ANSIA E SESSUALITA' GAY

Che cosa significa essere gay
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ANSIA E SESSUALITA' GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 8 giugno 2009, 14:18

ANZIA E SESSUALITA’ GAY
Questo post è dedicato al come vivere la propria identità gay. L’idea di questo post deriva da uno scambio di lettere e da alcune conversazioni in chat che sto avendo ormai da tempo con un ragazzo: per ragioni di privacy non posso scendere nei dettagli ma credo che molte riflessioni emerse in quelle lettere meritino l’attenzione anche di altre persone.
Una volta giunti alla consapevolezza di essere gay si può avere l’impressione di sentirsi crollare il mondo addosso e ci si può fare assalire dall’ansia, che è la peggiore nemica della sessualità. L’ansia si presenta come attesa di un pericolo grave ma indeterminato che ci minaccia e può manifestarsi in vario modo, da una generica sensazione di insicurezza fino a reazioni psico-somatiche importanti (insonnia, tachicardia, dispnea, extrasistole, ecc.).
L’ansia comporta sotto il profilo psicologico la sopravvalutazione delle situazioni di rischio (“Ma se poi sbaglio sono fregato!”; “Ho paura che la gente se ne accorga e devo stare sempre attento”) e lo scivolamento in una situazione caratterizzata da apparente irreversibilità e ineluttabilità (“Non c’è niente da fare, tanto lo so come va a finire”; “Ormai che cosa vuoi che possa fare …”; “Tanto non cambierà mai nulla”). In situazioni del genere anche i piccoli problemi diventano problemi enormi e l’essere gay, che oggettivamente un problema non è, diventa una condizione che schiaccia e che distrugge chi ci si trova (“Non voglio essere gay, vivere così è terribile, non ce la farò mai!”) L’ansia è associata spesso al senso di frustrazione e di inferiorità (“Ma non ci riuscirò mai”; “Io gli altri li invidio, vorrei essere come loro.”) e dà l’avvio a un circolo vizioso che si manifesta proprio nell’attività sessuale: la sessualità non è vissuta come una dimensione gratificante della vita ma come una prova da superare. Si va verso un contatto sessuale portandosi appresso la paura di non riuscire. La prima mancanza di erezione o anche la prima erezione non completa non fa che rendere l’ansia più profonda (“Io lo sapevo che non ce l’avrei fatta”; “Ho fatto una figura terribile, mi veniva da piangere”) e l’idea dell’impotenza si fa strada nel cervello di un ragazzo già fortemente predisposto a dare molto credito a queste valutazioni frustranti. Se poi si aggiungono altre questioni legate a improvvide osservazioni del partner la situazione si complica ulteriormente.
L’ansia è legata in molti casi al concetto di tabù. Alcuni contenuti di tipo specificamente sessuale come quelli riferiti a piccole anomalie anatomiche o funzionali del pene o alle sue dimensioni (fimosi, frenulo corto, ipersensibilità, pene curvo o pene piccolo) sono considerati tabù dei quali non si può parlare e che finiscono per lavorare nel profondo creando una marea di paure e di fantasmi che non hanno nulla a che fare con la dimensione decisamente relativa di questi problemi in termini oggettivi. Può sembrare incredibile nel 21° secolo ci siano ragazzi di 25-30 anni che avendo dubbi circa la loro anatomia e fisiologia sessuale non vanno dall’andrologo perché si sentono in imbarazzo, eppure è così. Ovviamente quando un dubbio non viene risolto la reazione ansiosa si stabilizza. Ma l’ansia si manifesta addirittura nel parlare di sessualità. Mi capita talvolta in chat di parlare con ragazzi più che trentenni che letteralmente non riescono a parlare della loro sessualità in termini espliciti, che evitano certe parole e usano circonlocuzioni. In più di qualche caso mi sono trovato di fronte a ragazzi che si consideravano quasi dei casi patologici per aver tenuto comportamenti che sono assolutamente ovvi e che ai loro occhi apparivano macchiati da sensi di colpa, come desiderare sessualmente un proprio amico o masturbarsi pensando a un ragazzo. Quando ho fatto presente che in queste cose non c’è nulla di strano mi sono trovato spesso di fonte a reazioni di stupore. Questi ragazzi, in sostanza, non hanno mai parlato seriemente di sessualità, per loro la sessualità è un tabù sia verbale che di comportamento, se ne può parlare, sì, ma solo a livello di battute e mai parlando di sé.
L’ansia in questioni legate alla sessualità si fa ansia di prestazione e proprio per questo l’essenziale della sessualità è visto proprio nella prestazione mentre gli aspetti affettivi sono marginalizzati. Nei periodi caratterizzati da forti stati ansiosi il contatto umano è ricercato in modo frenetico, risulta insoddisfacente e si presenta nelle dimensioni psicologiche tipiche dello sfogo e del monologo piuttosto che del dialogo. I ragazzi ansiosi cercano risposte a quelli che credono essere i loro problemi e non si chiedono se quei problemi siano in realtà ben posti, se la valutazione dei fatti non sia per caso distorta o se l’ansia non abbia addirittura di fatto creato falsi problemi. Nelle situazioni caratterizzate da forte ansia le persone cercano consiglio ma lo cercano in modo selettivo o, per meglio dire, cercano conferme ai timori che la loro ansia suscita, danno seguito in modo pedissequo ai consigli che li confermano nella valutazione catastrofica della situazione e finiscono per non ascoltare affatto chi vorrebbe fare prevalere una dimensione del pensiero più oggettiva. In situazioni come queste si finisce spesso per smettere di ragionare in modo autonomo e critico e ci si affida passivamente a persone che propongono risposte miracolose o comunque oggettivamente incredibili, in questo modo si possono commettere errori gravi. Un caso tipico, per un gay, è quello del matrimonio che viene considerato erroneamente come l’unica medicina in grado di trovare un rimedio alla “invivibile situazione della omosessualità”. Un caso altrettanto tipico consiste nel cercare di superare le proprie frustrazioni sessuali frequentando ambienti ad alta promiscuità sessuale in cui non solo è impossibile vivere una sessualità gratificante ma c’è il pericolo grave e oggettivo dell’aids. Il meccanismo è sempre lo stesso: un piccolo problema, se pur di problema si tratta, viene ingigantito e per risolverlo si fanno scelte e si cercano soluzioni scriteriate che sono di gran lunga più pericolose dei problemi originari, sottovalutando rischi oggettivi anche molto gravi.
Nelle situazioni d’ansia assume spessissimo rilievo l’idea che il sesso in sé sia gratificante e che il non avere un’attività sessuale di coppia sia una diminuzione della persona alla quale bisogna “comunque” trovare un rimedio. Da qui tutta una serie di comportamenti che mirano a trovare la “soluzione”, da qui la svalutazione del rapporto affettivo con i ragazzi e la ricerca frenetica del sesso, la frequentazione di locali in cui si ipotizza di poter finalmente trovare la soluzione al problema, o delle chat erotiche o dei siti di incontri, di qui la tendenza a non riflettere prima di buttarsi in un’avventura pericolosa.
Ho cercato di tratteggiare i tipici comportamenti ansiosi dei ragazzi gay connessi alla sessualità ma c’è da chiedersi che cosa sia possibile fare in situazioni del genere, prima di tutto per chi le vive direttamente e poi per chi avverte in altri la sofferenza connessa a queste situazioni. A questi due interrogativi cercherò di dare risposta nel seguito.
Quando ci si trova a vivere situazioni d’ansia spesso le risposte ai problemi o presunti tali sono automatiche e non sono il frutto di una reale ponderazione dei dati. Un buon principio per combattere l’ansia e fermarsi a riflettere sulla entità oggettiva dei problemi e sul modo di affrontarli nel breve e nel medio periodo. Una programmazione seria del futuro, condotta privilegiando i problemi concreti (esami, studi, lavoro) può essere di grande aiuto. Spesso l’ansia generalizzata o quella che si manifesta specificamente nella sfera sessuale nasce da problemi connessi allo studio o al lavoro (concentrarsi di scadenze, tempi brevi, lavoro frenetico, sfratti, cambianti di lavoro e conseguente disadattamento) o a problemi relazionali del tutto lontani dalla sessualità (subire pressioni indebite, essere stressati sul lavoro, subire minacce). La somatizzazione dell’ansia come si manifesta a livello cardiaco (tachicardia, ipertensione) o di disturbi del sonno, così può manifestarsi anche a livello sessuale (impotenza temporanea, paura della sessualità vissuta come una prova). Rimuovere le vere cause dell’ansia aiuta a vivere meglio e a ridimensionare i problemi.
Che cosa fare quando ci si trova di fronte a una persona ansiosa? In primo luogo non farsi trasportare all’interno di quella situazione ansiosa ma mantenere sempre un controllo razionale della propria emotività. Il dialogo non ansioso è uno dei migliori antidoti dell’ansia, un dialogo che aiuti le persone a razionalizzare e a ridimensionare le proprie paure. Il centro del dialogo deve essere la riconquista di un atteggiamento razionale. Quando il discorso verte sulla sessualità è fondamentale trasmettere l’idea che la sessualità è una dimensione ordinaria della vita di tutti e che se ne può parlare come si più parlare di qualsiasi cosa, che non ci sono tabù e che il confronto aiuta a vedere in luce di normalità moltissime situazioni che all’ansioso appaiono al limite del patologico se non esplicitamente patologiche.

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