Scoprirsi e Sentirsi completi

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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Nico89
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Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Nico89 » venerdì 6 gennaio 2012, 15:54

Ciao a tutti! Ho aperto questa thread perché voglio parlare con voi di un aspetto del processo di accettazione dell’omosessualità che, mi sembra, spesso non è trattato o è sottovalutato nelle altre storie raccontate in questo forum.
Forse sono io che mi faccio troppi problemi, tuttavia per me è una cosa importante e voglio conoscere la vostra opinione.
Io ho scoperto di essere omosessuale piuttosto tardi, poco prima di compiere 21 anni. Alcuni lo sanno fin dalla prima pubertà, non è stato questo il mio caso. Quello che io mi chiedo è: che tipo di sessualità ho avuto durante l’adolescenza? Se ripenso a quegli anni, neanche troppo lontani, mi rendo conto che, dentro di me, alla voce “sessualità” non c’era nulla, non c’era nulla nel senso di qualcosa che mi potesse aiutare a capire il mondo e a relazionarmi con gli altri. Me ne rendo conto adesso, dentro di me sentivo come un vuoto, un vuoto che gli altri miei coetanei vedevo riempire con relazioni, rapporti più o meno sinceri con ragazze, amore e affetto che io non riuscivo a comprendere. Dov’ero io in tutto questo? Io non sono mai riuscito ad avere una relazione con una ragazza (non mi hanno mai attratto davvero), né a fare “apprezzamenti” spontanei quando sono stato in compagnia. Insieme agli altri, “etero”, durante discussioni etero mi sono sempre sentito come straniero in terra straniera, mi sfuggivano le battute, capivo le allusioni senza tuttavia trovarle interessanti, trovavo noiose le fantasie. Ho finito per considerarmi una persona frigida, fredda, capace di vivere il sesso solo in una dimensione intima e colpevole che alla lunga diventa davvero stretta. Si finisce per vivere il contrasto di sentirsi “fuori” una persona fredda, razionale in quanto non attratta (così pensavo) dal sesso, e “dentro” una persona capace di desiderio, calda, con un fuoco che però non trova coincidenza con il mondo esterno. Mi sentivo come una candela chiusa dentro un vaso di vetro. Se fosse finito l’ossigeno, mi sarei spento?
Che cosa è successo quando ho scoperto di essere omosessuale e, pian piano e dolorosamente, in un modo o nell’altro, l’ho accettato?
È successo che il vetro del vaso si è rotto, e si è trasformato in una lanterna magica.
Scoprire e accettare l’omosessualità mi ha permesso di riempire un vuoto, un enorme vuoto, che prima non credevo neanche di avere. Riempire lo spazio della sessualità con un elemento definito, con una chiave di lettura vera perché coincidente con quello che sento, è come se mi avesse aperto gli occhi sul mondo esterno. Ovviamente non sto dicendo che ho avuto la rivelazione, né tanto meno che adesso vedo tutto colorato di rosa in chiave gay. Voglio solo dire che adesso, finalmente oserei dire, comprendo certi sentimenti, certe emozioni. Mi sento più presente a me stesso, più partecipe della mia vita e della vita degli altri. Ripeto, non è una cosa direttamente correlata alla sessualità, piuttosto è come se io fossi un puzzle a cui mancano certi pezzi per essere completo, con la mia scoperta ho potuto trovare quei pezzi ed esprimere un’immagine vera. Quello che sento adesso è una sensazione di “completezza” prima a me sconosciuta.
È questa stessa sensazione che mi aiuta ad accettare la mia omosessualità, ormai so che non ha fondamento neanche la minima possibilità che io sia etero, perché se etero vuol dire sentirsi vuoti, incompleti, insoddisfatti, estranei a sé stessi, mentre gay vuol dire completezza, e, perché no, verità, allora perché mai io dovrei essere etero? Dove sta la verità in tutto questo?
Ovviamente per me essere gay comporta anche una buona dose di sofferenza per i motivi che qui tutti conosciamo benissimo, ma è una sofferenza che non posso rifiutare, perché ciò che perderei, ormai, è troppo prezioso.
Allora, sono io che esagero e mi faccio i complessi? Cosa ne pensate di quello scritto?

barbara
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da barbara » venerdì 6 gennaio 2012, 18:01

Trovo molto profonda la tua riflessione, Nico89. Provo a ripercorrerne le tappe per capire se ho colto bene i passaggi che descrivi. Tu dici che durante l'adolescenza ,poiché non provavi le cose che ti aspettavi di provare in base a quello che gli altri avevano prefigurato per te, ti sei dato una certa spiegazione . Hai detto a te stesso che eri una persona fredda e distante , immagino con quale preoccupazione e ansia per il tuo futuro , immagino con quali dubbi circa il perché . E questa spiegazione è diventata parte di te , della tua identità. come una specie di menomazione affettiva (temporanea o meno) . Capire dopo anni che la spiegazione poteva essere diversa , all'inizio ti ha procurato uno shock (questo lo avevi già raccontato qualche giorno fa) , perché avevi identificato l'essere gay in un certo modo che non sentivi per nulla di poter condividere. Ma ora, che evidentemente trovi corrispondenza tra ciò che senti di essere e un certo modello di persona , un modello finalmente possibile e reale, è come se si fosse spalancato un mondo di significati nuovi, di parole nuove da dare a ciò che ti accade e a ciò che desideri.
Tutto ciò ha a che fare con un processo molto delicato e complesso che è la formazione dell'identità di una persona . Un ragazzo che cresce si confronta continuamente con i modelli esterni e cerca di capire chi è utilizzandoli , come se fossero l'alfabeto col quale comporre le parole della propria identità. Ma se mancano le lettere per dare un nome a ciò che si è, allora non ci si riconosce e questo crea un senso di estraneità intollerabile o in alternativa si possono usare le lettere che ci sono e ci si inganna. In un modo o nell'altro si soffre. Credo che tu abbia descritto molto bene uno dei meccanismi più subdoli dell'omofobia . L'omofobia fa sì che nell'esperienza di un ragazzo gay non sia contemplato un modello a cui lui possa identificarsi . Le persone omosessuali per i genitori , per gli insegnanti ecc non esistono e , se vengono nominate, vengono descritte in un modo tale per cui un ragazzo deduce che si tratta di un'esperienza negativa, che non lo riguarda. E' come se un interno pezzo di realtà fosse censurato , con le conseguenze che hai ben descritto.
Credo che il tuo racconto sarà prezioso per molti ragazzi.
Ma ancora più importante è la porta in fondo alla scala , che è comparsa nel tuo avatar , insieme alla tua voglia di scoprire quel nuovo mondo. :)

Alyosha
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Alyosha » venerdì 6 gennaio 2012, 19:25

Nico89 mi sono ritrovato tantissimo nelle cose che scrivi. Anche per me è stato così. Più che frigido io mi sentivo proprio anaffettivo. Ora praticamente non mi si può toccare anche una stretta di mano, mi fa suonare e come dici tu non si tratta affatto di eccitazione, ma di emozioni che corrono. "completa" mi pare la parola giusta. Io ho smesso di sentirmi "scisso" fin da subito. Le poche relazioni omo che ho avuto sono state disastrose, ma per la prima volta la mia spinta sessuale era in armonia con l'oggetto del desiderio e la fonte delle emozioni. E' questo ha comunque un senso liberatorio. Poi però vengono i dolori, ti rendi conto che i maschi sono in ottime percentuali inaffidabili, poco pratici e poco maturi e dentro pensi... ma chi me l'ha fatto fare? :mrgreen:.

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Nico89
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Nico89 » venerdì 6 gennaio 2012, 19:37

Grazie Barbara di quello che hai scritto. Hai dato un po' di sostanza psicologica alle mie emozioni :D
Boy-com hai ragione, quello che si sente è proprio un senso di liberazione :) . Lo so che i maschi tendono ad essere immaturi... :lol:

Machilosa
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Machilosa » venerdì 6 gennaio 2012, 21:42

Hai fatto bene a focalizzarti sull’argomento; l’ho sfiorato in alcuni dei chilometrici post sulla mia vicenda personale, ma non l’ho mai espresso così chiaramente.
Sicuramente ciò di cui parli è ben noto a chi ha provato (più o meno consciamente) ad essere etero; nel periodo in cui avevo fugato ogni dubbio d’essere gay (ebbene sì, ho vissuto una breve fase in cui mi sono auto-convinto sino a tal punto), il mio cruccio principale era la mia freddezza: per la mia ragazza provavo stima, simpatia, un profondo affetto, ma mancava una spinta irrazionale; né brividi nel toccarla, né pianti nel rivederla o nel salutarla; incanalavo tutte le mie pulsioni sessuali verso di lei (persino le fantasie, con sommo sforzo), ma non c’era spontaneità né un vero desiderio; solo imbarazzo ed insoddisfazione. Mi mancava però il confronto con un sentimento più forte, perciò ormai ero quasi sicuro di essere un frigido, un insensibile; me ne lamentavo con amici e parenti stretti, soffrendo dell’asimmetria nel rapporto tra me e la mia ragazza.
Poi la rivelazione scioccante; dapprima la disperazione, ma poi l’euforia: non sono così pessimo, sono solo gay! Questo è stato il mio primo altissimo scalino per arrivare all’auto-accettazione.
Nico89 ha scritto: Lo so che i maschi tendono ad essere immaturi... :lol:
Non esageriamo! Esageruma nenta! Ne sto conoscendo parecchi con cui si possono fare discorsi più che maturi! Su, su: un po' d'ottimismo; chi cerca trova! ;)

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tothelighthouse
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da tothelighthouse » venerdì 6 gennaio 2012, 22:50

Una delle cose più strane da sperimentare è proprio il senso di scissione, di rottura, tra le proprie sensazioni e i propri ragionamente. Anche io, per un lungo periodo, ho cercato di allinearmi, inconsciamente e pure consciamente, con le aspettative degli altri, o anche con le mie. Il risultato è stato immancabilmente quel senso di distacco di cui si parla qui, quella lontananza da sè stessi che non si riesce a motivare, o meglio, che si riesce a spiegare con un ragionamento che immancabilmente cela una bugia.
A volte penso di aver sempre saputo di essere gay, perchè la sessualità, in un'ottica ampia, è pure affettività, e cresce e si sviluppa con l'essere umano e con il corpo. Ma il super-io, le norme sociali cui siamo tutti in un certo qual modo sottoposti, direttamente o indirettamente, influenzano la nostra capacità raziocinante e ci spingono ad allontanarci dalle sensazioni. E ci spingono anche a mentirci, pure quando ormai ci stiamo nascondendo dietro a un dito.
Il passo più difficile è sicuramente trovarsi a concatenare le sensazioni e il pensiero. Credo che sia questo, l'accettazione.

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Howl
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Howl » sabato 7 gennaio 2012, 18:25

Nico89 ha scritto: Io ho scoperto di essere omosessuale piuttosto tardi, poco prima di compiere 21 anni. Alcuni lo sanno fin dalla prima pubertà, non è stato questo il mio caso.
Beato te! io a quell'età ero nella fase bisessuale, immediatamente successiva a quella "eteroromantica", cioè quella fase per cui ero talmente innamorato di una ragazza che avrei potuto anche non sfiorarla con un dito :D e così è stato.
La mia autoscoperta è stata complicata da un amore che per me era vero e sincero per una ragazza. Il classico colpo di fulmine dopo anni di puro nulla, nè maschi nè femmine.
Come voi ero anaffettivo, mi sentivo quasi "superiore" agli altri per non essere costantemente oppresso da pensieri sessuali e quando ne avevo, per i ragazzi ovviamente, li classificavo come "esperimenti" "casualità" o il classico "non mi piace quel ragazzo, ma vorrei essere intelligente/bello/simpatico/etc come lui".
Poi c'è stata la fase del "maperchèproprioame?!", che già mi sentivo sfigato e, con quello che reputavo essere un peso, temevo di non uscirne vivo.
Diciamo che ho iniziato a sbocciare verso i 18 anni, con un primo timido e impacciato approccio con un mio caro amico. Dopo allora ho avuto una ragazza, quella succitata, e tutto è ritornato caotico. Diciamo che un altro petalo si è aperto all'università, prima con la fase bisex (preferisco definirla biaffettiva, dato che il sesso non è mai stato la priorità) e poi, finalmente, verso i 23/24 anni è arrivata la consapevolezza della mia omosessualità.
E sono fiorito.
La scissione tra ciò che ero, ciò che gli altri si aspettavano da me e ciò che io volevo essere mi ha portato solo sofferenza, ma anche una buona dose di maturità. Mentivo quando si parlava di ragazze, anche a me sfuggivano alcune battute o non mi piaceva farne, e pensavo che sarei rimasto solo tutta la vita perchè io non ero adatto a stare con nessuno. Era il mio destino e ormai mi stavo arrendendo.
Le esperienze che mi hanno aperto gli occhi, poche e non buone, hanno però avuto il merito di farmi capire cosa stavo cercando. Ferite che mi hanno fatto capire che sanguinavo anche io, e lo facevo per amore di un ragazzo.
Ora non tornerei indietro, anzi, forse lo farei solo per dare una carezza al piccolo me e dirgli che andrà tutto bene.
Nessuno può farvi sentire inferiore senza il vostro consenso. E. Roosvelt

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tothelighthouse
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da tothelighthouse » sabato 7 gennaio 2012, 21:52

Howl ha scritto:Le esperienze che mi hanno aperto gli occhi, poche e non buone, hanno però avuto il merito di farmi capire cosa stavo cercando. Ferite che mi hanno fatto capire che sanguinavo anche io, e lo facevo per amore di un ragazzo.
Personalmente mi ritrovo tantissimo in questa tua affermazione.
Ho avuto una vicenda che, cercando di leggere un po' tra le righe, ricorda grosso modo la tua. Un'amicizia che ha sempre avuto i presupposti per diventare qualcosa di più, e che, quando ha tentato di farlo, mi ha colto impreparato (non avevo nemmeno 18 anni, ma in compenso avevo tantissima confusione in testa!). Potrei dire che è stato l'evento che ha reso reali tutte le sensazioni e quelle idee fugaci che repentinamente scacciavo. Ma ci ho messo troppo a mettere insieme i tasselli, e l'occasione è sfumata.
Per me accettarmi è stata una cura contro il dolore, ho rotto "il segreto" che c'era tra me e lui (o, meglio, tra me e la mia esperienza di lui) e mi sono accorto che il mondo è un posto enorme, e che non dovevo per forza legarmi a qualcosa destinato a non portare a nulla.

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Nico89
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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Nico89 » sabato 7 gennaio 2012, 22:19

Grazie per tutte le risposte. Sono contento di sapere che la mia esperienza non è unica ma che anche voi l'avete vissuta. :)

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Re: Scoprirsi e Sentirsi completi

Messaggio da Howl » domenica 8 gennaio 2012, 18:02

tothelighthouse ha scritto:
Howl ha scritto:Le esperienze che mi hanno aperto gli occhi, poche e non buone, hanno però avuto il merito di farmi capire cosa stavo cercando. Ferite che mi hanno fatto capire che sanguinavo anche io, e lo facevo per amore di un ragazzo.
Personalmente mi ritrovo tantissimo in questa tua affermazione.
Ho avuto una vicenda che, cercando di leggere un po' tra le righe, ricorda grosso modo la tua. Un'amicizia che ha sempre avuto i presupposti per diventare qualcosa di più, e che, quando ha tentato di farlo, mi ha colto impreparato (non avevo nemmeno 18 anni, ma in compenso avevo tantissima confusione in testa!). Potrei dire che è stato l'evento che ha reso reali tutte le sensazioni e quelle idee fugaci che repentinamente scacciavo. Ma ci ho messo troppo a mettere insieme i tasselli, e l'occasione è sfumata.
Per me accettarmi è stata una cura contro il dolore, ho rotto "il segreto" che c'era tra me e lui (o, meglio, tra me e la mia esperienza di lui) e mi sono accorto che il mondo è un posto enorme, e che non dovevo per forza legarmi a qualcosa destinato a non portare a nulla.
L'unico rammarico che nutro sulla primissima esperienza avuta con il mio amico, era proprio la nostra impreparazione che non ha permesso si sviluppasse nulla, sebbene ce ne fossero i presupposti. Da quella, però, è partito il mio iter per l'autoconsapevolezza mentre, dall'altro lato, il mio amico s'è rinchiuso nella sua bolla di sterotipi, pressioni e aspettative che gli hanno fatto chiudere gli occhi su quanto avvenuto, tanto che, quando ne parlammo anni dopo, lui sminuì tutto. Ricordo che una volta mi disse che a lui non importava nulla, non poteva permettersi di essere gay nè per i suoi parenti nè perchè il suo obiettivo era quello di avere una famiglia con moglie e figli e lo avrebbe perseguito ad ogni costo.
Spero almeno che sia felice con le sue scelte.
Nessuno può farvi sentire inferiore senza il vostro consenso. E. Roosvelt

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