Ma perchè non si arrabbino!!!

La difficoltà di uscire allo scoperto
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progettogayforum
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Re: Ma perchè non si arrabbino!!!

Messaggio da progettogayforum » martedì 2 febbraio 2010, 22:41

COMING OUT CONTRO LA DEPRESSIONE

Sono stato contentissimo di leggere questa discussione e di parteciparvi perché è proprio una cosa seria che dà l’immagine dei diversi modi di affrontare la questione e chiarisce molto bene anche i rischi oggettivi che il coming out comporta.
C’è solo una cosa che vorrei aggiungere e riguarda la valenza psicologica strettamente individuale che, al di là del rischio sociale,il coming out in certi casi comporta. Parto da una situazione reale. Giorni fa mi ha contattato un ragazzo con una mail in cui era evidente il tentativo di cercare di resistere, con quella mail, a una depressione sottile e invasiva. Un provare a fare qualcosa accompagnato da un sostanziale scetticismo di fondo. La sera ho parlato a lungo con quel ragazzo. Il dialogo era difficile e impacciato ma avevo l’impressione che servisse a qualcosa. Siamo partiti da una frase della sua mail “Sono gay, purtroppo!” Per arrivare alla conclusione che bisognerebbe dire, invece: “Sono gay e sono felice di esserlo, ma purtroppo vivo in un mondo di gente che non usa il cervello e non vuole aprire gli occhi!” Alla fine della serata quel ragazzo sembrava forse meno pesantemente depresso. Mi ha chiamato la sera seguente e mi ha detto che aveva fatto coming out con i genitori, che gli avevo risposto che era solo un po’ confuso, ecc. ecc.. In pratica i genitori non hanno affatto capito il discorso del figlio e hanno fatto di tutto per minimizzarlo, con il solito consiglio di consultare uno psicologo. Bene, quel ragazzo, pur perfettamente cosciente che il suo rapporto con i genitori non sarà più quello di prima e sarà probabilmente assai più problematico, sembrava completamente trasformato, abbiamo parlato a lungo e della depressione del giorno precedente non c’era rimasta traccia, aveva tirato fuori la sua personalità, che era stata compressa per anni e se ne sentiva sollevato e orgoglioso. In sostanza per quel ragazzo il coming out ha avuto il valore di un’affermazione della propria personalità e sono portato a credere che la tendenza a lasciarsi andare alla depressione non tornerà più, perché quel ragazzo ormai combatte per se stesso, per ciò in cui crede, per una realtà che per gli altri e un male morale o una malattia mentre per lui è un valore. Non avevo mai pensato che il coming out potesse avere anche un valore individuale enorme in termini di rivendicazione della propria autonomia e della propria individualità, ma devo dire che l’evidenza dell’esperienza concreta mi porta a pensare che nonostante tutti rischi che comporta, in certi casi, il coming out possa essere un ottimo antidoto della depressione. Tanto va detto per dovere di onestà anche da chi è portato a consigliare sempre la prudenza.

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Sciamano
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Re: Ma perchè non si arrabbino!!!

Messaggio da Sciamano » martedì 2 febbraio 2010, 23:22

Stevo apprezzo molto il tuo coraggio, vorrei abbracciarti e comunicarti tutta la mia solidarietà per la tua intenzione di dare un'immagine normale delle coppie gay. Gli interventi di Project sono riflessivi e prudenti ed è bene non essere precipitosi. Almeno almeno bisogna essere ben consapevoli di ciò a cui si può andare incontro, è stato già detto, ma cmq:

1- Gli sguardi della gente possono essere un po' sullo scandalizzato, oppure qualcuno ogni tanto potrebbe prenderti in giro... e si spera non vada oltre.

2- Ci sono molti lavori (specialmente quelli a contatto con il pubblico) in cui nessuno vorrebbe un omosessuale dichiarato, c'è rischio che trovano una scusa per mandarti via, o non ti assumono.

3- Famiglia e amici possono reagire in modo imprevedibile e occorre essere pronti a tutto (perdita di amicizie, clima pesante in famiglia, etc.), non è detto che succede, ma occorre mettere in conto questa possibilità.

4- Non è facile trovare un ragazzo di cui ci si innamora e che è omosessuale, purtroppo la maggior parte sono NON dichiarati, e questo riduce ulteriormente il numero di ragazzi tra cui potresti un giorno incontrare il tuo compagno... è anche vero che se uno vive nascosto è molto difficile incontrarsi (quindi il male non è forse così grave...)

5- La GRAN PARTE delle persone con cui interagisci sono pieni di stereotipi e confusione nella testa, dichiararsi omosessuale per molti di questi equivale a dire: voglio travestirmi da donna (si confonde omosessualità e transessualità); a me piace fare sesso in un certo modo... (molti riducono il tutto al sesso e nemmeno hanno idea che si può essere omosessuali e non desiderare certe pratiche, verso cui non voglio dir nulla di male, è solo che la dimensione affettiva, la più importante, nemmeno la pensano...); voglio andare al gay pride e fare mille follie eccentriche (c'è chi non sospetta che si può essere omosessuali anche in modo assolutamente normale, e che dipende dal carattere, non dall'orientamento, fare l'eccentrico). Quello che intendo dire è che uno decide di mostrarsi con una certa "etichetta", senza rendersi conto che la gente te ne appiccica molte altre sopra senza che tu vorresti... e che non centrano niente.

Tra le cose positive:

1- Si inizia a dare un'immagine diversa dell'essere gay.

2- Si può essere sé stessi fino in fondo e liberamente.

3- Per certi aspetti (che non vanno sopravvalutati) ci si riesce a muovere meglio in cerca di amicizie, e di un ragazzo, perché si può essere trasparenti.

4- Non l'avevo pensata, questa cosa che ha aggiunto Project: sentirsi in cuore un'obiettivo che può avere effetti benefici sull'umore, sulla voglia di vivere, sul desiderio di cambiare la mentalità spesso incrostata dal pregiudizio...

Detto questo, io sono con te Stevo! Nessuno ha l'obbligo di fare il martire, come dice Giovane ignoto al cui mi associo, ma se qualcuno non fa un "di più", non crea un certo attrito (che per "discrezione" non si vorrebbe mai vedere...) con i mille stereotipi della gente, le cose non cambieranno mai.

Semplicemente sarebbe buona cosa (non d'obbligo) trovare la forza di vivere liberamente il proprio amore, anche pubblicamente (senza arrivare a certe incomprensibili indecenze), per mostrare alla gente qualcosa che in TV non vede: una dimensione normale dell'amore tra due ragazzi.

Pensato al coming out ho deciso di farlo quando troverò un ragazzo (sempre che lui voglia fare altrettano). Il problema è che non so quando e semmai lo troverò. Io sono un po' timido e adesso è difficile per me, a che pro dovrei farlo? Sarei contento di dare un'immagine diversa dell'omosessualità, spero di poter vivere normalmente un giorno, o almeno non nascondermi.
Cercare la felicità rispettando gli altri, sarebbe una grande conquista per l'umanità!

Stevo
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Re: Ma perchè non si arrabbino!!!

Messaggio da Stevo » mercoledì 3 febbraio 2010, 1:51

Grazie a tutti per quello che mi avete e avete detto; grazie a Project per le parole di saggezza, a Sciamano per il suo appoggio e le belle parole, e al ragazzo ignoto, che forse rappresenta l'altra faccia della medaglia ...
Non voglio fare il "martire", ma se vivere liberamente me stesso comporta quello, bene, lo affronterò a tempo debito! Ovviamente, faccio solo quello che secondo me è giusto, con la massima comprensione per chi la pensa diversamente o semplicemente pur pensandola come me ha ancora paura a vivere così ... paura più che giustificata!

Grazie ancora! :)

voyager79
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Re: Ma perchè non si arrabbino!!!

Messaggio da voyager79 » giovedì 4 febbraio 2010, 14:44

Vorrei fare una riflessione in merito ad alcune parole scritte da Project:
progettogayforum ha scritto:Non avevo mai pensato che il coming out potesse avere anche un valore individuale enorme in termini di rivendicazione della propria autonomia e della propria individualità, ma devo dire che l’evidenza dell’esperienza concreta mi porta a pensare che nonostante tutti rischi che comporta, in certi casi, il coming out possa essere un ottimo antidoto della depressione.
Dal mio punto di vista, il coming out andrebbe più legato alla questione della affermazione di sé, che costituisce uno degli elementi fondamentali della autostima.

L’affermazione di sé (cito lo psicoterapeuta americano Nathaniel Branden) è la volontà di rendere onore ai propri desideri, bisogni e valori, trovando la forma giusta per esprimerli nella realtà; questo comporta l’essere apertamente quello che si è, trattare se stessi con rispetto negli incontri con gli altri, ovvero, il rifiutare di fingersi diversi da quello che si è per piacere agli altri. In altri termini, affermare se stessi implica vivere, parlare ed agire seguendo le proprie convinzioni ed i propri sentimenti più intimi, scegliendo le forme di auto-espressione più “appropriate al contesto”.

E qui sta il nocciolo del problema per noi omosessuali: se in linea teorica abbiamo il diritto di vivere seguendo la nostra natura, nella pratica ci ritroviamo in contesti che non ci consentono di poterci esprimere in modo autentico e libero.

Quando non abbiamo modo di poterci esprimere sinceramente, non difendiamo ciò che siamo in situazioni in cui sarebbe giusto farlo, in qualche modo infliggiamo una ferita a noi stessi: paradossalmente, spesso siamo noi a ferirci piuttosto che il mondo “etero”.

Porto ad esempio quanto mi è accaduto ieri sera: mentre mi allenavo in palestra, mi accorgo che un gruppo di ragazzi e ragazze tra i venti ed i trenta anni (da cui teoricamente ci si aspetterebbe una maggiore apertura mentale rispetto a persone più grandi) parlavano in toni poco simpatici di un cinquantenne che, dopo vent’anni di matrimonio e due figli, si accorge (o forse finalmente si accetta… ma questo non ho modo di saperlo) di essere gay. Dopo aver sostenuto che a loro giudizio è impossibile un cambio tanto repentino (e qui si nota palesemente come ignorino del tutto le dinamiche che regolano il rapporto comprensione-accettazione per un omosessuale), inizia una vera e propria carrellata di luoghi comuni: “pensano solo a fare sesso”, “sono tutti malati”, “mi fanno schifo”, ecc… citando tutti gli stereotipi visibili in televisione.

L’unica cosa che sono stato in grado di dire è che non è giusto generalizzare, perché certi eccessi sono strumentalizzati dai media per fare spettacolo e perché non corrispondono a realtà: una persona è “eccentrica” perché lo è di natura, non per il suo orientamento sessuale. Probabilmente avrei dovuto aggiungere altro ed insistere, ma la mia atavica paura di incorrere nella disapprovazione degli altri (cosa di cui risento molto), mi ha spinto a non farlo.

Per placare il mio senso di disagio, ho pensato che non ne valeva la pena esporsi così rischiosamente in un ambiente poco ricettivo, eppure è come se avessi dato uno schiaffo alla mia autostima perché, pur disapprovando quel che veniva detto, non sono intervenuto in base alle mie convinzioni.

Ma allora la cosa più saggia da fare è quella di esprimere i propri pensieri, convinzioni e sentimenti, a meno che il contesto in cui ci si ritrova non lo renda una scelta difficilmente praticabile?

Con questo mio intervento non intendo avanzare una risposta definitiva, perché poi ognuno la trova da sé, bensì spero possa servire a comprendere una delle cause che induce in molti gay un fortissimo bisogno di fare il coming out, ovvero l’affermare la propria individualità.

voyager79
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