Innanzitutto dovrò chiedere scusa, perché non riesco a fare una risposta che inglobi ogni singolo discorso....

Ho visto che il topic si è diviso in più filoni e riassumere una risposta valida per tutti mi sembra semplicemente impossibile...
Volevo, però, dare anch'io la mia visione di alcuni punti, che mi sembra tolgano un po' di basi a tutta la questione di fondo, che mostrano, in particolare, come già l'impostazione di base della questione "Dichiararsi con tutti, fatelo" non sia così ovvia come si vorrebbe presumere...(ovviamente si tratta di opinioni assolutamente personali)
In particolare, ho visto che due cose risaltano dal primo ragionamento di arrofus ( il primo messaggio) e poi a seguire da tutti gli altri; due termini nello specifico: repressi e NOI.
Viviamo in una società, in cui essere gay può essere un problema. Non è sola paura sbandierata ai 4 venti, è una cosa che da circa 40 anni ha smesso di essere
reato, è un fattore che può essere discriminante nella stragrande maggioranza dei contesti di tutti i giorni... (potrei parlare per me e basta, ma abbiamo un archivio di storie che testimoniano un dato più oggettivo).
Ecco... con una società tale per cui, avvertendo il peso dei pregiudizi, dei ragazzi o ad'esempio uomini maturi già inseriti nella società, arrivano... dopo anni.. semplicemente a capire quale verità non volevano accettare e preferivano nascondere, persino a se stessi...
Con un contesto in cui, accettare questa verità, pone improvvisamente di fronte ad un mondo che sembra molto più complesso da vivere, per un fattore così banale... Mi chiedo.. Com'è possibile parlare di "repressi"?
Dopo che vivo il peso di tanto pregiudizio, quindi, dopo che soffro, rinunciando addirittura ad una parte di me e, con mille sacrifici, giungo semplicemente a poter affrontare la questione senza filtri tra me stesso e quella verità che avrei desiderato fosse diversa... Dopo tutto questo, dovrei pensare che il problema sia mio ed unicamente mio e non, invece, di una società che questo problema, se non l'ha direttamente posto, l'ha semplicemente avvalorato?
Oltre al fatto che, per assurdo... parliamo di società, per semplificare. In realtà è un concetto che alla fine (dal lato pratico della cosa) riguarda la nostra realtà.. Hai ragione quando dici che non è vero che abbiamo tutto il mondo contro.. ma il nostro mondo, è quello fatto dalla persone che abbiamo attorno.. (anche perché il ruolo delle persone sconosciute nella nostra vita non è particolarmente rilevante...)
Ora, di qui a generalizzare, a consigliare a tutti di uscire allo scoperto, se non rischiano episodi di violenza, dove può trovare degli effettivi riscontri con la realtà, nel vissuto delle persone... se non considera niente del loro contesto?
Come si fa a generalizzare, a partire dalla proprie esperienza e dai propri contesti, un modo di fare valido per tutti? Ovviamente, a prescindere che la questione sia suggerita, obbligata... Parlo anche io molto in generale.
Ciò che voglio dire... è che, ad un certo, punto, dopo aver già premesso le questioni di cui ho parlato sopra, arrivi a suggerire una serie di consigli che sembrano poter risolvere in un colpo solo, problemi che migliaia di ragazzi arrivano a vivere nel loro quotidiano, per una miriade di motivi.
Ecco... Consigli, come ti è già stato fatto notare, di ignorare la persona che alimenta il pregiudizio e di ignorare, oltre a questo, anche i suoi modi; anche, tutto quello che fa per mancarci di rispetto... Consigliando oltretutto, per linee generali, di fare questo per sentirsi più liberi..
Mi portano alla mente (scusami l'analogia ma vuole essere solo per rendere l'idea), quei consigli che alle elementari sentivo dare dai padri dei miei amici; quelli, in cui il padre o, suggeriva di ignorare il bullo, oppure di reagire con altrettanta violenza... Col piccolo dettaglio che la questione finiva solo quando un ente terzo prendeva una posizione netta e contraria alla situazione.
Dopo tutto questo, ti chiedo scusa arrofus se son stato un po' veemente coi toni, quello che intendevo dire... E' che:
chi non è dichiarato, chi ha deciso di non fare questo passo, così come invece tu hai fatto... Non solo, non va colpevolizzato (cosa che invece sembrano fare quel termine "represso", usato fuori contesto, frasi come "Il punto è, che se rimaniamo invisibili, come pretendiamo che le cose migliorino?" o il semplice fatto di parlare per via troppo generali, ignorando migliaia di contesti), non solo, non va spinto in direzione contraria (come invece sembrano fare frasi come "se vogliamo convincere il 90% ad occuparsi di noi 10%, dobbiamo far sapere chi siamo noi. Tutti gli omosessuali devono uscire allo scoperto in ogni parte dello stato, ovunque essi siano. Avvocati, medici, accallappiacani. A cominciare da questa stanza."
Ecco, io dico a cominciare da questo forum.)ne convinto verso soluzioni di chissà quali tipo...
Chi non ha fatto quello che hai fatto tu, ha il suo contesto davanti, i suoi problemi, che in quanto tali, vanno rispettati.
Tutto questo, implica che tale persona vada supportata... Affinché possa essere se stesso, affinché possa inquadrare, secondo i suoi modi e la sua realtà, quali sono gli ostacoli che si frappongono fra lui e una vita più serena...
Di certo, a mio parere, non va spinto ad ignorare tutto questo.. Specie in nome di un NOI, che non dovrebbe esistere (Gli Etero (LORO), sono persone qualunque ) o in nome di una soluzione, che vuole già, di base, ignorare tutto quello che sono e tutto quello che hanno di fronte.
Giusto per concludere, prendi tutto questo come una posizione personale. Ho trovato ingiusto il modo di porre la questione, ma vedi il tutto sempre, come un'opinione personale.