SENTIRSI ETERO, BISEX E GAY E MATURAZIONE AFFETTIVA

Che cosa significa essere gay
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SENTIRSI ETERO, BISEX E GAY E MATURAZIONE AFFETTIVA

Messaggio da progettogayforum » venerdì 15 maggio 2009, 14:56

admin ha scritto:Mi capita spesso in chat di parlare di bisessualità. La maggior parte delle persone bisessuali che incontro non mi contattano tramite il forum o i blog di Progetto Gay, che essendo connotati in modo nettamente gay, non sono avvertiti come un ambiente accogliente da un bisex, si tratta di percezioni soggettive ma condizionanti. Di norma i bisex mi contattano su chat generaliste sulla sola base del mio nick gay e premettono immediatamente che sono bisex, cioè che hanno avuto anche una vita etero. Si percepisce la diffidenza verso il gay da parte del bisex che non si sente amato dai gay, come se di fatto li avesse traditi. Quando il clima di diffidenza si supera, in genere, i bisex provano una sensazione di liberazione data proprio da un’accoglienza positiva in un ambiente gay, si sentono come pecorelle smarrite che tornano all’ovile. Ovviamente un bisex che contatta uno che ha un nick gay è un bisex che sta riorientando la sua sessualità vero l’omosessualità. Un bisex che va invece verso l’eterosessualità non cerca nick gay e cerca invece accoglienza nell’ambiente etero. In genere i problemi psicologici dei bisex in fase di transizione sono molto seri e il livello di sofferenza è alto. La questione è molto delicata e credo sia necessario chiarire alcuni punti. Premetto che nell’articolo che segue farò uso di materiali in parte già pubblicati su Progetto Gay (http://progettogay.myblog.it/tag/gay+e+bisex).

In primo luogo, il comune concetto di bisex come persona portatrice di una sessualità intermedia deriva dalla classificazione tradizionale di Kinsey, che propose una scala tassonomica degli orientamenti sessuali partendo dal presupposto che la natura non fa salti.
Kinsey grado 0 = Esclusivamente eterosessuali.
Kinsey grado 1 = Prevalentemente eterosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze omosessuali.
Kinsey grado 2 = Prevalentemente eterosessuali, ma con una forte componente omosessuale.
Kinsey grado 3 = Le tendenze eterosessuali e omosessuali si equivalgono (bisessualità).
Kinsey grado 4 = Prevalentemente omosessuali, ma con una forte componente eterosessuale.
Kinsey grado 5 = Prevalentemente omosessuali, ma in alcune circostanze con tendenze eterosessuali.
Kinsey grado 6 = Esclusivamente omosessuali.

Questa classificazione tuttavia presenta due gravi problemi:
1) L’idea che la natura non faccia salti o, fuor di metafora, che non ci sia quantomeno una fortissima concentrazione statistica sui gradi Kinsey 0 e 6, non risulta conforme all’esperienza che dimostra invece che i gradi intermedi 2, 3 e 4 sono decisamente meno frequenti del grado 6.
2) La classificazione di Kinsey può essere adeguata a descrivere gli orientamenti sessuali di un individuo in un ben preciso momento, ma è del tutto inadeguata a cogliere la variabilità degli orientamenti sessuali nel tempo che, secondo l’esperienza, rappresentano l’elemento essenziale della grande maggioranza di quanti si autodefiniscono bisessuali ma non perché nello stesso periodo possono provare attrazione sessuale sia per persone dello stesso che dell’altro sesso, ma perché il loro orientamento sessuale non è costante nel tempo e a lunghi periodi di eterosessualità si alternano lunghi periodi di omosessualità

Detto questo, è opportuno distinguere tra orientamento e comportamento sessuale. Per chiarire meglio la questione c’è bisogno di una ulteriore riflessione.

Quando l’affettività non si può riversare su una persona reale (quando cioè l’orientamento non si può trasformare in comportamento) e si crea un oggetto d’amore fittizio, ovviamente lo si crea ad immagine e somiglianza dei propri desideri, cioè si crea l’oggetto d’amore perfettamente conforme ai desideri del soggetto, che quindi si proiettano in quell’immagine. Non si tratta in fondo di immagini troppo astratte, queste immagini hanno una consistenza reale fortissima nel sogno erotico e nella fantasia masturbatoria la cui forza evocativa è evidente. In queste proiezioni, cioè in queste manifestazioni della dimensione più profonda dell’affettività di un individuo, emergono a livello emotivo le pulsioni che a livello razionale restano spesso coperte da molti pseudo-ragionamenti. Perché quanto detto non sembri troppo teorico, proviamo ad analizzare una questione estremamente concreta per i ragazzi gay. Molti ragazzi gay si riconoscono gay dopo aver vissuto anni di vita etero e talvolta di vita etero convinta, dopo aver avuto rapporti affettivi importanti e rapporti sessuali frequenti con le ragazze, almeno in parte, e talvolta addirittura pienamente, soddisfacenti, in altri termini, a livello comportamentale questi ragazzi sono stati prima totalmente eterosessuali, molti di loro non avevano minimamente pensato per anni di poter essere omosessuali e qualcuno addirittura aveva dimostrato atteggiamenti omofobi. Tuttavia, parlando con questi ragazzi, si scopre che essi anche se avevano un’attività sessuale di coppia di tipo etero, quando si masturbavano non pensavano alle ragazze ma ai ragazzi o, talvolta “anche” ai ragazzi. Questo fatto ha spesso caratteristiche evolutive nel senso che le fantasie masturbatorie gay di un ragazzo con comportamenti etero di età molto giovane 16/17, alle quali l’interessato in genere non annette troppo peso perché si sente etero ed ha una interazione sessuale con le ragazze, diventano con passare del tempo dominanti e parallelamente le fantasie masturbatorie etero tendono a sparire e si avverte che l’interazione eterosessuale non è comunque soddisfacente al 100%. Questo procedimento arriva a lenta maturazione tra i 18 e i 22/23 anni in correlazione anche con moltissime contingenze esterne che possono rallentarlo a accelerarlo. Per esempio, la permanenza in ambienti totalmente etero e per di più molto accoglienti, rallenta la maturazione della coscienza della omosessualità e, per converso, il dialogo libero con altri ragazzi gay la accelera. Quando per un ragazzo le fantasie masturbatorie sono oramai soltanto gay e la masturbazione “pensando a un ragazzo” diventa l’attività sessuale più soddisfacente, l’attività eterosessuale va in crisi, se si tratta di ragazzi con relazioni eterosessuali stabili, queste relazioni sono avvertire non più come un interesse ma come un problema dal quale si deve uscire. Bisogna sottolineare che tutto questo processo avviene di solito in condizioni di assoluta solitudine e di assenza di qualsiasi riscontro serio e oggettivo. Questi ragazzi in pratica si trovano a dovere risolvere il problema da soli, combattendo contro tabù di vario genere, molto radicati nella loro coscienza. In questa fase molti ragazzi ormai non si pongono più il problema in chiave di essere gay o etero, ma in chiave di essere gay o bisex, il che significa che ormai scartano la dimensione etero ma tentano di fuggire quella gay rifugiandosi nella bisessualità. Il problema tipico: “sono gay o bisex?” è un problema mal posto e cercherò di chiarire il perché: in questo mese mi è capitato di parlare seriamente con parecchi bisex, più di dieci, e questo ha ampliato nettamente il campo delle mie conoscenze in materia. Vi porto un esempio vero ed estremamente significativo. Un signore di circa 50 anni mi ha raccontato la sua storia: gioventù libera con comportamenti nettamente gay, a 20 anni scopre l’eterosessualità, si sposa con entusiasmo a 22, ha un figlio, a 29 anni incontra un ragazzo di 26, si separa dalla moglie, dalla quale divorzierà dopo qualche anno, e va a vivere col ragazzo di 26 anni, si sente totalmente gay, fa attivismo gay in associazioni gay, dopo 7 anni di convivenza gay che lui stesso definisce meravigliosi, a 36 anni incontra una ragazza di 30 anni, se ne innamora perdutamente, lascia il suo amante, e sposa la ragazza trentenne, è convinto che sarà la scelta definitiva, ha una figlia da questo secondo matrimonio, si sente realizzato, ma a 44 anni, incontra un ragazzo di 29 anni “bellissimo” e se ne innamora, a quello che lui stesso dice “alla follia”, si separa dalla seconda moglie, dalla quale divorzia dopo qualche anno e va a vivere col bellissimo ventinovenne. A 50 anni si sente smarrito, l’amore del “bellissimo” ormai trentacinquenne non gli basta più... ha conosciuto una ragazza anch’essa “bellissima” di 24 anni. Questo è in realtà un caso limite ma serve a chiarire il concetto: la maggior parte dei bisessuali non ha una natura intermedia tra i gay e gli etero, non ha interessi al 50% gay e al 50% etero, ma attraversa delle fasi, fasi che durano anni. Un bisex in fase etero è un etero a tutti gli effetti, quando passerà in fase gay sarà un gay a tutti gli effetti. E’ per questo che la domanda “sono gay o bisex non ha senso” perché essere bisex significa “prevalentemente” attraversare fasi gay e fasi etero e non essere un etero con qualche fantasia gay. E’ ovvio che quanto ho detto rappresenta una linea di tendenza, che da quello che vedo è maggioritaria tra i bisex ma le eccezioni ci sono eccome, nel senso di una bisessualità non alternativa ma media (tipo Kinsey 3). Ora, per tornare al tema iniziale vale la pena di sottolineare che un bisex in fase etero ha fantasie masturbatorie eterosessuali, in altri termini tutta la sua sessualità è eterosessuale, mentre un bisex in fase gay ha fantasie masturbatorie gay, cioè ha una sessualità totalmente omosessuale. Ma quando un ragazzo che è stato etero ha sentito crescere dentro di sé fantasie masturbatorie gay pur mantenendo comportamenti sessuali etero, la sua sessualità profonda si esprime nella masturbazione che non è condizionata da ruoli e attese esterne. Bisogna sottolineare che il comportamento sessuale etero di un ragazzo che si masturba pensando ai ragazzi, è pur sempre un comportamento sessuale abituale per quel ragazzo, indipendentemente dal fatto che sia o meno soddisfacente ed è per di più il comportamento verso il quale orientano tutte le pressioni sociali, mentre il comportamento omosessuale incontra ostacoli gravi da arte della coscienza religiosa e dell’ambiente familiare. Che quindi si mantenga un “comportamento” etero coltivando in parallelo fantasie masturbatorie gay (che indica un orientamento sessuale gay) non si può leggere in chiave di bisessualità ma di accettazione della omosessualità. Se invece le fantasie masturbatorie fossero almeno in parte etero avrei realmente il dubbio di trovarmi di fronte ad un bisex medio (topo Kinsey 3) cioè non alternativo. Dopo questa lunga digressione torniamo al punto, chiarito il ruolo proiettivo fondamentale delle fantasie masturbatorie e dei fantasmi che esse creano nel mondo affettivo di un individuo, risulta di tutta evidenza che quando il mondo affettivo è pieno di persone reali, il ruolo della fantasia proiettiva è più limitato e il soggetto è abituato a una vita affettiva reale e quindi sa gestire i problemi di relazione con le persone reali del suo mondo affettivo, quando invece, come purtroppo succede per moltissimi gay, il mondo affettivo è popolato pressoché esclusivamente di fantasmi generati dalla fantasia proiettiva, prendendo magari in prestito l’aspetto fisico di persone reali, il soggetto è abituato a gestire la vita affettiva come una questione tutta privata, tutta interna, questo fatto si concretizza in una sessualità legata alla masturbazione “in assenza di sessualità vera di coppia”, in cui in sostanza ci si relaziona non con persone ma con creazioni della nostra stesa fantasia. Ben diverso è il caso della masturbazione che avviene in coincidenza con una relazione affettiva e sessuale importante in cui in sostanza nella masturbazione si rivive un rapporto con una persona reale senza il bisogno di ricorrere ad una creazione fantastica. I ragazzi gay non abituati a rapporti affettivi (non necessariamente sessuali) con altri ragazzi gay, costruiscono una vita affettiva, tutta interna, vivono la loro affettività investendo la loro carica affettiva sulle proiezioni della loro fantasia gay, cosa che crea almeno una soddisfazione affettiva di tipo virtuale, ma quando poi questi ragazzi si trovano in contesti di correlazione reale, si rendono conto, talvolta traumaticamente, di non essere in grado di gestire i rapporti con le persone reali e di costruire continui confronti tra persone reali e fantasmi creati dalla fantasia proiettiva che non fanno che svalutare la realtà attraverso il confronto con le proiezioni fantastiche. Questi ragazzi devono pian piano uscire da sé per portare altri ragazzi nel loro mondo affettivo e riportare le loro fantasie gay alla reale accettazione di un altro diverso da sé, in questo bagno di realtà consiste la crescita affettiva di un ragazzo gay.

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