La ghettizzazione ha sempre una connotazione negativa, perché è il frutto avvelenato della non integrazione, ma non è anche questo un “ambiente gay”? Non è anche questo un luogo, seppur virtuale, frequentato in prevalenza da persone che condividono, più o meno, lo stesso orientamento sessuale, e che si ritrovano qui solo per questo? Perché quindi andare in un locale gay sarebbe ghettizzarsi mentre scrivere su un forum “gay” invece no?
2)Questo stesso sito è un ambiente gay. Questo sito ghettizza i suoi utenti poiché si tratta di un forum a tematica pressoché esclusivamente gay? Io non lo penso. Non credo affatto che sia sbagliato esistano contesti di incontro per persone lgbt, che si tratti di locali, forum o associazionismo vario, dal momento in cui viviamo in un contesto in cui siamo minoranza e in cui spesso ci è impossibile un confronto davvero empatico con gli altri.
A dire il vero, quello di cui parlate è proprio una delle caratteristiche in assoluto più contestate di tutto l'ambiente di ProgettoGay. Non è raro trovare chi ci scriva, chi arrivi in chat a protestare, o anche qui su forum, con qualche post di critica, per farci notare come, il secondo risvolto di questa community, è quella che sembra un'alienazione rispetto al mondo di sempre, una forma di rifiuto e costrizione, tra l'altro, nemmeno vissuta come una scelta (quindi una forma di ghettizzazione).
Inutile dire che anche quelle affermazioni devono avere un perché e vanno comunque contestualizzate.
Il punto però, secondo me, è che non parliamo nemmeno di fantascienza quando argomentiamo sui significati reconditi della parola gay, per matrice culturale, ambientale, interpretazioni...
A tal proposito penso che basti citare qualche piccolo paesetto d'italia per capire cosa possa significare la parola Gay e non penso ci sia nemmeno da argomentare sui risvolti di tutto il concetto e di tutte le possibilità che si associano alla parola.
Non è facile, aldilà della propria volontà di essere, ignorare che la parola gay non è solamente quella scritta su carta e che, al contempo, porta con se tanti più valori quanto è vario l'ambiente in cui è applicata.
Personalmente, per ricollegarmi ad entrambi i discorsi, nel locale gay mi sento assolutamente tranquillo e libero da molte costrizioni...Ma è altrettanto vero che mi viene oltremodo naturale chiedermi... perché ci deve essere il locale "gay"?
Per cui, se da un lato si lotta per far riconoscere i diritti di una causa comunque giusta ed evidente, dall'altra mi piace far notare il secondo risvolto anche di quella causa:
se è vero, come diceva principe, che forse non si può arrivare al cuore del problema trattando il tutto per sommi capi, è altrettanto vero che scopo e principale obbiettivo della causa è il rispetto reciproco dell'essere altrui.
Rispetto per l'uguaglianza e diversità... che non si traduce come un banale "vogliamoci bene" ma si traduce come il diritto a poter essere fuori dalle definizioni degli altri e quindi liberi da eventuali costrizioni. (Cosa che non è esente da risvolti visto che questo individualismo esasperato sembra causa di molti problemi attuali).
Detto questo, che era il fulcro del mio discorso, intendo dire che, se è vero che nel locale gay mi trovo assolutamente a mio agio, è altrettanto vero che preferirei un locale e basta.. E al contempo, preferirei (chiaramente per me) che la parola Gay rimanesse la banale parola scritta su tutti i dizionari.
Quella, secondo me, potrebbe essere una soluzione ad un problema di discriminazione che non dovrebbe esistere.
Insisto quindi non tanto sul rivangare certe differenze, quanto nel distruggerle, per riconoscere un concetto più ampio in cui il rispetto è dovuto, aldilà di quello che tutti noi Dovremmo Essere per gli altri.
(Conseguenza indiretta del discorso, che è un rispetto totalitario, è quella che non è semplicemente la parola gay a perdere quei connotati negativi che troppo spesso le si associano)