Come una barca in un mare in tempesta

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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trustyou
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da trustyou » domenica 29 luglio 2012, 17:31

Davvero un bel passo in avanti, non c'è alcun dubbio! Penso che siano prese di posizione di questo tipo ad aiutarci veramente ad andare avanti. Ti stimo tantissimo per la forza che hai trovato per lasciarti alle spalle quello che non ti aggradava in alcun modo, bisogna rendersi conto che a volte se una cosa proprio non va bene è inutile sbatterci la testa per cercare di sistemarla, la si cambia e si va avanti. Ti auguro seriamente di riuscire a seguire fino in fondo i tuoi princìpi, il rispetto verso te stesso è una conseguenza naturale. Ancora complimenti!

Un abbraccio! :D

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Landon
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » martedì 9 ottobre 2012, 19:43

Torno,dopo quasi tre mesi,ad aggiornare quello che si è trasformato in un vero e proprio diario. Ringrazio,comunque,ogni singola risposta di ognuno di voi poiché è stava veramente importante per me. Durante questa estate ho fatto alcune riflessioni sul perdono.

Molto spesso il perdono viene considerato un gesto fatto solamente dalle persone deboli. Ė molto più semplice,a mio avviso,portare rancore contro tutti coloro che ci hanno fatto soffrire. Difendersi,combattere ed aspettare,lentamente,il momento per vendicarsi. Ne vale realmente la pena? Credo proprio di no . Fino ad un mese fa volevo vendicarmi di tutti coloro che hanno contribuito a calpestare la mia dignità. Vivevo,però,in uno stato di rabbia ed assoluta ansia. Mi preoccupavo,costantemente,del giorno in cui avrei rivisto i miei “nemici”e di come avrei reagito. Non nascondo che tutto ciò mi sia stato,in qualche modo,utile. Ero arrivato al punto di non voler più reagire e farmi schiacciare da tutta la mediocrità di questa società. Però,grazie ad una forza interiore che non pensavo di possedere,sono riuscito a rialzarmi ed ho cominciato a guardare negli occhi tutti coloro che hanno contribuito a distruggermi. Non avevo nient’altro in mente se non una vendetta. Intendiamoci,niente di violento. Semplicemente volevo rispondere a tutte le cattiverie che sarebbero potute uscire,in futuro,dalle loro bocche. Insomma,volevo affermare me stesso. Tutto questo,però,mi creava un’ansia tale da non permettermi di godere di tutte le gioie che il presente poteva offrirmi. Non sono una persona opportunista o meschina ma,spesso,mi pongo molto domande prima di agire. Non tutti,però,lo fanno. Ma siamo proprio sicuri che la vendetta sia la cosa migliore da fare? Dopo molti mesi di conflitti interiori e di conflitti con il mondo,sono arrivato ad una conclusione: no. Nessuno ha il diritto di distruggere la mia felicità. Non riuscivo a capire che,portando ancora tutto questo rancore dentro,contribuivo a farmi del male e a dare ancora più forza ai miei “nemici”. Quando qualcuno mi offende non riesco immediatamente a dimenticare perché penso che ci sia come un istinto nell’uomo ovvero quello di piacere a tutti quanti,indistintamente. Questa è soltanto un’utopia,impossibile da raggiungere. E poi,chi vuole piacere a tutti? Mi rendo conto che sarebbe una cosa inutile. Spesso mi sono chiesto se questa specie di perdono coincidesse con una ulteriore resa nei confronti degli altri. Adesso posso finalmente dire di no perché non è rispondendo a tutte le accuse,a tutte le battute o provocazioni che ci si dimostra forti. Non è urlando,cercando di distruggere gli altri che ci si emancipa. Portando rancore,le cose non cambiano. Ovviamente questo non significa farsi mettere i piedi in testa o non farsi rispettare dagli altri,anzi. Il perdono,quello che io penso sia tale,permette di capire quando sia il momento di reagire agli insulti e quando sia il caso di lasciare perdere. Chi perderebbe il proprio tempo a spiegare a degli imbecilli le proprie ragioni? Anzi,volendo dare fiducia agli altri,pongo la questione in un altro modo: come potrebbe un uomo d’oggi spiegare il funzionamento di un telefono ad un uomo degli inizi del 1800? Sarebbe impossibile. Purtroppo essere avanti anni luci dal resto della società,ed in particolar modo quella italiana,ci porta al dover avere pazienza con chi,sfortunatamente,è rimasto indietro.


In questo periodo,dopo gli innumerevoli progressi fatti,sto vivendo una fase di chiusura in me stesso. So che non sia del tutto giusto questo ma ne ho un estremo bisogno. Necessito di tempo per metabolizzare tutti i cambiamenti che si sono presentati,nell’arco di meno di sei mesi,nella mia vita. Noto una profonda differenza con il me stesso di pochi mesi fa e di questo sono contento. In un certo senso,provo anche un po’ di tristezza nel rileggere le mie riflessioni. Avevo raggiunto un vero e proprio baratro dal quale sapevo che sarebbe stato difficile riprendermi. Nonostante tutto sono felice d’essere andato avanti e di non essermi arreso. Sinceramente,non so cosa mi aspetterà nei prossimi mesi e non voglio saperlo in questo momento. Voglio riflettere ancora molto perché ho dei quesiti ancora insoluti nella mia vita. Come ben sapete,mi sono distaccato notevolmente dalla Chiesa poiché quell’ambiente non faceva altro che calpestare la mia dignità di persona. Però, avendo ora una visione distaccata,noto ancora una forte influenza su me stesso. Penso che essere cattolico,per un omosessuale, sia fonte di inutile sofferenza. Io non sono riuscito a frequentare ancora quei posti sapendo tutte le loro teorie. Ancora oggi faccio tanta fatica a lasciarmi alle spalle tutte quelle idee,come quella dell’unicità del matrimonio tra uomo e donna con il fine della procreazione ma potrei continuare all’infinito. Penso che l’unica soluzione sia quella di aspettare che il tempo passi,continuando a riflettere su me stesso.

Torrismondo
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Torrismondo » martedì 9 ottobre 2012, 21:13

Landon ha scritto:Ma siamo proprio sicuri che la vendetta sia la cosa migliore da fare? Dopo molti mesi di conflitti interiori e di conflitti con il mondo,sono arrivato ad una conclusione: no. Nessuno ha il diritto di distruggere la mia felicità.
No, la vendetta non è mai la cosa migliore da fare a mio parere perché stai male tu a pensare a come far del male agli altri, cosa che sicuramente non è nelle tue corde fare. In questo modo poi dai loro importanza, cosa che invece per la tua vita, essi non hanno. Secondo me l'indifferenza è la cosa migliore: proseguire per la propria vita e non considerare nemmeno chi ti ha fatto del male. Ovviamente reagire se tornano, ma in sè proseguire a testa alta e non calcolarli. Io l'ho fatto e lo faccio e devo dire che credo sia per loro la punizione migliore e lo vedo, leggo i loro comportamenti: si trovano in un'estrema soggezione del sottoscritto (e va bene così)
Landon ha scritto: Ancora oggi faccio tanta fatica a lasciarmi alle spalle tutte quelle idee [...] Penso che l’unica soluzione sia quella di aspettare che il tempo passi,continuando a riflettere su me stesso.
Concordo, prenditi tutto il tempo che vuoi, in questo modo ti sarà sicuramente utile e continuerai a maturare. Solo non diventare troppo "cerebrale" e bloccarti in elucubrazioni che è il versante opposto della medaglia.
Auguri per tutto ;)
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Tozeur
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Tozeur » martedì 9 ottobre 2012, 21:44

Hai fatto tanto in questi mesi e hai 18 anni ;) Volevo chiederti se sei veramente sicuro che dopo tanti progressi sia necessario chiuderti in te stesso, penso che dovresti continuare ad agire cosi come hai fatto nell'ultimo periodo
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progettogayforum
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da progettogayforum » martedì 9 ottobre 2012, 22:33

Ciao Landon, penso di capire esattamente il senso di quello che dici. Quanto al problema del rapporto tra l’omosessualità intesa come valore e non come vizio e la chiesa cattolica c’è poco da dire, si tratta die due visioni inconciliabili. Discutevo tempo fa con un sacerdote (tra l’altro anche giovane) che non sa esattamente chi sono, cercavo di fargli capire che per un gay non ha alcun senso cercare di trovare uno spazio all’interno di quello che la chiesa afferma, perché questo significherebbe abdicare completamente alla propria dignità. Staccarsi dalla chiesa per un gay non è un atto di insofferenza dettato dalla lussuria o da chissà che cos’altro, ma è una scelta morale che gli permette di prendere le distanze da ciò che egli in coscienza ritiene profondamente immorale. Se per vivere un messaggio religioso bisogna abdicare alla propria dignità e alla propria coscienza vuol dire che quel messaggio non è un messaggio positivo. Il cristianesimo dovrebbe essere proprio un’altra cosa:

“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna (Matteo 25).”

Mi dici tu che cosa c’entrano queste cose con quello che la chiesa dice della omosessualità? (“grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”, “mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. San Pio X, nel suo Catechismo del 1910, classifica il “peccato impuro contro natura” come secondo per gravità solo all’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966).

Siamo proprio su un altro pianeta.

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Landon
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » giovedì 11 ottobre 2012, 15:41

Torrismondo ha scritto:Concordo, prenditi tutto il tempo che vuoi, in questo modo ti sarà sicuramente utile e continuerai a maturare. Solo non diventare troppo "cerebrale" e bloccarti in elucubrazioni che è il versante opposto della medaglia.
Hai proprio ragione: ho soltanto bisogno di tempo per me stesso. Non nego di sentirmi meno forte di qualche mese fa. Durante l'estate,non lo nego,mi sentivo alquanto strafottente nei confronti di tutto il mondo e solamente in questo ultimo mese si è ridimensionato notevolmente. Penso,ad ogni modo,che quell'atteggiamento fosse dovuto ad una stanchezza mentale nei confronti di tutto l'ambiente in cui vivo. Attualmente mi sento molto più riflessivo ed introverso e,in qualche modo,ho paura di cadere in una staticità dovuta ad un eccesso di pensiero ma,forse,è proprio quello che voglio in questo periodo. Sai,spesso sento come un senso di vuoto nel non andare più in Chiesa ogni domenica e,in qualche modo,mi sento anche un po' "peccatore". Purtroppo,però,quella mia decisione,ovvero non andare più a messa,è stata un passaggio obbligato e necessario volto ad acquisire una mia indipendenza di pensiero. Ci credi se io ti dicessi che,da quando mi sono distaccato da quella realtà,ho mutato parere su innumerevoli argomenti? Prima ero molto più propenso a giudicare il prossimo,le persone che non andavo a messa,le donne che decidevano di abortire,i divorziati,la masturbazione e molti altri argomenti. Ero in una simbiosi totale con quell'ambiente e,ovviamente,non avevo una mia indipendenza di pensiero. Forse il difetto di questa mia nuova libertà è stato cadere nel polo opposto; cominciare ad essere favorevole a tutto quello a cui la Chiesa era sfavorevole. In questo ultimo periodo sto arrivando ad una sintesi molto più moderata ma,nonostante tutto,sono felice d'essere riuscito a pensare ancora con la mia testa. Però sento anche la mia vita,come dire,vuota. Forse esagererò,però trovo nella mia vita un po' di nichilismo e ne sono anche spaventato. Sento la decadenza di un mio vecchio schema mentale e sento la nascita di nuove idee,progetti ma,al contempo,non mi sento motivato a tirarle fuori. Ho paura di questa sorta di "Decadentismo" ma penso che sia una fase inevitabile. Spero,un giorno,di riuscire a superarla. Infatti ho accettato,più o meno,d'essere omosessuale e non c'è più alcun tipo di tentativo,se non remoto,di reprimere me stesso ma non riesco a sentirmi più a mio agio con la parte più intima di me. Ho paura di quello che potrei diventare e,inconsciamente,sento come un rimpianto nei confronti del passato. C'è da aggiungere,però,che anche il rapporto con la mia famiglia è mutato notevolmente. Essendo molto cattolica,il punto di vista dei miei familiari è fortemente influenzato dalla Chiesa,soprattutto mia madre. Non mi dilungo a scrivere tutte i sensi di colpa che sia riuscita a scatenare in me mia madre,del tipo: "perché non vieni più in Chiesa? Devi venire a messa per Dio,non per la Chiesa". La mia risposta,comunque,è stata inamovibile. Non posso permettere a nessuno di distruggere quello che io sia riuscito a creare. Quindi,da un lato,sono spaventato da quello che potrebbe essere il nuovo me stesso e,dall'altro lato,ho voglia di fermarmi ma non tornare indietro perché,tornando indietro,commetterei un clamoroso errore dal momento in cui,dopo,dovrei tornare e risolvere tutto quello che sono riuscito a costruire.
Scusami veramente tanto ma sono stato molto prolisso :)
Tozeur,questa risposta va bene anche per te :)
progettogayforum ha scritto:Quanto al problema del rapporto tra l’omosessualità intesa come valore e non come vizio e la chiesa cattolica c’è poco da dire, si tratta die due visioni inconciliabili
Purtroppo anche io penso che siano due visioni antitetiche ed inconciliabili della vita. Sai,ho provato tanta rabbia nel fatto che la Chiesa si sia opposta,e lo continui a fare ancora,al riconoscimento giuridico delle unioni civili o del matrimonio gay. Provavo talmente tanta rabbia dal farmi corrodere interiormente perché,io,non potevo fare nulla per cambiare le cose. Non voglio esprimermi molto sul riconoscimento delle coppie gay e lesbiche in Italia perché aprirei un argomento delicato e,a me personalmente,crea anche un po' di rabbia. Non c'è nemmeno uno straccio di legge contro l'omofobia. Comunque sia,non ho intenzione di preoccuparmene più. L'Italia non riuscirà mai ad adeguarsi alla modernità? Pazienza. Per quanto possa dispiacermi,io devo costruire la mia vita e basta. Forse ti potrai pensare al fatto che non bisogni farsi coinvolgere troppo da tutto questo. Hai perfettamente ragione nel pensarlo. Odio molto la definizione di "persona sensibile" perché non mi piace affatto come qualità che viene molto apprezzata dagli altri e,quasi tutte le persone accanto a me,mi attribuiscono questa qualità che,però,a me non piace.
Sono arrivato,quindi, ad una rassegnazione,se così la si può chiamare,oppure uno stand by della mia vita. Per stand by non intendo vivere acriticamente la mia vita ma intendo proprio lavorare su me stesso con lo studio e nient'altro. Ho fiducia nel futuro e,comunque sia,sono arrivato alla conclusione che,nella realtà,le cose vadano nel modo opposto rispetto ai propri progetti. Quello che sarà,sarà. :)

barbara
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da barbara » giovedì 11 ottobre 2012, 20:47

Ti capisco molto bene Landon. Lasciare un punto di riferimento come la Chiesa è un po' come abbandonare una famiglia, una casa, una comunità di cui ci si è sentiti parte integrante. C'è la sensazione di essere soli e nello stesso tempo ci si chiede se ci sia qualcosa d'altro , qualcosa di abbastanza importante e credibile che possa prendere il posto di questo vuoto.
Si può avvertire anche la paura di perdersi, restando senza una guida ,la paura di cambiare , di diventare cinici . Non dimentichiamo che specie alla tua età c'è proprio bisogno di riferimenti , di qualcosa in cui credere , di passioni da coltivare , di obiettivi da inseguire. Il mondo offre tanto, ma nello stesso tempo c'è anche molta mediocrità, molta superficialità. Ci si chiede in che direzione ci si potrebbe muovere , quali altri ambienti si possono frequentare.
Se gli amici sono tutti credenti poi, a maggior ragione la preoccupazione di restare isolati è molto forte.
Ma è anche vero che tutto ciò ci obbliga a fare delle scelte che finalmente sono nostre. Possiamo davvero decidere a cosa teniamo e a cosa no.
Siamo costretti a sperimentarci , a ricercare nuove opportunità , a fare esperienze differenti, che sicuramente ci apriranno la mente molto più di quanto non immaginiamo. Rilassati landon, e prenditi questo tempo per capire in che direzione vorresti andare . Tra poco diventerai maggiorenne e avrai ancora più libertà di quanta non ne avresti ora. Libertà anche di incontrare persone che hanno il tuo stesso modo di vedere le cose .Libertà di viaggiare , anche autonomamente. Ti si presenteranno occasioni inaspettate per coltivare nuovi interessi. Hai mille porte aperte da scegliere. E sono certa che al momento giusto saprai da te cosa vuoi veramente. :)

Torrismondo
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Torrismondo » giovedì 11 ottobre 2012, 21:04

Landon ha scritto:Sai,spesso sento come un senso di vuoto nel non andare più in Chiesa ogni domenica e,in qualche modo,mi sento anche un po' "peccatore". [...]
Credo sia normale Landon, eri abituato a certe cose e certi pensieri che ora hai percepito essere 'errati' per te. Sul fatto di sentirti «peccatore» forse ti senti ancora influenzato dal giudizio che la Chiesa e chi attorno ad essa gràvita può avere verso di te. Se manterrai un'autonomia di pensiero - che è in continuo evolversi, non si acquisisce una volta per sempre: è una sfida continua - sicuramente col tempo riuscirai a sentirti più a tuo agio.
Landon ha scritto: Ci credi se io ti dicessi che,da quando mi sono distaccato da quella realtà,ho mutato parere su innumerevoli argomenti? Prima ero molto più propenso a giudicare il prossimo [...] Ero in una simbiosi totale con quell'ambiente e,ovviamente,non avevo una mia indipendenza di pensiero.
Sì ci credo perché è successo anche a me e molto di recente. Solo che prima, come hai ben detto tu, non c'era indipendenza di pensiero che, come t'ho detto, (secondo la mia visione) si acquisisce col tempo e maturando. Certo come scrivi in seguito
Landon ha scritto: Forse il difetto di questa mia nuova libertà è stato cadere nel polo opposto; cominciare ad essere favorevole a tutto quello a cui la Chiesa era sfavorevole. In questo ultimo periodo sto arrivando ad una sintesi molto più moderata ma,nonostante tutto,sono felice d'essere riuscito a pensare ancora con la mia testa.
Questo è importante! Non lasciarsi prendere dall' "eccesso" opposto, e da quello che scrivi secondo me riuscirai anche ben presto ad ottenere un tuo equilibrio. Il che vorrà dire essere se stessi ed avere un proprio pensiero e una propria opinione su quello che ci circonda.
Landon ha scritto:Ho fiducia nel futuro e,comunque sia,sono arrivato alla conclusione che,nella realtà,le cose vadano nel modo opposto rispetto ai propri progetti. Quello che sarà,sarà. :)
Mi sa di sì :P Ma almeno diventiamo elastici e c'industriamo per cambiare le cose ed uscirne sempre a testa alta :D
Buone cose.
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Landon
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Landon » sabato 16 marzo 2013, 0:18

Torno ad aggiornarvi dopo molti mesi,approfittando di questo spazio per concretizzare i pensieri di quest'ultimo periodo. Analizzando il mio percorso d'accettazione,cominciato circa lo scorso anno,posso sicuramente affermare di sentirmi meglio con me stesso. Un anno fa cominciavo ad affrontare e a pormi degli interrogativi su me stesso,sul perché io non trovassi una ragazza con la quale fidanzarmi. Oggi mi sento una persona nettamente migliore e,finalmente,sento,nonostante le difficoltà,di vivere meglio. Non nascondo d'essere uscito da un periodo veramente stressante e pesante sia per lo studio sia per me stesso. Nonostante i miglioramenti,però,non posso ancora affermare d'essermi "accettato" pienamente. Purtroppo,ancora oggi,in alcuni momenti penso che la mia omosessualità sia una condizione sbagliata,da cambiare. La solitudine,ogni tanto,si fa sentire. Non è tanto un problema d'isolamento quanto di mancanza di comunicazione con gli altri. Dal punto di vista personale,infatti,non ho un vero e proprio dialogo con nessuno. L'effetto della mia alienazione sociale,nel senso di uscite sporadiche con qualche amico ed amica e della conseguente non comunicazione, è quello di sentirmi sempre più arido. Sento come se fossi privo di emozioni verso me stesso e gli altri. Sono reduce,infatti,da alcuni mesi di profonda apatia nei confronti di qualsiasi attività. Sentivo,e lo stesso vale ancora un po', un annichilimento di me stesso. Molto spesso mi trovo a studiare e a condurre la mia vita senza un reale obiettivo. Ponendomi la domanda su cosa io voglia realmente dalla mia vita,l'unica risposta che io possa dare è di non saperlo. Non so cosa voglio da me stesso,dalla mia vita. Finché non troverò la motivazione verso qualche attività,non risolverò nulla. Per il momento trovo che l'unico valido antidoto sia l'agire nella pratica. Solamente agendo e cercando di fare qualcosa,nonostante la pigrizia,si riesce ad ottenere dei risultati visibili. Eppure,facendo una più attenta introspezione, sento di possedere ancora dei sentimenti di gioia verso le attività che realmente mi interessano. Forse,per superare questo periodo di crisi e di stagnazione,è necessario investire energia nelle attività che mi gratificano. Mi accorgo,invece,di costruire un muro nel quale difendermi dal contatto degli altri. Con questo intendo riferirmi al fatto di parlare un po' di tutto con i miei amici eccetto che del mio lato più intimo. Il coming out,però,peggiorerebbe la situazione. Penso che la chiave di svolta risieda nel lavorare su me stesso. Non nascondo nemmeno il fatto di volere accanto a me una persona con la quale condividere la mia vita. Eppure sono arrivato alla conclusione che tutto ciò costituisca solamente un alibi. Vorrei avere una persona accanto per scaricarle tutti i miei problemi,i miei dolori e le mie frustrazioni nella convinzione che essa possa risolvere i problemi al mio posto. Devo trovare in me stesso la forza e l'energia necessaria per affrontare tutto questo. Ho deciso,per miei ragionamenti personali,di continuare per la mia strada,senza l'aiuto degli altri. Mi ostino a voler risolvere da me i problemi perché sento,nel mio intimo,la forza di poter reagire. Non voglio che siano gli altri a dover compatire la mia situazione o,peggio ancora,"accettare l'amico sfigato frocio". Leggo spesso il forum ma,oltre a questo,l'argomento omosessualità risulta essere assente. Sento,da un lato, la necessità di non pensare più alla mia condizione come ad un qualcosa di patologico ma,dall'altro,sento anche la necessità d'arrivare ad un certo equilibrio interiore. Nonostante tutto,però,non voglio più considerarmi come una "vittima" degli altri,del mondo esterno o di me stesso. Esistono problemi molto più gravi e,a maggior ragione,sento che sia giusto il cercare di vivere la mia vita con più serenità. Mi sono stancato di lamentarmi della mancanza di libertà,di una persona che possa capirmi. Se il primo a non voler comunicare con me stesso sono proprio io,come posso pretendere di trovarmi bene con gli altri? Come posso pretendere di voler bene ad un'altra persona quando io per primo provo fastidio nei confronti di me stesso? Penso che sia questo il punto di partenza per trovare una soluzione soddisfacente verso me stesso. Devo partire dalla mancanza di un contatto profondo con me stesso e costruire il resto.



Dal punto di vista religioso,invece,la situazione non sembra assolutamente risolta. In certi momenti mi sento veramente male perché penso alla possibilità che io stia commettendo un errore nell'essermi allontanato dalla Chiesa. Sento ancora profondamente,nonostante io non frequenti più la frequenti più da circa dieci mesi,i suoi condizionamenti quali il senso di colpa. Non riesco,con facilità,a conciliare la mia fede con la mia omosessualità. Ad oggi posso dichiararmi cristiano poiché continuo a credere in Dio,differente da quello descritto dai cattolici. In quest'ultimo periodo sento me stesso profondamente lontano da Dio,non sento più nulla eccetto che il vuoto. Dopo la "morte di Dio" ho un po' la nostalgia del periodo nel quale avevo un punto di riferimento saldo al quale potermi aggrappare. Il passo successivo,però,è rappresentato dalla possibilità di trovare dei nuovi valori nei quali credere. Eppure sento che i valori nei quali ho sempre creduto vadano più che bene,accompagnati da una profonda apertura mentale. L'unica nota positiva di tutto questo è rappresentata dal mio essermi aperto al confronto con persone di differenti opinioni. Un anno fa ero molto dogmatico sulle questioni etiche e tendevo a condannare le scelte che alcune persone,in ambito personale,quale l'aborto,per esempio,possono compiere. La mia attuale posizione è di comprensione,piuttosto che la condanna, delle motivazioni che spingono le persone ad un certo comportamento.

Machilosa
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Re: Come una barca in un mare in tempesta

Messaggio da Machilosa » sabato 16 marzo 2013, 1:18

Bentornato!
Nel tuo discorso ci sono molti spunti positivi ed una consapevolezza invidiabile, secondo me. Questo è già un ottimo punto di partenza!
A volte invidio chi ha una fede; io non ne ho mai provata e capita che mi lasci prendere da qualche triste pensiero nichilista. Anche da piccolo ero già troppo razionale per non pormi delle domande sulle tante storie che la Chiesa ci racconta.
Però di una cosa sono certo; per quanto io non riesca a credere ad un Dio fatto in un modo particolare, sono però sicuro che, in qualunque modo Dio sia fatto, non si preoccupa del nostro orientamento sessuale.
La cristianità ormai è piena di persone che si esprimono a favore degli omosessuali; soprattutto i protestanti (pensa che in Svizzera 11 cantoni celebrano matrimoni religiosi gay), ma non mancano personalità cattoliche di spicco di mentalità piuttosto aperta, come il Monsignor Vincenzo Paglia o il vescovo di Cuneo, che ha autorizzato una teologa a tenere gruppi di riflessione e preghiera a favore degli omosessuali.
La religione cambia con l'uomo; Dio probabilmente esiste, ma il modo di onorarlo spetta a noi sceglierlo. Prima di preoccuparsi se le nostre azioni possono offendere Dio, sarebbe meglio preoccuparsi se possono offendere un uomo.

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