Coming Out e dintorni

La difficoltà di uscire allo scoperto
Rispondi
Machilosa
Messaggi: 385
Iscritto il: giovedì 7 luglio 2011, 22:56

Coming Out e dintorni

Messaggio da Machilosa » martedì 6 marzo 2012, 18:13

Cari amici di PG,
domenica sono tornato, dopo parecchie settimane (causa terribile finestra-esami), agli incontri del Gruppo Giovani dell’Arcigay di Torino; interessantissimo argomento: Coming Out, che non è Outing (lo “sputtanamento”, ovvero quando sono gli altri a parlare in vece tua), ma il momento in cui si confessa volontariamente il proprio orientamento sessuale a qualcuno.
Solito gioco di presentazioni in stile alcolisti anonimi, quindi ciascuno ha scritto un episodio legato ai propri CO o ai propri non-CO (ovvero quando qualcuno, ignaro del nostro orientamento, ha parlato di omosessualità), dopodiché l’ha letto o ha lasciato che fosse qualcun altro a leggerlo di fronte a tutti.
Sono usciti episodi divertenti, imbarazzanti o toccanti; ne cito alcuni, che mi hanno colpito in particolare.

Quando un ragazzo ha provato a fare CO con sua madre, questa gli ha risposto: “Non dirmelo, non voglio sapere! Se me lo dicessi, saresti costretto ad andartene di casa!”

Un altro, invece, ha fatto CO con la madre; questa, apparentemente ha preso la questione con molta tranquillità e non è più rientrata in argomento, salvo poi fare un contro-CO col figlio, raccontandogli della propria relazione di 4 anni, avuta ai tempi dell’università, con un’altra ragazza. Purtroppo non ci ha spiegato nulla circa i motivi che l’hanno spinta a sposarsi.

Una ragazza ha fatto CO con una professoressa, che l’ha aiutata e confortata; questa però, dopo averle assicurato che non c’è nulla di strano in tutto ciò, le ha detto: “Ne ho parlato coi tuoi e sembra che abbiano preso la questione molte bene.” La ragazza si è sentita tradita, ma poi, non notando cambiamenti in casa, ha pensato che, forse, sia andata meglio così, poiché le ha tolto un bel peso. Ora porta tranquillamente la sua fidanzata in casa e dice quando va da lei, anche se coi genitori non è mai più entrata direttamente in argomento.

Infine, Darianna, una dei responsabili dell’Arcigay, ha letto alcuni punti-chiave del Coming Out, in cui ha riassunto la sua esperienza sul tema. Ve ne riporto il testo integrale.

1. Perché fare coming out?
Molti omosessuali preferiscono fare coming out per "togliersi un peso", per chiarire quell'aspetto della propria vita, per non dover ricorrere a bugie o omissioni.
Ammettere una propria caratteristica e far sì che gli altri la accettino favorisce anche l'autostima e l'autoaccettazione.

2. Quali sono i presupposti per fare un buon coming out?
Innanzi tutto, nessuno deve sentire il coming out come una forzatura.
Ognuno ha i propri tempi, le proprie motivazioni e il proprio carattere.
Le basi da cui partire però dovrebbero essere le stesse per tutti:
- avere già accettato la propria omo- o bisessualità.
- valutare quali sono gli obiettivi che si vuole raggiungere facendolo (sincerità, maggior libertà ecc)

3. Da chi cominciare?
Di solito si comincia dalle persone vicine che crediamo ci accetterebbero comunque (amici fidati, sorelle o fratelli, professori...).
Altre, rare, volte ci si "toglie il dente" partendo dai genitori.

4. Meglio farlo d'impulso o prepararsi?
Di solito, è meglio preparare a tavolino un coming out.
Non sempre è possibile, certo, ma spesso l'impulso può portare a farci dire cose che non vogliamo, e che possono essere male interpretate dall'altro, compromettendone lo scopo.
Soprattutto, è meglio essere "preparati sull'argomento omosessualità" per poter così rispondere alle domande che l'altra persona potrebbe porci, magari partecipando a dei gruppi tra pari di autocoscienza e di formazione.
E MAI usarlo per "ripicca" (tipo: Se sono gay è per colpa tua).

5. Quando fare coming out?
Scegli preferibilmente un momento neutro: per esempio, non durante un litigio, oppure un evento molto triste (lutto) o molto felice (matrimoni, lutti, compleanni)
Infatti in quei momenti le reazioni potrebbero non essere veritiere e potrebbero considerarsi controproducenti.

6. Come farlo?
Non c'è un modo giusto per tutti. Bisogna sapere valutare la situazione caso per caso.
Per esempio, quando si ha difficoltà a parlare "a quattr'occhi" con la persona con cui vogliamo fare comingt out è molto utile una lettera, che però dovrà essere ben dettagliata, in modo da chiarire tutti i dubbi alla persona che la leggerà.

Se invece volete farlo a voce, questi possono essere buoni consigli:
- parlate lentamente e in tono pacato
- preferibilmente non fatevi prendere dal pianto (l'altra persona potrebbe pensare che lo fate perché la vostra omosessualità vi far star male)
- sorridete e dite che state bene e che siete più felici a chiarire le cose sia con loro sia con voi stessi.
- date il tempo all'altro di fare domande, e cercate di essere preparati a rispondervi (vedi punto 4)
- Ripetere spesso che nessuno ha la "colpa" del tuo orientamento sessuale, tu sei così e basta.

7. E dopo aver fatto coming out come devo comportarmi?
Comportati nel modo più naturale che puoi.
Le reazioni dell'altra persona potrebbero essere le più svariate.
Molti genitori, per esempio, hanno difficoltà a parlare al proprio/a figlio/a dopo un coming out.
Questa reazione può essere normale. Lasciagli il tempo di cui ha bisogno per elaborare questa cosa.
Un genitore molto spesso è confuso o ha solo paura, stagli vicino con i gesti e fatti vedere sereno con te stesso.

8. E se va male? Che faccio?
In qualche raro caso, il coming out può andare male e la persona a cui abbiamo rivelato la propria omosessualità potrebbe darci contro.
Se questa persona è un genitore, la tipica reazione è quella di "sbattere fuori di casa" il proprio figlio.
Se, e solo se, pensate che questo, malauguratamente potrebbe essere il vostro caso, premunitevi, magari assicurandovi un "posto amico" a cui rivolgervi nel caso in cui fosse pericoloso rimanere in casa.

9. A chi posso chiedere aiuto nel caso in cui facciano ancora fatica ad accettarmi?
Un supporto psicologico dato da privati o da associazioni può essere molto d'aiuto nel caso in cui capiate che i vostri genitori fanno ancora fatica ad accettarvi.
E ricordate che nulla è più forte dell'amore genitori/figli. Loro vi vorranno sempre bene.

10. E se invece preferissi non farlo?
Come detto prima, ognuno ha le sue ragioni.
Non pensare di essere tagliato fuori dal "giro" se non te la senti.
Ricorda che non è codardia, è una scelta e nessuno meglio di te può capire la tua situazione.
Non sentirti costretto, ma cerca di vivere serenamente anche quell'aspetto della tua persona.

E’ stato un pomeriggio estremamente interessante e formativo. Sto maturando l’idea di scrivere una lettera ai miei, da consegnare contestualmente ad un fascicolo in cui ho raccolto articoli scientifici, lettere e post di PG ed altri forum in tema di omosessualità.
Che qualcuno me la mandi buona!

Tozeur
Messaggi: 544
Iscritto il: giovedì 29 dicembre 2011, 1:07

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Tozeur » martedì 6 marzo 2012, 18:55

Ti ringrazio per queste indicazioni, molto interessanti. Spero che la lettera ai tuoi porti a buon fine ;)
Alone but not lonely

barbara
Utenti Storici
Messaggi: 2864
Iscritto il: mercoledì 14 aprile 2010, 9:22

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da barbara » martedì 6 marzo 2012, 19:17

Il tuo è un post molto esaustivo. Penso ci siano molti spunti di riflessione.
Per quanto riguarda il tuo coming out, immagino che avrai riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione. Non ne so molto in proposito, ma so che a volte anche le persone fidate sottovalutano l'esigenza di riservatezza. Ti consiglio di essere chiaro in proposito, se il tuo desiderio è quello che ne siano informati solo i tuoi genitori.
Capita sovente che per trovare un confronto i genitori ne parlino con altri parenti , convinti che essi lo terranno per sè.Senza volere la notizia così può diffondersi e creare situazioni assai spiacevoli. Forse è bene chiarire fin dal principio che la tua confidenza è solo per loro e che se vogliono un confronto sarebbe meglio rivolgersi piuttosto a un professionista, che almeno darebbe garanzie di riservatezza.
In bocca al lupo comunque, Machilosa! Se deciderai di farlo, tienici informati.

Alyosha
Utenti Storici
Messaggi: 2474
Iscritto il: mercoledì 20 ottobre 2010, 0:41

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Alyosha » martedì 6 marzo 2012, 20:55

Machilosa innanzitutto trovo molto carino questo ponte che stai costruendo, tra più forum associazioni e altro. Lo trovo importante sopratutto per te, è un buon modo di trovarsi dentro le cose. Personalmente non l'ho mai saputo fare e lo riconosco come un forte limite. tornando alla discussione alcuni punti li condivido, altri un pò meno. Non posso fare a meno di notare che prediligi la forma scritta, anche io in verità, serve un pò per anticipare la questione, un po per darsi modo di dire tutto, un pò per assicurarsi che una volta avendola consegnata ci si debba obbligare a parlarne. Continuo a consigliarti di non ricorrere ad una lettera, questa volta non perché rischia di fare il giro del mondo, ma forse perché vuol dire soltanto che non sei ancora pronto. Rimanderei la questione a quando troverai la forza di parlarne a quattrocchi e reggere una conversazione in cui quei dati che stai raccogliendo li racconti. Io continuo a pensare che attraverso il c.o. si pretenda di far passare altro. Al di là dei pericoli che deriverebbero nel dichiarasi in famiglia che arrivati ad una certa età sono da escludere, mi chiedo, ma se si fosse trattato di ragazze avresti raccontato ai tuoi delle tue storie, di cosa ti piace fare a letto ecc. ecc. O avresti riservato la sfera della sessualità nel privato?
Non mi riferisco al tuo caso che ovviamente non conosco, ma in generale dire di essere gay in un contesto in cui ci si parla appena, in cui non si è abituati a parlare serenamente delle proprie cose in una relazione alla pari, di fatto significa solo dichiarare quali sono le pratiche sessuali che piacciono di più. Non mi fraintendere non dico affatto che non si debba fare c.o. in famiglia, ma credo che questo andrebbe inserito in un contesto relazione sufficientemente maturo, mentre continuo a notare che c'è sempre la tentazione di mutare l'ordine degli addendi, ovvero pensare che proprio fare c.o. possa servire a far maturare il rapporto e questo secondo me è proprio concettualmente sbagliato.
Il caso simpatico è il mio, i miei sanno di me e lo sanno perché mia madre in particolare mi ha detto che sapeva e tutta via io non ho mai parlato della cosa, ma per dirti non sono abituato neanche a parlare di cosa ho fatto durante il giorno, delle cose belle e brutte che mi succedono, anzi ancora meno in famiglia da me non siamo abituati neanche a trovare gli spazi in cui sia possibile parlare del più e del meno, che sono poi quelli in cui correttamente si potrebbero inserire questo tipo di discorsi. Idem vale per i miei fratelli, di cui so perfettamente che non gliene fregherebbe nulla. A volte quando capita che mi chiami mio fratello, sento l'imbarazzo di non sapere di cosa parlare, che senso avrebbe dirgli una cosa del genere, sarebbe come non dire nulla e anche nel caso in cui accettassero aprirebbe lo spazio per un fraintendimento infinito. Prima di pensare ad un c.o. in famiglia secondo me bisognerebbe cercare di sistemare i rapporti familiari, fatto questo secondo me il c.o. perde anche di importanza e lo si può fare come pure no. E' a quel punto che si può valutare se farlo, proprio perché diventa una scelta. La penso così e sinceramente è così che mi sto orientando.

Torrismondo
Messaggi: 317
Iscritto il: sabato 12 febbraio 2011, 15:52

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Torrismondo » martedì 6 marzo 2012, 22:18

Bravo Machilosa, sono buoni spunti di riflessione.
Questo "Decalogo" del CO è molto interessante, a conoscerlo prima magari mi sarei risparmiato un po' di casini (come con la tesi... a sapere le cose prima avrei perso meno tempo, ma tant'è XD)
Machilosa ha scritto: 2. Quali sono i presupposti per fare un buon coming out?
Innanzi tutto, nessuno deve sentire il coming out come una forzatura.
Ognuno ha i propri tempi, le proprie motivazioni e il proprio carattere.
Le basi da cui partire però dovrebbero essere le stesse per tutti:
- avere già accettato la propria omo- o bisessualità.
- valutare quali sono gli obiettivi che si vuole raggiungere facendolo (sincerità, maggior libertà ecc)
Questo direi di sì. Infatti per quanto mi riguarda ne ho parlato dopo sette anni di pensieri e domande che facevo a me stesso. Se infatti non c'è chiarezza personale com'è possibile fare chiarezza verso gli altri?
Machilosa ha scritto: 3. Da chi cominciare?
Di solito si comincia dalle persone vicine che crediamo ci accetterebbero comunque (amici fidati, sorelle o fratelli, professori...).
Sono uno dei rari :D ho iniziato con mia madre, poi con sua cugina, un amico e le mie cugine (con mio padre non ho ancora parlato, spero di farlo a breve...)
Machilosa ha scritto: 4. Meglio farlo d'impulso o prepararsi?
Di solito, è meglio preparare a tavolino un coming out.
Lo penso anche io. E infatti puntualmente non l'ho fatto, anche perché più penso meno agisco, quindi di getto ho introdotto l'argomento facendo dire al mio interlocutore "Sei gay?", senza mai dirlo direttamente io. Finora è andata sempre bene
Machilosa ha scritto: 5. Quando fare coming out?
Scegli preferibilmente un momento neutro: per esempio, non durante un litigio, oppure un evento molto triste (lutto) o molto felice (matrimoni, lutti, compleanni)
Purché questo non diventi una scusa tale per cui "tutti" i momenti sono difficili, cosa che fa procrastinare in eterno la decisione (forse appunto perché non si è pronti o si ha paura)
Machilosa ha scritto: 7. E dopo aver fatto coming out come devo comportarmi?
Comportati nel modo più naturale che puoi.
:) anche perché sennò potrebbero pensare che c'è qualcosa che non va

8 e 9 condivido
Machilosa ha scritto: 10. E se invece preferissi non farlo?
Come detto prima, ognuno ha le sue ragioni.
Non pensare di essere tagliato fuori dal "giro" se non te la senti.
Ricorda che non è codardia, è una scelta e nessuno meglio di te può capire la tua situazione.
Non sentirti costretto, ma cerca di vivere serenamente anche quell'aspetto della tua persona.
E anche qua direi che il punto è magistrale.

Machilosa, auguri per le tue decisioni e per quello che ne deriverà. Noto comunque una grande consapevolezza che ovviamente sarà un valore aggiunto per te. Sei fortunato e ti faccio i migliori auguri.
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

Avatar utente
Telemaco
Amministratore
Messaggi: 682
Iscritto il: sabato 26 giugno 2010, 23:05

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Telemaco » martedì 6 marzo 2012, 22:24

Molto interessante il piccolo vademecum che hai riportato, Machilosa.

Per fare qualche osservazione mia... innanzitutto, prendendo spunto da quello che dice barbara, io personalmente ritengo che quando uno decide di fare CO deve essere pronto, volente o nolente, a che la notizia sia di pubblico dominio.
E' più che comprovato il sacro principio in base al quale quando dici una cosa ad un essere umano hai il 400% di probabilità che la confidenza non resterà confinata a chi hai scelto in partenza, soprattutto riguardo a queste cose che per alcuni non hanno un significato importante, altri le considerano con significato stravolto, altri nemmeno le capiscono.
Quindi, a parte gli scherzi, è una cosa da tenere in conto.

D'altra parte mi ritrovo molto nell'opinione espressa da boy-com a margine di questo argomento; tutte queste cose, almeno per quanto mi riguarda, continuano ad avere quel sapore del "render conto ad altri" che mi lascia un po' perplesso.

Lo stesso concetto di Coming Out ha qualcosa che io percepisco come... hmmm... come "intrinsecamente fuorviante", perchè proprio per come è concepito me lo visualizzo come se fosse una sorta di atto solenne, di pubblica ammenda, di comunicato stampa... tutte cose che mi infastidiscono perchè si tratta di forme che male si adattano al contenuto. Forse è una fissa mia, chissà.

Il mio ideale di CO, confesso, sarebbe quello di permettere che si capisca attraverso comportamenti concludenti, cioè per esempio dicendo: "ciao, stasera non aspettatemi per cena perchè esco con X" "e chi è X?" "è il mio ragazzo" e cose del genere.

Tanto comunque eventuali litigi sarei pienamente in grado di affrontarli perchè ritengo di essere sufficientemente documentato per sostenere le mie argomentazioni.

Poi boh forse quello che penso è solo molto irrealistico, prendetele come mie personalissime elucubrazioni estemporanee XD
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

Tozeur
Messaggi: 544
Iscritto il: giovedì 29 dicembre 2011, 1:07

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Tozeur » martedì 6 marzo 2012, 22:27

Caro Torrismondo, ho letto tutte le cose che hai scritto e le condivido pienamente. In particolare mi ha sorpreso questo pezzo:

"E infatti puntualmente non l'ho fatto, anche perché più penso meno agisco, quindi di getto ho introdotto l'argomento facendo dire al mio interlocutore "Sei gay?", senza mai dirlo direttamente io. Finora è andata sempre bene"

Ultimamente ho molto pensato a questo cioè alla possibilità di poter introdurre un argomento in modo da cogliere l'interlocutore nel momento giusto, sarebbe un gesto di piena consapevolezza e accettazione. Non so se tutti lo convidano però lo trovo una buona cosa che potrebbe accadere magari durante una piacevole conversazione in un bar con una persona che magari stimi.
Alone but not lonely

Tozeur
Messaggi: 544
Iscritto il: giovedì 29 dicembre 2011, 1:07

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Tozeur » martedì 6 marzo 2012, 22:33

Telemaco ha scritto:.
Il mio ideale di CO, confesso, sarebbe quello di permettere che si capisca attraverso comportamenti concludenti, cioè per esempio dicendo: "ciao, stasera non aspettatemi per cena perchè esco con X" "e chi è X?" "è il mio ragazzo" e cose del genere.
Anche in questo sono d'accordo. Esprime secondo me, naturalezza e ottima consapevolezza di sè.
Alone but not lonely

Torrismondo
Messaggi: 317
Iscritto il: sabato 12 febbraio 2011, 15:52

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Torrismondo » martedì 6 marzo 2012, 22:38

Secondo me Tozeur può essere una buona idea. Per quanto mi riguarda prepararsi prima un discorso può anche essere un po' stressante perché dovresti pensare a tutte le variabili possibili e immaginabili di discorso che possano scaturire... quindi magari è meglio sapere da dove partire e poi aggiustare il tiro magari. Certo, bisogna avere un buon grado di sincerità e condivisione con quella persona però.

Per darti un consiglio io son partito sempre da situazioni generali che mi riguardavano: il mio rapporto burrascoso e problematico con la Chiesa; il primo (e recente) innamoramento diciamo non buono (-.- che me tocca ricordà..... marò...) etc. etc.
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

Aquilotto
Messaggi: 123
Iscritto il: martedì 20 luglio 2010, 22:05

Re: Coming Out e dintorni

Messaggio da Aquilotto » martedì 6 marzo 2012, 22:40

boy-com ha scritto:Al di là dei pericoli che deriverebbero nel dichiarasi in famiglia che arrivati ad una certa età sono da escludere, mi chiedo, ma se si fosse trattato di ragazze avresti raccontato ai tuoi delle tue storie, di cosa ti piace fare a letto ecc. ecc. O avresti riservato la sfera della sessualità nel privato?
Non mi riferisco al tuo caso che ovviamente non conosco, ma in generale dire di essere gay in un contesto in cui ci si parla appena, in cui non si è abituati a parlare serenamente delle proprie cose in una relazione alla pari, di fatto significa solo dichiarare quali sono le pratiche sessuali che piacciono di più.
Esatto. E infatti...
boy-com ha scritto:Prima di pensare ad un c.o. in famiglia secondo me bisognerebbe cercare di sistemare i rapporti familiari, fatto questo secondo me il c.o. perde anche di importanza e lo si può fare come pure no.
... un coming out "forzoso" i rapporti familiari può benissimo distruggerli.
Se io sapessi cosa mi fa bene
se io sapessi cosa mi fa male
nella marea di cose e di persone che c'ho intorno
se non tradissi le mie pulsioni vere
potrei sul serio diventare
un uomo pluricentenario
forse eterno


G.Gaber, Se io sapessi, «E pensare che c'era il pensiero»

Rispondi