c.o. e massimalismo

La difficoltà di uscire allo scoperto
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Nicomaco
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c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » lunedì 9 aprile 2012, 10:27

Qualche mese fa mi è capitato di guardare in rete il video di un’intervista sul tema del c.o. fatta ad Alessandro Michetti, noto esponente della c.d. comunità glbt (a quanto pare il suo forum è il più seguito e apprezzato del web). Ad un certo punto l’intervistatore evidenziava come nella vita occorrerebbe essere sempre massimalisti e che ciò valeva anche per quanto riguarda il c.o., concludendo che una certa responsabilità della condizione in cui versano gli omosessuali in Italia dipendeva proprio dalle persone che non fanno c.o. (ovviamente l’intervistatore non mi risulta fosse omosessuale …) e Michetti sembrava concordare pur precisando (più prudentemente) che per lui il c.o. non era un’esperienza doverosa, ma andava valutata in rapporto alla condizione personale in cui si vive (Michetti faceva l’esempio di genitori che mettono alla porta i propri figli che non sono ancora economicamente indipendenti).

Dopo avere visto l’intervista, mi sono chiesto: ma cosa vuol dire esattamente essere massimalisti? Magari qualcuno di chi legge avrà idee diverse da quelle che sto per esporre, tuttavia a me pare che il massimalismo connoti l’atteggiamento di chi ha una visione della vita e della società che reputa non solo pienamente adeguata e vera, ma anche assolutamente irrinunciabile. E’ insomma l’atteggiamento di chi ritiene di essere (solo lui) nel giusto e ritiene irrinunciabile attuarlo fino in fondo.

E quale sarebbe l’alternativa? In politica l’alternativa è il rifiuto della negoziazione e del compromesso con interlocutori che la pensano in modo diverso. Quali le conseguenze? In politica mi pare stiano sotto gli occhi di tutti. Chi assume atteggiamenti del genere dimostra di essere molto meno giusto di quel che ritiene, visto che finisce per essere intollerante (dimenticandosi di essere solo una parte politica) e rendere impossibile il dialogo e il compromesso, vitale per la costruzione del bene comune che è bene di tutti e non di una parte soltanto.

Rispetto al c.o. a me sembra che esserlo significhi anche qui scambiare in qualche modo una certa e idealizzata visione della propria condizione come la sola che possa garantire a una persona una vita umana. Scambiare un obiettivo massimo (fuori dal tempo e dalla storia) con la realtà delle cose: variegata e anche inattesa. Significa insomma scambiare una certa visione delle cose (ideologica?) per la realtà più vera di quella che si vive quotidianamente. Al punto da fare di tutto, fregandose della realtà vera e in fondo della propria vita, per raggiungere quella ipotetica, ineffabile e affascinante realtà massima.

Ripeto anche qui. Non sono affatto contro il c.o., ma pensare di ritenere che il c.o. sia una questione di massimalismo mi pare una cosa non solo logicamente sbagliata, ma anche estremamente pericolosa, perché così facendo ci si prende gioco e si tradisce (da veri laicisti che hanno imparato la lezione di certo integralismo religioso) l’aspirazione umanissima di ciascuno di noi di costruirsi una vita a propria misura qui e ora e non in un ipotetico mondo ideale e massimizzato.
Ultima modifica di Nicomaco il martedì 10 aprile 2012, 19:04, modificato 2 volte in totale.
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Telemaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Telemaco » lunedì 9 aprile 2012, 12:59

Un massimalista ti risponderebbe che solo la mobilitazione collettiva è idonea a cambiare gli assetti di mentalità vigenti dal punto di vista sociale. Se poi, nel singolo caso concreto, qualcuno "si fa male", ciò non è importante, perchè quel che conta è che col proprio sacrificio abbia comunque contribuito alla causa collettiva.

Questo è quello che mi rispondono quando chiedo come mai cercano di spingere quante più persone possibili a fare CO indifferentemente e indifferenziatamente dai singoli casi concreti; la risposta è chiara, quello che conta è la quantità della gente coinvolta, la qualità delle loro vite non è rilevante perchè, in base a tale ottica, è strumentalmente corretto che si sobbarchino il peso del conflitto per poter consentire alle generazioni future di godere di una maggiore visibilità e di una minore discriminazione.

Conta il complesso dei singoli, non i singoli di per se stessi.

E' una visione che, tutto sommato, ha una sua logica. Una logica che però non riesco a fare mia, semplicemente perchè ho assistito a troppi casini familiari altrui per poterli ritenere il "giusto prezzo" da pagare per elevate questioni ideologiche, per quanto nobili possano essere.

Io non riesco a chiedere a degli sconosciuti di sentirsi in dovere di creare a priori problemi nella loro vite per una questione politica astratta, per quanto tale questione sia chiaramente un obiettivo ambizioso e molto positivo; ma penso sia proprio la mia forma mentis che me lo impedisce, nel senso che non riuscirei a sopportare il peso di aver detto "buttati che è morbido" quando poi sotto si scopre che non era affatto morbido.
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Nicomaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » lunedì 9 aprile 2012, 14:26

Sei stato chiarissimo Telemaco. Che il massimalismo abbia una sua logica è certo. E sono portato addirittura a dire che ha pure un fondo di verità: non si può escludere che un atteggiamento del genere voglia migliorare le cose e pure scuotere le coscienze. Quel che non condivido è la premessa di tutto il ragionamento e cioè l’idea che una certa concezione del mondo e della società possa passare sopra le teste delle persone. Prima viene la persona e la sua dignità poi viene il resto. L’idea è stata espressa anche nel famoso imperativo: considera l’uomo (l’uomo singolo, non il genere umano …) sempre come un fine non come un mezzo … Nonostante siano passati diversi secoli da quanto fu detto da un grande filosofo, mantiene tutta la sua validità.
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » lunedì 9 aprile 2012, 15:17

Sono pienamente d'accordo con voi; spero di non aver dato l'impressione di voler spingere verso il CO tutti e a qualunque costo! Felice della mia sorte fortunata, non posso che raccontare entusiasta quanto mi è successo; però sono anche a conoscenza di storie ben più tristi (anche se, per fortuna, poche davvero tragiche).
Il CO è una questione personale: dipende da quanto ciascuno di noi sente il bisogno di esprimere una certa parte di sè, dal rapporto con la propria famiglia, dal rischio in ambito scolastico/lavorativo.
Anche se trovo auspicabile che sempre più persone vivano out, non pretendo il sacrificio di nessuno.
Però non me la sento neppure di dire che una vita out sia impossibile, perchè ne sto conoscendo davvero tanti (e pure professionisti) che lo sono al 100%, pur senza ostentazioni; ciononostante, credo ancora che la maggior parte viva in incognito o quasi.

Nicomaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » lunedì 9 aprile 2012, 18:34

L’entusiasmo per quello che stai vivendo era chiaro, Machilosa, e non è certo mia intenzione smorzarlo. ;)
La mia visione della vita (qualche annetto più di te ce l’ho …) diciamo che ha uno spettro di colori un po’ più vario del tuo per varie ragioni. Il modo di pensare e la stessa struttura sociale nel quale viviamo sono ancora nettamente condizionati da una sola, unica e precisa idea. Brutalmente: si nasce maschi e femmine e ci si innamora dell’altro sesso. Punto. Quest’idea è radicata ovunque. In ogni ambiente: dalla famiglia, alla scuola, alla parrocchia, al lavoro, allo sport al tempo libero.
In un ambiente quasi monocolore da qualche tempo cercano di farsi spazio colori diversi. Ma appunto questi tentativi sono recenti. Da quanti anni è che si parla di omosessualità come normalità? Poco più di un decennio in modo così serio come ad esempio in questo forum (aperto peraltro da soli quattro anni o giù di li). Per quanto tempo è stata disprezzata e derisa l’omosessualità? Per secoli. Questi sono i pesi.
Nel momento in cui una persona si pone il problema se comunicare al mondo il proprio orientamento ha questa situazione davanti. Non un’altra. E’ possibile rendere la cosa chiara a tutti o quasi? Certo che si. Tu sei su questa strada mi pare e lo dico senza polemica o intenzione negativa (hai fatto passi da gigante, praticamente tutti i passi possibili per un omosessuale, in pochissimi mesi e anche qui lo dico senza intenzione polemica). Però bisogna essere consapevoli che il colore prevalente è un altro e che un colore diverso non solo spicca, ma rischia di essere considerato gravemente stonato in parecchi ambienti. Questo ad esempio genera forme più o meno subdole di emarginazione della persona che personalmente ritengo offensive della dignità umana.
C’è sempre la forza per reagire in ogni contesto (un eterosessuale non si porrebbe MAI un problema del genere)? Forse si. Tu ti stai muovendo in modo positivo ed ottimista. Io posso parlare per me e dico di no. Non avrei energie da spendere in una battaglia del genere (che significa essere disposti a continue o periodiche arrabbiature, essere pronti a reagire, argomentando se possibile, di fronte a forme più o meno velate di ingiustizia). Perdonami, ma preferisco dedicarle ad altro. Mi sono reso conto che, come persona singola, la mia esistenza terrena (breve tra l’altro come quella di tutti …) non può essere costantemente condizionata dal fatto di dover sempre e comunque in qualche modo e per tutta la vita giustificare di fronte agli altri il mio orientamento. Perché è così che andrà a finire. E’ inutile che ce lo nascondiamo. Insomma in termini di tempo di vita umana credo (parlo per me) che valga la pena investire i propri “talenti” altrove.
Significa vivere in segreto il proprio orientamento? Anche su questo mi pare che si faccia una gran confusione. Io il mio orientamento se devo essere sincero non lo vivo in segreto. Non lo vivo come un eterosessuale per le ragioni di cui sopra. Ma non lo vivo affatto in segreto, ma in modo riservato. Ho cercato di mettere un po’ ordine da tempo nella mia vita. Sto frequentando con una certa regolarità questo forum, che mi ha aiutato ad esprimere tra persone intelligenti pensieri che avevo maturato da tempo.
Mi dirai che c’è chi è più avanti. Che conosci tante persone che non vivono con ostentazione il loro orientamento. Non ne dubito (dubito forse del fatto che tu possa conoscere fino in fondo la vita, fatta di aspetti positivi e negativi delle persone che hai conosciuto … le persone sono sempre anche un mistero credimi). Ma preciso che queste persone sono più avanti solo sul piano del c.o. perché per il resto vivono esattamente come me in questo mondo. Non in un altro. Mi dirai che la parità con gli eterosessuali si raggiunge anche con la visibilità. Sono d’accordo. Ma in quale vita Machilosa? In quale tempo verrà raggiunta la parità? Durante il tempo che mi è stato dato di vivere? La parità è forse dietro l’angolo? Non so. Dubito. La società è in cammino e si è appena staccata dai blocchi di partenza. Questo è il dato. Come vedi in questo momento un omosessuale non può volere tutto dalla vita. Deve pensare di viverla a meglio. Questo si. Se vogliamo, per usare un’espressione impiegata altrove, diciamo che il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto.
Certo. Hai portato la tua esperienza positiva. Non vorrei essere polemico, ma mi pare che il tuo c.o. in famiglia per quanto positivo abbia rivelato almeno qualche preoccupazione in tua mamma ad esempio. Tuo papà (e hai un grande papà ...) ti ha consigliato di emigrare all’estero per essere te stesso fino in fondo. Non so. Io vedo il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto anche nel tuo racconto. Magari più pieno di altri. Ma non pieno fino all’orlo ecco. Non fraintendermi. Ti auguro che le cose proseguano per il meglio. Però mi pare confermino e non smentiscano che non ci muoviamo in un mondo dove c’è piena parità. E che le difficoltà stanno dietro l’angolo per tutti.

P.S. Avevo aperto il topic con alcune considerazioni sul massimalismo. Grazie Machilosa. La riflessione che ne è nata dimostra che il massimalismo alla vita singola delle persone non ha veramente nulla da dire, perché come ha detto efficacemente Telemaco al massimalismo la vita delle persone singole non interessa.
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » lunedì 9 aprile 2012, 20:17

Grazie a te di tutte le risposte esaurienti che mi dai! Non dubito che la tua esperienza sia doppia rispetto alla mia (se non altro per la differenza d'età), ma non preoccuparti di smorzare il mio entusiasmo, perchè le giustissime considerazioni che fai, sono le stesse che ho fatto a mio tempo e che hanno guidato la mia scelta:
1) il bicchiere resta fuor di dubbio mezzo vuoto, ma di bicchieri colmi fino all'orlo credo che non ne siano mai esistiti;
2) mi preparo ad una lotta infinita: forse che la vita non è una lotta infinita? Ho scelto di lottare per far valere il mio diritto d'essere accettato così come sono; avrei potuto scegliere di lottare per farmi scambiare per qualcosa che non sono.
Pro e contro. Scelta. Come sempre! Non possiamo che augurarci "in bocca al lupo" a vicenda!

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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » martedì 10 aprile 2012, 10:37

Machilosa ha scritto:mi preparo ad una lotta infinita: forse che la vita non è una lotta infinita? Ho scelto di lottare per far valere il mio diritto d'essere accettato così come sono; avrei potuto scegliere di lottare per farmi scambiare per qualcosa che non sono.
Pro e contro. Scelta. Come sempre! Non possiamo che augurarci "in bocca al lupo" a vicenda!
Non capisco ... Vuoi forse dire che mentre tu stai lottando per il diritto di essere quello che sei io sto lottando per farmi scambiare per qualcosa che non sono? Se fosse così …. direi che ci siamo capiti poco Machilosa … veramente molto poco … e non sarebbe la prima volta ... ma la cosa a questo punto non ha veramente più importanza credimi ... Ancora auguri per la tua vita.
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » martedì 10 aprile 2012, 14:18

Ti chiedo sinceramente scusa, se ho dato l’impressione di essere polemico nei tuoi confronti! Lungi da me l’intenzione di giudicare; non credo neppure sia possibile stabilire se fare CO è giusto o sbagliato; ognuno deve valutare.
Ho semplicemente ribattuto alla tua obiezione: hai detto che vivere OUT significa lottare in eterno; io ho risposto che vivere in segreto significa lottare in eterno. In un modo o nell’altro, si vive lottando; e se non si lotta perché si è gay, si lotta per qualche altro motivo. E’ comunque una scelta continua, perché ogni volta in cui ci si sposta si ricomincia da zero: sono nato in un paesino, ho studiato in una cittadina; ho frequentato l’Università a Torino e un anno all’estero; ora, appena finita l’Università, conto di cercare lavoro all’estero per motivi che nulla c’entrano col mio orientamento sessuale. Di volta in volta deciderò chi mettere al corrente di cosa; per ora solo con le persone che frequento abitualmente ho deciso di non nascondermi; se gli altri vengono a sapere mi importa poco; non mi sbatto di sicuro per tenerglielo nascosto, ma non vado neppure ad appiccicare i manifesti in piazza!
Ammetto di non aver capito quale sia la tua situazione; dici di essere contrario al CO, ma poi parli di una vita che ha tutta l’aria di essere normale (amici che sanno di te, partner); vuol dire che con qualcuno avrai pur fatto CO? O vivi in una dimensione a parte, in cui i tuoi unici contatti ruotano intorno al mondo omosessuale? Hai tagliato i ponti con la famiglia? O semplicemente hai con la famiglia blandi rapporti di necessità?
La mia idea personale è che un rapporto di amicizia con una persona implichi necessariamente che l’orientamento sessuale sia noto, sempre che venga vissuto; se uno vive la propria omosessualità di fantasia non è indispensabile, perché ha ben poco da raccontare; ma quando hai un partner e frequenti ambienti gay, devi raccontare una montagna di frottole o tacere su argomenti importanti, se non vuoi che i tuoi amici sappiano di te; a quel punto, però, non puoi certo definirli “amici”, ma giusto “conoscenti”, visto che di te conoscono una facciata che ben poco c’entra con la realtà. I parenti restano tali in ogni caso, ma allo stesso modo possono essere amici o conoscenti; io ho scelto che alcuni siano anche amici; altri possono tranquillamente restare a livello di semplici conoscenti con cui condivido quote più o meno rilevanti di Dna.
Non volevo indagare oltre per non risultare troppo impiccione, ma a questo punto mi sembra interessante per tutti che tu racconti chiaramente la tua esperienza di uomo maturo omosessuale e realizzato (almeno, mi sembra di capire che la tua condizione sia questa).
Ribadisco che tutto ciò è stato scritto in assoluta tranquillità e col più sincero interesse ad approfondire la mia conoscenza del mondo! Evviva Internet e PG che ce lo consentono!

Nicomaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » martedì 10 aprile 2012, 19:03

Machilosa, non vorrei neppure io avere dato l’impressione di desiderare il surriscaldamento del dialogo. E se così è stato ti chiedo sinceramente scusa.

Chiedi della mia esperienza personale. Io ho già raccontato in questo forum, in altri topic, qualche aspetto della mia vita. Non in modo così analitico e dettagliato come hai fatto tu certamente (da qualche parte, se non sbaglio, devi avere scritto che hai assunto questo forum come una sorta di “diario personale”: decisione legittima sia chiaro). Ma per quel che mi riguarda è più che sufficiente. Non ritengo opportuno andare oltre per ragioni che attengono alla riservatezza mia e delle persone che conosco, visto che questo forum è pubblico.

Osservo ancora che questo topic aveva ad oggetto il massimalismo talvolta invocato (a sproposito) in tema di c.o. Poi si è parlato anche di altro. Abbiamo visioni della vita abbastanza diverse. Non è una critica: è una constatazione. Ad esempio: io non ho mai pensato che avere relazioni personali autentiche con altri omosessuali significasse rendere la cosa nota anche agli eterosessuali (che non hanno certo letto la “marea” di cose che ho letto io sul tema dell’omosessualità per cercare di capirmi e rasserenarmi). E di fatto, per quel che riguarda, la mia esperienza è esattamente questa (non solo mia peraltro …). Né ho mai pensato che questo significasse non poter avere rapporti di amicizia sinceri con gli eterosessuali. Semplicemente perché io non ritengo che gli altri debbano sapere tutto di me, come del resto loro non mi comunicano tutto di loro. Questa è la mia esperienza. Ognuno ha la propria ovviamente.

Che poi si debbano raccontare bugie nella vita ti do atto. Si tratta di cosa scontata per tutti gli omosessuali che non si dichiarano. Le strategie possono essere diverse ovviamente. Io però non sento la cosa come un peso, perché questo mi ha consentito di costruire nel tempo la mia serenità e anche la mia felicità in un contesto sociale che conosco piuttosto bene (non vivo da eremita e ho relazioni sociali varie): contesto che, per quanto si sia evoluto negli ultimi anni, so che mi avrebbe a poco a poco tolto la serenità che ho conquistato e che dovrebbe accompagnare la costruzione di una vita felice, proprio perché non c’è parità di trattamento tra omosessuali ed eterosessuali: questo mi pare sia chiaro. Ad esempio, butto lì una considerazione banale: l’idea che questa parte di me, una volta conosciuta attraverso un c.o., possa indurre le persone a guardarmi con commiserazione o con qualche sorrisino o con qualche imbarazzo (cosa possibilissima in tanti contesti) mi farebbe tremendamente incazzare e, siccome mi conosco e sono anche piuttosto orgoglioso di quello che sono (come persona intendo), rischierei di perdere la serenità perché so che a quel punto un equilibrio si sarebbe incrinato. Insomma: per quel che mi riguarda è dura pensare di fregarsene sempre e comunque e per un tempo indefinito (non fino a domani o a dopo domani … né per mesi … ma per anni …). Le energie sono limitate. Vanno spese per finalità più gratificanti. Parlo sempre per me. Quindi potrà sembrare strano, ma visto in che contesto viviamo, le bugie a fin di bene a me stanno perfettamente bene (scusa il gioco di parole). E tra l’altro mi evitano di lottare in eterno perché non considero affatto la vita una guerra continua, ma piuttosto un cammino da fare con gli altri.

Perché allora occuparsi di c.o. da parte mia? Perché mi interessa vedere come viene affrontato da altri tanto in astratto (discutendone) quanto in concreto (mettendolo in atto) e perché è un fenomeno che interferisce in modo evidente con la dignità delle persone: tema al quale io personalmente sono piuttosto sensibile, anche per ragioni che trascendono l’omosessualità.

Altra cosa. Che tu sia sincero quando racconti quello che racconti non ne dubito. E questo è apprezzabile. Sincerità per sincerità debbo però segnalarti che in più occasioni, forse anche a motivo dell’entusiasmo che stai vivendo da un po’ di tempo, qua e la negli ultimi interventi sul c.o. che ho seguito anch’io hai semplificato un po’ troppo e dato per scontate un po’ troppe cose almeno per uno che ti leggeva come me. Basta riguardare i post miei e tuoi. Dico questo senza polemiche, ma perché il tema è delicato e ho avvertito la necessità di sottolinearlo da utente del forum. Libero tu di ritenere le mie considerazioni non condivisibili.

In ogni caso, sono perfettamente d’accordo con la tua conclusione. Anch’io scrivo per conoscere meglio me stesso e la nostra minoranza alla quale non ho scelto di appartenere, ma nella quale mi ci sono ritrovato come tutti. Quindi mi unisco agli apprezzamenti per PG e internet.
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » martedì 10 aprile 2012, 23:56

Bene, sono contento che tu non te la sia presa! Nessun motivo di scuse, tranquillo!
Ehm, sì, forse scrivo un po' troppo... ma visto che a me piacevano le storie dettagliate lasciate da altri, ho scritto qualcosa che a me avrebbe fatto piacere leggere! Ed effetivamente vado volentieri a ritroso per vedere cosa ho scritto. Certe volte è inquietante, perchè mi sembrano affermazioni di uno sconosciuto... eppure ho scritto tutto io!
Giuro che è tutto vero, nessuna bugia. Forse qualche semplificazione per rendere il discorso più scorrevole, se è ciò che intendi. Ma credo che ti riferissi piuttosto ad altri commenti che ho lasciato qua e là; sulla scia dell'entusiasmo m'è scappato sicuramente qualcosa di pressapochista! Tipo la convinzione che Shooter fosse un mio coetaneo! -_-' Ops! Spero di non aver spinto nessuno verso l'autodistruzione! (Muzzle è soppravvissuto, fiuuu!)

Comunque siamo arrivati alla differenza fondamentale di opinioni: cos'è l'amicizia? Dal forum, uno può trarre la conclusione che io sia uno di quelli che racconta persino quante volte al giorno tira lo sciaquone, ma non è assolutamente così; sono molto socievole ed un anno di Erasmus ha accentuato questa mia caratteristica, indubbiamente; però riservo certi discorsi a pochi intimi; altri, tipo quelli legati ai risvolti più intimi della sfera sessuale, a pohissimi (sostanzialmente alla mia migliore amica). Però non c'è niente da fare: nella mia ottica, un amico deve necessariamente essere a conoscenza del mio orientamento sessuale e deve accettarla senza riserve, perchè io lo reputi tale; sono giovane, ma gli amici più stretti mi accompagnano ormai da 24, 17, 10 e 5 anni; almeno i primi 3, conto di tenermeli accanto ancora a lungo; per me non fare CO con loro, avrebbe significato ripartire da 0, senza molte delle persone a me più care. Inconcepibile.

L'altra grande differenza è la generazione; sono troppo ottimista o forse un privilegiato, ma credo che tra la mia e la tua ci sia un abisso in fatto di tolleranza verso gli omosessuali; ancora pochi, probabilmente, accetterebbero l'adozione gay, ma le unioni civili non fanno più tanto scalpore; avrò avuto fortuna e tutto quello che vuoi, ma la reazione di tanti miei amici al mio CO, piuttosto che a quello del mio ex coinquilino, è stata di blando stupore; piuttosto un: "ah, va bè. Tutto qui" Quando, dopo il CO, sono entrato in argomento, ho scoperto che praticamente tutti avevano già un amico gay o un'amica lesbica, piuttosto che un parente. Insomma, siamo almeno l'8%; una valanga di persone! Durante le scuole dell'obbligo, 2 per classe! Molti, addirittura, hanno riso di medelle mie paure, del fatto che credessi che l'omosessualità fosse una patologia curabile.
Prenderò tante facciate, non ne dubito, ma non voglio fasciarmi la testa prima d'averla rotta!

Perdonami d'esser andato abbondantemente fuori tema!

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