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da Hospes91 » martedì 21 giugno 2016, 12:29
Mi trovo molto d'accordo (quasi su tutto) con Geografo.
Ad ogni modo:
a) a lungo ho ritenuto che l'unica caratteristica delle etichette che a mio avviso potesse giustificare il loro non utilizzo è che spesso sono insufficienti a comprendere tutte le possibili varianti che si può aver voglia di sperimentare. Basterebbe far capire alle persone che la sessualità non è per forza rigidissima, e che sfumature improvvise (sebbene non dipendenti dalla nostra volontà) possono capitare in barba alle etichette, ma che per comodità uno usa l'etichetta che esprime la maggior parte delle proprie tendenze. Tutto qua, però finché il movimento gay proporrà solo l'immagine più appariscente di questo mondo, non stupiamoci se poi la gente non crede agli omosessuali che odiano lo shopping compulsivo e via dicendo;
b) "gay" è una parola che odio, la trovo ridicola e fuori luogo. Dissento da chi dice che significhi semplicemente "allegro" e che quindi avrebbe un bel significato, perché sebbene originariamente fosse così (letteralmente "gaio" stando alle fonti), fin da quando veniva utilizzata per indicare le prostitute (gay women) era intrinsecamente connessa ad un senso di cretinaggine (almeno io la vedo così), dando l'idea di una persona senza i piedi per terra, che vive alla giornata, senza rendersi conto dei problemi e delle difficoltà dell'esistenza, che perde tempo a sfogliare margherite,agghindarsi e fare il deficiente in giro con mosse e abbigliamenti stupidi,proprio l'immagine antica di prostitute e "invertiti", come venivano tristemente chiamati gli omosessuali.
Vero che le parole cambiano con il tempo, permettete però che a me possa non piacere affatto? Non mi ci rivedo e quindi non la uso, destinandola solo a quella parte del mondo omosessuale che rispetto ma di cui non condivido nulla.
Addirittura il semplice suono "GHEI" mi risulta ridicolo ed appiccicaticcio, non lo sopporto quasi mai.
Personalmente rigetto l'ipotesi del "good as you", mi pare davvero una trovata patetica per classificare come oro ciò che invece è ottone. Io tendo semplicemente a dire omosessuale o addirittura "omo", che a tanti sembra altisonante o insensato, ma in fin dei conti è solo questione di abitudine visto che "eterosessuale","etero", "bisessuale" e "bi"(in inglese) si usano tranquillamente, quindi...
Poi certo, omosessuale possono usarlo anche le donne, tuttavia per loro trovo molto più sensata la parola "lesbica": le connota di più, nel senso che è una cosa solamente loro, ed affonda le radici nella storia e nella poesia dell'antica Grecia, che vogliono di più? Fossi donna e lesbica mi terrei stretto questo termine, gli uomini non possono invece vantare l'utilizzo di alcuna parola che faccia riferimento ad un'età e ad un personaggio storico o mitico relativamente a questo tema.
c) per concludere sulle etichette, oggi capisco anche io che siano scomode, non solo perché è difficile trovarne di esaustive, ma anche perché hanno un carattere di definitività, e sappiamo quanto e la sessualità umana sia complessa, spesso ben lontana da potersi rivelare immutabile. Comprendo quindi il disagio delle etichette, ma capisco anche che l'essere umano ha bisogno di dare un nome a tutto.
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Hospes91 il venerdì 18 novembre 2016, 17:27, modificato 1 volta in totale.