La menzogna

La difficoltà di uscire allo scoperto
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candido
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La menzogna

Messaggio da candido » sabato 10 agosto 2013, 16:51

In famiglia,tra amici, ogni volta che mento o mi nascondo è come se uccidessi una parte di me,come se la umiliassi e le gridassi:" non hai dignità di esistere".
I miei sentimenti,i miei pensieri,i miei desideri,le mie paure che gridano dal fondo di un pozzo,inascoltati. Il sè autentico immolato in nome di una vita socialmente accettata.
Il prezzo di tutto questo? Anche per un solo istante,smettere di esistere.
Questo mio preambolo per chiedervi: come vi sentite quando mentite su voi stessi? Quanto ne risentono le vostre relazioni in termini di autenticità? Vi viene mai il dubbio che forse ogni tanto andrebbe data l'opportunità agli altri di conoscerci,correndo anche qualche rischio ma con la possibilità di scoprire che non sempre l'ostilità che percepiamo è reale ?

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orachefaccio
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Re: La menzogna

Messaggio da orachefaccio » sabato 10 agosto 2013, 17:59

Volevo creare un topic su un tema simile, ma ecco che l'hai fatto tu, candido. Grazie!

Inizialmente mi chiedevo perché l'omosessualità debba avere un effetto così forte sulla mia vita. Alla fine è solo un aspetto, non è quello portante, ci sono tante cose, amici, carriera, interessi, hobby, passioni. Eppure, mi è sempre sembrato che, a causa della mia sessualità, mi stia privando di molto altro. E l'idea che me ne sono fatto col tempo è che rinunciare alla mia sessualità mi ha in realtà trasformato in un essere che ripudia tutto ciò che desidera e che alla fine vive esclusivamente di routine, senza mai chiedersi davvero verso cosa il mio corpo e la mia mente vogliano in realtà andare. Un'enorme menzogna che mi ha reso, a mio avviso, incapace di vivere qualsiasi realtà (anche tutti i rapporti interpersonali, e credo proprio tutti, nessuno escluso, anche quello con me stesso!) in maniera, appunto, autentica. Mi sento spesso una marionetta, che non sa dove andare (che ritengo sia una cosa positiva) e non prova nemmeno a mettersi nelle condizioni di capirlo (che di positivo ha invece poco). Come mi sento quando mento a me stesso? Non mi sento. Reprimo qualsiasi emozione.

Ieri ho incontrato un uomo gay di 36 anni, nella città dove vivo, presentatomi da un amico cui avevo confidato i miei dubbi e che, sentendo che non avevo amici gay, mi ha proposto di incontrare questo suo conoscente (finalmente qualcuno che aiuta in maniera concreta!). Gli dicevo delle esperienze strane in cui mi sono catapultato pur di evitare la mia solita staticità (nudo con un ragazzo nei vicoli di una città estera) e mi diceva giustamente che mi posso benissimo cercare delle situazioni molto più normali. Effettivamente, la vivo come una cosa off-limits, una sfida alle regole (cosa che tuttora non mi dà certezze sul mio essere gay o meno - e a riguardo provo a convincermi del fatto che non devo necessariamente etichettarmi in una qualche maniera e che devo invece lasciarmi libero di vivere le situazioni come le voglio).

Quest'uomo, nonostante non ci conosciamo a parte per la chiacchierata di ieri sera, mi ha invitato alla sua festa di compleanno (che è anche quella di alcuni suoi amici e del suo fidanzato), un'occasione per incontrare gente. Mi diceva che alcuni degli invitati (relativamente pochi e la cosa mi ha sorpreso un po') sono gay e dopo la festa si sposteranno nel bar gay più conosciuto (dei pochi) della città. Mi sa che lo correrò, il rischio! Il rischio che altri conoscenti mi vedano con loro. L'alternativa è aspettare in eterno! In cambio, magari conosco qualcuno con cui instaurare un rapporto un po' più autentico di quanto non riesca a fare in generale!

Non so quanto questo significhi effettivamente dare la possibilità agli altri di conoscermi, perché per ora si tratta solo di un cercare di superare i limiti e finora non c'è nessuno con cui riesca a condividere davvero tutto, ma forse è un aiuto concreto che mi sto dando nell'obiettivo di non sentirmi più in colpa. Quando ci sarò riuscito, forse potrò provare a farmi conoscere, perché io stesso non la vivrò più come un blocco. Ecco, forse sto provando a ridare a quella parte di me e a tutto me stesso di conseguenza, considerando che la non accettazione della sessualità si è estesa ad una più generale mancanza di volitività cui provo a rimediare un po' forzatamente, la dignità di esistere.
"E non vi è niente di più bello dell'istante che precede il viaggio, l'istante nel quale l'orizzonte del domani viene a renderci visita e a sussurrarci le sue promesse." (Milan Kundera, traduzione mia)

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candido
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Re: La menzogna

Messaggio da candido » domenica 11 agosto 2013, 15:00

Ciao Orachefaccio :)
orachefaccio ha scritto:rinunciare alla mia sessualità mi ha in realtà trasformato in un essere che ripudia tutto ciò che desidera e che alla fine vive esclusivamente di routine, senza mai chiedersi davvero verso cosa il mio corpo e la mia mente vogliano in realtà andare. Un'enorme menzogna che mi ha reso, a mio avviso, incapace di vivere qualsiasi realtà (anche tutti i rapporti interpersonali, e credo proprio tutti, nessuno escluso, anche quello con me stesso!) in maniera, appunto, autentica.
Provo spesso la stessa sensazione. E mi rendo conto che a portarmi a questa condizione siano state le esperienze in famiglia,a scuola,tra coetanei,vissute in un ambiente omofobo,chiuso alla diversità e intriso di pesanti pregiudizi. E' stata,secondo me,una strategia di adattamento e di sopravvivenza. Ma che ora sicuramente non funziona più. E che ha fatto parecchi danni,con i quali ora mi ritrovo a dover fare i conti.
Pomeriggio vorrei parlar di me ad una cara amica che conosco da quando avevo 11 anni. Ci vediamo spesso,so che non avrebbe nulla contro di me e non cambierebbe nulla per lei,eppure non riesco a lasciarmi andare,non riesco a fidarmi e a confidarmi in maniera sincera. Quest'atteggiamento così diffidente,sulla difensiva,è un tratto che ormai mi appartiene e da cui non riesco a separarmene. Filtrare e reprimere pensieri,emozioni,sentimenti è diventata una costante in ogni situazione e in ogni rapporto. E questo rende le relazioni superficiali,sterili,incomplete. In queste condizioni come si può creare qualcosa di intimo,di sincero,di autentico? Figuriamoci una relazione vera e propria. Non voglio più che sia così,però.
L'opportunità di cui parli fai bene a sfruttarla,se ti senti di farlo. E' importante essere prudenti e stare attenti,ma è anche vero che per creare qualcosa di bello e vero,è necessario lasciarsi andare,fidarsi un po' di più e condividere le nostre sensazioni,i nostri dubbi e paure,i nostri sentimenti. Per vincere quasi questa dimensione "autistica" dell'esprimere sentimenti e del comunicare,a cui condizioni un po' ostili ed esperienze difficili spesso possono portare.

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los
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Re: La menzogna

Messaggio da los » domenica 11 agosto 2013, 15:48

eh!! ...cosa fai...
..la vita è tua...e solo tu sai nella tua vita e nel tuo ambiente come puoi vivere.
Quello che puoi sentire dagli altri...succede solo agli altri.
Tu sai la tua famiglia...i tuoi parenti...i tuoi amici...gay e non quanto possano essere omofobi o altro.
E' una vita difficile in un mondo difficile ed assolutamente impreparato.
Ma poi ricordati una cosa... ed è che si può benissimo avere una vita da gay normale anche senza doverlo sbandierare a tutti...in fondo riguarda il tuo lato sessuale ed emotivo...altresi faresti la fine di tutti gli etero che sbandierano le loro scopate in goliardia.
La comunità per avere un senso dei gay ha bisogno di vedere persone normali e tranquille...non carrozzoni e via discorrendo...
Non potrà mai esistere una seconda possibilità.

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orachefaccio
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Re: La menzogna

Messaggio da orachefaccio » domenica 11 agosto 2013, 15:50

candido ha scritto:Ci vediamo spesso,so che non avrebbe nulla contro di me e non cambierebbe nulla per lei,eppure non riesco a lasciarmi andare,non riesco a fidarmi e a confidarmi in maniera sincera.
Questa situazione si crea spesso anche con me. E' la mia parte razionale che mi fa essere troppo presente a me stesso. Quando mi trovo con un amico e nella mia mente si fa strada l'idea di poterne parlare, spesso mi convinco pian piano sempre di più, ma alla fine, a meno che la situazione utile non scompaia (l'amico va via, si cambia discorso e il nuovo non aiuta), prevale una sensazione di essere troppo cosciente di me stesso e del luogo dove mi trovo, del fatto che l'altra persona non è sulla mia stessa lunghezza d'onda, del fatto che non siamo perfettamente in sintonia come amici, insomma, non è il momento giusto ed è meglio non pensarci più.

Mi succede una cosa simile quando voglio tuffarmi da uno scoglio un po' alto. Ci penso mille volte e intanto una fila di persone scorre e chi è dietro di me lo devo lasciar passare e mentre li guardo andare, provo a convincermi che alla fine non è rischioso, l'acqua è abbastanza profonda, non ci sono rocce sporgenti, io so controllare bene la respirazione e basta soltanto che mi lanci bene in verticale in modo da non avere shock, specialmente agli arti. Nulla da fare. Se non cambio metodo non mi tufferò mai, è più forte di me.

Allora ho risolto così. Se so che il tuffo è sicuro, ossia tutte le condizioni sopra sono rispettate (e si tuffano persino i bambini di 5 anni, l'ultima volta da uno scoglio alto 9 metri), devo SOLO pensare a tuffarmi in verticale. E a tuffarmi. E lo faccio. E non mi faccio male, va tutto bene. Succede che mi sento strano, che ho osato, ma intorno tutti quanti continuano semplicemente a tuffarsi come facevano prima.

Lo stesso metodo ho usato con le persone di cui mi fidavo. L'ho detto, punto. Si crea immediatamente una situazione un po' surreale, che è quella che si prova a evitare quando sei nella modalità 'razionale', ma è fisiologico che sia così. Non lo sarebbe solo con il tuo migliore amico di sempre con cui hai condiviso tutto e sei nell'intimità più totale. Piuttosto raro. In compenso però, superato il momento surreale, arriva la conversazione sincera, all'inizio ancora destabilizzante (cosa starà pensando di me ora? che faccio, meglio se sparisco?), poi tranquillizzante (ah! ok... non mi sembra ci sia niente di male...) e magari anche appagante (se vuoi ti faccio conoscere un amico gay così almeno ne parli con qualcuno che ti capisca!, oppure: ah, beh allora ti racconto anche un'esperienza mia, che rimanga tra noi però ok?) e che intensifica il rapporto.

Non so se questa shock therapy funzioni, di certo non sarà la migliore, ma è quantomeno un modo per liberarmi di pesi indesiderati, con i quali resterebbe sempre difficile approcciarmi agli altri per la paura di aprirmi, aggiungendo in prima persona una causa alla mancanza di rapporti sinceri. Forse alcuni di questi che sto creando sono rapporti forzati al contrario, anziché forzatamente chiusi, forzatamente aperti, nella speranza che riesca a bilanciare almeno quelli futuri. O forse no, è un metodo per aprirmi con le persone di cui voglio fidarmi, e chi vuole ascoltare sarà in grado di capire e riportare il surreale al confidenziale.

Ovvio, la valutazione (razionale!) che la persona quantomeno non ti insulterà e non parlerà di te ad altri va fatta, come per il tuffo, ma alla fine si riduce solo a quella. Il resto è tutto soltanto un blocco psicologico.
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tobias
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Re: La menzogna

Messaggio da tobias » domenica 11 agosto 2013, 19:30

Candido ha scritto:come vi sentite quando mentite su voi stessi? Quanto ne risentono le vostre relazioni in termini di autenticità? Vi viene mai il dubbio che forse ogni tanto andrebbe data l'opportunità agli altri di conoscerci, correndo anche qualche rischio ma con la possibilità di scoprire che non sempre l'ostilità che percepiamo è reale ?
Premessa: della mia omosessualità non ho mai parlato ad alcun familiare o amico.
Certo, dover "mentire" (o meglio, non dire tutta la verità) alle persone a cui tengo non mi fa piacere. Io sono ormai dell'idea che non bisogna dare eccessiva impotanza al coming out, come se il non essere dichiarati significasse necessariamente e in modo assoluto il non essere se stessi. Ovviamente sarebbe bello che tutte le persone a cui teniamo sapessero di questa nostra caratteristica, che ha una sua importanza rilevante.
Io penso che comincerò a rivelarmi piano piano, senza troppa fretta, alle persone più vicine e di cui ho maggiore fiducia. Non mi interessa far sapere a tutto il mondo (ma neanche a tutto il mio paese) che sono gay....del resto non tutti gli etero, quando si fidanzano (e quindi dimostrano la loro eterosessualità) non sbandierano necessariamente la cosa ai quattro venti: lo dicono ai loro famigliari e agli amici più vicini. Come dice giustamente los:
Ma poi ricordati una cosa... ed è che si può benissimo avere una vita da gay normale anche senza doverlo sbandierare a tutti...in fondo riguarda il tuo lato sessuale ed emotivo...altresi faresti la fine di tutti gli etero che sbandierano le loro scopate in goliardia.
Vorrei, appena posso, rivelarmi ad una mia amica, di cui mi fido ciecamente e che reputo una persona in gambissima. Ti capisco però, Candido, quando dici che comunque, nonostante tutto, non ci si riesce a fidare e alla fine non si dice nulla. Ha assolutamente ragione Orachefaccio nel consigliarti: stabilito che con quella persona non ci sono rischi, bisogna smetterla di scervellarsi troppo e "tuffarsi"! Insomma, il modo migliore per fare le cose è farle! :D
Los ha scritto:La comunità per avere un senso dei gay ha bisogno di vedere persone normali e tranquille...non carrozzoni e via discorrendo...
Non dici male los.... capisco che di fronte ad una società che rifiuta e fa finta di non vedere l'omosessualità sia un po' fisiologica una reazione opposta, forte, che vuole sbandierare, alcune volte eccessivamente, questa realtà. Bisognerebbe però, come dici tu, cominciare a pensare che forse un'ottima "arma" per combattere l'omofobia sia quella di dimostrare quanto di normale, di poco astruso, dopotutto, ci sia nell'essere omosessuali. Anziché dire urlando ai quattro venti "sono orgoglioso di essere gay!!!!", bisognerebbe dire a chi c'è vicino "Sono gay, e allora??? qual è il problema?"

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Re: La menzogna

Messaggio da candido » domenica 11 agosto 2013, 20:45

Sono uscito pome con questa mia amica a prendere una granita e ne abbiam parlato!
E' successo più o meno così:
orachefaccio ha scritto: L'ho detto, punto. Si crea immediatamente una situazione un po' surreale, che è quella che si prova a evitare quando sei nella modalità 'razionale', ma è fisiologico che sia così. Non lo sarebbe solo con il tuo migliore amico di sempre con cui hai condiviso tutto e sei nell'intimità più totale. Piuttosto raro. In compenso però, superato il momento surreale, arriva la conversazione sincera, all'inizio ancora destabilizzante (cosa starà pensando di me ora? che faccio, meglio se sparisco?), poi tranquillizzante (ah! ok... non mi sembra ci sia niente di male...) e magari anche appagante (se vuoi ti faccio conoscere un amico gay così almeno ne parli con qualcuno che ti capisca!, oppure: ah, beh allora ti racconto anche un'esperienza mia, che rimanga tra noi però ok?) e che intensifica il rapporto.
L'unica differenza è che non conosce ragazzi gay,ma solo una ragazza lesbica :lol:

Tobias, il desiderio,quasi necessità, di fare coming out (con una persona di cui ti fidi e a cui vuoi bene) in me non è nato per il gusto di dire "sono gay". E' stato un bisogno di sincerità,e mi ha permesso,almeno per una volta, di essere autentico,me stesso,con una persona cara(e di riflesso,anche con me stesso). E' stato un modo per potermi liberare di tutti quei silenzi accumulati,di tutto ciò che sono stato costretto,quasi in maniera sadica,a trattenere per me.
Far CO con questa persona mi è servito per poter ora dirle cosa io provi,quale ragazzo mi piace,la mia situazione in famiglia,le mie paure e i miei timori,e le mie future scelte. Finchè non l'avessi fatto,come avrei potuto mai parlarle di tutto questo,senza "svelarmi"? Ed essendo una persona che vedo spesso,immagina quanto mi pesasse dover filtrare e mettere da parte tutte queste cose,avercela davanti ma non poterle dire tutto ciò che mi passava per la testa,e nel cuore. E in questo periodo che la "questione gay" mi occupa gran parte dei miei pensieri,voleva semplicemente dire non poter parlare di quasi tutto quello che mi riguardava.
Pensa che in questi ultimi giorni,ho preferito trovarle mille scuse piuttosto che vederla e dover continuamente fare questo sforzo.
Hai ragione,non è chissà quale gran passo, non va vissuto come qualcosa di epico,e bisogna stare attenti a chi si ha di fronte,ma se è qualcosa che può aiutare a star meglio,perchè non farlo?

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Re: La menzogna

Messaggio da orachefaccio » domenica 11 agosto 2013, 21:39

Grande candido! :) Credo di capire perché anche tu desideri un po' di sincerità! E considera che tu hai la possibilità di parlare con persone care e affidabili, che conosci da tempo. Non tutti hanno questa fortuna!! Perché non ti fai un salto in chat?
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Re: La menzogna

Messaggio da candido » domenica 11 agosto 2013, 22:07

orachefaccio ha scritto:Grande candido! :) Credo di capire perché anche tu desideri un po' di sincerità! E considera che tu hai la possibilità di parlare con persone care e affidabili, che conosci da tempo. Non tutti hanno questa fortuna!! Perché non ti fai un salto in chat?
Tra poco esco nuovamente con questa ragazza per far 2 passi,e non so che ora si farà..con la chat sono negatissimo e ho davvero poca esperienza,ma mi piacerebbe scambiare 2 parole :)
Quando sei in chat,fammi sapere (anche con un MP) che provo ad addentrarmi in questo nuovo mondo! :D

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Re: La menzogna

Messaggio da orachefaccio » domenica 11 agosto 2013, 22:09

Non posso inviare PM sul forum mi sa :( o sì?? :D
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