Mia madre è stata la prima in assoluto a saperlo, precedendo di pochi giorni mio padre, eppure non avevo un rapporto sereno con loro, ero semplicemente arrivato al limite di sopportazione della cosa (avevo 18 anni e lo sapevo da 6, a quel tempo pensavo che bastasse avere fantasie con maschi per essere omosessuali) ed avevo estremo bisogno d'aiuto, e la difficoltà è stata anche approcciarmi ad una modalità di dialogo che ormai con loro avevo dismesso da parecchio (lìadolescenza, si sa, può essere complicatissima). Ho semplicemente parlato dicendo che provavo attrazione fisica per il corpo maschile, tralasciando l'aspetto sentimentale perché non me la sentivo di mettermi così tanto a nudo su una questione sia delicata che di difficile comprensione per me stesso (che dura tuttora).
Ho continuato con due terapeuti (proposti caldamente dai miei, e da me assolutamente accettati), mentre la quarta persona a sapere di me è stato il mio ex migliore amico (etero), il primo ragazzo che mi aveva messo in crisi ( avevamo 20 quando gliel'ho detto). Con lui la cosa è stata abbastanza brutale: non lo vedevo (per mia scelta) da due anni e lui non capiva che cosa avesse potuto farmi di tanto grave nonostante io l'avessi rassicurato che non mi aveva fatto niente, poi quando finalmente si erano create le occasioni per incontrarci gli chiesi :"Se mi guardi che cosa vedi?" e lui, tranquillissimo, fa il mio nome. Io: "No, te lo dico io: un frocio!" .Ritenevo più sensato definirmi direttamente come tale, sebbene pure allora varie cose non mi tornassero, ma volevo affrontare la situazione nella sua variante più difficile, così se con il tempo mi sarei scoperto effettivamente omosessuale avrei già avuto effettuata la fatica maggiore. Oggi mi pento di questo, avrei dovuto spiegarmi nei dettagli, esporre tutti gli elementi etero che avevo e che stonavano con il quadro dell'omosessualità, ma non volevo dare l'impressione di uno che si inventasse frottole pur di non accettarsi: avrei dovuto fregarmene e dire la situazione esattamente com'era, se poi voleva credermi, bene; altrimenti pazienza.
Comunque lui silenzio di tomba (va be', non è mai stato un logorroico

). Incomincio a raccontargli tutto, impiego qualche ora, pomeriggio sfiancante sia per me che per lui (per la cronaca, non ci siamo più sentiti).
Con i parenti sono venuto allo scoperto tra due ed un anno fa, semplicemente parlando, ed è stato molto più facile di quanto credessi. Certo lì per lì l'imbarazzo c'era, ma sono stati molto disponibili ed in breve l'imbarazzo se n'è completamente andato, anche perché sono il primo a scherzare sull'omosessualità, e questo distende parecchio. Tanto per la cronaca, eravamo al termine di una cena a casa loro, ah, e mia cugina si è pure scocciata perché non gliel'avevo detto prima!

Da un altro zio, seppure lì per lì si fosse "sbiancato" poiché non se lo aspettava, mi sono sentito dire "Qua nessuno è omofobo!", e mi ha sorriso.
Altri svuotamenti di sacco con coetanei, allora: due amiche delle Superiori (che adorano i gay, come varie ragazze al giorno d'oggi), una ragazza che mi veniva dietro dalle Medie e che lì per lì l'ha presa davvero molto male, ah e poi un mio amico sempre di scuola. Per ora mi fermo qui (c'è anche qualche collega universitario, che si è mostrato molto tranquillo sulla cosa).