vita dura

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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pavloss
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Messaggio da pavloss » lunedì 3 ottobre 2011, 1:37

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Alyosha
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Re: vita dura

Messaggio da Alyosha » lunedì 3 ottobre 2011, 2:31

Mi piace molto questo resoconto, mi pare molto pertinente e ragionato. Qualche riserva sull'ultimo punto, del gay che si innamora di un etero. Mi pare che cogli cose di un certo rilievo e tuttavia mi apre una lettura troppo radicale.
i peggiori nemici dei gay sono i gay stessi
Questa frase qui mi pare molto sintetica e incisiva, anch'io per quel che vedo la penso così. Non o se tu ti sei scoperto in età adulta, vedo che nel descrivere ti poni molto all'esterno. Anch'io la vivo un pò così. Non ho molta esperienza, ma a fiuto dando occhiate in certi locali ho "sentito" molto di quello che scrivi.
Tuttavia credo che molto dipenda dal tipo di ambiente, i luoghi condizionano molto le persone e i modi di fare. Qua dentro per esempio noto proprio un'altro stile. Qualcuno forse lo connoterà come "depressivo" e magari quel qualcuno neanche si fermerà a dare un occhiata, chi resta però ha proprio una caratura diversa e si percepisce anche questo abbastanza a pelle. Vie come siti di incontri (non ti intendo per forza chat erotiche) possono sembrare strade più corte, ma ingannano molto. Certamente non è impossibile trovare persone giuste anche là, ma anche quando incontri gente a modo temo che comunque la strada è molto in salita, proprio per il tipo di aspettative che vengono riposte in questi incontri.
L'unico atteggiamento che un pò stona forse è nel modo in cui ti poni. Sei gay anche tu. Con queste cose bisogna confrontarsi per carità e avere i piedi per terra... Però magari la differenza puoi cominciare a farla proprio tu. La gente interesssata ad altro andrà via abbasstanza in fretta, ma questo è un bene. Con chi resta si può cominciare a discutere.

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progettogayforum
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Re: vita dura

Messaggio da progettogayforum » lunedì 3 ottobre 2011, 9:55

Ciao pavloss,
innanzitutto mi fa piacere risentirti e ci tengo a dirlo. Il tuo post mi offre lo spunto per qualche riflessione che penso possa avere una certa utilità anche per altre persone. Chiedo scusa se mi dilungherà un po’. Le cose che dici sono sostanzialmente realistiche. Mettiamo da parte l’ipotesi che tu possa incontrare persone che non hanno tutte le rotelle a posto, cosa che, in rete, in ambienti gay o etero che siano, è comunque certamente possibile e mettiamo anche da parte l’idea che tu abbia incontrato persone in chat erotiche o in siti di incontri, che non sono certamente gli ambienti in cui andare a cercare amicizia o rapporti seri perché sono posti concepiti proprio con finalità radicalmente diverse. Mettiamoci invece in una condizione tranquilla, nella quale puoi conoscere persone gay che non sono casi patologici e non sono nemmeno a caccia di sesso. Che cosa c’è da parte tua e che cosa c’è dall’altra parte? Parlo di un tu generico ovviamente. Tu, tanto più perché non sei giovanissimo, hai in mente delle attese, cerchi qualcosa, ma qualcosa di specifico e analogamente la persona che puoi incontrare. Dietro la parola amicizia ci può essere di tutto, dalla semplice chiacchierata su msn, alla pizza insieme ogni tanto, fino a rapporti di profonda fiducia reciproca che, anche se senza sesso, posso avere una dimensione quasi familiare. Va detto che, in genere, in tutte le cose, investire le situazioni di grosse valenze affettive è molto rischioso e la rapida deriva (in qualche mese) verso linguaggi sostanzialmente amorosi è la spia della debolezza di un rapporto. Solo il tempo (non le parole) può permettere di distinguere le amicizie vere da quelle che non lo sono affatto, ma per un gay, ancora di più se non giovanissimo, è molto facile proiettarsi lontano e credere di avere risolto i problemi della propria vita quando incontra un ragazzo che gli dimostra affetto a qualunque livello e questo comporta che il rapporto si sviluppa sulla base di attese che possono essere sensibilmente sopradimensionate. Ti sei mai chiesto perché tanti gay restano soli per tutta la vita? In genere a questa domanda si risponde dicendo che la società crea tali problemi alle coppie gay ed è talmente difficile per due gay incontrarsi che alla fine le coppie non si possono proprio creare, ma le cose non stanno in questi termini. Per creare dei rapporti di coppia stabili ci vogliono delle premesse di impegno e di serietà reciproca che molto spesso non ci sono. Amare un ragazzo significa amarlo così com’è con i suoi pregi e con i suoi difetti e continuare a restargli vicino anche nei momenti difficili e anche se ci sono altri ragazzi che possono attirarci di più. Anche nel modo etero si vede nettissima la tendenza a non fare coppia, ufficialmente il 50% delle coppie sposate va in crisi fino al divorzio o alla separazione e lì ci sono anche i figli che costituiscono o dovrebbero costituire un collante molto forte, ma le coppie crollano nonostante tutto. L’idea dell’essere in due, del costruire in due è di fatto in crisi e l’individualismo è dominante e questo anche tra i gay. Tante persone reclamano il matrimonio gay, come in Spagna, ma in Spagna i matrimoni gay sono stati pochissimi e non per ragioni di intolleranza ambientale e stanno arrivando le prime separazioni e i primi divorzi di coppie gay. I gay, forse più degli etero, sono portati a vivere di sogni e ad aspettare l’arrivo del principe azzurro che possa risolvere tutti i problemi della loro vita. La cultura della stabilità affettiva gay, cioè della coppia gay stabile, manca quasi del tutto e porterebbe invece benefici enormi, in primo luogo fermerebbe la diffusione dell’aids perché le coppie sarebbero monogame e stabili e poi permetterebbe anche ai gay una vera stabilità affettiva, che peraltro oggi non hanno più nemmeno molte coppie etero sposate e con figli. Mi rendo conto che dico cose che a qualcuno possono sembrare follie e a molti possono sembrare solo utopie ma in piccolo sono possibile. Posso dirti che, anche se il Progetto funziona solo da poco più di 4 anni, ho visto nascere nel Progetto delle amicizie veramente molto significative e tanti ragazzi del Progetto sono anche per me dei punti di riferimento importanti. Dire che queste cose risolvono i problemi di fondo della vita o che incarnano i sogni alimentati per anni e anni sarebbe irrealistico, però queste cose esistono. Ci si sente in chat, si va a prendere una pizza, si fa una chiacchierata su msn, ci sei sente per telefono, certo poi ognuno prosegue la sua vita che è fatta di mille altre cose, d’altra parte un’amicizia non è una simbiosi stretta. Di tanti ragazzi e non più ragazzi conosciuti tramite il Progetto sono veramente entusiasta, mi sembrano ottime persone e con loro mi trovo benissimo. Avrò forse un concetto di amicizia di basso profilo, forse mi accontenterò anche di cose che magari non sono profondissime, ma ti posso garantire che con tanti ragazzi del Progetto si sono creati veri rapporti di amicizia. Non so se dureranno tutta la vita o magari svaniranno nel tempo, ma adesso ci sono e non sono affatto deludenti. Le cose apparentemente non troppo importanti finiscono spesso, se non sono svalutate in partenza, per avere un ruolo importante e per motivare le persone molto più dei rapporti carichi si aspettative che nascono molto intensi e che possono rapidamente trasformarsi in delusioni. Con il mondo (specialmente quello gay) così come è oggi, le prospettive di basso profilo costituiscono una parte importantissima della vita dei gay che le sanno apprezzare. Certo, i sogni sono belli ma la possibilità di tradurli in pratica rischia di essere evanescente e correre dietro ai sogni totalizzanti può portare a spendere la vita a correre dietro all’impossibile.

pavloss
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Re: vita dura

Messaggio da pavloss » lunedì 3 ottobre 2011, 10:56

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pavloss
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Re: vita dura

Messaggio da pavloss » lunedì 3 ottobre 2011, 11:15

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Nicomaco
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Re: vita dura

Messaggio da Nicomaco » lunedì 3 ottobre 2011, 14:08

Proprio in questi giorni mi ponevo questa domanda: ci sarà la possibilità di non essere più guardato con commiserazione (o disprezzo) da tutta la società qualora si sapesse che sono gay?
Non credo.
Almeno qui in Italia per i prossimi decenni.
Occorre essere realisti ed evitare di fuggire in mondi ideali che non esistono (lasciamo stare le battaglie dei gruppi omosessuali politicamente impegnati: per quel che mi riguarda, senza un cambio generale di mentalità e di cultura, per il quale tutti si possono impegnare nel loro piccolo, eventuali vittorie sul piano del riconoscimento dei diritti saranno assolutamente insufficienti).
Tuttavia, rispetto a venti, trenta o quaranta anni fa, le cose anche qui da noi sono un po’ cambiate e sarebbe ingiusto non riconoscerlo.
Io non ho una grande esperienza di relazioni affettive serie. Anzi. Per lunghi anni mi sono auto-imposto una sorta di “raffreddamento” della vita affettiva, perché certe condizioni felici per innamorarsi vissute nella prima giovinezza non erano facili da ripetere più avanti negli anni quando le priorità da soddisfare erano altre (il lavoro per esempio).
Ho anche sentito la sofferenza di questa scelta, che per un etero, il quale non abbia la vocazione per la vita religiosa o la castità volontaria, sarebbe espressione di eroismo allo stato puro.
Ma tant’è.
Cosa dovevo fare?
Ho sempre cercato di non perdere di vista il fatto che la vita è fatta di tante cose e non solo di relazioni amorose.
Questo non significa che non si possano costruire relazioni amicali tra gay in contesti di assoluta normalità e alla luce del sole.
Ci ho impiegato molto per convincermene.
Ma la cosa si è concretizzata quando mi sono imbattuto in PG e ho conosciuto alcuni utenti (non solo in chat e su msn, ma anche nella vita reale).
Così ho toccato con mano quello che già immaginavo e cioè quanto sia importante avere la possibilità di essere completamente se stessi almeno con alcune persone fidate.
Ma non solo.
Mi sono reso conto del valore di un’amicizia tra persone gay (non dichiarate), serie, consapevoli di esserlo e, nel complesso, serene con se stesse.
Del valore della condivisione delle proprie esperienze, delle proprie difficoltà, dei propri timori, ma anche dei momenti di gioia.
Magari le relazioni che sto coltivando da qualche tempo con altri non dichiarati non saranno paragonabili a quelle tra amici che possono vedersi quotidianamente.
Sicuramente, poi, non sono equiparabili ai legami amorosi propriamente detti (che implicano anche l'aspetto fisico).
Tuttavia, per me restano legami importanti, perché creano una sorta di intimità affettiva che unisce parecchio (a qualcuno ho detto che le persone che ho conosciuto è come se le avessi conosciute da sempre): almeno io ho avvertito questo nella mia breve esperienza.
Insomma, tra la solitudine volontaria (che secondo me è una condizione di vita profondamente ingiusta) e la coppia stabile e soddisfatta (che pure c’è, è rara, ma c’è e ha un grande valore), ci sono tante soluzioni intermedie che non vanno affatto sottovalutate e che possono entrare a far parte di un programma di vita felice per chiunque.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

pavloss
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Re: vita dura

Messaggio da pavloss » lunedì 3 ottobre 2011, 14:42

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Nicomaco
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Re: vita dura

Messaggio da Nicomaco » lunedì 3 ottobre 2011, 15:25

Diciamo che nel complesso concordo con la tua analisi. Mi permetterei di aggiungere questo però.

Quello che viviamo oggi è frutto di secoli (anzi millenni) di condanna religiosa, morale, sociale … e anche di incomprensione scientifica (eravamo considerati dei malati fino a circa quarant’anni fa). Non so, però, se sia solo un problema di istintiva ripulsa per l’omosessualità. Nell’antichità, ad esempio, le cose erano diverse: le relazioni omosessuali (in Grecia) erano ritenute assolutamente naturali. Certo. Non erano relazioni equiparabili a quelle che vorremmo oggi (pubblicamente erano non solo tollerate, ma addirittura approvate, se non implicavano contatti fisici intimi e avvenivano tra un adulto e un giovanissimo). Ma erano comunque relazioni affettive sicuramente omosessuali tra persone stimatissime (pensiamo ad un filosofo come Platone ad esempio). Quello che secoli e secoli di condanna e incomprensione possono aver radicato nell’animo umano non è facile stabilire. Sicuramente, come tu dici, sono ancora diffusi un certo disagio e un certo disgusto nello scoprire che una persona che ci è vicina è omosessuale. Ed è la ragione per la quale io ad esempio non ho ritenuto opportuno dichiararmi neanche con i miei genitori (anche se mia madre ha sicuramente capito parecchio di me, tace e non so quanto possa condividere … ma va bene così per quel che mi riguarda …).

Quanto al resto, non ho indicato formule precise. Ho dato una indicazione che tiene conto della mia piccola esperienza e del contesto sociale che non è accogliente. Se lo fosse probabilmente PG non servirebbe.

Poi anch’io posso dire di avere un corpo, di essere attratto dai ragazzi, di sentirmi portato per relazioni sessuali con i ragazzi. Di averle anche desiderate. Ma, ripeto, nella mia vita questa non è cosa che si sia realizzata. Non lo escludo in futuro ovviamente, ma per ora è così.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

pavloss
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Re: vita dura

Messaggio da pavloss » lunedì 3 ottobre 2011, 15:38

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Nicomaco
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Re: vita dura

Messaggio da Nicomaco » lunedì 3 ottobre 2011, 18:58

Pavloss, direi che quello che hai esposto è, a ben vedere, ancora una volta un problema culturale e non d’altro genere.
Nella cultura ci stanno l’educazione, il rispetto per la dignità delle persone ecc. ecc.
Se un gay viene definito “culo” (purtroppo è un’espressione che ho sentito anch’io sulla bocca di un amico etero che stimo moltissimo, per altri versi), il problema è culturale, perché non si dovrebbero usare espressioni offensive verso nessuno e perché si tende purtroppo a far coincidere, per pregiudizio diffuso, l’essere gay con il rapporto sessuale omosessuale e nulla più di questo, mentre è assodato (per esperienza di qualunque gay) che essere gay non è affatto (solo o principalmente) questo.
Se si continua a credere che un gay è di fatto un malato, il problema è ancora culturale e di scarsa conoscenza del tema, visto che l’omosessualità non è più considerata una malattia dalla scienza medica.
Se poi la preoccupazione diffusa è quella – e anche questo purtroppo è vero – di garantire la serenità psicologica agli etero, che non vogliono né vedere, né sentire, né sapere, il problema è parimenti culturale.
Perché, se anche non riflette atteggiamenti omofobici (e questi si sono una malattia), evidenzia una inaccettabile rinuncia a ragionare e una mancanza di rispetto per la dignità delle persone.
E per il superamento di queste carenze culturali occorrerebbe impegnarsi.
Non ho ovviamente ricette, ma la strada è questa (anche PG credo aiuti).
Per quanto riguarda i gay sposati e i problemi di rapporto con le loro mogli, qui su PG ci sono topic che affrontano la delicatezza del tema e ai quali rinvierei.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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