:28

Ma voi chiamereste "tesoro" uno che non avete mai visto prima? Questo è il tipico linguaggio del ghetto. Francamente non mi permetterei mai di apostrofare così nessuno e meno che mai uno dei ragazzi del progetto, se lo facessi si chiederebbero se ho sbattuto la testa da qualche parte.

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Re: Sono andato per la prima volta all'arcigay

Messaggio da lallo » venerdì 2 dicembre 2011, 16:08

Concordo un po' con tutti voi e in particolare con i punti che ha sottolineato project.
Gio92, è molto positivo che tu abbia fatto questa cosa autonomamente perchè hai pensato, valutato e poi deciso che avresti fatto un tentativo per realizzare qualcosa di nuovo, che ti avrebbe potuto arricchire in qualche modo. Questo denota la tua voglia di metterti in gioco ed è un aspetto che puoi e DEVI valorizzare perchè questa facoltà torna sempre utile (a chiunque ovviamente).
Non dico nulla sulle possibili interpretazioni del comportamento di questi ragazzi...l'unica cosa che mi viene da dire è un semplice consiglio pratico e cioè di non fermarti alla prima impressione perchè facendo così il rischio è di privarti di qualcosa che forse potrebbe risultare positivo. Questo consiglio va al di là della tua specifica esperienza perchè è evidente che il "biglietto da visita" che ti è stato offerto è frutto di una cattiva organizzazione e non poteva sortire in te nessun altro risultato se non quello di farti sentire impreparato ad accogliere una simile realtà in cui probabilmente molte cose sono già date per scontato.
Sulle altre domande che ti poni Gio92 e cioè se facevi bene prima oppure ora, se eventualmente dovessi apparire effeminato senza accorgertene, io credo che quello su cui devi soffermarti è la percezione che hai dei tuoi stessi atti volontari, automatici e spontanei. Dire "Sii te stesso" non si può eguagliare nè a "Sii maschio" nè a "Sii più easy, lasciati andare": è palese che voler riportare il buon proposito di comportarti con spontaneità a quello di fare una serie di scelte prefedinite non è di aiuto in nessuna maniera...è qualcosa che tenta di semplificare generando esattamente l'effetto opposto visto che le semplificazione non si addicono, di solito, alla complessità delle scelte che siamo chiamati a fare. Devi interrogare te stesso, uniformarti e conformarti solo e unicamente a ciò che la tua volontà ti dice di essere e penso che il risultato non sarà che te ne andrai in giro con un paio di orecchini e un cerchietto in testa così come presumo che questo per te non vorrebbe dire stravolgere la tua identità. Nessuno è programmato per mettere in atto qualcosa che non vuole, non può farlo e non può reggerlo. Devi partire da ciò che sei, guardarti attorno e fare le tue scelte, ma senza mai dimenticare che devi restare coerente rispetto a quello che vuoi e che ricerchi.
La farfalla che volteggia intorno alla lampada finché non muore è più ammirevole della talpa che vive in un buio cunicolo.

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