che dire, pensavo meglio...

La difficoltà di uscire allo scoperto
LIBERO79
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da LIBERO79 » sabato 19 settembre 2009, 11:31

Almeno l'hai detto a qualcuno Uomo Vitruviano, di me non lo sa NESSUNO, io non riesco nemmeno a immaginare quando e come lo dirò alla mia famiglia, vorrei non dirlo mai sinceramente... ho ancora uno strascico di problemi di accettazione di varia natura...
Sciamano, io alla tua età non l'avevo detto nemmeno a me stesso, tu si, e ne stai parlando, anche se su di un forum in internet. Fidati, sei decisamente più avanti tu nel percorso di accettazione.
Oddio!! Mi sento disperatamente solo. Io ho 22 anni, non ho amici seri, perché mi sono come auto-emarginato, mi sentivo diverso, non condividevo mezzo stereotipo di quelli dei miei compagni come "rimorchiare le ragazze", bere, ballare in discoteca, son stato sempre per le mie.
qui mi sento di consigliarti, a prescindere dalla tua omosessualità. Se ti è rimasto qualche appiglio alla vita sociale, anche 1 solo (un amico/amica, un conoscente con cui ti trovi bene ecc...) sfruttalo a costo di "violentarti" le prime volte. Anche a me non è mai piaciuto particolarmente andare in discoteca/festoni/(be, bere devo dire di si... ;) )/rimorchiare le ragazze.....ma ho avuto la fortuna (con il senno di poi) di aver vicino verso i 20 anni compagni, amici che mi spronavano e mi obbligavano a volte ad uscire con loro, da solo non avrei combinato nulla. Certo, io non avevo la consapevolezza di me che hai tu, quindi era più facile per me "omologarmi" e lasciarmi andare....ma ti assicuro che se all'inizio mi sentivo a disagio, più il tempo passava, più apprezzavo quelle uscite, mantenendo comunque una timidezza/riservatezza di base che mi è propria. Oggi tutto ciò mi manca, non l'andare in discoteca, ma il sentirmi parte di un gruppo, e posso solo biasimare me stesso per questo, ho volutamente allontanato molte persone. Quindi sfrutta l'università Sciamano, non è semplice come alle superiori ma anche lì puoi fare belle amicizie, ripeto, a prescindere dal tuo essere gay.

I pochi ragazzi di cui mi sono praticamente innamorato, non gli ho mai detto niente, non potevo, ho tenuto la cosa per me, passando periodi un po' sul depresso, adesso non so bene cosa farò, ho ancora incertezze. Che casino!
io non ricordo di essermi mai innamorato di un ragazzo, non sicuramente dopo i 14 anni, credo (sto facendo una sorta di auto-psicanalisi in questo periodo) di aver avuto qualche infatuazione tra i 10 e i 13, e ciò mi spaventa non poco, significa che gay praticamente ci sono nato, e dalla reale presa di coscenza traumatica (14 anni) ho rifiutato a tal punto questa cosa di me da impedirmi sino ad oggi qualunque sorta di innamoramento "omo". Di ragazzi ne ho conosciuti molti per vari motivi, possibile che non mi sia mai innamorato di nessuno di loro? anche le mie fantasie sessuali andavano (e vanno tutt'ora) verso emeriti sconosciuti visti per caso in un bar, in una strada o in un locale, e nel momento in cui mi fossi trovato a doverli frequentare abitualmente, tutto l'interesse (anche se solo sessuale magari) svaniva in maniera completamente involontaria. Ce n'è di deduzioni da fare è? ;) Come vedi, anche in questo caso credo tu sia passi avanti a me.

Se tu sei disperato Uomo Vitruviano, sappi che siamo in 2... non so se questo è consolante, o ancora più deprimente, ma la mia situazione è questa.
qui siamo molto diversi, non ho mai detto di essere disperato ( e credo nemmeno tu lo sia realmente) solo molto spaventato/insicuro, ma volenteroso di cercare e trovare una via d'uscita a questo nefasto periodo. Probabilente il fatto che la mia accettazione stia iniziando proprio ora, è indicativa del fatto che a 30 anni i problemi sono altri, l'essere gay è semplicemente una caratteristica personale che da adulti non ha davvero più senso celare. Ho la sensazione che spesso alcuni ragazzi (me compreso a volte) utilizzino questo forum per "crogiolarsi" nel proprio dolore, può essere piacevole e distensivo lo so, soprattutto con davanti lo scudo del monitor, ma è deleterio se ciò rischia di inibire la nostra volontà di farcela nella vita reale. Quindi Sciamano, da me non riceverai parole di compassione/dolcezza che a volte lasciano davvero il tempo che trovano: "povero me", "quanto sono solo" e "sono disperato" sono affermazioni che ho sempre condannato e continuerò a condannare, ti consiglio di reagire, non è facile (chi meglio di noi può saperlo), ma è realmente necessario se vogliamo sopravvivere, anzi, vivere.

Ti saluto

U.V.

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Marco2708
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da Marco2708 » sabato 19 settembre 2009, 12:39

Sciamano ha scritto:Oddio!! Mi sento disperatamente solo. Io ho 22 anni, non ho amici seri, perché mi sono come auto-emarginato, mi sentivo diverso, non condividevo mezzo stereotipo di quelli dei miei compagni come "rimorchiare le ragazze", bere, ballare in discoteca, son stato sempre per le mie.
Io ho 15 anni.. ma è praticamente la stessa cosa! L'unica che posso ritenere mia amica è quella a cui le ho detto di essere gay! Però sono estremamente felice e ottimista.. ragazzi noi siamo giovani, chi più chi meno, ma abbiamo comunque ancora tutta la vita davanti!! Fino a qualche giorno fà ero depresso in continuazione.. ma da quando ho fatto il coming-out con la mia amica mi sento più libero, più felice.. più me stesso.. poi, altra nota positiva ieri sera ho conosciuto nella chat un ragazzo che abita vicino me.. e praticamente la pensiamo allo stesso modo e siamo molto in sintonia.. e abbiamo deciso di incontrarci per un caffè.. penso che doventeremo ottimi amici!! :D Quindi ragazzi, vi ho raccontato tutto questo semplicemente per dirvi che fino a 2 giorni fà non vivevo! Adesso invece sto cominciando a vedere tutto con positività, con felicità, e penso che anche per voi non è mai troppo tardi per "vivere" davvero!!!

Saluti!!
Semplicemente un NORMALE ragazzo GAY!!

voyager79
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da voyager79 » sabato 19 settembre 2009, 13:00

Uomo Vitruviano,
ritorno sull'argomento per chiarire un passaggio in cui probabilmente sono stato poco chiaro, nel vano tentativo di essere sintetico.

Quando dicevo che il passo fondamentale è quello di andare alla scoperta di te stesso, in realtà lo intendevo nel senso più ampio di osservarti nella totalità di persona e non soltanto nella dimensione di ragazzo gay. Anche io ho preso pienamente coscienza ed accettato il mio essere gay, ma ho intrapreso un lungo percorso di auto-analisi (che credo in un altro post tu stesso hai detto di fare), per cercare di capire meglio che tipo di persona sono e soprattutto, in quanto persona, come vivere serenamente la mia condizione di omosessualità in tutti gli aspetti della mia esistenza (famiglia, amicizie, amore, rapporti sociali, ecc...). Probabilmente confrontandoci, scopriremmo che in fondo nutriamo gli stessi dubbi, anche io ho notato diverse analogie nelle nostre rispettive situazioni.

Riguardo al crogiolarsi sul proprio dolore qui nel forum, il rischio c'è, ma preferisco pensare (ed agire di conseguenza) al forum come "piattaforma" di confronto e sostegno reciproco per andare avanti e VIVERE ciascuno la propria vita, pur tra dubbi, incertezze e difficoltà.

Un saluto,
Marco
fiero di essere D.I.V.E.R.S.O.

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Sciamano
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da Sciamano » sabato 19 settembre 2009, 16:49

Uomo Vitruviano ha scritto:io alla tua età non l'avevo detto nemmeno a me stesso, tu si, e ne stai parlando, anche se su di un forum in internet.
Hai ragione la mia situazione è migliore, io fondamentalmente l'ho sempre saputo, ricordo con precisione ogni evento, innamoramento, impressione riguardo questa situazione. E' che non mi decidevo a affrontarla, un po' per inerzia, un po' perché avevo preso le distanze dagli omosessuali: non sono uno di loro mi dicevo, avendo in mente 1000 stereotipi del cavolo.

In realtà con l'università mi si apre una possibilità: non facile, incerta, e soprattutto potrebbe richiedere mosse dagli esiti imprevedibili, devo fare attenzione, e questo mi crea una certa tensione. Inoltre non sono affatto sicuro che troverò qualcuno con cui stare bene, mica basta che è gay... mi son detto: almeno una seria e profonda amicizia, sarebbe già molto, dato che posso dire di non averla mai avuta, forse è anche un po' colpa mia, potessi tornare indietro nel tempo cambierei molte cose (chi non lo farebbe del resto, col "senno del poi" sono piene le fosse si dice...)

Mi sono un po' sfogato... ma hai ragione bisogna reagire sempre e comunque, l'unica cosa che forse è cambiata da quando sono su questo forum è che seppur lentamente, tra difficoltà e incertezze, sto iniziando a reagire.
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da LIBERO79 » domenica 20 settembre 2009, 15:05

Sciamano, mi sembri un ragazzo in gamba, già da solo riesci a darti molte risposte ed è una buona cosa, oltre ciò mi sembri una persona seria e con la testa sulle spalle, ogni tanto tutti abbiamo bisogno di sfogarci ed è umano che sia così. Goditi l'università e cerca di trovare la tua strada utilizzando il giusto mix di ragione/istinto dosando i 2 ingredienti a seconda della situazione. Dopo l'università le occasioni di nuovi incontri si decimano, fattelo dire da uno che ci sta passando. Credo che tu non abbia bisogno di consigli particolari, solo di un altro po' di tempo.
Io non sono un tipo molto complimentoso (si sarà capito) ma non prenderla per indelicatezza, solo sono abituato a parlare in termini di concretezza, e poi....a dire il vero predico bene e ancora razzolo molto male ;)

Ciao

U.V.

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non so se ridere o piangere...

Messaggio da LIBERO79 » lunedì 12 ottobre 2009, 21:03

devo dirlo a qualcuno....quindi visto che per ora l'unico modo è scriverlo qui ecco quanto mi è successo ieri.

Premessa: da 2-3 settimane ho cominciato ad essere vittima di una forte ansia, come mai mi era successo prima, insomma non la solita "agitazione" ma qualcosa di più serio. La cosa si vede chiaramente, e chi mi sta vicino se ne accorge e si preoccupa. Inutile dire che tutto è da ricondurre alla mia vicenda di non accettazione per troppo tempo e alla necessità di aprirmi con la mia famiglia, che unita ad altre vicende stressanti successe negli ultimi mesi ha provocato in me questa reazione malefica (non avevo mai avuto veri attacchi d'ansia, ora so cosa vuol dire).

Comunque...

mia madre da giorni preoccupata cerca di scucirmi cosa ci sia che non va, ed io come mio solito do tutta la colpa al lavoro risultando evidentemente credibile (quasi ci creo pure io..) anche se fino a ieri il dubbio che avesse intuito qualcosa l'avevo....fino a ieri appunto.

veniamo al dunque

Ieri davano la replica di Verissimo (mia mamma lo vede sempre) mentre pranzavo con mia madre (mio padre e mio fratello non c'erano) e vi riporto testualmente quanto è successo:

mamma: sai che dicono che Signorini sia gay? ma secondo te può essere?
io: :shock: ...... mamma......è dichiarato.....ma non lo vedi scusa? (e in quel preciso istante ho ralizzato che ogni speranza che mia madre ci arrivi da sola a capire di me è andata in fumo)
mamma: si, be in effetti un po' si capisce....però....
mamma: sai che il tuo compagno di scuola XXXXXXX dicono che vive con un uomo? dicono che sia così anche lui, ma può mai essere vero?
io:..... :oops: be'....se vive con un uomo penso proprio di si....
mamma: sarà per questo che suo papà è depresso ultimamente.....magari anche lui è gay
io: :shock:
mamma:l'altro giorno eravamo in macchina con papà e ci siamo fermati a chiedere informazioni ad un passante, quello si capiva subito che era gay, aveva delle gambe secchissime (ecco come si fa a capirlo!), il sedere stretto e un barboncino pieno di fiocchi rosa...eppure è stato gentilissimo poverino.....tuo papà non li può proprio vedere, mi fa incavolare!
io: :shock: :roll:
mamma: non è mica colpa loro poverini se hanno gli ormoni sballati, e poi mica sempre vanno con tutti......certo che anche per la famiglia dev'essere difficile, pensa se alla sera a cena mi dovessi veder arrivare Alfredo, il fidanzato di mio figlio!
io: non c'è una faccina così ma la vorrei con il magone camuffato da un sorriso tremolante e con un occhio che si apre e chiude da solo.....
mamma: secondo me anche quello lì seduto (riferendosi ad un ragazzo che c'era a verissimo) è gay, guarda come accavalla le gambe...
io: :(

Bene, oggi l'ansia mi ha lasciato un po' di respiro quindi mi sento anche di riderci su, ma la discussione di ieri mi ha fatto rimettere in discussione quella che ritenevo una certezza, che mia madre fosse una donna intelligente.

Sono onestamente nel panico, non so più come comportarmi, ci è mancato poco che ieri glielo sbattessi in faccia più per scioccarla che per renderla partecipe...e non lo voglio fare.

secondo voi:
a)mia madre ha capito ed il suo è stato un maldestro tentativo di dirmi che per lei sarebbe pesante ma lo accetterebbe;
b)mia madre ha capito e mi sta mettendo in guardia da un eventuale coming out in famiglia, specie con mio padre;
c)mia madre non ha proprio capito un ca##o.

in ogni caso presto lo saprà a prescindere, ma a questo punto ho ancor più paura delle possibili reazioni, se non lo dico tra un po' finisco alla neuro....se lo dico non vorrei ritrovarmela nella stanza accanto.

mi sento stranito...

Ciao

U.V.

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Marco2708
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da Marco2708 » lunedì 12 ottobre 2009, 22:05

Sei in una situazione un po' complicata.. secondo me tua madre non ha capito.. io ho solo 15 anni e certamente non sono in grado di darti consigli seri, ma secondo me è meglio aspettare un po' prima di fare coming-out in famiglia.. questo non significa praticamente nulla, perchè non è rimandando che i tuoi cambieranno idea, ma semplicemente dai più tempo a te stesso, per riflettere seriamente come i tuoi prenderebbero la notizia, magari in questo lasso di tempo incontri anche a qualcuno, e in due, credo sia più semplice parlare!!
A presto!
Semplicemente un NORMALE ragazzo GAY!!

Giovane ignoto
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da Giovane ignoto » martedì 13 ottobre 2009, 11:34

Io non ci leggo molta dietrologia nel discorso che ha riportato Uomo Vitruviano. Mi associo al consiglio di Marco, con cui mi complimento moltissimo per il coraggio. Io ho solo due anni più di te, ma non ci sarei mai riuscito prima. Auguro di cuore Uomo Vitruviano, a Marco, a voyager e a quelli che ce l'hanno fatta tutta la serenità che si meritano.

I complimenti migliori, penso, li dovremmo riservare agli amici (chi ce li ha). Quando ho letto le reazioni dei vostri amici mi sono commosso. Non si sono limitati a capirvi, ma vi sono stati vicini. E che amici sarebbero, altrimenti? Beh, è vero. Ma vi assicuro che l'amicizia vera mi sembra sempre di più una merce rara.

Un abbraccio a tutti.

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progettogayforum
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da progettogayforum » martedì 13 ottobre 2009, 18:26

Ciao Uomo Vitruviano, ciao Marco, ciao Giovane ignoto,
mi è stato fatto notare più volte che i miei interventi in materia di coming out forse risentono troppo del clima di 40 anni fa, e almeno in parte è vero, probabilmente ci sono parecchie cose che non riesco a capire. Francamente non credo che il coming out possa realmente e sostanzialmente migliorare la situazione di un ragazzo gay, cioè che possa farlo stare meglio, cosa che potrebbe, se mai, accadere se quel ragazzo riuscisse a costruire un rapporto serio con un altro ragazzo. Da quello che vedo, e non solo dai miei ricordi di 40 anni fa, il coming out ha ancora una caratteristica di rischio notevole. Quello che dice Marco mi sembra molto sensato, in altri termini si può pensare al coming out solo se oggettivamente tutte le condizioni sono favorevoli, in caso contrario si rischia di mettersi da sé in situazioni poi quasi ingestibili. Con gli amici, se non capiscono e se cambiano modo di fare, è sempre possibile prendere le distanze e al di là del pericolo che mettano in giro troppe chiacchiere non ci sono in realtà troppi rischi, ma in famiglia la situazione è molto diversa. Se un ragazzo non convive con i genitori ed è economicamente indipendente può anche permettersi il coming out in famiglia perché se per caso avvertisse, dopo, un’aria pesante potrebbe starsene per conto proprio, ma se un ragazzo dipende economicamente dai genitori e convive con loro il coming out può portare a situazioni decisamente sgradevoli. Questo non accadeva solo 40 anni fa ma accade anche oggi e non di rado. Quindi sempre pensare molto bene prima di fare scelte che sono irreversibili e che possono cambiare pesantemente le condizioni di una convivenza familiare. Chi ha orecchio per intendere intenda.

Giovane ignoto
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Re: che dire, pensavo meglio...

Messaggio da Giovane ignoto » mercoledì 14 ottobre 2009, 0:56

progettogayforum ha scritto:Francamente non credo che il coming out possa realmente e sostanzialmente migliorare la situazione di un ragazzo gay, cioè che possa farlo stare meglio.
No, ti dico per esperienza che non è vero (non sempre, almeno). In una società che impone l'eterosessualità come unico modello ordinario e scontato, un ragazzo gay si trova a dover mentire alle altre persone, soprattutto a quelle migliori o che gli sono più vicine (non sempre le due cose coincidono). In questo senso il cosiddetto coming out non è una confidenza, ma la fine di una menzogna, di un inganno, di una finzione che non può che portare un senso di colpa e di frustrazione al ragazzo che la perpetra. L'inadeguatezza delle persone con cui si spezza quella catena ignobile di menzogne è l'unica variabile che può mettere a rischio la propria serenità. Esclusa quella, non vedo come non si possa stare meglio.
Giovane ignoto ha scritto:Si può pensare al coming out solo se oggettivamente tutte le condizioni sono favorevoli, in caso contrario si rischia di mettersi da sé in situazioni poi quasi ingestibili.
Ehm... non prendetemi per pazzo. Qualche tempo fa mi ero messo in testa di far circolare a scuola la notizia della mia omosessualità. Non avevo intenzione di dirlo io in giro, anche perché ho sempre ritenuto volgare ostentare in pubblico questioni private. Ma certe notizie non hanno bisogno di manifesti per diffondersi, basta un pizzino.

Avevo capito, statistiche alla mano, che non potevo essere l'unico gay in una scuola (praticamente tutta maschile) di trecento studenti. E pensando che altri ragazzi potevano sentirsi soli, autoemarginati, frustrati come ero stato io, credevo che questo avrebbe potuto almeno aiutarli. Io, dal canto mio, non avevo nulla da perdere. Da un po' di tempo a questa parte i rapporti non i miei compagni di scuola non possono che migliorare. Se non lo ho fatto è soltanto perché ho capito che da solo non avrei potuto aiutare nessuno. In una scuola di ragazzi omofobi c'è bisogno che gli insegnanti portino avanti un'opera di educazione che non sono in grado di affrontare. A prescindere dalla loro volontà, non hanno gli strumenti per poter affrontare dei pregiudizi radicati, non hanno fatto studi di psicologia che li mettano in grado di farlo. E allora la reazione violenta che avrebbe prodotto la mia notizia non sarebbe potuta che essere controproducente e dannosa per quei ragazzi che presuntuosamente mi arrogavo di volere aiutare.

Ma nell'ipotesi utopica di una scuola capace di fronteggiare pregiudizi sociali, con professori adeguatamente preparati, perché, Project, non avrei dovuto farlo?

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