Credo che la posizione di una madre sia ben diversa: una madre ha delle aspettative, può convicersi d'avere delle avuto delle colpe o carenze nei confronti del figlio.Amleto ha scritto:Icaspita mi dico, se una madre può avere un limite del genere nei confronti di un figlio, figurati gli amici!
Ad un amico non frega poi molto. Dover tacere un lato di sè agli amici ti limita molto e limita anche l'amicizia in sè; un "amico" a cui non puoi svelare qualcosa di così cruciale come il tuo orientamento resta di fatto un conoscente, in particolar modo se vivi il tuo orientamento (frequenti altri gay o hai un compagno).
Nel tuo caso mi sembra però davvero fondamentale accettarsi appieno, prima di fare CO.
La ricetta dell'accettazione di sè non esiste; io posso dirti quali sono state le componenti che mi hanno consentito di farlo:
1) innamorarmi di un ragazzo e capire di provare altro, oltre a delle mere pulsioni sessuali;
2) riconoscere di non essere solo (PG è stato fondamentale in questo)
3) leggere quanto più possibile in merito a psicologia omosessuale, teorie sull'origine dell'omosessualità, omogenitorialità (PG contiene molto materiale a riguardo);
4) conoscere altri ragazzi gay e frequentare ambienti gay, per capire quanto di falso vi sia negli stereotipi (gli stereotipi esistono, ma non sono la norma, bensì l'eccezione);
5) in ultima istanza fare CO: è stato il passo finale, che ha normalizzato la mia vita, ma che non sarebbe stato possibile se non mi fossi documentato a dovere e non fossi stato in grado di spiegare le mie motivazioni e reggere un confronto. Ora mi dedico al volontariato in Arcigay e sono orgoglioso di ciò che sono e ciò che faccio; riconosco che la vita di un gay sia più difficile di quella di tanti altri, ma, del resto, ognuno ha le sue. Dobbiamo prendere quello che viene con filosofia.