AUDLEY E EDWARD WALPOLE, DUE PROCESSI PER OMOSESSUALITA'

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AUDLEY E EDWARD WALPOLE, DUE PROCESSI PER OMOSESSUALITA'

Messaggio da progettogayforum » giovedì 8 dicembre 2016, 18:06

I capitoli di “Uranismo e Unisessualità” che Vi presento oggi sono di enorme interesse storico. Il primo parla brevemente di Giacomo I Stewart, omosessuale certamente, ma altrettanto certamente immorale. Un esempio ancora peggiore di immoralità omosessuale è rappresentato dalla storia di lord Audley in cui la violenza si mescola con vere perversioni, che si fatica a ritenere non patologiche.

Raffalovich dedica poi parecchio spazio alla ricostruzione della vicenda giudiziaria di Edward Walpole (fratello di Horace Walpole) ricattato con l’accusa di sodomia. I fatti sono della metà del ‘700, ma sono un esempio chiarissimo delle conseguenze della criminalizzazione della sodomia. Il ricatto per estorcere denaro con la minaccia dell’accusa si sodomia divenne un fenomeno piuttosto diffuso, stando alle cronache giudiziarie, ma con ogni probabilità il numero di uomini ricattati con la minaccia di questa accusa fu molto più alto di quanto risulta dagli atti giudiziari, perché molti, che fossero o meno colpevoli di sodomia, o anche che avessero semplicemente fama di tendenze omosessuali, pagarono il silenzio dei loro ricattatori per evitare il rischio di un processo o quello di una lenta maldicenza distruttiva.

Tutti coloro che si sono dichiarati a favore della depenalizzazione dell’omosessualità hanno insistito sul fatto che considerarla reato penale non solo non ne avrebbe ridotto la diffusione, ma avrebbe aumentato notevolmente i numero di ricatti basati sulla possibile accusa di sodomia.

Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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Enrico VIII, Elisabetta, Giacomo I

Enrico VIII, quando confiscò i beni della Chiesa e si trasformò in una sorta di papa protestante, inventò delle leggi contro la sodomia. La sanzione penale dell’unisessualità in Inghilterra risale a lui, e le origini di queste leggi del Barbablù avido di denaro come di donne, è poco onorevole. Sotto Elisabetta (anche se ristabilì le leggi di suo padre), l’Inghilterra non aveva ancora imparato l’ipocrisia. La letteratura è gioiosa, più virile di quando fu mai dopo, più degna di una grande nazione. La letteratura del tempo di Elisabetta è rimasta come la prova della grandezza dell’Inghilterra, del suo genio poetico e ardente. E in tutto questo l’età elisabettiana è anche l’età dell’unisessualità letteraria. Questi poeti non pensano minimamente a scioccare né a vergognarsi quando traducono l’Alexis di Virgilio o quando cantano la bellezza di Ganimede o di Leandro. È un’epoca eroica.

Giacomo I, figlio di Maria Stuart e del bel Darnley, succede a Elisabetta, e arriva in Inghilterra avendo già fatto le sue esperienze unisessuali. I suoi favoriti si succedono. Scoppiano scandali spaventosi. Sir Thomas Overbury è assassinato da Carr e dalla contessa di Essex. L’omicidio è scoperto, e il re, che ha un nuovo amante, lascia che Carr sia imprigionato e giudicato. Giacomo, che amava gli inganni (era uno Stuart) mette le sue braccia intorno al collo di Carr, lo copre di baci a piena bocca, baci a labbra aperte, gli dice che non può fare a meno di lui; e una volta che Carr è fuori dalle braccia di Giacomo, Giacomo si gira verso i suoi cortigiani e dichiara che non rivedrà mai più Carr. Infatti viene arrestato e imprigionato. Il re comunque, durate tutto il processo non poté nascondere la sua inquietudine. Carr, se fosse stato condannato, voleva rivelare che il re “era stato a letto con lui”. Ai suoi lati furono piazzati due uomini in lunghi mantelli rossi che alla prima parola dovevano soffocare il suo discorso.

Lo sfortunato Oscar Wilde, che amava raccontare questo strano episodio, ci pensò quando ascoltando la sua terribile sentenza rimase senza parole? Quello che gli era stato raccomandato era solo di tenere una linea di condotta che portasse a una furberia tipo quella di Giacomo. Lui aveva sempre vantato l’egoismo, la menzogna e l’incostanza.

Mervin lord Audley, conte di Castlehaven, giustiziato per stupro e sodomia 1631.

Sotto Carlo I, lord Audley,[1] Fitzpatrick e Brodway furono vittime della follia erotica di lord Audley e della folle severità delle leggi. Ecco la storia raccontata in breve: lord Audley era accusato di aver fatto stuprare sua moglie da uno dei suoi (di lord Audley) favoriti e di avere commesso atti di sodomia. Lord Audley, padre di un figlio che era già un giovane uomo, sembra essersi rimaritato per potere soddisfare la sua mania erotica; perché, al di là dei suoi vivi gusti unisessuali, adorava vedere l’accoppiamento eterosessuale. Prese in casa sua una certa Blandina, ragazza di brutta vita, che si concedeva ai favoriti di lord Audley in sua presenza. Lui stesso abusò di lei davanti ai suoi servitori e ai suoi favoriti. Lord Audley diede in moglie sua figlia ad Amptil, un paggio che egli aveva avuto per otto anni e al quale donò novemila sterline. Lord Audley costrinse la sua figliastra (che aveva solo 12 anni) ad andare a letto con Henry Skipwith, un povero irlandese che ricevette dal suo padrone almeno 500 sterline all’anno e spesso di più. Lord Audley diceva alla ragazzina che suo marito non l’amava e che lei doveva consolarsi con Skipwith. Lei cominciò ad amare il giovane uomo e il giovane uomo cominciò ad amarla, Skipwith vedendola così giovane si sarebbe accontentato di questo affetto ma lord Audley insistette, fece fare molti tentativi senza successo, cercò lui stesso l’olio che ci voleva, e arrivò a facilitare il coito.

Lord Audley volle che Skipwith avesse anche dei rapporti con lady Audley, e lo fece andare a letto insieme con loro, ma il povero favorito ebbe paura di commettere un nuovo crimine ed ebbe con la contessa solo un rapporto esterno, cioè l’orgasmo ebbe luogo sul ventre della contessa.

La contessa testimoniò che il giorno successivo al suo matrimonio, lord Audley fece venire Amptil vicino al loro letto e si mise a parlare in modo lascivo. Garantì alla contessa che il corpo della moglie appartiene al marito, che lei doveva amare Amptil come amava lui, suo marito, e che se lei andava a letto con lui o con qualsiasi altro uomo, solo il marito ne era responsabile.

La contessa confermò la storia di Skipwith coricato sopra di lei, che ingannava in quel modo il marito che credeva sua moglie posseduta. “My Lord”, disse lei, faceva venire Skipwith tutto nudo nella camera coniugale e passava in rivista la virilità fallica dei suoi servitori. Gli faceva prendere parte a questo esame, e lodava molto quelli che vincevano la gara priapica.

Una notte a Fohthill Abbey “My Lord” fece venire Brodway nel loro letto e tenne ferma una delle gambe della contessa e le sue mani mentre Brodway la possedeva.

Laurence Fitzpatrick testimoniò che lord Audley più di una volta aveva avuto con lui rapporti unisessuali e era arrivato ad avere l’orgasmo con lui, tra le cosce; che era quella la soddisfazione di lord Audley con tutti i suoi favoriti. Anche Fitzpatrick aveva avuto rapporti con lord Audley nello stesso modo. Lascio da parte gli altri testimoni.

Il conte non aveva alcuna difesa; si accontentò di dire: “Guai all’uomo la cui moglie testimonia contro di lui! Guai all’uomo il cui figlio lo perseguita e cospira contro di lui! Guai all’uomo i cui servitori hanno diritto di testimoniare contro di lui e di togliergli la vita!”

Fitzpatrick avrebbe potuto dire: “Guai all’uomo che testimonia contro il suo padrone”, perché gli era stata promessa slava la vita (sembra) se avesse testimoniato. Ma fu impiccato per i suoi atti unisessuali col suo padrone.

Anche Brodway fu impiccato per lo stupro della contessa. Lord Audley (che 27 pari trovarono colpevole di stupro, ma solo 15 colpevole di sodomia) fu decapitato.
Morirono tutti e tre in un modo edificante, riconciliati col cielo e senza paura della morte.

Lord Audley era certamente pazzo; Fitzpatrick era vittima della sua inferiorità sociale; come anche Brodway, che (secondo lui) era vittima anche della contessa.
La religione ebbe un ruolo importante nel processo di lord Audley. Aveva cambiato religione, e questa fu una delle spiegazioni che si diedero dei suoi vizi. La sua incostanza religiosa rende facilmente comprensibile, disse l’accusatore, la sua generosità verso Skipwith e la sua avarizia verso i suoi vicini. Per ottenere qualcosa da lui, la contessa, sua figlia e la sua figlia adottiva dovevano andare a letto con Skipwith. È anche interessante notare che l’unisessualità (che non era reato, prima che Enrico VII cominciasse a desiderare i beni della Chiesa, e che fu depenalizzata da Maria e di nuovo resa reato penale da Elisabetta) era trattata dalla legge in blocco: non c’erano distinzioni tra il crimen sodomiticum e il crimen sodomiticum sine penetrazione. Lo si capisce.

Perché Enrico VIII, che aveva bisogno di un’arma contro i monasteri, avrebbe dovuto frenare la sua rapina con delle differenze talmente insignificanti per lui? È strano vedere ancora oggi l’Inghilterra soffrire per delle leggi il cui punto di partenza fu iniquo e ipocrita e allo stesso tempo soffrire e tremare all’idea di migliorarle. Solo dieci anni fa, tutti gli atti unisessuali sono stati di nuovo unificati, mentre la Germania e l’Austria (suscitando la collera dei medici e degli igienisti) lasciano impunite soltanto le masturbazioni reciproche.

L’ipocrisia inglese è così formidabile che la legge può ignorare certi delitti ma non può affatto essere migliorata. La prostituzione è debordante in Inghilterra, le strade di Londra sono infami, ogni anno la sifilide fa passi da gigante dell’esercito inglese; ma nessuno osa fare nulla. C’è una classe che non permette di toccare il vizio, perché restringerne le manifestazioni, significa riconoscerne l’esistenza, e riconoscere l’esistenza del vizio significa abbassarsi alla mancanza di ideali o all’ideale sensuale del “continente” europeo.

Ci si può stupire dell’unisessualità inglese?

Dato che questa non è una storia dell’Inghilterra, non cito nemmeno l’avvento del puritanesimo, che persiste ancora oggi, né la restaurazione, né la lotta incessante tra la bigotteria e la crudezza.

Guglielmo III fu un grand’uomo sotto parecchi aspetti; seppe tenere testa a Luigi XIV. In ogni caso fu un uomo, probabilmente un ultra-virile. La sua unisessualità non si nascondeva; essa permise a sua moglie, la regina Maria, di essere sua amica e di non dover temere una rivale. Tutti i favoriti di Guglielmo hanno avuto un ruolo nella storia, ed egli non sembra aver avuto relazioni senza amore, amicizia e fiducia. Da ogni punto di vista è il contrario dello sporco e furbo Giacomo I. Guglielmo, virile e serio, amava altri virili e seri. La regina Anna è stata molto accusata di unisessualità; ma l’inversione dei regnanti è nello stesso tempo così frenetica e così supposta e supponibile quando essa non è che una esaltazione della debolezza, che un’amicizia eccentrica esacerbata dall’isolamento, che non studio neppure i documenti.

Giorgio III, per la sua infatuazione per lord Bute, diede luogo a dei sospetti che, scrive Horace Walpole al suo amico Mann, dovrebbero essere confidati in latino.[2]

In ogni caso, la tradizione storica in quello che concerne l’unisessualità in Inghilterra non si interrompe mai.

La questione di Edward Walpole nel 1751

(L'intero procedimento sulla cospirazione malvagia ordita contro l’onorevole Edward Walpole da parte di John Cather, Adam Nixon, Daniel Alexander, Patrick Cane, alias Kane, e altri al fine di estorcere una grossa somma di denaro col pretesto di un’aggressione con l'intento di commettere sodomia sul corpo del detto John Cather, nel quale sono inseriti il processo integrale contro i detti Cather, Nixon, Alexander e Cane; e un resoconto completo del tentativo di Smith (che fu giustiziato a Tyburn per falso)[3] e di Patterson di accusare Mr Walpole di falso, ecc.. Londra, Stampato per H. Gifford, all'angolo di Elliot’s Court, nel Little Old Bailey, e venduto in tutti i negozi di pamphlet di Londra e Westminster, 1751, al prezzo di uno scellino).

Cito il titolo per intero come curiosità storica.

Nel secolo scorso in Inghilterra il ricatto era bene organizzato, proprio come oggi; la cospirazione di molti individui contro l’onorevole Edward Walpole, fratello di Orazio, lo mostra chiaramente. Questi pederasti e ricattatori erano anche più ingegnosi di quelli di oggi. Questa banda sembra più pittoresca, più inventiva ma altrettanto criminale di quella resa illustre dalla questione di Oscar Wilde.

Il rendiconto che possiedo di questa storia comincia con i soliti luoghi comuni. Il narratore dice che se queste orribili circostanze non fossero vere, non ci si potrebbe credere. Si stupisce che esistano uomini così malvagi. Si lamenta della misericordia delle leggi inglesi che non puniscono con la morte il crimine di ricatto. In paesi molto diversi dall’Inghilterra, in paesi dispotici, o in paesi le cui leggi sono sanguinarie e severe, i colpevoli sarebbero stati schiacciati sulla ruota.

L’onorevole Edward Walpole dichiarò nella sua deposizione che, durante i suoi viaggi all’estero, aveva fatto conoscenza di lord Boyne. Questa conoscenza diventò un’intima amicizia quando lui era segretario del duca di Devonshire, lord luogotenente d’Irlanda. Si riteneva così obbligato verso lord Boyne che credeva suo dovere provargli la sua riconoscenza in ogni modo. Aveva ottenuto una posizione eccellente per il fratello di lord Boyne e per i suoi amici. Era proprio a casa di lord Boyne che gli era stato domandato di fare qualcosa per un certo John Cather, che gestiva dei beni di lord Boyne, che aveva l’intenzione di andare in Inghilterra. E. Walpole promise, e qualche anno dopo John Cather andò a trovarlo a Londra.

Walpole non lo trovò abbastanza istruito per dargli un posto “negli affari”, e gli consigliò di entrare al servizio di qualche gentiluomo per istruirsi e formarsi.
Gli disse pure che lo avrebbe preso presso di sé se avesse avuto un posto per lui. Aveva anche l’intenzione, se il suo intendente (allora molto malato) fosse morto, di rimpiazzarlo con un suo valletto, di prendere per valletto il domestico incaricato di occuparsi dei bambini e di mettere Cather a prendersi cura dei bambini. John Cather venne molte volte a casa di M. Walpole e fu ammesso alla tavola dei domestici. Diceva di cercare un posto. Ma il 17 marzo 1750, il domestico di M. Walpole, mise al corrente il suo padrone di aver incontrato Cather in una taverna, molto ben vestito, con un gilè bordato d’argento, una camicia con collo alto arricciato. Cather confuso (stando al domestico) lo aveva invitato a bere e lo aveva pregato di non parlare al padrone dei suoi bei vestiti. Diceva di averli solo presi in prestito perché era la festa di san Patrizio. Questo racconto del domestico diede a M. Walpole (secondo la sua deposizione) una cattiva opinione di Cather; ne dedusse che Cather aveva fatto cattive conoscenze e si decise e non occuparsi più di lui.[4] Poco tempo dopo Cather andò a casa di M. Walpole a dirgli che aveva trovato un posto e a chiedergli una raccomandazione. M. Walpole rifiutò e gli proibì di tornare da lui. Era un’imprudenza, soprattutto con un irlandese vanitoso e senza scrupoli.

Nel mese di aprile del 1750 M. Walpole ricevette una lettera di un certo Daniel Alexander che gli annunciava che John Cather stava per fargli causa accusandolo di sodomia, ma che il suo rispetto per la famiglia Walpole spingeva Alexander a mettere M. Walpole al corrente di questo progetto.

Una seconda lettera restò senza risposta, allora un certo Walter Patterson andò a casa di M. Walpole per renderlo edotto del procedimento contro di lui. Si diceva impiegato da Cather come uomo d’affari e anche lui obbediente al suo sedicente rispetto per la famiglia Walpole. M. Walpole “consapevole della sua innocenza” non prestò più attenzione a lui che ad Alexander. Quest’ultimo allora si presentò a casa di M. Walpole, ottenne un incontro riservato e gli disse che non poteva credere all’accusa di Cather. Aveva troppo rispetto per la famiglia Walpole. Poi arrivò a dire che tutti gli uomini hanno le loro passioni, che questo crimine così tenuto in orrore oggi, era stato molto in onore presso gli antichi e soprattutto in Italia. Concluse trattando questo crimine con leggerezza ma anche consigliando di soffocare qualsiasi scandalo e qualsiasi maldicenza. M. Walpole gli disse all’inizio che lui si era smascherato e che doveva essere della cospirazione contro di lui, poi cambiò atteggiamento e giocò d’astuzia con lui, fingendo di credere alla dichiarazioni di Alexander e lo incaricò di fare un’inchiesta.

Alexander lo incontrò parecchie altre volte, una volta in presenza di Horace Walpole, gli raccontò che era accusato non solo di aver tentato di commettere ma di avere commesso l’atto sodomitico e di avere messo in pericolo la vita di Cather. Alexander si offrì di mettere a posto tutto e M. Walpole rifiutò. (A questo punto fu chiesto a M. Walpole se avesse mai scritto ad Alexander. Lui disse di no, ma quando fu prodotta una sua lettera ad Alexander, riconobbe la sua scrittura, e si ricordò che in questa lettera non aveva apposto la sua firme nel modo abituale, non volendo esporre la sua firma a un simile rischio. La lettera non fu letta in udienza, perché non lo richiesero gli avvocati né di una parte né dell’altra.)

Furono lette altre lettere di Alexander, alcune minacciose, altre patetiche, che chiedevano non solo denaro per sistemare la questione di Cather, ma anche un buon posto.

Il signor Walpole rimase scosso, spaventato, e incaricò il suo amico Worsdale (che gli aveva raccontato di una conversazione ascoltata in una taverna tra persone che accusavano Walpole di essere un sodomita.) di insinuarsi tra i suoi avversari per venire a conoscenza dei loro segreti e delle loro trame. La storia è lunga e complicata, ma gli atteggiamenti morali sono ben evidenti, basti dire che Worsdale, sotto falso nome e con un certo Andrew White che conosceva Cather, riuscì pienamente nella sua missione.

Patterson (gentleman), Cain (coltivatore), Falkner, Dennison e Cather caddero nella trappola.

C. White (un irlandese che egli incontrò in Saint-James park, stando a Worsdale; l’amico intimo di Worsdale, secondo White), lo introdusse nell’ambiente di Cather e di Cain che abitavano insieme. C. White (per una ragione che non ci viene detta) era in ottimi rapporti con questi individui, e passarono tutti e quattro la serata ai “Jardins de Cuper”. Cather raccontò al simpatico Worsdale (che si fece chiamare consigliere Johnson) che era stato molto maltrattato da Walpole. Walpole l’aveva incoraggiato a venire dall’Irlanda, promettendogli aiuto, aveva poi rifiutato di aiutarlo e aveva tentato di commettere su di lui l’atto sodomitico; e lui voleva vendicarsi. “Se non mi dà cento sterline per non andare avanti con la causa, giuro che mi vendicherò.” Cain (quando rientrarono in battello da questo giardino pubblico, confessò a Worsdale[5] che Walpole non aveva violentato Cather, ma che lo aveva maltrattato non venendogli in aiuto quando quello moriva di fame e che il desiderio di ottenere denaro era la causa dell’accusa. Worsdale fece finta di approvare molto il progetto, e Cain, molto modestamente ma fieramente disse che ne era lui l’autore e che in genere le cose di questo tipo gli riuscivano bene, e che loro avevano di recente, con le minacce, estorto una somma di denaro a un signore di cui Worsdale non volle dire il nome.

Si fece poi cadere Patterson nella trappola (ma quello riuscì a scappare dalla prigione), e quando la polizia strinse la sua rete sulla banda, Walpole fu assolto dalla giuria dall’accusa di aver commesso o tentato di commettere sulla persona di Cather questo abominevole peccato di sodomia (che non si deve nominare tra cristiani), abitualmente chiamato “buggery”, e Alexander, Cather, Cain, Nixon (un uomo di legge coinvolto) furono ritenuti colpevoli di avere cospirato contro Walpole.

Fu scoperto anche un secondo e ingegnoso complotto contro Walpole, inventato da Patterson e da W. Smith, un falsario che più tardi fu impiccato. Smith offrì a Walpole, per una somma di denaro (a detta sua per aiutarlo a sbarazzarsi di Patterson che era il consigliere di Cather), un falso biglietto di Patterson in cui riconosceva di dovere a M. Georges Sandys (lo pseudonimo di Smith) 150 sterline.
Con l’aiuto di questo documento, Walpole doveva fare gettare Patterson in prigione per debiti, ma dato che si sarebbe riconosciuto facilmente che la firma di Patterson era falsa (Patterson si trovava in Irlanda alla data riportata nel documento), Walpole si sarebbe trovato in una posizione difficile di fronte a Cather. Sarebbe stato sospettato di aver fatto un falso per fare arrestare uno dei suoi accusatori.

Walpole non si fidò, prese Smith per il bavero, si batté con lui, lo gettò due volta a terra, lo bloccò a terra fino all’arrivo del marito di Windsor. Smith fu perduto.

W. Patterson, per aver accusato Walpole di un crimine che non si può nominare tra cristiani e per avere tentato di accusarlo di falso (che allora era un crimine capitale), fu condannato a sei mesi di lavori forzati, e per tre volte durante questi sei mesi doveva essere portato, nudo, fino alla cintola, e frustrato finché il suo corpo non fosse sanguinante, in giro per Hanover Square, dalle 10 a mezzogiorno, per Pall Mall, intorno a Covent Garden.

Cather fu condannato a tre giorni di gogna, una volta a Charing Cross, una volta alla fine di Chancery Lane, e una volta davanti alla Borsa, e poi a quattro anni di lavori forzati, e anche a pagare una cauzione di 40 sterline e a tre anni di sorveglianza.

Cain, fu condannato alla gogna per una volta a Charing Cross, a due anni di lavori forzati e cinque di sorveglianza con una cauzione di 40 sterline e due di 20 sterline.

Alexander fu condannato alla gogna a Charing Cross per una volta, a un’ammenda di 50 sterline, a due anni di prigione e, uscendone, ad una cauzione di 200 sterline e a due di 100 sterline, e a tre anni di sorveglianza.

Nixon scappò.

Innocente o no, si può credere che Cain si servì della vanità mortificata e della vendetta di Cather.

Questi ricattatori raccontarono a Worsdale che dopo Walpole, avevano intenzione di ricattare nello stesso modo i grandi medici, i chirurghi e gli ostetrici.
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[1] Qui ancora una volta, il processo lo prova abbondantemente, la sodomia praticata da lord Audley e dai suoi amici era un coito tra le cosce; non c’era coito anale.

[2] Nota di Project: - Gli argomenti scottanti legati alla sessualità erano trattati in latino per evitare che potessero essere facilmente compresi da chiunque.

[3] Note di Project: - Raffalovich riporta per intero il titolo inglese: “The whole proceedings on the wicked conspiracy carried on against the Hon. Edward Walpole by John Cather, Adam Nixon, Daniel Alexander, Patrick Cane, alias Kane, and others in order to extort a large sum of money under pretence of an assault with an intent to commit buggery on the body of the said John Cather in which are inserted the Trial at large of the said Cather, Nixon, Alexander and Cane; and a full account of the attempt of Smith (who was executed at Tyburn for forgery) and Patterson, to charge Mr Walpole with forgery, etc. London. Printed for H. Gifford, the corner of Elliot's Court, in the Little Old Bailey, and sold at all the pamphlet shops in London and Westminster, 1751. Price one shilling.”

[4] Se E. Walpole era innocente (e in presenza del ricatto, che è un crimine contro la società, si ha il diritto di considerare innocente la vittima del ricatto, a meno di prove irrefutabili) le sue conclusioni sembrano molto severe; è probabile che il domestico avesse qualche gelosia o qualche risentimento nei confronti di Cather.

[5] Bisogna ricordarsi che Worsdale aveva il ruolo di detective per Walpole.

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