Lettera ad un amico

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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Machilosa
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Lettera ad un amico

Messaggio da Machilosa » domenica 13 novembre 2011, 15:32

Magari qualcuno si starà chiedendo che fine ho fatto. Magari no, ma siccome io, che comunque mantengo l’abitudine di visitare quotidianamente il forum, anche se non ho più molto tempo per scrivere, mi chiedo spesso come si siano evolute tante delle storie che ho letto con grande senso di compartecipazione (quella di Aquilotto, per esempio, o Micosola, Redelmondo e tanti altri), voglio aggiornare un po’ il mio personale “diario”.
Beh, devo dire che ho fatto molti progressi nel campo dell’auto-accettazione; ho parlato di me a mia cugina, a cui sono legato come ad una sorella, e la sua reazione mi ha spiazzato: “Sono contenta, dunque resterò l’unica donna della tua vita!” Io cercavo di giustificarmi dicendo: “Temo proprio di essere...” “Ma che <<temo e temo>>, non devi mica <<temere>>! E’ una cosa normale, un orientamento sessuale e basta! L’importante che tu sia felice e vedrai che mamma e papà, per la tua felicità, lo accetteranno; magari non subito, ma se anche ne soffrissero un po’, non te lo darebbero mai a vedere!” Le ho voluto bene come non mai, abbracciandola fin quasi a toglierle il respiro –ma non riuscivo a controllarmi dalla contentezza!
E poi ho conosciuto un ragazzo. Non pensavo che le cose si sarebbero evolute in quella direzione, ma invece è successo. Mi piacerebbe parlarne più approfonditamente, ma non voglio per rispetto ad una sua scelta, dal momento che anche lui bazzica Project.
Comunque non si è conclusa a rose e fiori. Non so cosa credere: se si sia lasciato sopraffare dalle paure e dalle incertezze o se sono io ad aver qualcosa che non va. Come gli ho detto, non innamorarsi non è una colpa, per cui non gliene voglio. Sembra resti la volontà di frequentarsi in amicizia; sa bene che, se si riuscisse, ne sarei felice.
Siccome una delle ultime lettere che gli ho mandato ha un carattere molto generale, che credo possa adattarsi alla situazione di migliaia di ragazzi, ho deciso di pubblicarla, sperando che possa dare conforto a qualcuno e sortire magari in qualcun altro l’effetto che, ahimè! non ha sortito nel mio caso.
Un abbraccio all’intera famiglia del Progetto.

Caro M.,
non è che voglia convincerti con le mie doti dialettiche. L’amore non è certo a comando o a persuasione.
Però due cose te le voglio dire, perché, come ti ho già ripetuto altre volte, buttare tutto al vento per nulla mi pare proprio un peccato. Soprattutto sarebbe un peccato se fosse solo per un problema di accettazione o per un imposizione esterna, per quanto sottile ed implicita.
Mi hai detto di non riuscire ad innamorarti di me. Ecco, io mi chiedo: ma cosa intendi con “innamorarsi”? Io non saprei proprio dirlo; se devo essere sincero, non so se mi sono innamorato. Non so se mi sono aggrappato all’idea di aver trovato qualcuno e voglia tenerlo stretto, se sono stati gli ormoni o la solitudine a spingermi tra le tue braccia. Non penso, ma sono cose che, secondo me, si scoprono col tempo. Il giorno dopo che ci salutammo l’ultima volta tra mille promesse e progetti, ho avuto anche io qualche momento di dubbio, sai? “Ma ti piace davvero? Ma l’hai scelto o hai preso ciò che passa il convento? Pensi che possa valer la pena di sfidare tutte le avversità future per lui?” Poi, però, ho notato subito che qualcosa nei tuoi messaggi cambiava, si raffreddava ed allora mi sono reso conto di quanto ci patissi e di quanto tenga a te.
Una volta ti dissi che amicizia + attrazione fisica = amore; lo penso ancora, ma penso che l’amore sia qualcosa che ha bisogno di maturare, qualcosa che nasce col tempo; quando si instaura una vera empatia, quando le parole sono diventate fatti e le dimostrazioni di affidabilità e coerenza si sono moltiplicate. In fondo, per quanto ti conosca, è comunque ancora una conoscenza superficiale. Ho delle impressioni, diciamo, ma, forse per una mia innata diffidenza, non mi sento ancora di esprimere giudizi su come sei, ma piuttosto su come mi sembri.
Ieri passeggiavo nel bosco dietro casa; poi, giunto in cima alla collina, mi sono spinto in un punto dove, incredibile a dirsi, non ero ancora mai stato; si godeva di una vista splendida: le cime delle colline sfumavano nelle tinte dei rossi, dei gialli e dei verdi tra le nuvole più basse; in mezzo ai boschi spuntavano, da un lato, le case delle tre borgate di M. e, dall’altro, quelle di C.. Se poi mi giravo e facevo qualche metro si poteva vedere anche la borgata diroccata dei B. Ecco, in quel momento avrei voluto averti lì; non per fare chissà cosa, ma solo perché, credo, avresti apprezzato. Ci sono così tante cose che mi piacerebbe fare con te! Abbiamo tanto in comune! Ecco, se davvero non potessi vederti più mi dispiacerebbe moltissimo, perché in tua compagnia mi trovo davvero bene; a parlare di film e di ricette, di studio e di viaggi, di oratorio e di arte, a passeggiare senza fermarsi, ammirando gli scorci di Torino. Aggiungi a tutto ciò l’innegabile attrazione fisica.
Non se questo sia amore, ma credo che ci siano tutte le basi per farlo nascere, in ogni caso. E’ una scommessa, ma il premio in palio credo che valga la pena.
Hai ricominciato a notare le ragazze? Beh, credi forse che io sia completamente insensibile alla bellezza femminile? In metro, pochi giorni fa, ne ho notata una che davvero mi sarebbe piaciuto abbracciare e coccolare; davvero una bambola di porcellana, graziosa ed elegante. Però, avrei voluto andare oltre? O ero solo incantato dalla sua bellezza fine? Io non lo so, ma non credo che abbia senso porsi una domanda simile. Bisogna lasciare che le cose seguano il loro corso e fregarsene di tutto il resto. Dobbiamo cercare la nostra felicità; una vita di rimpianti e di bugie non mi sembra una vita felice; bisogna seguire gli istinti le sensazioni –ovviamente, senza nuocere a nessuno. Tra le altre cose, sai cosa mi piace tantissimo dello stare in tua compagnia? La spontaneità; per la prima volta non ho dovuto pensare a cosa dovevo o non dovevo fare, ma mi sono lasciato completamente andare ed ho provato piacere nel farlo. Senza offesa, mi sembrava che anche tu non dovessi sforzarti. Con questo non dico che sia impossibile un tuo innamoramento per una ragazza, ma una tua “conversione” mi pare davvero improbabile; può essere che i due lati convivano. Ti dovessi dire, leggendo le esperienze dei veri bisessuali (coloro che si innamorano e si eccitano con gli uni e con gli altri, che se hanno una cosa sentono la mancanza dell’altra e viceversa), non desidero affatto esserlo: mi sembra la massima espressione della “sindrome dell’altrove”, una fonte infinità di infelicità e insoddisfazione.
Un rapporto omosessuale presenta di sicuro molti più ostacoli di uno normale; puoi chiudere gli occhi per non vederli, adesso, ma presto o tardi si riaffacceranno, a meno che non si voglia rinnegare del tutto la propria sessualità. Lasciarsi frenare dalla paura significa solo procrastinare oppure condannarsi per sempre. Una storia segreta prevede una buona dose di bugie, è vero; ma anche fingere attrazione per l’altro sesso, annuire alla battute virili e arrischiarne qualcuna per meglio tenere la maschera, guardare dall’altra parte quando passa un bel ragazzo, non sono forse tutte menzogne? Non significa forse mentire a tutti, amici, parenti, te stesso? Anche io ho paura di ciò che verrà, ma se non l’affronto fin da subito me la porterò dietro per sempre e in quel caso sarà molto peggio.
Basta, non ho più argomenti.
Non sto implorando il tuo amore o simili; però ti voglio bene e, in amicizia, mi sento di consigliarti così: non farti abbattere dalla paura delle avversità future; ce ne saranno sempre e comunque, qualunque sia la tua scelta. Confortante, vero? ;)
Un abbraccio stretto,
A.

Torrismondo
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Re: Lettera ad un amico

Messaggio da Torrismondo » domenica 13 novembre 2011, 15:59

Bene Machilosa per i progressi verso l'accettazione. E molto bene per la cugina :D anch'io ho avuto una storia simile, infatti sono molto molto contento di avere anche lei al mio fianco che mi possa capire e sostenere ;) oltre ad altri ovviamente.
Bellissima la frase "Ma che "temo e temo" non devi mica temere!" :D

Per quanto riguarda i tuoi genitori potresti provare a sondare il terreno in modo neutro per un bel po' di tempo... e trarre qualche conclusione. Ma a volte sanno stupirci anche i genitori eh?

La lettera che hai scritto sembra, per certi versi (mutatis mutandis), quella che ho scritto io qualche mese fa ad una persona di cui m'ero innamorato...
...solo che io non ho mai avuto il coraggio di spedirla; sta ancora là, chiusa tra gli appunti di università.
Potresti attendere un po' gli eventi e vedere come continua, hai detto bene però: non innamorarsi non è una colpa.
Un abbraccio a te.
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

Alyosha
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Re: Lettera ad un amico

Messaggio da Alyosha » lunedì 14 novembre 2011, 20:02

Machilosa approfitto della lettera per fare un po il reso conto di tutto quello che in questo anno mi è successo. Non mi va troppo di rispondere per dare "consigli", perché se capisco bene il tuo è più uno sfogo e probabilmente farà solo seguito il mio. Mi ricordo che dopo i primi approcci qua dentro io stesso avevo tanta voglia di "sperimentarmi". Perché di dritto o di rovescio sopratutto per chi come noi viene da esperienze etero, c'è poco da fare, la prova del nove è vissuta nel contatto fisico nell'esperienza "bruta" diciamo. La si vive così anche quando si sa che non è quello il punto e la si cerca anche quando si pensa di non cercarla. I risultati non sempre sono quelli che ci si aspettava e come è successo al tuo amico spesso l'effetto può essere quello opposto, di riprecipitare nei dubbi.
A me è successo così, mi sono infilato in una improbabilissima relazione, nata storta e andata anche peggio. Era troppo presto per tutto e la fretta di chiudere la quadra ha solo posto più interrogativi delle riposte che avrei dovuto ottenere. E' andato presto tutto a rotoli, tutto ha preso la forma che voleva prendere, senza che fossi più in grado di capire perché le cose stessero succedendo a quel modo. Avremmo potuto evitarlo? Forse si, forse no e comunque ormai è andata e va bene così. Cos'è successo dopo? Dopo sono ritornati i dubbi che in realtà non fossi affatto gay. La mia relazione con lui, i miei stati d'animo somigliavano così tanto alle precedenti storie con le ragazze che un pò lo sconforto m'è venuto.
Mi ha fatto molto riflettere quello che scrivi a questo ragazzo, perché vedo in qualche modo (da parte sua) un atteggiamento simile, un andare avanti e un tornare indietro. Le relazioni ci mettono di fronte alle nostre paure e probabilmente a parti di noi che non abbiamo affatto voglia di vedere e i meccanismi con cui le sabotiamo possono essere tanti e per di più così subdoli che neanche li riconosciamo. Secondo me maschio e femmina in questo caso non centra nulla (se mi dici che l'attrazione fisica c'è ed è reciproca) e centra molto di più la paura oggettiva di mettersi seriamente in gioco.
L'altro però sopratutto in una fase iniziale ci riflette, ci restituisce un pò le nostre paure. Magari trovi molto più rassicurante l'idea di stare con una persona che come te è indecisa sul suo orientamento o meglio che ha questo genere di timori, perché ti ricordano i tuoi e pensi di saperli gestire meglio. Quand'è così però probabilmente non è una cattiva idea quella di cominciare con un amicizia aspettando che le cose si muovano un pò da sole. Io ai tempi non ci sono proprio riuscito a tornare indietro per così dire. Certe cose erano ormai partite in un certo modo e un pò per me un pò per lui è stato letteralmente un disastro anche solo provarci. Lui però va detto l'idea di tentare un amicizia non la neanche presa in considerazione. In queste cose purtroppo si è in due.
Per il resto secondo me nessuno può dirsi innamorato di qualcuno sin da subito, probabilmente innamorato si sé stesso, dell'idea che proietta sull'altro, ma non dell'altro in quanto tale che probabilmente neanche si conosce. Conviene fare inizialmente silenzio per accogliere l'altra persona, guardarla non per quello che si pensa che sia, ma per quello che è realmente e magari forse dopo ci si può cominciare a chiedere cosa si prova. Fare silenzio per ascoltare le emozioni che si provano o anche semplicemente per provare a godersi i momenti belli, prima e dopo le paure di qualunque genere esse siano. Io la vedo un po così, ma è la mia personalissima visione della cosa.
Altro non mi va di dire resta pur sempre il fatto che anche lui potrebbe leggere questo tuo post e che inevitabilmente si sentirebbe chiamato in causa senza alcuna ragione. Noto una certa calma nell'affrontare la situazione in te e secondo me fai bene. Datti tempo anche tu fino a qualche mese fa stavi con una ragazza e a quel che sento di passi avanti ne hai fatti. Sono molto contento dei tuoi C. O. rassicurano molto. Un abbraccio

Machilosa
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Re: Lettera ad un amico

Messaggio da Machilosa » mercoledì 16 novembre 2011, 23:53

boy-com ha scritto: Per il resto secondo me nessuno può dirsi innamorato di qualcuno sin da subito, probabilmente innamorato si sé stesso, dell'idea che proietta sull'altro, ma non dell'altro in quanto tale che probabilmente neanche si conosce. Conviene fare inizialmente silenzio per accogliere l'altra persona, guardarla non per quello che si pensa che sia, ma per quello che è realmente e magari forse dopo ci si può cominciare a chiedere cosa si prova. Fare silenzio per ascoltare le emozioni che si provano o anche semplicemente per provare a godersi i momenti belli, prima e dopo le paure di qualunque genere esse siano.
Sono pienamente d'accordo. Questo è il succo della mia lettera, insieme all'invito al non lasciarsi intimorire dal futuro.
Grazie del supporto, sai sempre centrare il punto!

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