Gay radar, un concetto di empatia

Che cosa significa essere gay
k-01

Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da k-01 » domenica 6 gennaio 2013, 20:29

E riguardo al carattere? Pensate che alcune alcune peculiarità possano essere caratterizzanti di una tendenza?
Ad esempio io ho notato in molti omosessuali - certamente in molti più gay che etero di mia conoscenza - una certa asprezza e acidità di carattere, egocentrismo, vanità, desiderio di primeggiare, ecc.
E' una mia sensazione errata?

Micky93
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Micky93 » domenica 6 gennaio 2013, 21:26

Bè complimenti al prof. Micky che ha steso un'ottima e utile relazione :D
Grazie! Tratto spesso argomenti come questo cercando di mantenere un tono un po' accademico, ma nella vita non sono così serioso!
Tenendo un simile tono evito che le discussioni si riducano all'uso dei soliti clichè, mi piace che ci sia del ragionamento anche su argomenti che tendenzialmente sfociano nella banalità. Mi è piaciuto molto il poter trattare un argomento simile in modo ''scientifico''. :)

K-01, il carattere di cui parli, è una generalizzazione di casi particolari: conosco diversi ragazzi etero che racchiudono le caratteristiche da te citate, e so che ci sono molti gay che invece non le hanno quindi figurati... Il carattere è un insieme di reazioni psicologiche e filosofiche personali in relazione col mondo: ogni individuo ne può sviluppare uno diverso a seconda delle condizioni della propria esistenza; l'omosessualità può influire, certo, ma non al punto tale da far sviluppare in ognuno un carattere simile. Più che una sensazione errata, si tratta di un ragionamento errato... Quello che ''senti'' come sensazione può essere giusto, ma non è applicabile in maniera generale a una pluralità di individui :)
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

Hannah Arendt.

geogio
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da geogio » domenica 6 gennaio 2013, 22:01

Concordo con Micky sul metodo scientifico, piace molto anche a me.
Ho anch’io perplessità sul carattere, troppo difficile addentrarsi lì.
Volevo rilanciare sull’accettare nostre proposte a due, tipo pizza+film insieme, o la visita a qualche città o altro in base ai reciproci interessi. Ovvio che sono cose che si fanno anche tra amici etero, ma assume un peso diverso se la proposta è a due? Magari ripetuta? Io ho sempre pensato di sì, ma potrei avere il classico “salame negli occhi”!
E sulle vetrine maschili che mi dite? E il non parlare mai di ragazze?
Tra l' altro nel tuo caso, Geogio, l' iniziativa è partita proprio dal tuo amico. Quindi, chissà? Magari è lui che sta adottando questa tattica per capire di più di te!
spero sia così! Avrei voluto approfondire l’argomento, naturalmente, ma stava iniziando il film e non ho potuto. Ho avuto solo modo di rispondere che I segreti di BM l’avevo visto…

Totoro
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Totoro » domenica 6 gennaio 2013, 22:51

k-01 ha scritto:E riguardo al carattere? Pensate che alcune alcune peculiarità possano essere caratterizzanti di una tendenza?
Ad esempio io ho notato in molti omosessuali - certamente in molti più gay che etero di mia conoscenza - una certa asprezza e acidità di carattere, egocentrismo, vanità, desiderio di primeggiare, ecc.
E' una mia sensazione errata?
Sottoscrivo ma non ci trovo nulla da biasimare vista la condizione in cui molti vivono, ovvero quella di trovarsi in una situazione sociale per molti versi ostile o potenzialmente ostile. Almeno questa è la spiegazione che ho dato io a tale "fenomeno".
 


"La capacità di stare da soli è la capacità di amare. Può apparirti paradossalle, ma non lo è. E' una verità esistenziale: solo le persone in grado di stare da sole sono capaci di amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendenti dall’altro, senza ridurla a un oggetto e senza diventarne assuefatti."

Micky93
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Micky93 » domenica 6 gennaio 2013, 23:09

Geogio,
sulla questione del non parlare di ragazze, ti dico che è raro che un etero eviti di farlo per molto tempo. In pratica, il giro di discorsi che si intraprendono prima o poi porta forzatamente a dover parlare di ragazze, se almeno una delle due parti è interessata. Non voglio illuderti, quindi non mi spingo oltre nell'interpretazione, ma è strano che un etero non tiri mai fuori l'argomento. Anche perchè facendo molte cose insieme, un minimo di tensione ''ulteriore'' inizia ad esserci e si sente la necessità di definire i ruoli: tirare fuori l'argomento ''ragazze'' sarebbe un po' come dire: ''io esco con te, ma sappi che mi piace la figa.'' (scusa la schiettezza)

Anche il fatto di fare le cose da soli, rivela un certo grado di intimità. Non fraintendermi: penso che anche degli etero possano fare delle cose insieme in coppia senza che ci sia per forza tensione sessuale; il fatto è che so bene che ad un certo punto tendono a definire i ruoli, a dare delle sicurezze l'uno all'altro per far capire che comunque ''la sponda quella è e quella resta''. Nel tuo caso non vedo questa presa di distanze, e la cosa potrebbe portarmi a pensare che il tuo amico stia facendo il tuo stesso ragionamento in questo momento. Te lo auguro! ;)

Totoro, concordo: la nostra condizione umana (il nostro modo di vivere l'esistenza) viene condizionato spesso da qualcosa che è frustrante che è la società, e non possiamo davvero fare a meno di essere un po' più ''mestruati'' di certi maschi. La cosa però dipende dal modo di vivere di ognuno :) Io ogni tanto so essere un vero stronzo acido, ammetto :S
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

Hannah Arendt.

k-01

Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da k-01 » domenica 6 gennaio 2013, 23:28

Non so fino a che punto c'entri l'ostilità della società.
Io penso che gli omosessuali in linea di massima conducano una vita più indipendente e libera rispetto a molti eterosessuali.
Senza figli e spesso senza nemmeno un patner d'amare diventa inevitabile pensare solo a sè stessi. Questo poi si riflette nel carattere e nel modo di relazionarsi agli altri.

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Blackout
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Blackout » lunedì 7 gennaio 2013, 13:49

k-01 non mi trovo d'accordo sull argomento carattere...perchè essendo propriamente soggettivo, è difficile che possa essere preso come indicatore dell'essere gay o meno, sarebbe un forzatura in termini. Parli di libertà e indipendenza che poi tendono a far pensare solo a se stessi...questo non può valere per tutti, sicuramente non vale per me, che non mi sento per niente libero di comportarmi come voglio, viste le difficoltà ambientali :(
Purtroppo parlo raffrontandomi al mio pensiero, vista la mia scarsa esperienza, quindi attendo metri di paragone però son certo che ognuno reagirà in maniera diversa a cose come la solitudine e la mancanza di un partner (fisso o no) e che queste cose riguardano anche le persone etero, pertanto difficile che possa essere una discriminante del solo mondo gay.

Mi atterrei di più sulle categorie raccolte da Micky e rileggendo il post sugli artisti devo con sorpresa ammettere che ci hai azzeccato :shock: a parte i Muse che sono la mia linfa vitale da tanti anni, molti altri di quella lista sono nella mia playlist :)
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

Micky93
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Micky93 » lunedì 7 gennaio 2013, 15:15

Si blackout, avevo notato da tempo che c'è una certa ''affinità'' tra questi artisti e noi...

k-01, gli esseri umani in generale, esistono al plurale. Significa che senza la pluralità, non potresti essere quello che sei: se tu nel mondo fossi solo e così fossi sempre stato, non potresti nemmeno essere certo di vivere. La conferma che viviamo è anche data dal frutto del ''sensus communis'' cioè di quel sesto senso derivante dall'entrare in rapporto con altri esseri umani, che ci conferma che esistiamo.
Ora, dato che il dubbio ''esisto o non esisto'' si dissipa proprio grazie alla pluralità degli esseri di cui è popolata la terra, tu non potrai mai rinunciare ad avere un rapporto con questa pluralità di esseri, pena la tua solitudine estrema e l'alienazione. Il tuo rapporto con questi esseri, ti condiziona: in parole povere, devi forzatamente entrare in rapporto col mondo, ostile o meno che sia. Ma un mondo ostile di certo va a cambiarti nella tua intima essenza. In pratica, sto dicendo che il carattere è come una sfilza di risposte strettamente correlato al modo in cui sono poste le domande e al modo in cui queste domande trovano la loro risposta negli altri esseri che vivono nel mondo con noi. Se la risposta data da loro è ostile, anche la risposta che noi diamo tendenzialmente lo sarà.
Quando sento usare l'omosessualità come modo per insultare qualcuno, è ovvio che l'idea che ho del mondo si modifichi un po' a causa della frustrazione che la cosa che sento mi provoca. Il fatto è che il modo in cui si ''risponde'' alle risposte del mondo è soggettivo e personale, e non sempre può dipendere dall'omosessualità. Anche qui: non esiste il nero o il bianco, solo sfumature.
Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

Hannah Arendt.

Totoro
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Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da Totoro » lunedì 7 gennaio 2013, 17:28

k-01 ha scritto:Non so fino a che punto c'entri l'ostilità della società.
Io penso che gli omosessuali in linea di massima conducano una vita più indipendente e libera rispetto a molti eterosessuali.
Senza figli e spesso senza nemmeno un patner d'amare diventa inevitabile pensare solo a sè stessi. Questo poi si riflette nel carattere e nel modo di relazionarsi agli altri.
Io mi ci rivedo in questa descrizione, ma resto della mia idea per il semplice motivo che nell'ampio contesto delle possibilità costituisco un' "eccezione", di sicuro non l'unica perció non mi sento di negare in toto le tue argomentazioni. Sono abbastanza sicuro infatti che queste caratteristiche che tu descrivi in me siano presenti non tanto in relazione al mio, per altro indefinito, orientamento sessuale (sempre ch'io ne abbia davvero uno) quanto piuttosto ad un bisogno radicato di starmene per conto mio e ad un totale disinteresse per le relazioni amorose/sessuali o anche solo d'amicizia, quindi non lo prenderei come metro di giudizio per qualcuno che non abbia caratteristiche simili alle mie.
 


"La capacità di stare da soli è la capacità di amare. Può apparirti paradossalle, ma non lo è. E' una verità esistenziale: solo le persone in grado di stare da sole sono capaci di amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendenti dall’altro, senza ridurla a un oggetto e senza diventarne assuefatti."

k-01

Re: Per un concetto di empatia: il ''gay radar''

Messaggio da k-01 » lunedì 7 gennaio 2013, 22:17

Essere egocentrici o vanitosi non è di per sè indice di omosessualità, come non la indicano le categorie che sono state fino ad ora menzionate. Sono tutte generalizzazioni da prendere con le dovute cautele.

Mettendo assieme più informazioni però è possibile fare deduzioni più precise. Tra queste anche il carattere può rivelare qualcosa.

Ad esempio l'uso del mezzo fotografico e il tipo di soggetto che si predilige inquadrare - come ho potuto constatare tra gli amici di facebook - è uno dei criteri che utilizzo e che secondo me svelano meglio certi lati della personalità.

Ricorderò sempre lo shock ricevuto anni fa quando andai per la prima volta a casa di un ragazzo che avevo da poco conosciuto, quando entrando nella sua camera tra le pareti spoglie vidi giganteggiare una fotografia formato poster di sè stesso. :shock:

Ho conosciuto troppi egocentrici, vanitosi e narcisi tra gli omosessuali - alcuni a livelli veramente patologici - per credere che sia stata una sfigata coincidenza. Tra gli etero di mia conoscenza non ho esempi altrettanto eclatanti.

Può essere che la discriminazione, come dice Miky, influenzi il comportamento, accentuare certi lati, ma non credo il carattere di fondo che è un dato più che altro congenito.
totale disinteresse per le relazioni amorose/sessuali o anche solo d'amicizia
Scusa totoro, ma come fai a farti bastare solo te stesso, a non sentire il bisogno nemmeno d'intimità, di contatto con un altro essere umano? :?

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