IL MITO DELLA OMOSESSUALITA’ CONTAGIOSA

Che cosa significa essere gay
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5950
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

IL MITO DELLA OMOSESSUALITA’ CONTAGIOSA

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 26 novembre 2014, 0:05

L’omosessualità non si apprende, cioè si può essere o non essere omosessuali ma non si può diventarlo frequentando persone omosessuali.

Un omosessuale potrà avere o non avere comportamenti esterni riconducibili alla omosessualità in relazione all’ambiente e potrà essere indotto a comportamenti socialmente più liberi dopo aver frequentato altri omosessuali, ma qui si tratta di manifestare all’esterno la propria omosessualità e non di essere o non essere omosessuale.

Queste idee che oggi risultano scontate per qualsiasi persona di buon senso, che abbia anche una minima conoscenza della omosessualità, sono però maturate nel XX secolo e si sono affermate nonostante mille opposizioni di principio.

Dopo aver pubblicato in Italiano, nella Biblioteca di Progetto Gay, la “Storia di un invertito nato”(http://gayproject.altervista.org/romanzo.pdf), vorrei esaminare qui le valutazioni del Dr. Saint-Paul su quella storia, perché da esse emerge un’idea che ha costituito un condizionamento profondo a sfavore della integrazione sociale degli omosessuali.

In sostanza in Dr. Saint-Paul sostiene che omosessuali si diventa per contagio, cioè attraverso la conoscenza di altri omosessuali che possono indurre altri individui originariamente non omosessuali ad abitudini omosessuali, ad una affettività e ad una sessualità gay, trasformando in pratica un eterosessuale in un omosessuale.

Il commento del Dr. Saint-Paul si spinge oltre ed arriva alla conclusione che proprio per la contagiosità della omosessualità gli omosessuali possono mettere in crisi la razza umana e possono diminuirne la capacità riproduttiva, cosa che permette di identificarli come un vero pericolo per la società. Il ragionamento sembra un’anticipazione di certe dottrine naziste.

Gli omosessuali vivono oggi, almeno in molti paesi occidentali, in una condizione enormemente migliore di quella nella quale vivevano gli omosessuali dell’Ottocento, per non dire di quelli dei secoli precedenti, ma i pregiudizi sono ancora molto lontani dall’essere superati, in particolare quelli che hanno avuto una legittimazione pseudo-scientifica o religiosa.

Come si vedrà il commento del Dr. Saint-Paul tende a femminilizzare molto la figura dell’omosessuale e a sovrapporre le categorie tipiche dell’orientamento sessuale a quelle dell’identità di genere, cosa ancora oggi molto comune.
Passiamo ora al commento del Dr. Saint Paul, che segue il testo del Romanzo di un invertito.

--ooOoo—

Questo è il documento che mi ha comunicato il signor Zola; è molto interessante e l’osservatore attento può riconoscervi dei tipi di invertiti molto diversi tra loro e il cui contrasto, molto ben rappresentato, risulta in modo estremamente dirompente dalla descrizione dei personaggi della storia. Si sarebbe potuta immaginare un’osservazione che offrisse i casi più usuali di inversione, che non sarebbe comunque riuscita meglio a presentarli, a farli vivere e agire. E il romanzo di un invertito ha il merito di essere una storia vera, interamente autentica, cosa di cui abbiamo prove formali, anche se basterebbero, al di là di quelle prove, il grido di dolore che interrompe talvolta, i ricordi di gioia cattiva e perversa, inseriti di tempo in tempo dall’autore di queste righe, che si sente una malformazione, una difformità, una cosa cattiva, antinaturale, senza utilità e senza profitto per nessuno.

Senza insistere oltre misura sui dati che questa osservazione ci fornisce, credo che sia utile dire in poche parole quelle che sono le caratteristiche dei personaggi del romanzo sotto l’aspetto dell’inversione e in questo vale soprattutto l’antitesi che il romanzo ci offre tra un invertito debole e un invertito forte, tra un feminiforme e un femini o pedo-filo.

L’autore del Romanzo è l’invertito nato feminiforme; è il tipo classico del malformato, del malato. Questo essere è una donna; non lo è fisicamente ma moralmente. Fisicamente, ne siamo convinti dalla lettura delle sue descrizioni in cui senza sosta ritorna su questo aspetto femminile che colpisce tutte le persone che lo incontrano per la prima volta: ci sono in lui una finezza di approccio, una delicatezza di fisionomia, un allargamento del bacino, che a prima vista fanno dubitare del sesso di questo essere quasi imberbe che dalla prima infanzia, quelli che gli stavano intorno si divertivano a trattare come una bambina e a chiamare signorina. Senza dubbio gli organi genitali sono di un uomo, ma gli attributi sessuali secondari sono di una donna, e lì si trovano visibili l’esitazione, l’incredulità e l’errore, che hanno accompagnato lo sviluppo di un tale essere. Si potrebbe dire di lui: “che è un ermafrodito mancato”.

Intellettualmente, moralmente, più ancora che per i comportamenti, è una donna. Contrariamente agli altri bambini la cui prima vanità è nel mettere i pantaloncini, la sua è stata nel non portarli. Il suo primo grande dolore, ci dice, è di essere stato costretto a portare un abito da ragazzo. Questo desiderio di essere donna, di essere vestito da donna, durerà tutta la vita. Non c’è dubbio che per rispondere a questa tendenza, a questo bisogno così pressante per lui di identificarsi con una donna, continui non per lui soltanto e per i suoi complici, ma con gusto e piacere a rivestire per quanto è possibile abiti femminili. Ecco un tratto comune e tutti gli invertiti nati feminiformi.

A questo primo sintomo, a questo primo indice, rivelatosi nella prima infanzia, di una sessualità bizzarra e anormale, si è aggiunto, al tempo delle prime eccitazioni della pubertà un altro sintomo importante: il difetto di desiderio verso le ragazze e l’amicizia eccessiva, esagerata per i ragazzi. Quando era ancora piccolino, la forma genitale maschile lo sedusse e grazie alla complicità dei domestici soddisfaceva a delle curiosità troppo violente, forse, per essere normali.

Su questo punto, credo sia doveroso fare delle precisazioni. L’amicizia esagerata tra ragazzi giovanissimi non può, non deve fatalmente portare a una diagnosi di inversione. Al primo risveglio della pubertà, risveglio molto più precoce nella nostra razza rispetto a quello che si ammette generalmente, l’istinto genitale comincia a manifestarsi in un modo molto potente. Se in questo momento i desideri, spesso ancora platonici, dell’efebo, non posso riversarsi su una ragazzina, sia per una combinazione di circostanze particolari, sia generalmente a causa della contenzione, dell’imprigionamento che subiscono nei collegi e nei pensionati, tanti ragazzi, privati di ogni influenza femminile discreta, nel momento in cui sarebbe loro necessaria, la pubertà trattenuta all’interno di uno di questi agglomerati anormali di ragazzi maschi, non può manifestarsi secondo le vie naturali o almeno secondo delle tendenze normali, e ne risulta spesso, nel surriscaldamento dei desideri eccitati una vera sovraeccitazione, almeno cerebrale, ma suscettibile qualche volta di tradursi, se non in atti di vera inversione, almeno in tutti i mezzi della vera depravazione solitaria o a due.

Bisogna non aver mai ascoltato i discorsi di questi ragazzi, non aver mai visto i disegni osceni che circolano nelle classi e avere in fine volutamente chiuso gli occhi davanti agli atti di trasgressione per credere che, per quanto rivoltanti siano, i brani della confessione relativi alle primissime curiosità soddisfatte dai domestici, siano veramente indice di una perversione particolare. L’intensità del desiderio da sola svela forse lo stato particolare del soggetto.

È nei nostri costumi e nelle nostre abitudini trascurare questo punto: non prevedere affatto nelle case di educazione il risveglio della pubertà con tutte le sue funeste conseguenze. Bisognerebbe stabilire per questo periodo della vita delle soluzioni, esercizi fisici e intellettuali, che facciano irrobustire i muscoli, occupino l’immaginazione e allenino senza superlavoro l’organismo.

In mancanza di ciò, troverete in molti ragazzi, per non dire nella grande maggioranza di essi, l’esplosione dei vizi nascosti, e in alcuni casi la nascita e lo sviluppo di vere passioncelle, molto vive, molto sincere, nella maggior parte dei casi esclusivamente platoniche, sviluppate e intrattenute tra giovani del medesimo sesso - più frequentemente ancora, forse, tra persone di sesso femminile – pericolose perché turbano l’evoluzione normale della sessualità, perché caricano il futuro di tendenze e di predisposizioni anti-naturali.

A questa età la curiosità e il bisogno di sapere sono vivissimi e sono radicalmente trascurati dai maestri e dai genitori, che preferiscono lasciare al caso, alle cattive compagnie, ai dizionari consultati senza intelligenza, il compito di istruire il ragazzo sui fenomeni della maternità e della riproduzione, ma il ragazzo, se è intelligente, fa le sue ricerche e malgrado tutto finisce per trovare delle risposte.

Si informa presso i suoi compagni più vecchi e già pervertiti; se, come l’autore della nostra confessione, non si trova in un liceo, ma è allevato in casa – altro scoglio – in modo negligente e in solitudine, si informa presso i domestici che si divertono spesso a imbrogliarlo, qualche volta a corromperlo e che lasciano nascere nel suo spirito, fino ad allora vergine e semplice, le idee più strane e le concezioni della depravazione più inverosimili e più ridicole.

Molti uomini, e non dei meno qualificati, divenuti normali, arrossirebbero – per non dire che dovrebbero arrossire – al ricordo di quello che hanno detto, ascoltato o fatto, in quell’epoca della loro esistenza. Quanti si stupirebbero, se sapessero distinguere all’interno dei ricordi passati del periodo della loro pubertà, il ruolo, che spesso a loro insaputa, l’istinto sessuale ha giocato nella storia e nello sviluppo delle loro prime amicizie.

L’amicizia è soprattutto uno dei sentimenti delle prime età della vita, questo è indiscutibile, è dunque naturale per un giovane vederla vivere, ma bisogna diffidare di ogni amicizia esagerata, istintiva tra due ragazzi, tra due puberi. La maggior parte di queste amicizie restano platoniche ma non sono meno negative, creano delle abitudini, delle tendenze cattive, anormali; manifestano uno stato che deve essere tenuto sotto sorveglianza ma di gravità molto diversa secondo i casi.

In effetti il pericolo è molto diverso a seconda che la tendenza anormale sia occasionata per mancanza di rappresentanti del sesso che dovrebbe essere naturalmente amato, o, al contrario, che essa sia la manifestazione spontanea, istintiva e ineluttabile, di una tendenza innata. Privati di un amore femminile, molti, maschi fisicamente e nel desiderio, riverseranno su quelli che si avvicinano e un essere femminile un bisogno affettivo che non trova l’esito normale verso il quale possa tendere naturalmente; si rivolgeranno dunque sia a dei normali di aspetto femminile e qualche volta daranno loro fastidio. Li stancheranno con manifestazioni di un’amicizia estremamente tenera; - sia a degli invertiti nati feminiformi, come quello del romanzo; in quest’ultimo caso le cose saranno molto più gravi, l’invertito nato, se l’amico trova in lui del fascino, risponderà al desiderio dell’adolescente che cerca e desidera in lui la donna che lui realmente è; lo pervertirà, se le circostanze non lo strapperanno e questa cattiva frequentazione, ne farà un vero invertito e gli darà il gusto dello strano, dell’anormale, della pedofilia.

È proprio quello che ci manifesta l’autore del romanzo di un invertito, Un essere integralmente donna per la delicatezza e la stranezza del suo fisico, per il suo carattere capriccioso, elegante, vanitoso, leggero, infine e soprattutto, per il suo desiderio dell’uomo e per la sua completa mancanza di desiderio sessuale verso la donna, per il suo disprezzo, il suo odio, il suo disgusto verso la donna considerata dal punto di vista sessuale, un essere che non tarda a sedurre un ragazzo, molto maschio, molto bello, e probabilmente normale fino a quel momento, e che si lascia attirare verso di lui, come si farebbe attirare da una donna, cedendo a un amore quasi naturale; forse anche, come lascia intendere, in uno sei suoi post scriptum, a certe considerazioni interessate.

Che sia così o meno, la caduta di questo ragazzo ci sembra certamente non giustificabile, ma spiegabile. Uno è così fondamentalmente, così completamente invertito, quanto per contro, all’inizio, l’altro ha meno bisogno di esserlo. Che possiamo dire del personaggio autore della confessione? È una donna. Dunque l’inversione c’entra poco, per il giovane sottufficiale che, lui certamente uomo, andrà da lui come se andasse da una delle donne che lui frequenta poco perché “non ha soldi”.

Vorrei indicare qui il meccanismo di questa inversione acquisita che all’inizio ha poco dell’inversione e poi finisce per diventare una perversità. Immaginiamo questo giovane sottufficiale che esce dal suo paese timido, impacciato, senza soldi, quasi vergine, tutte ragioni che lo allontanano dal sesso prima di essere veramente amato. Concediamogli anche un sentimento elevato: il disgusto dell’amore venale e delle prostitute volgari alle quali solo può aspirare. Una sera, preso dal vino, si lascia inebriare da un essere quasi femminile, che dà fondo per lui a tutte le risorse della sua astuzia, a tutte le eleganze di una natura fine e aristocratica, a tutte le civetterie di un ragazzino grazioso che simula una completa e squisita ingenuità. Lui soccombe: capisco che da lì si lascia andare a un sentimento molto tenero per questo efebo e a dei costumi viziosi. È colpevole ma la sua azione non indica certamente una tara, una malformazione innata, una malattia, una vera perversione. Non sono che l’abitudinarietà, la dissolutezza quotidiana sempre più arida del suo amico, che allontanandolo incessantemente dalle sensazioni normali, gli inculcano progressivamente il desiderio non del maschio, ma del maschio giovane facendo di questo individuo o un indifferente in materia sessuale o un vero invertito.

Tornato a delle sane abitudini questo individuo si sposerà, e lascerà probabilmente ai suoi figli una predisposizione sfortunata, una tendenza all’inversione che senza unirsi a segni fisici farà di loro quei tipi che noi potremmo chiamare invertiti nati cerebrali, dei predisposti.

Se non ha proprio il coraggio di staccarsi dalla dissolutezza, di ridiventare un uomo, se non cambia ambiente, se non trova sulla sua strada una donna che lo liberi da abitudini sempre più solidamente radicate, diventate vittoriose e qualche volta esclusive, diventerà completamente un invertito, si pervertirà completamente. Sembra ingenuo ripeterlo e nonostante tutto bisogna non dimenticarlo: una osservazione vecchia come il mondo e che risale, credo, almeno ad Aristotele, segnala che “l’abitudine è una seconda natura”. Questo è assolutamente vero, in materia di istinto sessuale come in ogni altro campo, e spiega perfettamente come si possa da normale diventare pervertito. Perché l’organismo non dovrebbe piegarsi a degli atti sessuali antinaturali, dato che si piega dal punto di vista della respirazione, della circolazione, della nutrizione, a delle necessità che sembrano a priori dover essergli molto più pregiudizievoli?
I pervertiti che si sono così prodotti, qualche volta fabbricati di sana pianta, diventeranno a loro volta elementi di disordine e di dissolutezza, alla ricerca di tendenze antinaturali e di esseri il cui equilibrio sessuale sembri poco solido; scopriranno con la più grande facilità gli invertiti nati, i caratteri deboli, facili da dominare e daranno loro le prime lezioni di dissolutezza.

Così fece il capitano del romanzo, questo vero satiro, per il quale qualsiasi organo doveva diventare un elemento di piacere sessuale; questo essere veramente pervertito, che si indirizzava indifferentemente agli uomini o alle donne ma conservando senza dubbio una predilezione tutta particolare per i ragazzi giovani.

Certo non si può dire che sia stato lui l’autore della corruzione del personaggio principale del romanzo; ma fu lui che lo precipitò giovanissimo nei cattivi piaceri e lo corruppe del tutto, diede a questo adolescente, che non voleva che apprendere, una educazione completa, per primo gli suggerì l’idea della pederastia propriamente detta, alla quale il protagonista del romanzo all’inizio si rifiutò, non per disgusto, non per mancanza di desiderio ma per paura del dolore!
Non mi sembra affatto necessario insistere di più su tutta la psicologia del romanzo: è semplice e viene fuori da sé. La vanità straordinaria, la mancanza di affettività, il poco amore filiale dell’autore del romanzo, il dolore acuto, né troppo tenace, né veramente troppo profondo, di sentirsi un anormale, spesso il piacere di essere vizioso e l’orgoglio del vizio e infine il bisogno di raccontare la sua storia, di liberarsi completamente e mille altri dettagli ancora, tutto per l’osservatore, per il medico che ha studiato l’inversione, deve contribuire a classificare questo personaggio tra quelli che io chiamo invertiti nati feminiformi. La mancanza di equilibrio nel carattere, la psicologia speciale del personaggio come quella di qualsiasi invertito nato feminiforme, si spiegano facilmente. L’appetito sessuale è il primo di tutti gli istinti, il più potente, il solo indispensabile alla vita della specie. Ed è proprio questo appetito che fa la psicologia del maschietto e della femminuccia, quella dell’uomo e quella della donna. In un essere così complesso come l’invertito nato, l’istinto sessuale deve dunque produrre delle forme completamente eterogenee e bizzarre, dominate dall’angoscia e della mancanza di equilibrio che, con rare eccezioni, marcano con un’impronta formale l’essere il cui fine, il cui fine primordiale dell’esistenza, la riproduzione, è o abolito o ostacolato. Tutto quello che sopprime, abolisce o deteriora la sessualità di un individuo comporta delle perturbazioni della sua vita cerebrale. Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, il numero delle degenerazioni, degli squilibri cerebrali che si traducono in tendenza al suicidio, in fobie ecc., proviene in gran parte dal fatto che nella nostra nazione, le funzioni genitali non si compiono spesso come dovrebbero secondo la via normale.

Da qui la necessità dal punto di vista della vitalità, dell’avvenire della razza, di studiare le cause morbose, di discernere gli elementi pericolosi e cattivi, tra i quali, per una quota significativa si deve collocare l’essere colpito da perversione sessuale, il pervertito, l’invertito nato feminiforme.

Rispondi