un brutto periodo

L'accettazione dell'identità gay, capire di essere gay
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boz
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un brutto periodo

Messaggio da boz » mercoledì 3 luglio 2013, 23:28

Ciao!
mi sono iscritto da pochi giorni e sono qui per raccontarvi la mia storia, cerco un confronto dato che al momento non sta andando proprio bene e spero di trovare in voi un punto di forza. temo che verrà un intervento chilometrico, spero che abbiate la pazienza di leggere fino alla fine :)

Iniziamo da lontano. Sono cresciuto in un paese in toscana, aria pulita, gente per bene e cibo sano, una famiglia bellissima, che non mi ha mai fatto mancare nulla, tanti interessi, sport e associazionismo, musica, molti amici di quelli veri, curioso di tutto, tanti viaggi sin da piccolo (e restano la mia passione). Sono sempre stato bravo a scuola, sempre disponibile ad aiutare gli altri. Poi l’università, cambio città e le incertezze iniziali si trasformano in grande entusiasmo e altre amicizie, importanti come quelle storiche. Ho sempre fatto tutto quello che ho fatto con grande impegno: chi mi sta intorno e mi conosce sa di poter contare su di me. Dopo queste righe di auto-celebrazione, vi dico anche che la modestia non mi manca (se non fossi in questo periodo non avrei mai scritto una presentazione del genere!), sono da sempre timido ma mi dicono che è una timidezza educata, cerco di essere gentile e di rispettare il prossimo. Credevo anche di essere sicuro di me stesso, ma probabilmente questa era una delle cose di cui mi ero convinto. Insomma, una vita perfetta e lo sapevo e lo so, e non mi era mai mancato il sorriso. Ovviamente se sono qui a scrivere, non dovrà essere trascurato il fatto che sono gay. Lo sono sempre stato, l’ho sempre saputo, ma ho sempre tenuto la cosa nel più remoto angolo della mente. Certo l'ho nascosto alla società, ma anche, e soprattutto, a me stesso. Ho avuto delle esperienze da giovanissimo con un mio compagno di scuola e da allora sono sempre stato più interessato ai ragazzi che alle ragazze, ci sono molti episodi che lo testimoniano. Da allora non ho più avuto alcun contatto con ragazzi, mentre qualche (poche) storia con ragazze, la più importante al primo anno di università, con ottima intimità anche se vari problemi nella vita di tutti i giorni. È finita perché mi ero innamorato di un’altra, credo di essermene innamorato davvero, ma non c’è stata!

In quel periodo mi ero illuso di poter essere veramente etero. In realtà è una vita che mi illudo di poter essere etero. Limitavo la mia omosessualità al momento della masturbazione, all’inizio facendomi anche un po’ schifo alla fine, ma mai e poi mai mi sono pensato omosessuale. Vedevo la mia vita come quelle che tutti si immaginano, una moglie, figli, casa in campagna e magari un cane. Spesso in varie discussioni mi schieravo a favore delle cause omosessuali, ma senza mai pensare che il tutto riguardasse proprio me. Io ero etero e ne ero convinto, nonostante l’evidenza. Ovviamente i tuffi al cuore quando qualcuno faceva qualche battuta riguardo a una possibile mia omosessualità (quelle che si fanno su tutti, per esempio se compri il telefono bianco piuttosto che nero!).

Su queste premesse, un paio di situazioni all’università mi mettono di fronte alla mia fragilità e fallibilità, che non avevo mai sperimentato e che non ho accettato. Inizio a pensare che la mia vita non è poi così perfetta, entro in un vortice difficile da descrivere, mi sembra di aver fallito in quello che è il mio unico obiettivo, su cui tanto, tutto, avevo investito e non ho punti di appiglio, anzi più penso alla mia vita più che mi sembra che il futuro mi sfugga di mano. Forse per la prima volta mi viene da pensare che questa non è la vita che sognavo da bambino (fino a 10 giorni prima ne ero convintissimo), e che non lo sarà mai, perché la vita che sognavo era quella di cui parlavo sopra, quella della maggioranza. È come se all’improvviso si fosse rotto un equilibrio che mi ero costruito e che ero convinto di avere sotto controllo.

Da allora convivo con un grave malessere, e dalla testa il tutto si è manifestato sul fisico: ho perso qualche chilo, peso alla testa, cuore in gola, non ho voglia di fare niente. Molti miei amici si sono interessati al mio stato, ho raccontato loro la storia dell’università tralasciando il resto, solo al mio migliore amico ho raccontato tutto. È stata una liberazione in quel frangente, ma poi i pensieri sono tornati, forse più forti di prima. Stando male, mi sono rivolto a una psicologa, con sui abbiamo affrontato la ricostruzione di cui sopra; lei sostiene che il mio stato fisico possa dipendere da questa immagine di vita che mi ero fatto e che è definitivamente crollata quando ho avuto un attimo di pausa e un po’ di tempo per pensare.

In questo periodo ho avuto momenti difficili, ho pensato cose che non si dovrebbero mai pensare, ma il futuro mi sembrava senza alcun senso; mi sono trovato a stringere il cuscino per ore e piangere chiedendomi perché fosse toccato proprio a me; a invidiare qualsiasi coppia etero; a pensare alla mia solitudine anche se so di avere tante persone che mi vogliono bene; a parlare a lungo per cercare di tornare ad amare la mia vita che tanto amavo e che alla fine è sempre la stessa ed è sempre stata così, nonostante io avessi indossato una maschera e me la fossi tenuta stretta per anni. Ho cercato su internet storie simili alla mia. Ne ho trovate, se mi sono convinto di una cosa in questo periodo è che nella natura umana la solitudine non esiste, ci sarà sempre qualcuno che la sta vivendo o l’ha vissuta come te. Persone che hanno vissuto questo senso di inadeguatezza e hanno sofferto, sofferto quella che viene descritta in blog e siti stranieri (in quelli in italiano ho trovato poco al riguardo) come anxiety and little depression. Mi sono sentito inadeguato alla vita e senza una prospettiva per il futuro e forse mi sento ancora così. Certo sto facendo dei passi in avanti: sto iniziando a pensare a me come omosessuale, a essere al ristorante o in viaggio con un uomo piuttosto che con una donna, sto cercando di fare l’abitudine all’idea, sto cercando un contatto con questo mondo che non conosco per cercare di capire che è possibile una vita normale. All’inizio pensavo di essere in un sogno, che un giorno mi sarei svegliato etero, o che alla fine del percorso con la psicologa sarei tornato a star bene fisicamente ma soprattutto etero. Ho rinunciato a questa idea finalmente, però ancora non riesco a ritrovare l’entusiasmo, mi sembra tutto un gran casino, non sono certo di aver fatto pace con me stesso e di viverla serenamente (anzi di questo sono certo, non la sto vivendo serenamente).

Non credo di essere stato lineare, tanti altri pensieri mi sono saliti alla mente ma non ho trovato una logica per inserirceli e molti punti restano aperti da queste righe. So solo che voglio tornare a essere me stesso, voglio integrare questo grande particolare nella mia vita e ripartire, tornare ad avere passione per quelle cose che amavo e ritrovare il sorriso. Perché alla fine sono sempre lo stesso.

Qualcuno ha conosciuto esperienze simili? Avete qualche consiglio o qualche parola da darmi?
Mi scuso per la lunghezza e vi ringrazio
boz

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Rodeo
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Re: un brutto periodo

Messaggio da Rodeo » mercoledì 3 luglio 2013, 23:51

Io non ho mai vissuto quello che hai vissuto tu.. ma credo che ti sia costruito attorno una cella che vista da dentro, dove sei te, sembra un castello bellissimo ma è bastato un niente per buttarlo giù, come se fosse fatto di paglia. Il fatto che tu voglia una vita normale é una cosa molto soggettiva. Ognuno vive la propria normalità a modo suo e per altri pottebbe essere una cosa assurda.
Se impari ad accettarti impari a vivere.
<< Se solo quelle spoglie rocciose potessero parlare… Ma non possono.
È un bene, non credete? >>

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konigdernacht
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Re: un brutto periodo

Messaggio da konigdernacht » giovedì 4 luglio 2013, 0:14

E' un racconto molto interessante, che in diversi punti trovo molto simile alla mia storia (se clicchi sopra "mia storia" ti reindirizza).

Sicuramente al momento hai fatto chiarezza sui diversi passaggi della tua vita, guidato dall' interesse di chiarire le diverse fasi, cosa che ti servirà molto per risolvere il problema di non accettazione che c'è ancora!
Innanzitutto partiamo dal tuo background: hai vissuta diciamo in un contesto felice, serio e senza grandi problemi esterni e questa è già una fortuna! Spesso sottovaluto pure io quanto si è fortunati a nascere, crescere e vivere in un ambiente senza particolari problematiche.
Andiamo ora ad un secondo punto: sai di essere da molto tempo omosessuale, ma per diversi meccanismi che posso capire benissimo ti sei "castrato" trasformandola momentaneamente in latente, fino a quando all'università è esploso tutto.
E' successo ugualmente anche a me questo stesso percorso: ho vissuto senza nessuno problema una eventuale omosessualità fino ai 17 anni (manco mi rendevo ancora conto di cosa volesse veramente dire) e poi dai 18-23 c'è stata una grandissima repressione complici vari fattori. Approdai a suo tempo su Progetto con più o meno chiare le idee sul fatto che fossi irrimediabilmente gay e completai la mia accettazione frequentandolo.
Cosa mi aiutò? Leggere storie ordinarie, di come l'omosessualità sia una normalissima ed umanissima condizione.
Io purtroppo non ho mai pianto per il fatto di essere omosessuale quanto piuttosto del fatto di non avere una figura vicino di un ragazzo con cui ricambiare amore. Questo mi è pesato molto tra i 18-23 anni, e credo che se avessi trovato nel mentre un ragazzo, non avrei avuto problemi ad anticipare questa accettazione che ad oggi è piena e consolidata, e non ho nessun rimpianto.
Un consiglio che posso darti per provare ad accettarti maggiormente è appunto pensare a te, su come sei, che va benissimo e che non ci sono problemi, e se hai paura di un giudizio esterno negativo, chi se ne frega degli altri :mrgreen:
Vivi per te, per stare bene e per essere felici, non per quello che gli altri pensano o si aspettano da te!
Un altro punto che si ricollega quest'ultima considerazione e che leggo nel tuo racconto è la mancanza della figura dei tuoi genitori: molto spesso costituiscono il 50% delle cause di repressione volontatia che un omosessuale esercita su di sé, vuoi per paura di deluderli, vuoi per paura di non vedersi in linea con quello che vorrebbero loro etc. Sarebbe interessante sondare questo piano.
Per ora ti lascio con questo e spero di riuscire per lo meno a pungolare in maniera costruttiva ;)
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barbara
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Re: un brutto periodo

Messaggio da barbara » giovedì 4 luglio 2013, 7:14

Caro Boz, Koni mi ha anticipato nel chiederti come vedi l'eventualità che i tuoi genitori sappiano di te. Spesso è da lì che provengono le difficoltà maggiori.
Ti lascio anche il link di una discussione un po' datata, che ha approfondito l'argomento dell'ansia , un po' come hai trovato su quei siti stranieri che citi.
Anzi se lo commenti , lo facciamo risalire perché è finito proprio in fondo al forum. ;)
da quel che leggerai , capirai che ognuno traduce in modo differente il disagio legato alla scoperta di essere gay.
Quindi la prima cosa è quella di mettersi in contatto con le proprie emozioni, accettarle e comprenderle, cosa sulla quale la tua psicologa ti aiuterà moltissimo.
Da quanto racconti mi sembra che l'emozione più forte che avverti è quella della tristezza. La ricollego al senso di perdita che hai quando parli della tua vita futura. Reagisci in un certo senso come se tu avessi perso una persona cara. Lo trovo un punto di partenza interessante. Ognuno di noi ha un luogo protetto in cui rifugiarsi quando è spaventato o confuso. Forse il tuo luogo era proprio il futuro.
Perdere ciò che ci rassicura è un'esperienza difficile e abbiamo bisogno di tempo prima di sostituirlo con qualcos'altro.
Continua a cercare e a confrontarti, Boz , credo che scoprirai altre cose importanti da sapere su te stesso. E piano piano vedrai che la matassa si scioglierà e starai decisamente meglio. Abbi fiducia di questo. :)

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progettogayforum
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Re: un brutto periodo

Messaggio da progettogayforum » giovedì 4 luglio 2013, 9:37

Ciao boz,
gran parte dei condizionamenti più profondi sono del tutto inconsci, sono, cioè, dei limiti e dei preconcetti che vengono interiorizzati come scala di valori e come condizione di omologazione in ambiente familiare e sociale. Per essere accettati bisogna essere conformi ai modelli accettati. Quei modelli vengono mitizzati e assimilati del tutto acriticamente proprio perché trasmessi con dolcezza da persone che a quei modelli danno il massimo credito. L’omofobia può assumere l’aspetto aggressivo dell’emarginazione violenta ma molto spesso si manifesta in modo subdolo e inconsapevole attraverso la trasmissione di modelli ai quali si attribuisce una specie di valore sacro, come se fossero la condicio sine qua non della felicità. I genitori in genere si sforzano di garantire il meglio ai loro figli, ma il meglio secondo i loro criteri. Per un genitore, rendersi conto che quei modelli possono non solo essere non adatti per un figlio ma possono costituire addirittura una trappola è quasi impossibile. Agiscono nella presunzione di fare bene e proprio per questo non hanno colpe, anche se hanno una responsabilità oggettiva. Chiunque più o meno consapevolmente trasmette dei valori dovrebbe avere la capacità di relativizzarli di presentarli come delle possibilità e non come deli opzioni senza alternative. L’affetto tra genitori e figli non deve essere in nessun modo condizionato a nessuna forma di conformità rispetto a questo o quel tipo di modello. So benissimo che si tratta di cosa molto difficile e forse, per chi ha figli, staccarsi dal proprio modello e pensare che un figlio può essere un ottimo figlio anche senza rispettare alcuni di quei modelli che sono stati fondamentali per i genitori è particolarmente difficile.
La mitizzazione della vita familiare tipo mulino bianco, a parte il fatto che è una rappresentazione lontanissima dalla realtà della vita delle coppie etero, crea il modello al quale, consciamente o meno, si chiede al figlio di conformarsi. Nei comportamenti sociali questa omologazione si realizza, ma la sessualità non ha una base culturale, non si è etero perché si è educati ad essere etero e non si è gay perché si è educati ad essere gay. La sessualità non è riducibile tramite l’educazione, la sessualità sfugge alla omologazione conformistica. O meglio, i comportamenti sociali, apparentemente connessi alla sessualità, rispondono ai condizionamenti culturali, si tratta in fondo di comportamenti sociali che possono, come in genere accade, trovare una corrispondenza nella sessualità spontanea di un ragazzo, che diventa un valore socialmente condiviso e uno strumento di integrazione sociale, ma possono anche rimanere dei puri comportamenti sociali del tutto staccati dalla sessualità spontanea. Avere una ragazza, in termini sociali non comporta necessariamente il fatto di essere innamorato di quella ragazza, cioè di provare per quella ragazza un coinvolgimento sessuale e affettivo profondo. È qui che per un ragazzo gay si segna per la prima volta il distacco tra il comportamento sociale assimilato e la sessualità spontanea. Un ragazzo gay, anche quando dice di non accettarsi, è in fondo completamente consapevole di essere gay, lo è almeno a livello sessuale, e dire “almeno” non è riduttivo ma significa che lo è ai livelli fondamentali.
La prima discrasia tra modelli interiorizzati e sessualità spontanea si manifesta attraverso la masturbazione e qui la differenza tra l’esperienza adolescenziale di un ragazzo etero e quella di un ragazzo gay è notevole. Un ragazzo etero, attraverso la masturbazione, e aggiungo attraverso la pornografia, smitizza il modello di coppia etero che aveva interiorizzato ma nello stesso tempo si rende conto che i suoi compagni vivono esperienze analoghe e che la sessualità, per lui, anche se non è più quella dei modelli astratti di famiglia tipo mulino bianco, è comunque una realtà che crea coesione sociale. Un ragazzo etero che cresce si rende conto che la masturbazione e la pornografia “in chiave etero” sono esperienze condivise e socialmente accettate. Per un gay le cose vanno diversamente. Un adolescente gay che scopre la masturbazione e la pornografia gay si rende conto abbastanza presto che il mondo dei suoi compagni è diverso dal suo e a questa consapevolezza si aggiunge spesso quella derivante dal costatare come l’omosessualità sia considerata un disvalore. Un adolescente gay non ha in genere accanto nessuno con cui confrontarsi in modo serio. Parlare coi genitori di queste cose significa trovarsi di fronte a reazioni preoccupate, angosciate, spesso condizionate da visoni del tutto distorte della omosessualità. Parlarne con gli amici significa esporsi alla gogna in quanto gay, parlarne con un insegnate o con un prete significa, quando va bene, aggiungere ai propri condizionamenti anche i pregiudizi altrui. Per un ragazzo gay, salvo rarissime eccezioni, la scelta è solo quella del rinvio del problema e della svalutazione della masturbazione come elemento indicativo, prevale l’idea che sia solo un momento, che in fondo la masturbazione è un vizio che è possibile togliersi con un po’ di buona volontà o che, semplicemente, con l’andare degli anni questa “omosessualità adolescenziale” lascerà il campo alla eterosessualità adulta.
Per quanto la cosa sia paradossale, la sessualità autentica, quella spontanea che emerge nella masturbazione, viene sepolta da un insieme di false certezze che servono solo a conservare una possibile conformità coi modelli assimilati. Tanti ragazzi arrivano a sublimare la loro sessualità nello studio reprimendo la masturbazione e arrivano perfino ad avere una ragazza, ma non solo, se ne sentono innamorati e sono profondamente incoraggiati dal fatto che quando stanno con la ragazza vanno in erezione e “in qualche modo” si sentono coinvolti, anche se in effetti, la masturbazione continua a realizzarsi solo con fantasie gay.
Pian piano però subentrano anche altri elementi di natura propriamente affettiva orientati verso i ragazzi e il ragazzo gay si rende conto che, anche se per lui, almeno in teoria, è possibile una vita etero, non è in realtà quello che va effettivamente cercando. A questo punto c’è il rischio di vedere crollare tutto il castello di carte costruito in precedenza e la cosa fa paura perché è ormai radicata l’abitudine a vedere l’omosessualità come un fantasma che ci può distruggere, In sostanza non si fanno i conti con la realtà, ma ancora una volta con le mitizzazioni: gay = pericoloso, contro natura, deviante, patologico, ecc. ecc..
Ci possono essere persone che non escono di casa perché sono terrorizzate dai fantasmi, ma i fantasmi “oggettivamente” non esistono, esiste solo la paura dei fantasmi. Lo stesso vale per l’omosessualità, esiste la paura di essere gay, ma il fatto di essere gay, affrontato razionalmente con un minimo di buon senso, non ha nulla di terribile o di pauroso. I gay non sono una confraternita segreta o una lobby, come si suole dire adesso in certi contesti, ma sono circa l’8% della popolazione e sono persone come tutte le altre. Chi conosce il mondo gay da vicino sa benissimo che i gay sono persone come tutte le altre, che vivono la loro normalità e che oggi hanno anche la possibilità di realizzarsi nella vita non solo a livello professionale ma anche a livello affettivo. Oggi le coppie gay non sono una cosa rara, ce ne sono tante, non sono visibili, salvo eccezioni, ma ci sono eccome.
È fondamentale rendersi conto che le paure connesse alla omosessualità sono oggettivamente inconsistenti, è possibile che in certi contesti per un gay o per una coppia gay la vita sia difficile ma è possibile cambiare ambiente e soprattutto, quando si è in due, le possibilità aumentano notevolmente. Per un ragazzo gay è fondamentale aprire gli occhi sulla realtà, avere amici gay e rendersi conto di come vivono, solo in questo modo le paure irrazionali possono essere messe da parte e l’omosessualità può essere vista con una consapevolezza veramente adulta.

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cielo86
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Re: un brutto periodo

Messaggio da cielo86 » venerdì 5 luglio 2013, 17:48

Boz, da quello che scrivi e da come scrivi sembri una persona molto intelligente e speciale. Sono sicuro che riuscirai a ritrovare la voglia di vivere e quella scossa elettrica che adesso, in questo momento difficile pensi di aver perso, ma in fondo sta li perchè fa parte della tua personalità. La little depression è una cosa, tu sei un'altra. Anch'io ho passato un periodo cosi, pressoché identico al tuo ma ti assicuro che se tieni duro e lasci che il tempo ti aiuti senza irrigidirti, i piccoli momenti di felicità cominceranno ad arrivare. Te lo assicuro ;)

Stai in campana!!

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Re: un brutto periodo

Messaggio da xup » martedì 9 luglio 2013, 23:02

Ciao boz.

Chiedi consigli. Forse non sono quello più adatto, ma la tua storia sembra l'inizio della mia. Se vuoi, posso darti consigli su cosa non fare in base a cosa è poi successo nella mia vita, più che il contrario.

Ti consiglio di mettere a tacere quella voce che hai in mente, che tenderà ad ogni problema a farti rintanare nella sensazione di "normalità" su cui, tutto sommato, non si stava così male (ovviamente falso, ma convincente).

Ti consiglio di non cercare di stare sereno. Le sensazioni (brutte) che stai provando ora sono proprio quelle che ti spingono a cambiare per essere felice. Cavalcale, usale a tuo favore e non per deprimerti. Sii nervoso come un cavallo che sta per fare la sua gara (e vincerla).

Ti consiglio di non provare a fare cambiamenti lenti e graduali, ma di essere drastico. Il lento e graduale è più facile, ma pericoloso. Sei giovane, e questa condizione purtroppo non dura in eterno. Non procrastinare.

Ti consiglio di trovarti un amico gay. Quelli eterosessuali sono fantastici, ma non possono aiutarti.

Ti consiglio di non buttarti giù. Ciò che ti sta succedendo è una delle cose migliori che ti potevano succedere (cioè capire cosa ti serve per essere felice). Gli etero non sono più felici a prescindere ed i gay non sono tristi a prescindere. Ma chi non capisce cosa gli serve, sarà triste per sempre. Tu ora lo sai, persegui quella strada.

Da quel poco che può trasparire da uno scritto su internet, se potessi scommetere su di te, lo farei. Secondo me sarai felice presto. Tieni duro e lotta!

In bocca al lupo boz. Un grande abbraccio.

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Blackout
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Re: un brutto periodo

Messaggio da Blackout » mercoledì 10 luglio 2013, 0:42

Ciao boz e benvenuto =)
Ti dico subito che ho rivisto moltissimo della mia vita nella tua descrizione. Una vita tranquilla, con amici e divertimento nella fase adolescenziale, qualche piccola esperienza intima con amici in giovane età, poi le ragazze ma allo stesso tempo l insitenza delle fantasie omosessuali ma sopratutto la certezza di essere etero, non ho mai preso in considerazione di essere gay, anche se come te a volte le battute sulle mie tendenze mi facevano sentire in imbarazzo, ma non pensavo proprio di esserlo.
Poi la fase dura della solitudine e io ci ho messo anche un po' di sana depressione per completare il tutto...sono stati anni difficili e lunghi, credo tu sia ancora all università quindi ancora giovane, io ci sono arrivato molto dopo.
Consigli...se ti sei messo queste domande e stai lavorando sul tuo pensiero, è già una cosa importante perchè significa che ormai hai capito su cosa devi lavorare ma ti manca il come. Bè non è semplice, io sono andato da un paio di psico ma non è che mi hanno fatto capire di essere gay, ci sono arrivato io dopo, più che altro mi hanno dato un elasticità mentale e una capacità di focalizzare le mie introspezioni (che prima erano sempre generalizzate) per arrivare a capire cosa mi avrebbe davvero reso felice, mettendo da parte la vergogna e l'imbarazzo anche solo per quei pensieri.
L'ambiente di questo forum mi ha aiutato tanto, ho letto tanti post, ne ho scritto, ho dato e ricevuto consigli...sono certo che troverai la cosa buona anche per te, perchè qui si impara che si può tranquillamente parlare di ciò che si sente e parlarne con chi sa di cosa parli, aiuta a fare chiarezza anche a te stesso che impari meglio a conoscere. :)
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te. (P. Coelho)

boz
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Re: un brutto periodo

Messaggio da boz » lunedì 15 luglio 2013, 0:16

prima di tutto grazie per le risposte che mi avete dato! grazie dei tanti consigli che si possono raccogliere da ogni risposta, so che non esiste una ricetta precisa ma sono contributi che cercherò di portare alle mie giornate.

la situazione è bene o male sempre la stessa, molto meglio di qualche settimana fa ma ancora non bene. a mente fredda ho coscienza che non c'è niente di strano in me, o almeno di diverso da qualche mese fa, quando tutto sembrava andare a meraviglia. spesso, soprattutto la sera quando sono più tranquillo, mi rendo conto che non è da me ritrovarmi in questa condizione, che non sono uno che si abbandona agli eventi. so che in effetti tutto dipende da me, su ogni fronte, però non è facile trasformare in una consapevole tranquillità questo pensiero lucido, o almeno io non ci riesco al momento.
poi ci sono anche quei momenti in cui mi sento non adatto alla vita e al mondo, ma pian piano sono sempre meno, quindi sono fiducioso. anche qui il discorso è il medesimo: sono esattamente lo stesso di sempre e ne sono consapevole, come mi sentivo protagonista di una gran bella vita prima devo sentirmici ora, però anche qui non è così automatico.

con i miei ho un buon rapporto, soprattutto con mia madre. io e mio padre siamo due persone diametralmente opposte, ma nonostante questo lo stimo e lo considero una persona molto intelligente. la comunicazione non è mai stata il mio forte con loro, in ogni caso paragonabile a molti altri figli maschi che conosco (il tipico "come è andata a scuola?" "bene!" e "cosa avete fatto?" "niente!"). mi hanno sempre lasciato libero di fare le mie scelte e le mie esperienze, ma da sempre hanno riposto grosse aspettative su di me. non che la cosa mi sia mai pesata o dispiaciuta, sicuramente a posteriori posso dire che è stata causa comunque di stress, di dover sempre dimostrare di essere come loro si aspettavano. ma in un certo senso questo senso del dover essere o fare qualcosa "nel modo giusto" è un peso che mi porto dietro da tanto, non solo per pressioni da parte dei miei, ma anche di parenti/amici/conoscenti.
non credo che sarà facile per i miei sapere di me e al momento non mi sento pronto. non so quando lo sarò, ma ora ho bisogno di sentirli vicini, magari restando sotto questa maschera che da sempre mi porto dietro. innegabilmente sarà un grosso nodo da risolvere, presto o tardi.

sulla mancanza di una persona accanto, in molti frangenti si è fatta sentire, forse ultimamente ancora di più, viste alcune difficoltà sopraggiunte. è sempre vero che bisogna contare su se stessi e non delegare all'altro (o altra, il discorso vale per tutti!) la necessità di sentirsi amati, quando da soli non ci si riesce, però avere qualcuno con cui condividere ansie, passioni, gioie e dolori credo che aiuti!

@barbara: non trovo il link, non escludo che sia colpa mia dato che non sono un asso dell'informatica :roll:

grazie di nuovo! :)
boz

barbara
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Re: un brutto periodo

Messaggio da barbara » venerdì 19 luglio 2013, 7:39

scusa ! non l'avevo proprio messo!

viewtopic.php?f=20&t=1221

Quanto dici a proposito delle aspettative dei genitori è molto vero. Condizionano eccome un figlio! Se nelle famiglie "tradizionali" c'è un grande investimento sul matrimonio dei figli, nelle famiglie benestanti oppure molto istruite c'è spesso un grande investimento su futuro professionale dei figli .
Nel primo caso e nel secondo un ragazzo può soffrire molto se non potrà mai sposarsi per il fatto di essere gay oppure se non è tagliato per diventare un genio della finanza o un illustre medico o se non riesce a laurearsi , perché magari è portato per fare un lavoro pratico , che in casa è considerato un ripiego, un fallimento.
Ci sono ragazzi che proprio si ammalano psicologicamente se iniziano a pensare di perdere l'affetto dei genitori a causa di ciò.
A volte i figli arrivano a fare scelte estreme per sottrarsi a questo destino preconfezionato. Ricordate il film Into the wind?
Nello stesso tempo diventare grandi e autonomi significa proprio iniziare a dire dei "no", esprimere la propria visione del mondo, in modo anche ribelle certo, purchè non sia una ribellione autodistruttiva, come si diceva prima.
I genitori hanno fatto la loro vita e i figli non sono tenuti né a seguire le loro orme, né a realizzare i sogni che loro non hanno potuto compiere .
Ti lascio questa bellissima poesia , che ogni genitore dovrebbe recitare come un mantra ogni mattina ;)

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perche’ loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perche’ la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non e’ dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perche’ la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
(Khalil Gibran)

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