RAFFALOVICH: RUOLO STORICO DELL’INVERSIONE [sessuale]

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RAFFALOVICH: RUOLO STORICO DELL’INVERSIONE [sessuale]

Messaggio da progettogayforum » giovedì 4 agosto 2016, 21:04

Il brano del trattato di André Raffalovich “Uranisme ed Unisexualité” che potete leggere qui di seguito nella mia traduzione, nonostante il titolo, che sembra prefigurare un’analisi generale del ruolo dell’omosessualità nella storia, è sostanzialmente una riflessione sul rapporto tra Cristianesimo e omosessualità in una prospettiva tipica di Raffalovich. In buona sostanza, se Platone ha fornito un ideale agli omosessuali “superiori”, cioè a quelli che sono capaci di autocontrollarsi, secondo la definizione di Raffalovich, il Cristianesimo non ha fatto che proseguire sulla stessa strada e ha portato nelle sue file, e soprattutto nel clero, schiere di omosessuali “superiori” che hanno entusiasticamente accettato di sublimare la loro sessualità nel misticismo e di contenerla negli obblighi e nei doveri del celibato. Anche qui, come praticamente in tutte le opere di Raffalovich, compare il personaggio dell’omosessuale “superiore”, ma resta il forte dubbio, e direi quasi la certezza, che l’omosessuale superiore non sia in realtà quello che è in grado di autocontrollarsi ma quello che ha definitivamente rinunciato alla propria sessualità sostituendola con la mistica, in questo caso la Chiesa non sarebbe l’educatrice degli omosessuali deboli che hanno bisogno di una disciplina e la dimora di elezione degli omosessuali superiori che optano spontaneamente per la castità, come vorrebbe Raffalovich, ma sarebbe semplicemente l’autorità che in modo più o meno interiorizzato diffonde l’omofobia. Tutto il lavoro di Raffalovich è centrato sul binomio autocontrollo-repressione, in cui i concetti sfumano uno nell’altro. Raffalovich affronta anche il ruolo della Chiesa come persecutrice degli omosessuali e sembra cavarsela sostenendo che la Chiesa, quando ha messo in atto persecuzioni non lo ha fatto per ragioni sostanziali, che anzi la spingerebbero ad una pedagogia dell’omosessualità, ma perché mondanizzata e spinta da motivi politici. Sono particolarmente interessanti, verso la fine dell’articolo, le citazioni che documentano come gli uomini del Medioevo fossero indotti al matrimonio, anche se riluttanti, attraverso la minaccia di un’accusa di sodomia (considerata impropriamente, allora come adesso, sinonimo di omosessualità), data l’equazione, al tempo comune, tra sodomia ed eresia.
Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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Non si può ancora seguire in modo sicuro l’influenza del ruolo dell’inversione sessuale nella storia dell’umanità, ma c’è comunque il presentimento che sia stato importante e inevitabile. Dopo i pudori inutili, le dannose reticenze e le vane speranze del passato, si comincia oggi a riprendere, a riapprendere e a completare la psicologia dell’uomo.
Gli antichi filosofi, gli stoici, Plutarco il borghese, Epicuro, Platone, Aristotele, avevano, ciascuno a modo proprio, studiato questa questione alla luce del sole, e ancora oggi ciascuno di essi offre soluzioni del problema che tormenta tanti uomini in modi diversi. Platone resta sempre la guida sublime degli uomini superiori, invertiti di nascita o per casualità.(1)
Se la Grecia avesse interessato oggi un po’ di più i dotti, avrei analizzato i rapporti tra le diverse filosofie dell’inversione e le diverse categorie di invertiti, di uranisti e di unisessuali.
Si è talmente abusato di aneddoti greci e si è capita così poco la gerarchia delle relazioni sessuali, al punto da confondere per molto tempo i lettori di oggi con la saggezza e la morale della Grecia. La Grecia intellettuale e filosofica, così come il Cristianesimo, considerava l’istinto sessuale, gli atti sessuali, come un mezzo e non come un fine.
Gli uranisti greci non consideravano più di quelli di oggi la sodomia (il coito anale) come lo scopo dell’unisessualità. Le medesime cause che agiscono sui nostri contemporanei agivano su di loro: nella loro giovinezza i Greci di buon livello sociale erano sorvegliati e difesi contro la lussuria e la dissolutezza di quelli più gradi di loro.
Li si allevava perché fossero forti. Si condannavano le relazioni con gli impuberi. L’amato, secondo il loro codice morale, non poteva essere amato in modo onesto contro la sua volontà. I giovani guerrieri greci non erano effeminati: le abitudini della sodomia attiva o passiva non erano affatto frequenti in mezzo a loro e fra loro. Nella letteratura greca ce ne sono prove sufficienti. Quando si parla di amore greco (nel senso di sodomia) si dovrebbe dire amore turco. L’amore tebano o spartiate era piuttosto quello di August von Platen, “petto contro petto, anche contro anche”.
Platone innalza l’invertito superiore, anche se non gli impedisce di cadere; gli permette di trovare il suo posto, il suo ideale nella gerarchia dell’universo. Se Platone è stato accusato di essere pericoloso, non è certo per l’invertito superiore che aspira al controllo di se stesso, alla glorificazione delle sue tendenze e alla loro purificazione, ma è per il debole che si lascia frastornare, che si crede capace di coraggio e di virtù che egli ancora non ha o che non raggiungerà mai. Per lui ci sono altri filosofi, più accomodanti e meno eccelsi, che non trasfigurano il corpo con l’aiuto dell’anima.
Ovviamente il Cristianesimo non cambiò l’uranismo, ma per moltissimo tempo permise agli invertiti superiori di seguire freneticamente e santamente il principio di Platone. In un mondo che aveva assistito ai saturnali di tutte le dissolutezze e di tutte le vergogne, la religione non poté che attirare in un modo molto particolare gli invertiti superiori. La verginità collocata così in alto o l’amore del proprio simile divenuto così sacro e così tenero, l’amore del suo giovane dio, nudo e sanguinante, sfigurato e trasfigurato, lacerato e lacerante, riempì gli uranisti o i figli di uranisti, di pervertiti, di dissoluti eterosessuali, di un entusiasmo facile da capire e che non è ancora spento oggi e probabilmente per parecchi uomini non si spegnerà mai. L’anima dell’uomo, diventata la fidanzata del Cristo, ha per molti secoli espresso il suo desiderio e la sua adorazione in poesia e in prosa. Angelus Silesius, Frédéric Spe, san Giovanni della Croce, santa Teresa e molti altri illustri o illuminati hanno effuso lamenti d’amore sul petto dell’Amante divino. Hafiz della “notte oscura” è stato accostato a san Giovanni della Croce. Si potrebbero certo leggere le poesie e ignorare che è l’anima dell’uomo che urla e abbraccia i piedi, le mani, i fianchi misericordiosi e non un amante che Krafft-Ebing considererebbe nella sua Psychopathia sexualis come affetto da sadismo, da masochismo e da unisessualità. La letteratura di oggi non osa, tranne che nei suoi momenti di sfida sensuale o sentimentale quello che i poeti dell’amore divino hanno “tubato” e gemuto tra le delizie.
San Giovanni della Croce, uno dei saggi più ammirevoli, disse: “Ci sono persone di una complessione debole e delicata e di una natura tenera e sensibile. Quando queste persone si occupano delle cose spirituali, la loro natura ne prova una grande dolcezza ed è da questa dolcezza che vengono queste emozioni. Quando lo spirito e i sensi ne godono, ogni parte dell’uomo è di conseguenza eccitata al piacere secondo le sue proprietà particolari, cioè: lo spirito al piacere spirituale, che viene da Dio, e i sensi al piacere sensibile, che nasce dal corpo. In modo che l’anima è qualche volta spiritualmente unita intimamente a Dio nell’orazione e, dal punto di vista dei sensi, essa sperimenta in modo durevole e sgradevole grandi sconvolgimenti e grandi rivolte. Perché, dato che queste due parti compongono proprio un tutto unico, uno dei due componenti è normalmente toccato dal dolore e dal piacere dell’altro; in realtà, seguendo le massime dei filosofi, i soggetti ricevono quello che a loro arriva nel modo che è adatto e naturale per loro. Così l’anima, ai suoi inizi, e anche nei progressi che realizza, gusta i piaceri spirituali con la stessa imperfezione con la quale la sensualità gusta i piaceri sensibili; ma quando questa parte animale è stata riformata nella notte oscura, in cui essa viene purificata dalle sue debolezze, essa non è più soggetta a questi difetti.”
Il celibato, coi suoi doveri, le sue occupazioni, le sue devozioni, era una vocazione per queste anime ardenti e desiderose di innalzarsi alla saggezza.
Se si studiano i mistici, i settari, i dottori della Chiesa, si trovano, per l’invertito superiore, una saggezza, una elevazione e una pratica comparabili certamente a quanto indicato da Platone, con in più la devozione, e per l’invertito debole una disciplina.
La storia dei grandi fondatori, dei grandi religiosi, qualsiasi sia la loro epoca o la loro particolarità nell’intendere la fede, Gordon, per esempio, ci insegnerebbe molte cose su questa psicologia dell’inversione e dell’educazione.
Si il cristianesimo si apriva per ricevere gli invertiti, per aiutarli, per assolverli, per salvarli, diveniva però nello stesso tempo un pretesto di persecuzione.(2) Ogni setta che si staccava era accusata di sodomia. Dopo essere stati loro stessi accusati di tutte le lussurie, dopo aver tuonato contro le lussurie dei pagani, i cristiani si servirono di questa accusa contro tutti settari e tutti gli eretici senza eccezione. È estremamente interessante, quando si studia la storia delle sette e delle mistiche (storia così attraente e assorbente), esaminare tutte le dottrine astratte, tutti gli assiomi spirituali, tutte le enunciazioni e tutte le affermazioni che conducono ad una possibile difesa dell’inversione o ad un’accusa certa. In pratica o in teoria tutte le dottrine possono favorire l’inversione sessuale; penso di poterne indicare le due cause, che secondo me sono: in primo luogo che fisicamente l’inversione non è contraria all’istinto sessuale, e poi che l’inversione non è contraria all’intelligenza umana. La Chiesa cattolica ha certamente compreso che spesso l’inversione era meno scandalosa della sessualità eterosessuale; essa ne ha anche spesso conosciuto l’estensione e le ramificazioni, ed è depositaria di parecchie ricette per l’educazione degli invertiti, deve scegliere come preti, ancora oggi, gli invertiti superiori, casti e devoti preferibilmente, e poi gli eterosessuali che hanno rotto con il mondo o che hanno la forza di carattere necessaria; e l’invertito grossolano è naturalmente uno dei peggiori pericoli per una qualsiasi istituzione religiosa.
I settari, entusiasti, pertinaci, ribelli o molto coscienziosi, provenivano soprattutto da due gruppi: i puri, i giusti, i santi, ai quali tutto era permesso e che probabilmente non si permettevano nulla, e i discepoli, quelli che li seguivano, che si permettevano una licenza di costumi che gli eresiarchi potevano rifiutarsi.
Può darsi anche che gli ortodossi militanti, che perseguitavano e accusavano nei primo tempi della Chiesa, credessero che i vizi sessuali degli eretici fossero ben peggiori di quelli degli ortodossi e che i principi eterodossi non fossero che una scusante del cattivo comportamento. Potevano credere facilmente che un ortodosso fosse sodomita malgrado gli assiomi della Chiesa.
Col tempo naturalmente, l’amore per la persecuzione divenne violento, la persecuzione si mescolò con la politica e, per così dire, divenne storica.
Io non condanno, io indico soltanto.
Il processo dei Templari è molto istruttivo. Ci si vede, molto amplificato, uno degli sviluppi dei costumi di oggi,(3) come le diverse soddisfazioni unisessuali simbolizzate attraverso i diversi baci rimproverati e definiti nell’atto di accusa.
Le grandi organizzazioni come quella dei Templari, devono condurre all’unisessualità (allora come oggi) come il modo esterno conduce ad essa; e allora come adesso era solo per caso che si incrudeliva contro le offese nei confronti dei costumi, o per ragioni politiche, e allora come oggi, l’immoralità in quanto tale era impunita.
Se si studiano i documenti si trova che gli atti unisessuali, i gusti unisessuali, le abitudini unisessuali non erano in alcun modo appannaggio della Chiesa o degli ordini religiosi o dei monasteri. L’unisessualità era in piena fioritura tra i laici e allora come oggi la questione dei costumi serviva come pretesto all’indignazione degli ingiusti e degli ignoranti e allontanava i coscienziosi dalla giustizia e dalla ragione.
Nel Medioevo l’unisessualità era molto diffusa. Odericus Vitalis parla di molti sodomiti e catamiti dell’Inghilterra. Guillaume de Nangis (1120) racconta che i due figli del re Enrico e tutti i nobili che morirono con loro al tempo del naufragio della Blanche Nef, erano sodomiti. Importa poco sapere se fossero tutti unisessuali, e non c’è bisogno di credere con i moralisti dell’epoca che il mare assunse il ruolo del fuoco di Sodoma. La loro reputazione è sufficiente.
C’erano allora in Inghilterra molti prostituti, come oggi, molti gitons. Jean de Salisbury li descrive a lungo e secondo lui erano ancora più splendidi di oggi e molto più intimamente(4) curati di molti gitons del 1896. Il Concilio di Londra, nel 1102, prese inutilmente delle misure contro delle abitudini così radicate da lungo tempo.
In Francia, il Concilio di Parigi nel 1212 e quello di Rouen nel 1214 tuonarono contro i sodomiti. E ciò che è più curioso è il fatto che gli uomini che rifiutavano le avences delle donne (molto intraprendenti allora, sembrerebbe, sulla base dei documenti pervenuti fino a noi) dovevano aspettarsi di essere chiamati sodomiti.(5)
La letteratura ce ne fornisce degli esempi. Quando Lanval(6) resiste a Ginevra, lei gli dice:

Uno mi ha detto abbastanza spesso
Che non avete interesse per le donne.
Avete valletti bene affezionati,
Insieme con voi, dovunque li portiate.

Quando Gilles de Chin rifiuta la regina di Gerusalemme: La Regina dice: “E allora, che cosa c’è di sbagliato in me?” “Nulla, mia signora, ve lo assicuro, voi siete una donna bella e nobile, ma il mio cuore è altrove.”(7)
"È vero, risponde lei, è con un ragazzo. Voi state tendendo un arco immorale e certamente non c'è ferro nella vostra freccia." Gilles l’ascolta, ma non gradisce affatto che lei lo stia accusando di eresia. Lui subito le risponde di non essere eretico: «Non sono un sodomita."
In Germania nell’Eneit di Heintich von Veldeke, si ritrova la stessa situazione. La madre di Lavinia rimprovera Enea: “Voi non amate le donne. E non sarebbe cosa buona dire quello che voi fare con gli uomini per arrivare a non desiderare le donne.”
_________
(1) Basta leggere “l’Amitié antique” di M. Dugas per rendersi conto delle ricerche e dei risultati.
(2) La storia delle leggi di Giustiniano, di Carlo magno e di san Luigi conto la sodomia stupirebbe e istruirebbe; Carlo magno e san Luigi considerano la sodomia come una delle cause dell’arrivo dei Saraceni, quegli stessi Saraceni accusati così spesso di insegnare l’unisessualità agli innocenti europei. Giustiniano da parte su aveva delle premesse abbastanza corrette. Tutte queste leggi furono fatte in momenti di paura e di disgrazia. Si stabilì un rapporto tra la distruzione di Sodoma, l’unisessualità contemporanea, i terremoti, la peste, ecc.. Nel 1120 un’invasione di topi fu considerata una conseguenza della sodomia.
(3) Nel 1730, nei Paesi Bassi, 245 unisessuali furono perseguiti penalmente. Solo 68 non se ne scapparono o non riuscirono comunque a sfuggire. Tre morirono in prigione o di malattia. Due si suicidarono. Otto furono leggermente puniti. Cinquantacinque furono condannati a morte e giustiziati. Riprendo questi dettagli da Ulrichs. Non li ho verificati, ma non sono poi molto improbabili. Ottant’anni più tardi si introduceva nei Paesi Bassi il Code pénal e queste barbarie divennero assolutamente impossibili.
(4) Ulrichs rimprovera a Terdieu di avere descritto la mancanza di pulizia dei pederasti di professione, ma egli giura che molti invertiti effeminati trascurano di fare toletta perché non potendo portare abiti sontuosi di seta come le donne, non vedono la necessità di prendersi cura dei comuni abiti maschili. È completamente sbagliato.
Ci si stupisce nel mondo di vedere dei “mezzi-mondani” poco curati, con le unghie rosicchiate, dall’incerta pulizia ma dai vestiti elegantissimi; è la loro vanità o la loro ignavia che li acceca.
(5) Jacques de Vitry (morto nel 1240) dice che a Parigi, se un uomo passava davanti a una casa di prostituzione senza volerci entrare, gli si gridava: “Sodomita!”. Oggi i prostituti, nel luoghi di passeggio eleganti di Londra, per esempio, dicono qualcosa si equivalente.
C’erano allora, come oggi, uomini che avevano delle amanti per sviare i sospetti.
(6) “Lai de Lanval” di Maria di Francia (Vedi oltre).
(7) La parte in corsivo è stata inserita dal traduttore per la comprensibilità del testo.

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