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da Landon » giovedì 25 aprile 2013, 21:36
Vorrei ringraziare le vostre risposte poiché mi sono state veramente utili in questo periodo.
Un mese fa ero arrivato ad un punto di non sopportazione molto elevato. Ho preso la decisione di dedicarmi ad un hobby al quale ho sempre tenuto ma,per paura dei cambiamenti,non ho mai avuto il coraggio di dedicarmici. In poco tempo ho notato cambiamenti positivi in me stesso; ho incontrato nuove persone e,pian piano,mi sono ambientanto. Scrivo di questo post non per parlare di questo piuttosto del rapporto con i miei genitori e con me stesso. Partiamo dai miei genitori. Voglio loro un enorme bene e sento il loro amore in modo molto forte. Tuttavia mi ostacolano,anche se lo fanno per paura che possa accadermi qualcosa di male, nelle miei decisioni. Non hanno preso con molto entusiasmo la decisione di dedicarmi a questo hobby,specialmente mia madre,ma noto la loro influenza anche nelle banali uscite con gli amici. Se fosse per mia madre dovrei rimanere sempre dentro casa. Non tollera il fatto che io possa uscire da solo ed ogni volta si infuria per questo. Raramente ciò accade ma,quando ne sento la necessità,voglio essere libero di potermi fare una passeggiata in santa pace. Quando esco con i miei amici non mi dice più nulla ma pochi giorni fa,ad esempio,dovevo andare in libreria per acquistare un libro al quale tenevo e lei,tenendomi il muso,ha fatto in tutti i modi affinché io rimanessi a casa. A quel punto,però,pentendomene subito dopo,mi sono arrabbiato. Le ho detto che,a 19 anni,è impossibile che io rimanga arenato nella mia stanza poiché mi sento male con conseguente aumento di ansia e cose così. Non è giusto che si arrabbino per cose veramente di poco conto quando i ragazzi della mia età fanno cose ben peggiori che non voglio elencare. Non mi sembra un crimine andare,anche da solo,in libreria. E' sbagliato volere un po' di tempo per scegliere un libro? Evito di portarmi dietro qualche amico o amica in quanto potrei annoiarli. Poi le ho detto che non sia giusto che mi trasmetta le sue ansie e che mi imponga le sue scelte tramite il senso di colpa. Accade spesso che lei,assumendo atteggiamenti vittimistici,mi faccia sentire in colpa per evitare che io compia determinate scelte. Ho 19 anni e non pretendo di uscire ogni singolo giorno. Piuttosto chiedo solamente un po' di autonomia. A scuola vado bene e non trovo nulla di male nel voler uscire quando ho un attimo di tempo dal momento che,unicamente studiando,mi isolo dal mondo circostante. Questo è un altro problema. Mi sono reso conto della mia difficoltà a relazionarmi con altre persone. Ogni volta in cui mi trovo a contatto con gli altri mi sento a disagio,inadeguato e vorrei tornare immediatamente a casa. Trovo molta fatica nel relazionarmi agli altri. Dopo un po' di tempo,però,prendo confidenza e poi riesco ad essere tranquillo. Ho ipotizzato che queste ansie derivino dall'oppressione che percepisco da parte dei miei genitori. A 19 anni,però, questa situazione non è sostenibile né giusta da sopportare. Non voglio rivolgermi ad uno psicologo che mi aiuti perché,a quel punto per potermi aiutare realmente,dovrei confessare della mia omosessualità. Ciò,però,non intendo farlo. Sto cercando di andare avanti con le mie forze anche se,alcune volte,temo che tutto possa travolgermi. Però capisco che ci voglia pazienza nel trovare un equilibrio. Il fatto è che noto in me stesso una bassa dose di autostima,specialmente in questo periodo. Questo,forse,è dovuto alla non accettazione della mia omosessualità.
Rispetto ad un anno fa non posso lamentarmi; adesso mi sento maggiormente tranquillo ma non del tutto sereno. Confesso che io non abbia risolto alcuni problemi legati all'omosessualità. Finché non risolverò una volta per tutte la questione della religione non andrò molto lontano. Nei periodi di tranquillità questa questione non la pongo e vivo sereno. Nei momenti peggiori tutto risuona nella mia testa e martella la mia mente: l'omosessualità è contronatura,un uomo ed una donna sono complementari mentre due omosessuali non possono esserlo,Dio ha creato l'uomo e la donna ecc...Potrei continuare per ore. Non riesco a venirne a capo perché se,da un lato,tendo a non pensarci tutto ciò riaffiora nella mia mente mentre,se ci penso,non riesco a risolvere nulla. So che non si possa avere una risposta soddisfacente per ogni quesito eppure questo mi tormenta. Perché Dio mi ha voluto omosessuale? E' forse un castigo? Razionalmente riesco a darmi mille ragionamenti,nessuno dei quali mi dà pace. Mi accorgo del mio background culturale religioso e non lo rinnego perché mi ha aiutato,con tutti i suoi pro e contro,ad essere quello che io sono attualmente. Eppure non voglio che la mia vita sia legata al passato. Non è giusto che io stia così male. Quando evito di pensare mi sento bene con me stesso ma,quando la mia mente comincia a pormi delle domande,tutte le angosce mi assalgono. Non ho mai avuto paura di pensare anche se in certi momenti è notevolmente pesante sopportare tutto questo. Anche evitando di fare la vittima mi accorgo di stare male. In quest'ultimo periodo ho evitato d'assumare il ruolo di vittima sacrificale perché lo trovo un atteggiamento non produttivo. Forse,però,questo disagio costituisce un campanello d'allarme.A questo punto vorrei avere un consiglio da voi: cosa posso fare per trovare un equilibrio con me stesso? Alterno periodo di relativa stabilità ad altra di forte tristezza. Non è questo il modo con il quale io voglia vivere la mia vita. Vorrei potere avere la forza necessaria per poter accettare me stesso eppure sento di non averne abbastanza.