Effeminato, femminile, umano?

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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holden78
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Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da holden78 » giovedì 17 gennaio 2013, 1:14

Sono due le cose che ho scoperto a Settembre dello scorso anno,
una di queste è il sentirmi attratto dagli uomini,
l'altra è la mia femminilità
Perchè due e non una?
Perchè il mio essere femminile va al di là dell'attrazione sessuale
nei riguardi degli uomini, nello stesso modo per cui l'identità di una
donna non coincide con ciò che fa sotto le lenzuola, se non per ciò che riguarda
la sessualità ovviamente.
E voglio parlarne di questo mio essere femminile, o effemminato per
gli amanti del termine, di che cosa vuol dire, del perchè, del quando, e del come sento dentro di me un lato femminile
Non potrei descriverlo in modo astratto, pertanto lo farò cercando
di esprimere ciò che provo:

ho bisogno di abbracciare e baciare per poter comunicare il mio affetto, vorrrei essere corteggiato, ho bisogno di rafforzare continuamente il legame affettivo con le persone a cui voglio bene , vorrei poter piangere liberamente quando mi emoziono, non vorrei vergognarmi delle mie emozioni, quando mi emoziono il mio corpo si dilania letteralmente e mi sembra di esplodere e non riprendo il controllo se non con difficoltà, vorrei essere sedotto, vorrei essere bello per il mio uomo, vorrei fare tutto ciò che serve per rendere felici le persone che mi stanno accanto, vorrei sacrificarmi per le persone che amo, vivo come una tragedia emotiva anche il minimo rimprovero, vorrei riempire di baci la persone che mi vogliono bene, sento il bisogno di un uomo che mi protegga, che sia in grado di difendermi, mi sono sempre sentito emotivamente più legato a mio padre che a mia madre, avverto il bisogno di mettermi in
mostra per attirare l'attenzione ma non in modo plateale, quanto basta per
sedurre ...

Mi rendo conto che possa apparire banale o infantile, ma spero
di aver reso l'idea


Ciò che ho scritto mi spinge a fare delle considerazioni:

Il mio lato femminile è una parte fondante della mia identità, fino al momento in cui non l'ho riconosciuto come una parte di me, sono stato una persona
incompleta, ed estremamente infelice;
E' il filtro attraverso cui mi rapporto con il reale, con cui sento fisicamente
e mentalmente il mondo che mi circonda;


Il mio lato maschile non è meno presente in me del femminile,
non potrei farne a meno, se non al prezzo di patire estrema sofferenza,
non c'è aspetto di ciò che viene normalmente considerato il
carattere maschile, che non sia presente in me, in modo più o
meno accentuato;


Essere omosessuale non vuol dire essere o maschile o femminile,
ogni individuo è diverso da un altro, l'aspetto maschile e femminile
possono essere più o meno marcati, più o meno in equilibrio;

Essere femminile non vuol dire passare il tempo a spettegolare,
leggere riviste scandalistiche, o cucinare tutto il giorno, nè
arrendersi alla prima difficoltà o essere smidollati;
E' indubbio che molti gay con uno spiccato lato femminile,
"quelli dello stereotipo", possano mettere in evidenza una mancanza di equilibrio tra le componenti del proprio carattere, finendo sempre con
l'esprimere alcune parte di se stessi a danno della complessità e
dell'equilibrio della propria identità; Puntare per esempio sull'estetica, sul sesso,
sulla fragilità emotività a danno di tutto ciò che in loro rimane inespresso
L'esempio più efficace che mi viene in mente è quello che riguarda
la condizione della donna, la differenza tra una donna "d'oggi" pienamente
realizzata che ha avuto l'opportunità di esprimere in modo pieno e quindi equilibrato il proprio carattere, ed una di quelle donne "d'altri tempi" che ricordano uno dei vecchi stereotipi femminili, come quello della donna "angelo del focolare" ...

Un problema quindi di maturità d'espressione del se, e non
pertinente alla femminilità che può assumere infinite forme...


Il lato femminile in un uomo, eterosessuale o omosessuale,
è condannato come, se non più, della diversità d'orientamento
sessuale in se;
Sono quasi due problemi separati:

Tra ragazzi, all'interno di una classe, essere gay vuol dire una
infinità di cose: fare o dire cose stupide, non avere un comportamento
adeguato allo standard, essere ridicolo, non essere fisicamente robusto,
non essere sufficiente negli sport di gruppo, non camminare
in modo virile, non tenere le spalle dritte, non accettare lo
scontro fisico, e sopratutto non essere un vincente nella sifda
per la conquista delle "femmine", ecc... direi che
l'accusa d'essere gay spesso coincida con quella d'essere uno
sfigato, le due parole diventano quaso sinonimi, perchè gay
è usato nel senso spregiativo di smidollato, di ragazzo femminuccia,
che non è buona a nulla tranne che ad essere preso in giro,
questa almeno è stata la mia esperienza, nessuno nella
mia classe ha mai creduto seriamente che fossi gay,
se lo scoprissero rimarrebbero increduli, ma finocchio,
checca e gay sono alcuni dei milioni di insulti che ho
ricevuto negli anni scolastici; mi ripeto, per essere
inadeguato al modello maschile dominante, non perchè
fossero convinti che mi piacessero gli uomini;

Essere accettato vuol dire avere l'opportunità di esistere,
essere stato accettato dagli utenti da questo forum, essermi
relazionato con voi, essere stato riconosciuto per quello che sono
da chi si è relazionato con me, ha fatto la differenza, mi ha
permesso di maturare come persona, perchè adesso quello che
chiamo lato femminile di me stesso è stato finalmente "osservato"
da altri indiviudui, osservato e accettato, riconosciuto; potrò essere
antipatico ai loro occhi, ma l'essere stato riconosciuto mi ha dato finalmente
l'opportunità di riconquistare il rispetto per me stesso, la dignità
che sentivo d'avere perduto tra i banchi di classe e in molti altri luoghi
assai tristi


Nessuno merita di non essere riconosciuto come individuo,
perchè le conseguenze non sono di superficie,
non si tratta di cantare con la vocina stridula o di indossare pantaloni rosa,
di avere scarpe coi tacchi o una parrucca riccia e lunga,
se tutto si limitasse all'estetica sarebbe ridicolo persino discuterne...
Ma ciò che è in gioco è la personalità, quello che si ha dentro,
la dignità d'essere umano, il proprio sguardo sul mondo ...
Se uno sente di dover indossare dei pantaloni rosa non lo fa
solamente per amore del colore, ma perchè quel rosa esprime
qualcosa di se stesso, una parte della propria sensibilità ed
emotività, per questo quel colore può essere avvertito da lui
come una cosa della massima importanza, perchè con indosso
quei pantaloni sta dicendo a se stesso e agli altri qualcosa che
lo riguarda nel profondo, come tutte le forme di espressione ha
un legame con la parte più nascosta dell'individuo;

Ciò vuol dire che l'identità di un essere umano si risolve
nell'indossare pantaloni rosa, che la propria femminilità debba
essere espressa con smalti e rotocalchi rosa?
Ovviamente no, ma questo è un problema di educazione,
un problema culturale, non diverso da quello che affligge
la maggioranza del corpo sociale, da quello delle veline e
dei bulli per fare solo un esempio...
Ed un problema culturale si risolve con i mezzi del caso,
con il confronto ed il dialogo, non con l'esclusione
di ogni "checca" dal corpo sociale


Non voglio convincere nessuno,
sentivo di dover scrivere queste parole per me e per chi come me
ha sofferto per lo stesso motivo

barbara
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da barbara » giovedì 17 gennaio 2013, 10:12

Caro holden, posso dirti , come donna, che ciò che hai definito come "femminile" lo definirei un modo particolare di esprimere la propria umanità : una sensibilità, a volte dolorosa a volte illuminante, di cogliere le cose.Ognuno di noi ha una parte razionale e una emotiva e in alcune persone prevale l'una o l'altra nella formazione del carattere e di ciò che chiamiamo personalità . A mio parere è la società che ha voluto qualificare la prevalenza emotiva come "femminile",imponendola alle donne e negandola agli uomini .
Così accade che , fin dall'infanzia una bambina dal carattere razionale e poco emotivo viene definita maschiaccio e una bambino molto sensibile viene definito femminuccia. E'anche vero che la scienza ha trovato differenze ne cervello femminile e in quello maschile , che portano i due sessi a reagire in modo differente . Ma quanto la nostra biologia ha dovuto adattarsi alla diversa condizione sociale e quanto è avvenuto invece il contrario?
Può anche essere che la natura in partenza abbia aumentato la sensibilità emotiva della donna, per renderla adatta a occuparsi della prole, ma è altrettanto certo che l'educazione della donna fin dalla più tenera età è tesa a incentivare certi atteggiamenti a discapito di altri. E lo stesso vale per i maschi.
Quanti genitori umiliano i propri figli maschi fin da bambini solo perchè hanno paura del buio o perchè soffrono per un torto subito , o si emozionano per qualcosa che li tocca profondamente ! Sono episodi che si accumulano l'uno sull'altro , nel corso della crescita, obbligando un bambino a fingere, perfino con se stesso, e a dubitare di ciò che prova, perchè , se ciò che un bambino prova è sbagliato per un genitore, come può quel bambino dargli un nome, accettarlo come parte di sè?
Ora tu riscopri , dopo tanto tempo, il tuo io negato. E in effetti lo conosci poco: hai bisogno di esplorarlo , di dargli un nome, di coglierne i confini,le forme che assume. Mi piace molto il titolo che hai scelto, perchè riassume il percorso del mio commento. Hai toccato un tema importante e credo che sia un confronto molto utile a tutti noi.

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IsabellaCucciola
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da IsabellaCucciola » giovedì 17 gennaio 2013, 11:03

Ciao Holden, mi sono vista in alcune cose che hai scritto…
holden78 ha scritto:ho bisogno di abbracciare e baciare per poter comunicare il mio affetto, vorrei essere corteggiato, ho bisogno di rafforzare continuamente il legame affettivo con le persone a cui voglio bene , vorrei poter piangere liberamente quando mi emoziono, non vorrei vergognarmi delle mie emozioni, quando mi emoziono il mio corpo si dilania letteralmente e mi sembra di esplodere e non riprendo il controllo se non con difficoltà, vorrei essere sedotto, vorrei essere bello per il mio uomo, vorrei fare tutto ciò che serve per rendere felici le persone che mi stanno accanto, vorrei sacrificarmi per le persone che amo, vivo come una tragedia emotiva anche il minimo rimprovero, vorrei riempire di baci la persone che mi vogliono bene, sento il bisogno di un uomo che mi protegga, che sia in grado di difendermi
è strano quando succede, perché a volte pensi di essere l’unica a provare certe cose, invece ti rendi conto che quello che senti dentro di te viene condiviso anche da altre persone…
holden78 ha scritto:Mi rendo conto che possa apparire banale o infantile, ma spero di aver reso l'idea
Non è infantile quello che hai scritto, perché devono essere banali o infantili i bisogni che sentiamo dentro di noi?
holden78 ha scritto:Essere omosessuale non vuol dire essere o maschile o femminile, ogni individuo è diverso da un altro, l'aspetto maschile e femminile possono essere più o meno marcati, più o meno in equilibrio;
A volte penso che bisognerebbe togliere queste “etichette”, omosessuale, eterosessuale, e le più fastidiose, che sono essere maschile, essere femminile, perché alla fine “ingabbiano” una persona in ruolo che magari sta stretto… e poi con che sicurezza si può sapere se un atteggiamento è femminile o maschile???? Solo sulla base dell’emotività????

Un abbraccio grande grande, Isabella
Ogni sera quando mi ferisco una parte di me si chiede cosa stia facendo, ma io non so cosa risponderle. Guardo il sangue colare dalla ferita, colare a terra, goccia dopo goccia, come una clessidra.

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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da guy21 » giovedì 17 gennaio 2013, 12:49

devo dire che il post l'ho ritenuto interessante e bello, anche io credo che bisogna accettare l'individuo in ogni sua diversità, la cosa buffa o tragica non so come definirla è che anche noi gay, discriminiamo tantissimo, infatti nel mondo gay si sono creati dei "sottogruppi", tra cui come dici tu le checce quelle più colpite dalle discriminazioni ecc.. e devo dire che è brutto sentirlo dire...qualche volta ci si scherza sopra su queste cose, ma credo che tutti noi, dovremmo fare dei passi indietro e riflettere davvero sulle azioni e pensieri che facciamo, almeno una volta credo...quando sento qualche commento negativo su questa sorta di sottogruppo delle checche, rimango un pò così, come per dire, ma non siamo migliori di quelli che ci discriminano? cioè se anche noi ci dividiamo e creiamo altri gruppi discriminati come possiamo definirci migliori degli altri? sinceramente anche a me scappa qualche volta qualcosa...e certe volte me ne pento davvero perchè se fossi al posto loro mi sentirei proprio uno schifo...in fondo è come se si venisse discriminati 3 volte, dalla società, dagli etero e dai gay...credo sia davvero straziante...di sicuro è estremamente difficile accettare e comprendere tutte le diversità di questo mondo, ma io credo che sia giusto accettarle e comprenderle, magari ci vorrà tempo, moltissimo tempo, ma spero che ogni diversità, ogni individuo, sarà accettato un giorno per come è davvero, senza pregiudizi, forse è davvero un utopia, ma credo che i passi sono stati fattti, basta solo seguire la strada giusta e non abbandonarla, per ottenere un futuro migliore e essere orgogliosi di essere umani... per quanto riguarda il lato femminile mah non saprei..XD ho letto quello che hai scritto e sono rimasto un pò come dire, sconcertato impaurito..XD si ammetto, ho paura di avere un lato femminile...chi lo sa magari lo abbiamo tutti, di certo comprendere di più tutti questi aspetti della nostra persona e del nostro essere umano che è in noi, bello o brutto, buono o cattivo, maschio o donna credo non farà altro che arricchire di più noi stessi e la nostra esperienza da umani, credo ci faccia apprezzare di più la diversità e la unicità di questo universo...

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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da IsabellaCucciola » giovedì 17 gennaio 2013, 13:05

Guy, quello che hai scritto è molto bello, e dimostra che sei un ragazzo con dei sentimenti... c'è una cosa che mi ha lasciato un po' di sconcerto...
guy21 ha scritto:per quanto riguarda il lato femminile mah non saprei..XD ho letto quello che hai scritto e sono rimasto un pò come dire, sconcertato impaurito..XD si ammetto, ho paura di avere un lato femminile
Non voglio andare off-topic, o risultare poco sensibile :oops: , però non capisco perché, in generale, voi ragazzi avete così paura di avere questo lato femminile (nel caso in cui sia realmente presente...)... anche perché avere un lato femminile non significa essere una donna!!!!! (Che poi bisognerebbe anche vedere cosa sia questo "lato femminile"...)
Io ho un lato maschile, ma non mi faccio tutti questi problemi... lo accetto come una cosa che fa parte di me ...

Isabella
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da guy21 » giovedì 17 gennaio 2013, 15:53

eh isabella, ma è così, non è che mò oddio mi uccido per questo...però insomma accettare molti diversi aspetti della propria persona è difficile, proprio perchè ci sono molte cose da comprendere e da accettare, e non tutti ne siamo all'altezza e ne abbiamo paura...ognuno di noi si crea un proprio mondo, fatto di certezze e anche incertezze e è riprovato che adoriamo stare nelle certezze...scoprire un mio lato femminile mi porta all'incertezza e quindi ad avere paura di questo mio nuovo aspetto di me...quando ho detto che sono sconcertato non volevo offendere chi sente un lato femminile per carità, sto solo dicendo che forse per ora non riesco ad accettarlo e comprenderlo se ovviamente ho questo lato femminile...se avessi la soluzione e le risposte a tutti i miei problemi pensi che resterai qua tra voi mortali..?XD scherzo, no comunque c'è da ragionarci su e staremo a vedere..a presto! :D

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IsabellaCucciola
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da IsabellaCucciola » giovedì 17 gennaio 2013, 16:52

Ciao guy... mi rendo conto di aver sbagliato a scrivere quello che ho scritto :oops: ... sono partita in quarta, senza stare a pensare che per una persona il dover scoprire una lato di sé che non credeva di avere può rompere un "equilibrio"...

Scusami ancora :oops: ...

Isabella
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Alyosha
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da Alyosha » giovedì 17 gennaio 2013, 17:21

Caro holden becchi più di un punto importante nella tua lunga discussione. Provo per quello che posso a dire la mia. Veniamo innanzitutto all'annosa questione dell'effemminatezza. Occorre innanzitutto partire dal fatto che l'uomo pensa per coppie di concetti e non per concetti singoli. Ogni concetto infatti può essere negato, ha cioè un suo "opposto". Questo vuol dire che dato un positivo avremo sempre un negativo e che molta della "razionalizzazione" procede per separazione in coppie di contrarie. Cosa voglio dire? Che quando analizziamo l'animo umano (nel senso di genere umano) separeremo le caratteristiche in coppie di contrari e attribuiremo di conseguenza un polo positivo e uno negativo, un femmineo e un mascolineo, Venere e Marte, Eros e Tanatos, sensibilità e vigore, instinto e ragione, interno ed esterno, creatività e spirito distruttivo e tutta una serie infinite di caratteristiche che non indicano il maschio o la femmina, ma più il maschile e il femminile che c'è dentro ognuno di noi. Negare i propri aspetti femminili, la propria emotività, fragilità, sensibilità e così via è negare parti di sé a prescindere dall'orientamento sessuale. Questo mi pare tu lo dica in maniera chiara. Quanto alla discriminazione verso l'omosessuale mi pare tu colga un punto importante è più una discriminazione o un'orrore per la "contaminazione" di una maschile che somiglia troppo al femminile. In una società che vuole tutti i maschi da un lato e tutte le femmine dall'altro, un femminile esposto da un corpo maschile genera irritazione, stupore e senso di rifiuto. Il rifiuto del padre verso alcune movenze e aspetti della personalità del figlio e la successiva marginalizzazione del singolo all'interno del gruppo dei pari. Lo scandalo è che questo a poco a che fare con l'omosessualità in sé, tant'è che i compagnetti nel prendere in giro non pensano affatto che quel ragazzo sia veramente gay e d'altronde quel ragazzo è gay solo per "accidente", dacché non tutti i gay sono effemminati e non tutti gli effemminati sono gay.
Quanto al tuo discorso holden, in cui per tanti aspetti mi rivedo, è possibile che oltre a reprimere un orientamento sessuale, tu abbia represso molto più aspetti di te, perché criticati o giudicati come negativi e che questi aspetti per il ragionamento di cui sopra abbiano un forte connotato femminile. Un gay represso è un gay poco a contatto con le proprie emozioni, con se stesso, che non "schecca" ma magari perché non ha mai ballato, ne cantato, ne s'è mai lasciato andare. La scoperta di questo lato femminile è infondo la scoperta di un "mondo nuovo" rimasto sepolto, di un piccolo fanciullo smarritosi nei sentieri delle cose che andavano fatte, l'anima sensibile a lungo nascosta e divesa. Insomma poco importa se gli attribuisci delle carittaristiche femminili, perché sono parti di te e concordo pienamente parti che prescindono dall'orientamento sessuale. Perché temo proprio che in una società maschilista come la nostra esistano due problemi separati uno relativo all'orientamento sessuale, l'altro ad un idea del tutto distorta di maschile e femminile. Il punto è che le visioni del mondo sono già nelle parole che usiamo prima che nei nostri pensieri e già per lo stesso fatto che parliamo di genere "umano" per intendere uomo e donna o di umanità e così ci fa capire quanto i valori attribuiti al maschile siano considerati predominanti e rispetto a quelli attribuiti al femminile, pensati come attributi sencondari tutto sommato irrilevanti se non nocivi. Da qui si capisce come mai se certi attributi sono riferiti ad una donna poco male bisogna pur sopportarla se ci si vuole riprodurre, se riferiti ad un uomo sono fonte di scandalo.

Felix
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da Felix » venerdì 18 gennaio 2013, 0:42

Il tuo post è piuttosto lungo e difficile diventa il tentativo di riuscire a digitare tutti gli spunti che con le tue parole susciti in me.
Mi limito perciò a sottolineare che leggendo ho avuto la sensazione di essere stato "clonato"... :)
Mi sono rivisto quasi completamente nelle tue parole.

Ultimamente mi accorgo che sempre più spesso assumo atteggiamenti "femminili". Soprattutto quando sono a casa, complice l'assoluta libertà di esprimermi con il mio coinquilino che sa praticamente tutto di me, vedo venire fuori una spontaneità che finora mi era preclusa. E allora mi muovo, parlo, gesticolo, come fossi una "checca". A volte lo faccio consapevolmente, altre per dare fastidio al coinquilino, spessissimo invece, semplicemente mi "sorprendo" in questi atteggiamenti.
Il tutto mi capita in un periodo "strano" della mia vita: mi sembra di essere sempre più propenso ad abbandonare il terrore che si possa sapere in giro della mia omosessualità. Certo, non sono il tipo da mettere i manifesti e tutt'ora se mi pongono la domanda in modo diretto evito di rispondere. Però la cosa mi pesa.
E qui mi collego al tuo discorso: spesso ho la sensazione che in nome delle etichette e degli stereotipi che l'uomo si autoimpone, non solo ci si vieti di vivere le proprie emozioni, ma si sacrifichi la libertà di esprimere se stessi in piena armonia con il sentire di sé e, di conseguenza, di adeguarsi troppo a quello che pretendiamo appaia di noi all''esterno. In fondo, non sarebbe meglio tentare di vivere ignorando volutamente le etichette? Dico questo perché spesso mi accorgo che la mia accesa sensibilità mi porterebbe a manifestazioni che sarebbero tipicamente femminili per il sentire comune... Ma quanto starei meglio se ignorassi la paura di quello che potrebbero pensare gli altri e considerassi che sono io, in quanto persona umana, ad agire e non una parte "maschile" o "femminile". Io in quanto Felix e non "io in quanto una parte di me". Consapevole che in base alla circostanza e al mio vissuto pregresso (che mi ha strutturato per quello che sono oggi), prevarrà un aspetto del mio carattere piuttosto che un altro. Ma pur sempre io nella totalità del mio essere.
Mi rendo conto che un cammino del genere non è facile, ma di sicuro aiuta trovare una serenità tale da capire che in fin dei conti io sono responsabile solo di me stesso, della mia persona. Il resto, per quanto importante, dovrebbe restare nella sfera delle riflessioni necessarie a conoscermi meglio e non diventare una gabbia che impedisce di sviluppare tutte le potenzialità insite in ciascuno di noi.
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare, perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici.
...
E ti vengo a cercare perché sto bene con te.

Perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te


(F. Battiato, E ti vengo a cercare/La cura)

Totoro
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Re: Effeminato, femminile, umano?

Messaggio da Totoro » venerdì 18 gennaio 2013, 12:45

Ci voleva questo post, e sai che... nutro una profonda stima per persone come te, ed anche una certa attrazione in qualche modo, perchè lo trovo bello come modo d'essere ma al contempo mi terrorizza tanto da provocarmi un rifiuto che spero tanto non prenderai sul personale, dato che è una questione strettamente mia, derivata dal fatto che davanti a persone come te mi trovo instabile e mi sento minacciato nella mia libertà d'esprimermi. Io sono il completo opposto, una persona totalmente priva di tatto nel dire le cose, ed anche dagli atteggiamenti scontrosi, e ció mi porta un istintivo rifiuto di fronte a persone non direi "femminili" ma particolarmente sensibili.

Differenze caratteriali queste che spesso portano ad incomprensioni totali e giudizi facili.
 


"La capacità di stare da soli è la capacità di amare. Può apparirti paradossalle, ma non lo è. E' una verità esistenziale: solo le persone in grado di stare da sole sono capaci di amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona, senza possederla, senza diventare dipendenti dall’altro, senza ridurla a un oggetto e senza diventarne assuefatti."

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