Coming out (luoghi comuni?)

La difficoltà di uscire allo scoperto
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justme
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Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da justme » lunedì 30 aprile 2012, 20:01

Ciao a tutti. In realtà ho già scritto in questo forum con il nome di "anymore88", purtroppo ho eliminato l'indirizzo email al quale mi sono appoggiato durante la registrazione e ovviamente non ricordo la password...che genio...

Volevo condividere alcune mie impressioni dopo i coming out che ho fatto con due dei miei migliori amici nel corso dell'ultimo anno (quasi). Il punto è che fin dall'inizio non è stato affatto liberatorio come mi aspettavo basandomi sulle esperienze di chi, qui e in altri forum, l'ha raccontato. Per un po' ho pensato che si trattasse solo di un a forma di stranimento, ma la sensazione di diversità rispetto a quello che ho letto non è mai sparita. Onestamente una differenza tra il "prima" e il "dopo" la sento molto chiaramente, ma non è affatto un "togliersi un peso", piuttosto il peso è cambiato. Mi viene da pensare alla mia vita più in generale, a quanto sarà più faticosa rispetto a come sarebbe se fossi etero, mentre prima ero più concentrato sul quanto fosse faticoso arrivare a fine giornata fingendo l'eterosessualità che avrebbe dovuto rendermi la vita più facile.

Alla fine dei conti è una cosa che personalmente mi viene da consigliare solo per buon senso. Tutti perdiamo un sacco di tempo nella vita nei modi più diversi e per i motivi più assurdi, l'omosessualità ci fa perdere un mucchio di altro tempo. Tempo per accettarsi, tempo perché i propri cari accettino, che lo metabolizzino, tempo per conoscere la persona giusta in una minoranza che si nasconde nella folla. Il mio motivo per fare coming out con almeno una persona cara è che ci costringe ad accettare la cosa, dopo averlo detto a qualcuno non è più una cosa che esiste solo per noi e che cesserà di esistere con noi. Fare coming out rende in qualche modo più reale la propria omosessualità e spinge a fare qualcosa dopo, ma tutto mi pare fuorché liberatorio.

Ora, che sono fatto strano l'ho sempre saputo. Ma c'è qualcuno che condivide quest'opinione o sono peggio di quanto immaginassi?

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marc090
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da marc090 » lunedì 30 aprile 2012, 20:59

Vabbè, la tua opinione è tua e in quanto tale può essere assolutamente unica no? :) Meglio anche secondo me... :)

Comunque non so, personalmente credo che sia giusto far riferimento al proprio contesto, perchè è vero che qualcuno può avere possibilità migliori rispetto altri.. E al tempo stesso, sinceramente, terrei a mente che l'omofobia spesso non è una semplice paura che sta nella nostra testa, ma anche una realtà fin troppo evidente..

Se parliamo di buon senso, allora ritengo semplicemente lecito il non voler considerare facilmente l'idea del Coming Out, di non voler mettere se stessi in gioco, in nome di una causa, di un'idea, per quanto giusta essa sia.. (sarebbe liberatorio ma se siamo i primi a passarci quale dovrebbe essere il senso di tutto questo?)

Per come la vedo io, più che pensare ad un Coming Out con le amicizie attuali, mi sceglierò bene la compagnia futura, appena avrò modo di cambiare ambiente rispetto a quello attuale...
Per prima cosa portarono via i comunisti, e io rimasi in silenzio perché non ero un comunista. Poi se la presero coi sindacalisti, e io che non ero un sindacalista non dissi nulla. Poi fu il turno degli ebrei, ma non ero ebreo.. E dei cattolici, ma non ero cattolico... Poi vennero da me, e a quel punto non c'era rimasto nessuno che potesse prendere le difese di qualcun altro.
Martin Niemoller


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Alyosha
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Alyosha » lunedì 30 aprile 2012, 21:46

justme a parte che io ho sempre stimato Freud per cui non posso fare a meno di notare che accidentalmente hai cambiato mail in periodo in cui a quanto pare stai cercando di costruirti una tua identità diciamo così "diversa" :P.
A parte cio so già che pioveranno polemiche per quello che dirò, ma questo discorso del coming out mi fa venire in mente un pò quello che fanno molti malati cronici, non dicono a nessuno di esserlo, perché finché nessuno sa è come se quella cosa non esistesse. E' chiaro che l'omosessualità non è una malattia e tuttavia secondo me succede un pò allo stessso modo, quando lo cominci a dire quella tua omosessualità diventa più "reale" e finché resta una cosa tra te e te invece è come che non esistesse. Detto ciò poi penso anche che dirlo a qualcuno e dichiararsi non siano la stessa cosa. Uno può anche decidere di condividere questa cosa con la cerchia ristretta di amici fidatissimi e va bene lo stesso. Però si quando lo cominci a dire, questa cosa dentro di te comincia intanto a prendere aria e già solo questo è un gran risultato. Sul tema del c.o. mi fermo qui ho già detto tanto, mi sento solo di dire che giunto al punto in cui sono mi trovi abbastanza d'accordo.

Muzzle
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Muzzle » lunedì 30 aprile 2012, 22:15

Io prima consideravo il coming out una cosa assolutamente fuori da ogni ipotesi.. Dire a qualcuno che sono gay? assolutamente impensabile!
ma in effetti non avevo molto da "dichiarare" se non una parte intima e privata sepolta in me.. perché condividerla?

Adesso il fatto di essere gay sta significando avere amici gay, uscire con persone e coppie gay, andare a vedere film a tematica ecc..ecc.. (ed è fantastico come per fare queste cose paradossalemtne non ci sia stato bisogno di fare nessun coming out.. perché è stato dato tutto scontato nella più banale normalità:)

ma farlo da "non dichiarato" sta diventanto sempre più faticoso nella mia quotidianità perché ho sempre il timore di incontrare "qualcuno che cononosco" e soprattutto odio dividere la mia vita privata a compartimenti stagni e incomunicabili tra loro..

per cui il coming out sta diventando un ipotesi allettante, e non direi "liberatoria" se non nel senso come dicevi justme/anymore88 di togliere una fatica/tempo per tenere alcune parti della mia vita sociale divise..

non penso di farlo a breve, neanche con la cerchia dei fedelissimi, ma son convinto di non ottenere altri benefici se non la libertà di dire "vengo con il mio amico X" senza dover nascondere nulla :]
Ha aperto la mano sinistra. Così ci ho messo dentro la mia storia.

Alyosha
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Alyosha » martedì 1 maggio 2012, 8:44

Muzzle scusami se mi permetto, ma non posso fare a meno di osservare che stai procendendo a velocità troppo rapide. Sono molto contento dei cambiamenti che noto nel tuo atteggiamento complessivo non è difficile notare come da quando frequenti questo nuovo gruppo di amici sei più positivo e propositivo. Questo non può che essere un bene. Tuttavia, ed è personalmente il rischio che vedo in questo tipo di approcci, rischi di creare una sorta di vita parallela. Da un lato nessuno sa di te, dall'altro praticamente sei dichiarato. Rischi anche di rinunciare alla tua vecchia vita, perché giudicata "noiosa", controproducente, di lasciarti incantare da questa sorta di flauto magico che ti ipnotizza e ti invoglia a seguirne il dolce suono. Fare lo sforzo di tenere legate dentro se le cose non è semplice, ma tienilo presente, vecchio e nuovo devono conciliarsi, altrimenti il nuovo ti da solo l'illusione di aver realmente superato le difficoltà. Parlo di rischi potenziali ovviamente non di cose che devono necesssariamente succedere. Mi fermo qui.

Muzzle
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Muzzle » martedì 1 maggio 2012, 12:54

boy-com ha scritto:Da un lato nessuno sa di te, dall'altro praticamente sei dichiarato. Rischi anche di rinunciare alla tua vecchia vita, perché giudicata "noiosa", controproducente, di lasciarti incantare da questa sorta di flauto magico che ti ipnotizza e ti invoglia a seguirne il dolce suono. Fare lo sforzo di tenere legate dentro se le cose non è semplice, ma tienilo presente, vecchio e nuovo devono conciliarsi, altrimenti il nuovo ti da solo l'illusione di aver realmente superato le difficoltà. Parlo di rischi potenziali ovviamente non di cose che devono necesssariamente succedere. Mi fermo qui.
E infatti mi piacerebbe avere solo "amici" senza bisogno di aggiungere altro, ma cmq già adesso quelli del liceo, non sono quelli dell'università, non sono quelli che conosco da una vita ecc.. e non tutti si conoscono tra loro, e non con tutti faccio le stesse cose.
Insomma se ne è aggiunto solo un nuovo gruppo; solo che di questo non posso raccontare proprio tutti tutti i dettagli a volte (e questa mia "ipocrisia" è un po' fastidiosa), ma l'essenziale è sempre quello "sabato non posso che esco con amici, ma facciamo venerdì?" :) ..

quindi ti ringrazio sinceramente boy-com per l'attenzione, ma volevo rassicurarti (? :) che non corro assolitamente il rischio di rinunciare alla mia vecchia vita o nel giudicare vecchie amicizie come noiose; anzi, ti assicuro che anche se gay, c'è un sacco di gente fuffa e noiosa pure lì, e la mia routine settimanale non è poi cambiata molto^^

E' vero però che in qualche modo sono dichiarato di fatto (per tornare in topic), ma dato che è un'esperienza davvero naturale, scontata (e in luoghi "protetti/friendly") è come se a volte non ci fosse proprio nessuna differenza con tutto il resto, o con una serata al cinema come un'altra..

(certo, questa è la mia limitata esperienza fin'ora... non nego che ci potranno essere/saranno difficoltà e insidie legate al co andando avanti, quindi permettiti tutte le volte che vuoi boy-com:)
Ha aperto la mano sinistra. Così ci ho messo dentro la mia storia.

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Telemaco
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Telemaco » martedì 1 maggio 2012, 13:29

Ciao justme, come ho già avuto occasione di dire altre volte, secondo me il CO è una scelta che deve essere tarata sulle esigenze concrete della persona. E' un peccato che venga inflenzata da motivi di principio, sia in un senso che nell'altro, anche se spesso a quanto pare è così.

Secondo me l'unico punto di riferimento devono essere le necessità attuali di chi si sta ponendo la questione; potrebbe crearsi eccessive complicazioni a non farlo, potrebbe crearsi eccessivi svantaggi nel farlo. Il CO secondo me è una scelta di rendere pubblico un dettaglio sulla propria vita che di solito non interessa quasi per niente agli altri, ma nei particolari casi in cui questa notizia "interessa" al destinatario può creare situazioni molto positive o molto negative.

Sarà il diretto interessato a decidere quando benefici di tacere\esternare prevalgono sui paralleli svantaggi. Poi entro certi limiti il CO si può anche modellare, per esempio posticipandolo, aspettando occasioni favorevoli, selezionando gli interlocutori meno problematici, optando per gli ambienti più opportuni.

Effettivamente vedo tutto da un punto di vista piuttosto tecnico e calcolatore; secondo me il fatto di connotare il CO con argomenti come "vedrai che ti sentirai meglio" "vedrai che ti togli un peso" et similia ha davvero poco senso, perchè secondo me il CO può esser preso seriamente in considerazione solo DOPO che la persona ha ormai solidificato la propria accettazione, ricostruito la propria identità con questo nuovo parametro e assimilato tutte le informazioni necessarie per stare bene con se stesso e con gli altri.

E infatti, in assenza di questi prerequisiti, mi sembrerebbe fortemente contraddittorio consigliare a qualcuno di affidare le fondamenta della propria stabilità interiore alla reazione estemporanea di altre persone.
# Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo.
(Gǔlǎo de zhōngguó yànyǔ)

Torrismondo
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Re: Coming out (luoghi comuni?)

Messaggio da Torrismondo » martedì 1 maggio 2012, 14:06

Telemaco ha scritto: Poi entro certi limiti il CO si può anche modellare, per esempio posticipandolo, aspettando occasioni favorevoli, selezionando gli interlocutori meno problematici, optando per gli ambienti più opportuni.
Sono d'accordo, il CO può sicuramente rivelarsi un boomerang indesiderato e problematico. La selezione delle persone che dovranno sapere è semplicemente un sacrosanto atto di buon senso. Concordo con te sul fatto che CO lo fa una persona che si è ormai accettata e non chi ancora si sta reprimendo (che forse è più influenzato, se gli esiti del CO sono negativi, ad reprimersi ancor di più).

Per quanto mi riguarda non credo nel modo più assoluto ad una vita da dichiarato, visto l'ambiente in cui vivo, ma in ogni caso anche se cambiassi posto non credo proprio mi dichiarerei al mondo dal momento che questi argomenti sono semplicemente affar mio che sapranno solamente coloro che selezionerò io.

Tornando alla mia esperienza, i CO che ho fatto sono stati molto pochi: mia madre e tre cugine in famiglia, due persone esterne (ora come ora non sento nemmeno più la necessità di dirlo ad altri). Principalmente l'ho detto perché non riuscivo più a tenermi tutto dentro come avevo fatto nei sette/otto anni precedenti, non di certo per poter iniziare una fantomatica "nuova vita": piuttosto per poter parlare e chiedere opinioni a qualcuno di fidato. Finora mi sono andati bene, ma non è che fare CO significhi aprire le porte celesti... quel senso di liberazione non l'ho provato nemmeno io, anche perché i problemi che c'erano prima permangono anche dopo.
justme ha scritto:Fare coming out rende in qualche modo più reale la propria omosessualità e spinge a fare qualcosa dopo, ma tutto mi pare fuorché liberatorio.
Spinge a fare cosa di preciso?
Velle parum est: cupias ut re potiaris oportet (Ov. Ex Ponto I 1, 35)

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