c.o. e massimalismo

La difficoltà di uscire allo scoperto
Nicomaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » mercoledì 11 aprile 2012, 12:28

Mi fa piacere Machilosa che il confronto sia ritornato sui binari. Vado anch'io fuori tema e faccio tre precisazioni che non riguardano il massimalismo. ;)

Primo. Quando dicevo che dai troppe cose per scontate in tema di c.o. mi riferivo al fatto che qualche volta tendi a trarre dalla tua personale esperienza (positiva e di questo sono molto contento per te) conclusioni più generali e valide per tutti. Anche nel tuo ultimo intervento, ad esempio, questa tendenza si nota: hai diviso le generazioni: la mia dalla tua, sostenendo che tra le due c’è un abisso. Posso dirti che invece io conosco persone della mia generazione eterosessuali molto aperte (già 20 anni fa per dire) e persone omosessuali della tua generazione (persone tra l’altro che non vivono da eremiti, sono persone intelligenti e hanno anche una buona cultura) che non hanno la tua opinione e che ritengono, sulla base della loro personale esperienza, che molti giovani eterosessuali della vostra generazione non siano così accoglienti come si crede e che lo “sputtanamento” venga considerato ancora uno “sport” piuttosto piacevole. Come vedi le esperienze sono ancora varie per trarne conclusioni univoche e generali anche in tema di divisione tra generazioni.

Secondo. Un c.o. credo possa avere gradualità diverse. Può essere fatto con una persona, con poche persone oppure può essere fatto nei confronti della generalità delle persone. Non c’è dubbio che di esperienze intime (sessuali) tendenzialmente una persona di buon senso né parla con pochi fidati. Sulla visibilità diciamo più sfumata (nella conversazione al bar, sul posto di lavoro, in un contesto di parrocchia per chi è credente ad esempio, negli atteggiamenti con un eventuale partner in pubblico, al ristorante, al cinema, in un villaggio vacanze ecc. ecc.) le cose possono cambiare. Si può decidere di tenere la cosa non visibile o si può decidere di renderla visibile senza bisogno di appendere manifesti. Sono convinto anch’io che in quest’ultimo caso non ci sarebbe in astratto nulla di male nel conversare amabilmente e in modo garbato dei propri patemi d’amore con un amico o tenendo il proprio partner per mano o sotto braccio in una luogo pubblico tra tante persone, famigliole, bimbi ecc. ecc. Però il punto è che se lo fai gli occhi addosso tendono a piazzarteli (a meno che tu non stia a debita distanza da loro …). E perché? Perché non è considerata una cosa normale e perché tutta la società (non questo o quel gruppo di persone) non è ancora preparata. Vedi. Io non accetterei mai di avere piantati gli occhi addosso (perché per me significherebbe leggere in quegli occhi “sei un diverso”), né ovviamente ci sarebbe il tempo di spiegare alle persone che incontri (magari per soli 5 minuti nella tua vita) che la cosa è da considerarsi perfettamente normale. A questo punto dovresti fregartene. Ecco. Io non credo che la cosa sia così semplice. Perché le reazioni di sorpresa e anche di disgusto della gente tendono poi a trasformarsi in stigma e lo stigma ferisce profondamente alla lunga. Insomma non viviamo in ambienti protetti. Non siamo in grado di controllare la nostra vita. Siamo persone che vivono e interferiscono ogni giorno con una miriade di altre persone di tutti i tipi e di tutte le età. Come è naturale e giusto che sia. E quindi (uso una brutta parola) ritengo che ci si debba difendere un po’. Avere cura di se stessi ecco.

Terzo. Sarebbe ora di finirla (è un pensiero che non è diretto a te) di ritenere che se uno che non fa c.o. allora è condannato a vivere in segreto, tra mille sotterfugi, mille paure, mille sospetti il proprio orientamento (come una sorta di talpa). Per fortuna alcune cose in Italia sono cambiate. Diversamente da quel che è accaduto negli USA fino a pochi anni fa qui da noi non c’è mai stata repressione criminale verso gli omosessuali. La cultura ha fatto passi avanti. C’è internet come abbiamo ricordato. Ci si può ritagliare degli equilibri. Si parla ad esempio di omosessualità velata. Da qualche tempo lo vedo concretamente realizzato nella mia vita. Certo. Bisogna trovare i canali giusti per costruirsi la propria vita felice. Ci vuole un sforzo di intelligenza. Ma non ci vuole forse uno sforzo di intelligenza anche per fare c.o.? In fondo una maggiore dose di intelligenza ad un omosessuale è purtroppo richiesta in ogni caso, perché viviamo in una società che è “in mezzo al guado” (un mio amico direbbe invece che ancora vicino alla sponda di partenza …).

Prima di chiudere vorrei farti una domanda.

Dici che dopo avere comunicato il tuo orientamento ai tuoi amici eterosessuali hai avuto reazioni del tipo “vabbé … tutto qui?” e che loro avevano altri amici gay. Ma cosa vuol dire esattamente? Vuol forse dire che per loro l’omosessualità non è un problema perché la loro educazione e la loro conoscenza del tema li ha portati a ritenerla normale e ad approvarla? Caspita! Non prenderla come un’ironia. Ma certo che siamo veramente sciocchi noi omosessuali a doverci documentare (magari attraverso questo forum), arrovellare per anni o comunque per molto tempo prima di accettarci e di rendere la cosa pubblica. Sarebbe interessante capire perché noi ci facciamo tutti questi problemi e questi tuoi amici non se ne sono mai fatti o non se ne siano fatti con te. Sembra quasi che ne sapessero più loro di te che sei il diretto interessato. Azzardo un’ipotesi. Ho quasi l’impressione che reazioni positive del genere siano legate alla stima e al bene che ti vogliono come persona (ed è già comunque un bel atteggiamento), piuttosto che reazioni legate alla conoscenza effettiva dell’argomento o all’approvazione del tuo orientamento. Posso ovviamente sbagliare. ;)
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

Machilosa
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » giovedì 12 aprile 2012, 15:17

Nicomaco ha scritto:Mi fa piacere Machilosa che il confronto sia ritornato sui binari.
Credo che dai binari non vi sia mai uscito! Solo qualche fraintendimento! ;)
Nicomaco ha scritto: tendi a trarre dalla tua personale esperienza conclusioni più generali e valide per tutti; hai diviso le generazioni: la mia dalla tua, sostenendo che tra le due c’è un abisso.
Lo ammetto e chiedo venia, qualche volta ho esagerato; la mia esperienza è limitata, ma neanche troppo, se comunque consideri che va moltiplicata per tutte le persone che ho conosciuto e che hanno raccontato abbondantemente di sè in Arcigay. Persone che, a dispetto di quanto si possa credere, vivono comunque in buona parte ancora nascosti o rivelati solo con pochissime persone.
Nicomaco ha scritto: Sarebbe ora di finirla di ritenere che se uno che non fa c.o. allora è condannato a vivere in segreto, tra mille sotterfugi, mille paure, mille sospetti il proprio orientamento (come una sorta di talpa). Ci si può ritagliare degli equilibri. Si parla ad esempio di omosessualità velata.
Sicuramente è un buon compromesso, che io non sceglierei per i motivi che ho già spiegato! Ma la scelta è soggettiva.
Nicomaco ha scritto: Dici che dopo avere comunicato il tuo orientamento ai tuoi amici eterosessuali hai avuto reazioni del tipo “vabbé … tutto qui?” e che loro avevano altri amici gay. Ma cosa vuol dire esattamente? Ho quasi l’impressione che reazioni positive del genere siano legate alla stima e al bene che ti vogliono come persona
Per qualcuno è stato indubbiamente così; ho dovuto rispondere a parecchie domande e spiegare tante cose; per fortuna, sembra che io sia stato convincente. Qualcun altro, invece, che aveva appunto amici o parenti gay piuttosto stretti, di cui non sempre io ero al corrente, aveva già sentito più o meno gli stessi discorsi in tema di origine, autoaccettazione, omofobia interiorizzata et cetera ed era perciò molto più ferrato di quanto non fossi io un anno fa.

Alyosha
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Alyosha » giovedì 12 aprile 2012, 19:53

Approfitto di questo spazio per fare alcune piccole precisazioni. Evidentemente su questo tema ragiono da un pò. Sono andato più che in tilt come tutti voi certamente saprete con Project, mi ero accorto di una precedente discussione infuocata e adesso vedo anche qua dentro l'ambiente essersi appena appena surriscaldato. Dati i partecipanti alla discussione s'è riscaldato giusto un pò, visto che si tratta di due persone che è evidente che sono disposte a ragionare. Alché ho concluso che l'argomento del c.o. purtroppo finisce con il coinvolgere non soltanto modi di pensare ma anche stili di vita e modi di essere. Una persona più o meno dichiarata tenderà a non capire un persona che non lo è e viceversa, proprio perché non soltanto le opinioni ma anche le cose che fa sono radicalmente diverse. Nei precedenti post ho provato a spiegare a catena quali cose non può fare uno che almeno non accetta il rischio di esporsi, che sono, detto tra parentesi, le cose che vorrei cominciare a fare. Dovrei in pratica vivere una vita radicalmente diversa da quella che intendo vivere. e non è che vorrei non vivere la vita di un non-dichiarato, anzi proprio il contrario, sulla carta, vorrei essere discreto e riservato. Mi rendo conto però che per come sono fatto non mi riesce proprio di tenermi questa cosa per me e non condividerla almeno con le persone con cui voglio instaurare relazioni amicali. Non perché non sia possibile essere amici senza dirglielo ci mancherebbe, ma solo perché non riuscirebbe a me. Voglio che la gente che mi sta simpatica sappia, anche perché probabilmente mi sta simpatica e inizio a frequentarla, proprio perché ad intuito capisco che non gli importerebbe nulla di questa cosa. Non so spiegarlo meglio di così... ma sento che è così...
E il punto è tutto là infondo, ognuno vive la vita a modo suo. C'è un'inconciliabilità di fondo tra le due visioni che volendo riprendere lo spunto di Machilosa (se l'ho capito bene) dipende dal fatto che si tratta di scelte "radicali" nel senso che ti portano a strade diverse. Uno in testa può avere approcci morbidi sul c.o., che sono poi quelli che c'ho in testa io, e credo anche Machilosa e Nicomaco. Nessuno di noi è un massimalista del c.o. o del "non dichiararsi" credo dai discorsi che leggo almeno. Però la verità è che nella vita reale le vie di mezzo sono inesistenti e se uno lo comincia a dire finisce (almeno solo per il passaparola generale) a dirlo a tutti e nei fatti diventa un gay dichiarato. Ecco penso che nella vita reali sono possibili solo "massimalismi", ancorché teoricamente uno abbia approcci moderati. Insomma le persone non sono a compartimenti stagni per cui ad alcuni in determinati contesti lo dici e ad altri non lo dici in altri contesti. Era un pò questo tentativo di moderare che mi frenava e adesso comincio a capire il perché. Se lo dici a qualcuno o decidi di esporti in un contesto, devi accettare l'idea che almeno in linea teorica tutti sappiano, senza che te ne freghi nulla. Perché nei fatti detto ad uno sta voce gira in modo imprevedibile. A quel punto devi scegliere o una vita in cui solo qualche amico fidato sa di te, e hai rapporti con altri gay discreti e sobri oppure uno alla fine della fiera decide di dichiararsi e non curarsi di chi sà e chi no. Questo è un pò il punto in cui mi sono incartato, ho provato a praticare ipotesi di compromesso, praticare una sorta di c.o. moderato e circoscritto (o almeno che non coinvolgesse la mia vita professionale) e mi sono reso conto che probabilmente questo compromesso non è possibile, che se uno lo comincia a dire o a far capire, l'unica meta coerente diventa alla fine dichiararsi. Oppure sceglie quell'altra via, che conosco fin troppo bene perché è quella da cui sto cercando di portarmi fuori.
Arrivo al punto dopo avere fatto il giro largo come mio solito, si tratta dell'investimento di una vita. Perché entrambe le scelte comportano fatica e un investimento enorme di energie in termini di convinzione personale e determinazione. In definitiva è facile che certe discussioni sul c.o. su arroventino. E credo sia questa la ragione per cui Project evita di intervenire su questo tipo di argomenti. Profondamente diversa probabilmente la situazione in cui invece se parla non per idee di massima ma per proprie esperienze. Il piano della discussione cambia completamente anche il modo con cui se ne discusse. Ecco perché ho chiesto venisse cancellata la predente discussione. Come poi mi è stato fatto notare un discorso di quel genere intrecciava troppi livelli, forse tutte cose importanti o probabilmente alcune di esse inutile, ma comunque troppe. Conto quando me la sento e avrò interiorizzato bene la cosa. Di ritornare sull'esperienza, focalizzando bene su quello che mi sta succedendo, perché comunque si tratta di passaggi cruciali e condividerli comunque mi apre importante.
Un abbraccio a tutti.

SenzaPeso
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da SenzaPeso » giovedì 12 aprile 2012, 20:47

Mah.... la dichiarazione pubblica dei fatti propri mi pare una cosa controproducente, se fossi del tutto etero ed un mio amico sentisse di dovermi sputtanare i suoi gusti sessuali penserei "ma questo che vuole? Un applauso?". Dico, nessun eterosessuale è mai venuto a dirmi con imbarazzo e timore, di essere eterosessuale. Perciò se per c.o. si intende la dichiarazione pubblica dei propri gusti, la ritengo una cavolata a priori, se si intende l'uscire allo scoperto senza suscitare clamore o urlare ai quattro venti i propri gusti sessuali, allora il discorso cambia radicalmente. Non ho l'obbligo morale di dire a nessuno chi mi piace, è come se dovessi dire in giro che mi piace il limone perchè è una cosa "inconsueta", ma di certo ho verso me stesso l'obbligo di mangiare il limone dove mi pare e di essere me stesso in ogni contesto senza dover nè vergognarmene nè dare spiegazioni a riguardo.

Io parlo solo per me, ovviamente, i problemi non mi spaventano più di tanto. Gli altri si gestiscano come meglio credano la loro vita, certo è che finchè uno pensa di dover nascondere qualcosa anche la società in certa misura penserà che quel qualcosa è da nascondere.

Alyosha
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Alyosha » venerdì 13 aprile 2012, 2:48

Per la mia formazione e la mia predisposizione d'animo sono troppo abituato a mettere al centro della mia attenzione l'uomo. Lo faccio nei miei disegni che qualche volta ti farò vedere, l'ho fatto nei miei precedenti studi di filosofia e lo faccio adesso da futuro operatore sanitario. Sempre con lo sguardo rivolto a l'uomo, alla sua umanità, alla sua infinita fragilità. Fragilità che a volte diventa bieca, arrogante ingiusta, altre volte tenera, altre volte ancora vera e propria Grazia e ancora credimi che non ho trovato modo migliore di definirla. Insomma un discorso sugli omosessuali non riesco proprio a farlo, guardo sempre oltre. Per me è un problema di libertà. E' sempre stato un problema di libertà. Libertà dal bisogno, libertà dalla miseria, libertà dall'ingiustizia, libertà dalla diseguaglianza e libertà dal giudizio dell'altro inquisitore. Non è una questione di sbandierare alcunché, piuttosto di non farsi giudicare dal giudizio indiscreto, indiscriminato, anonimo degli "altri". Altri scritto proprio così, non meglio definiti, sconosciuti, ignoti. Quell'altro da cui ci sentiamo giudicati infondo non esiste nemmeno è così astratto, irreale e probabilmente è solo il nostro giudizio su noi stessi messo in altro. L'altro, quello reale infondo, forse c'ha altro di meglio da fare che perdere il suo tempo ragionando su cosa siamo noi. Forse si tratta soltanto di essere più clementi con se stessi e sentirsi LIBERI, liberi di fare ed essere esattamente ciò che si vuole senza dover rendere conto e ragione a nessuno, ma sopratutto liberi da se stessi, perché a volte, l'ho già scritto, il peggiore ostacolo alla nostra felicità siamo noi stessi. Sentirsi liberi non significa affatto che tutti dobbiamo fare le stesse cose, ma che nessuno dovrebbe sentirsi ostacolato nel farle. Ci sono persone che certamente vivranno un vita piena e realizzata in altro, sereni in quello che hanno e conciliati con se stessi anche da non-dichiarati. Non è la mia vita però, non è il mio stile, non è ciò in cui credo è che ho sempre difeso, non sarei io insomma!
Se devo andare a vedere un fil a tema gay cosa me lo deve impedire e se voglio essere più "sensibile" cosa dovrebbe impedirmelo e così via. Qualcuno se ne accorgerà, qualcuno capirà, con qualcuno mi sentirò a mio agio abbastanza per poterne parlare, con altri lascerò correre l'ipocrisia. Certamente una volta che decidi di metterti in gioco, questa omosessualità comincerà a circolare, tra la gente e nelle tue relazioni. Immagino che nei fatti cambierà il tuo modo di vedere le cose. Quanto agli "altri", qualcuno se ne fregherà proprio, qualche altro non noterà la differenza, qualche altro farà battutine, qualcuno criticherà e infondo aggiungo io pazienza, ma proprio pazienza, perché di base non me ne frega molto cosa pensa la gente e probabilmente devo liberarmi da ciò che penso io su di me... La gente non esiste, esistono le persone con cui ho a che fare e sono quelle con cui devo confrontarmi volta per volta. Non so se sono stato più chiaro. Non penso affatto che riguardo a certi temi si possa trascendere dal proprio vissuto, le proprie convinzioni personali, il proprio modo di fare e di essere.

Nicomaco
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Nicomaco » venerdì 13 aprile 2012, 12:27

Caro boy-com ti leggo più o meno da quando mi sono iscritto in questo forum e devo dire che dimostri maturità nel modo di ragionare su te stesso. Ti auguro veramente che la scelta di rendere la cosa manifesta quando e come riterrai sia per te un modo per arricchire una serenità che mi pare già nei fatti da qualche tempo ormai. Con te sul c.o. ci siamo confrontati sin dai primi post che ho inserito su questo forum. Ricordi? Io iniziai a parlarne citando Manzoni e le “consolazioni dell’amicizia” proprio per evidenziare i pericoli legati alla circolazione delle confidenze.

Sul massimalismo ho voluto riflettere “a voce alta” qui sopra, perché certi video sono disponibili per chiunque in internet voglia documentarsi sul c.o. e quindi mi pareva il caso di mettere a fuoco categorie che sembrano suggestive e affascinanti e che invece andrebbero un po’ meglio pesate quando si affrontano certi argomenti. Tutto qui.

Con Machilosa c’è stato un confronto anche un po’ acceso se vogliamo, ma mi pare nel complesso civile. Abbiamo visioni della vita diverse. Legittime sia chiaro. Assolutamente legittime. Io sono contento di come vivo adesso anche perché so tra chi vivo e con chi vivo. E per il momento non mi sono affatto pentito delle scelte che ho fatto. La sua è un’esperienza diversa e sono molto contento per lui.

Vedi. Ci pensavo proprio ieri. E’ difficile costruire una sorta di scala di valori che coinvolga l’argomento del c.o. E questo perché io credo che una persona omosessuale che riesca a vivere in modo discreto e non dichiarato il proprio orientamento possa paradossalmente avere raggiunto, nella propria vita, qui ed ora, lo stesso benessere e felicità o addirittura un benessere e una felicità maggiori rispetto a chi ha deciso di fare e ha fatto c.o. pur con grande successo. E’ insomma difficile pensare di misurare la felicità delle persone singole attraverso una scaletta lineare che metta al vertice il c.o. E questo per ragioni sulle quali non voglio tornare, perché sono arcinote ed hanno a che fare con il tempo in cui viviamo.

Come pure sono per il momento convinto che se, negli ultimi anni, gli omosessuali italiani (anche non dichiarati) vivono meglio di 40 anni fa ciò non dipende solo o prevalentemente, almeno qui in Italia, dal fatto che ci sono più omosessuali visibili e dichiarati che danno l’esempio e che magari si riuniscono in varie e stimate associazioni (qui nel forum sono state portate esperienze molto positive da Machilosa e altri riguardanti la loro frequentazione dell’Arcigay). Credo che le ragioni siano ancora piuttosto varie e abbiano a che fare con l’educazione al rispetto delle diversità che la scuola va diffondendo, con la cultura (che discute ad esempio di diritti umani e di etica condivisa da tutti, quindi sganciata da premesse di tipo confessionale), con la scienza (che ha cancellato l’omosessualità dalle malattie mentali e che finalmente l’ha resa oggetto di indagine seria e affrancata da pregiudizi di tipo religioso), con la cinematografia e la letteratura (che educa tutti, eterosessuali e omosessuali, a mettersi nei panni degli altri: ad esempio lo stesso Project e molti utenti hanno inserito qui racconti molto belli sul tema dell’omosessualità), con internet (che consente un confronto tra persone anche distantissime e con esperienze varie), con una maggiore propensione degli stessi omosessuali a confrontarsi tra loro dal vivo in contesti diversissimi (anche attraverso una semplice chiacchierata di fronte a una pizza come è capitato a me per dire), con una certa (sia pure ancora molto modesta) apertura delle gerarchie religiose (cattoliche) verso il tema dell’omosessualità ecc. ecc. Non dico che anche la visibilità non abbia un suo peso sia chiaro. E’ che secondo me la sola visibilità ha un peso specifico ancora piuttosto scarso per dire che da quella dipendono in gran parte i progressi del benessere che ci riguarda.

Tornando a quello che hai detto rispetto a Project (che conosco personalmente e stimo molto), debbo dire che le sue posizioni di estrema prudenza in tema di c.o. probabilmente gli derivano dall’esperienza acquisita attraverso il confronto con moltissimi ragazzi omosessuali che lo contattano privatamente attraverso l’e-mail e dei quali io e te non sappiamo veramente nulla perché non frequentano né il forum, né la chat, né desiderano che la loro storia sia resa pubblica attraverso le famose e-mail che ogni tanto Project inserisce qui e nei blog. Ma ciò non toglie che la sua stima per te sia grande e te lo ha detto nel famoso topic che poi è stato cancellato.

Un forte abbraccio anche da parte mia.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Alyosha » venerdì 13 aprile 2012, 13:06

Si Nicomaco ricordo perfettamente la discussione e ricordo anche l'assennatezza della tua posizione.
E’ insomma difficile pensare di misurare la felicità delle persone singole attraverso una scaletta lineare che metta al vertice il c.o.
Su questo punto credimi che siamo più che d'accordo è diseducativo e persino pericoloso porre al vertice della propria vita il c.o., lo dico in mille post. Vedo anche io i danni di quella che qualche volta ho definito una "religione" gay (lasciami bonariamente passare il termine). Infatti personalmente non vivo con angoscia il c.o., non ho intenzione di dire che sono gay, ma solo di non preoccuparmi più se questa cosa si capisce, che il giudizio degli altri non può essere un problema mio. Sulla validità di internet siamo tutti d'accordo penso anche che sia un ottimo strumento, che ti permetta attraverso spazi come questo anche di conoscere gay a modo e instaurare rapporti di confronto e amicizia virtuali e a quel che mi scrivi anche reali. Io continuo a notare una certa differenza tra chi scrive su questo tema dopo essersi incontrato con gli altri ragazzi del progetto (perché ha al fortuna di potersi muovere o vive proprio a Roma) e chi invece resta confinato alle sole relazioni virtuali. L'esigenza di incontri reali dopo un pò viene e rendetevi conto che non posso andare a Roma o in giro per l'Italia per incontrare gli altri ragazzi. Forse un viaggetto potrebbe aiutarmi a rasserenarmi, ma poi devo stabilire rapporti e conoscenti con le persone che sono più a portata di mano. Ti dicevo che quando uno prova a farlo concretamente, deve per forza "esporsi" e su questo penso siamo d'accordo, non significa dichiararsi pubblicamente, ma inevitabilmente aprire a se stessi alla possibilità che gli altri capiscano.
Poi per carità se gli incontri che si fanno a Roma periodicamente si riproponessero in altre città D'Italia a me farebbe piacere. Organizzare periodicamente almeno incontri a livello regionali e io sarei più che felice di conoscere così altri ragazzi gay. Però farlo significherebbe stravolgere completamente il senso del Progetto e richiederebbe certamente uno sforzo organizzativo maggiore. Si tratterebbe di creare una vera e propria associazione insomma, che lavora in modo diverso dall'arcigay, con principi diversi. Anche in questo senso dicevo che il forum è uno strumento limitato.
Il problema maggiore dell'arcigay è che di fatto è l'associazione degli omossessuali dichiarati e che quindi non può tenere conto e neanche vedere le esigenze dei gay non dichiarati. Un'associazione di gay non dichiarati si muoverebbe proprio in altro modo, non si sponsorizzerebbe e curerebbe molto di più la privacy dei suoi soci, avrebbe anche finalità completamente diverse. Però al momento un'associazione del genere non esiste e uno deve scegliere per se come muoversi. L'arcigay non m'ha mai convinto, ma ci si può provare a prendere cose buone che l'associazione. Un ultima precisazione per me fondamentale, non dichiararsi come precisa scelta di vita ha un senso, non dichiararsi per timore di essere scoperti no. Mi ripeto, finché non dichiararsi non limita il proprio stile di vita e le proprie scelte (ognuno ha le sue e hanno tutte lo stesso valore) va bene, quando il timore di essere scoperti (nemmeno di dichiararsi) deve tarpare le ali allora no. Sono da undici anni che ruoto attorno a questa cosa, le resistenze che ho ad entrare in una dimensione reale, in cui sono io con il mio volto, le mie esperienze e le mie cose, temo dipenda da una paura che in me è molto più antica e per questo ho paura che gli altri mi scoprano, quando invece possibilmente agli altri non frega proprio nulla e hanno di meglio da fare che pensare cosa faccio e cosa non faccio. E' un paradosso che da anni frequento certi ambienti e che non ci sia mai voluto entrare realmente, nel senso di mettermi in gioco. Allora un forum di utenti anonimi mi sembrò un ottima soluzione e allora fu l'unica che avessi potuto fare. Sono stracontento di essere finito in un forum come questo e non in qualche altro forum di invasati e credo sinceramente di non esserci finito per caso, ma per una condivisione di orizzonti e atteggiamenti valoriali di fondo. Adesso questo forum non mi basta più, voglio andare avanti, entrare in una dimensione reale con tutti i rischi, le paure, le incertezze, le difficoltà che questo comporta. E' chiaro che stare qui dentro mi piace e mi attira, però è altrettanto chiaro che se il tempo che perdo davanti lo schermo a leggere e scrivere lo provassi ad impiegare, provando a fare altro le cose potrebbero cominciare a cambiare. Perché me la sono presa con Project invece di fare questa cosa? Boh perché forse uno tende a dare la "colpa" ad altri di cose che non riesce a fare lui.
Quella di cui parlo non può essere una verità assoluta, ma è la mia verità. Le verità su cui uno fonda le proprie scelte di vita sono assolute per se stessi, nel senso che deve crederci fermamente, ma non può imporle agli altri, ovvero, ritenerle verità assolute per tutti. In quetso senso non ci sono verità assolute sul c.o., perché mi ripeto non è solo una questione di dirlo non dirlo (meno che mai accettarsi non accettarsi, che sono due cose che tra di loro non centrano nulla), ma due visioni del mondo profondamente diverse.
Ad ogni modo per me può avere un senso parlare di c.o. solo rapportandolo alla propria esperienza e le proprie esigenze. E' evidente per esempio che tu hai trovato un tuo equilibrio in altro e che una volta che tu sei sereno sarebbe assurdo insistere su un c.o. o venirti a dire che così non sei sereno o felice o libero. Sarebbe una beata sciocchezza in effetti di questo ne sono sempre stato convinto. In questo senso i massimalismi fanno danno in un senso e nell'altro. Purtroppo ti dicevo, non so se condividi questo mio pensiero, quando certe voci girano su di te non le fermi più (la domanda è retorica in realtà perché questa osservazione me la facesti tu allora :P). Quindi forma per la società che viviamo noi, siamo costretti ai due estremi (dichiarati, non-dichiarati) e la vita normale che fanno persone normali risulta difficile farla.

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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » venerdì 13 aprile 2012, 14:29

boy-com ha scritto: La gente non esiste, esistono le persone con cui ho a che fare e sono quelle con cui devo confrontarmi volta per volta. Non penso affatto che riguardo a certi temi si possa trascendere dal proprio vissuto, le proprie convinzioni personali, il proprio modo di fare e di essere.
Non potevi esprimere meglio ciò che penso! Sono pienamente d'accordo col tuo discorso; quando non capivo come Nicomaco potesse essere non dichiarato, pur conducendo una vita normale, è appunto in riferimento al fatto che, dal mio punto di vista, vivere da dichiarato non è soltanto andare in giro a dire a destra e a manca "sono gay", ma semplicemente il non preoccuparsi di far nascere voci.
Nicomaco ha scritto: E’ insomma difficile pensare di misurare la felicità delle persone singole attraverso una scaletta lineare che metta al vertice il c.o.
Non è mai stata la mia intenzione! Però un CO ben riuscito può dare sicuramente alcuni punti a questa "scaletta".

Beh, caro Boy-com, visto che citi l'Arcigay e che continuo a frequentarlo volentieri (con ritmi di 2-3 volte al mese, non di più), non puoi sperare che non dica nulla! ;) Devo smentirti: ci sono molti non dichiarati al suo interno, in particolare tra i miei coetanei che frequentano il Gruppo Giovani, per la semplice ragione che si tratta di un circolo privato; organizza anche eventi pubblici, ma agli incontri di cui ti parlavo (caffè letterario, cineforum, serata melomania, discussioni di vario genere) possono partecipare solo i soci (anche se gli amici dei soci non vengono cacciati a pedate, ovviamente; all'ultimo cineforum c'erano persino un paio di coppiette etero, pensa un po'! Faceva quasi strano vederle!), perciò l'ambiente è assolutamente protetto. Senza contare che, almeno a Torino, la sede si trova in una viuzza defilata, dove ben difficilmente potresti incrociare dei conoscenti; non ha neanche un aspetto troppo appariscente: per trovarlo (o persino notarlo) devi avere proprio l'intenzione di cercarlo! [detto questo, ho cercato la sede della tua città e mi sembra che sia molto più centrale rispetto a Torino... però almeno l'insegna del locale non presenta bandiere o scritte strane]...
Mi sembra che tu sia davvero una brava persona, sempre pronta ad ascoltare (almeno a leggere!) e calarsi nei panni degli altri per trovare una soluzione! Ti auguro davvero di riuscire a trovare la felicità che cerchi!

Alyosha
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Alyosha » venerdì 13 aprile 2012, 14:38

Machilosa l'arcigay nella mia città funziona on modo diverso, temo per una mancanza di risorse (in termini di energie) so che tra l'altro aveva chiuso e ha riaperto da dieci anni. Comunque le iniziative graziose ci sono, non è tutto discoteche. Che poi detto tra parentesi non è la discoteca gay che mi urta, ma proprio la discoteca, mi sono sempre rifiutato di metterci piede :P. Per adessoho deciso che andrò alle iniziative che mi piacciono mostre fotografiche, film e concerti e che non mi caricano di tensione. Comunque al momento non ci sono incontri, temo di aver capito che non c'è neanche una sede vera e propria. Non vorrei sparare sciocchezze però, siccome la città non lo neanche nominata non rischio di dire cose false in questo senso, preciso comunque che non ne so tantissimo.
Quelle di cui parlo non sono neanche iniziative promosse da arcigay al momento, ma solo sponsorizzate, per cui non si pone neanche il problema di essere tesserati o meno. Ma solo il problema di cui parli anche tu, che decidere di muoversi in questo senso significa accettare l'idea di esporsi e provare a fregarsene, che non casca l'asino se qualcuno capisce che sei gay. Tra l'altro temo che al di là delle nostre scelte di vita, sul c.o. invece ci troviamo tutti e tre d'accordo da quello che leggo nessuno di noi è un'estremista in un senso o nell'altro e siamo tutti disposti ad accettare l'idea che ognuno trova le sue soluzioni personalissime e che non ce n'è una migliore di un'altra in sé, ma una migliore di un altra rispetto alla persona. E in questo voglio essere chiaro, non penso affatto che chi non si dichiara sia un codardo, solo una persona che ha un modo di stare al mondo diverso dal mio. Le persone hanno tutta li mai stima al di là del fatto che siano dichiarati o meno, pare scontata come cosa, ma conviene ribadirla.

Machilosa
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Re: c.o. e massimalismo

Messaggio da Machilosa » venerdì 13 aprile 2012, 14:53

Ma certo, nessuno si sogna di dare del codardo a un non dichiarato! Non credo neanche sia la posizione dell'Arci; almeno, non era quella espressa durante l'incontro sul CO, su cui ho pubblicato un articolo qui sul forum.
In effetti, dal sito dell'Arci della tua città (dicendo d'aver scambiato baci in pubblico in Piazza della Vergogna, direi che hai identificato con chiarezza la tua città! ;) ) non sembra che organizzino eventi simili... però, m'è parso di capire che non sia l'unica associazione della città. Tra l'altro, ho recentemente scoperto che l'Arci di Torino esiste da appena 6 anni!

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