Sono gay: una storia, un consiglio

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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geogio
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Iscritto il: sabato 18 febbraio 2012, 21:53

Sono gay: una storia, un consiglio

Messaggio da geogio » sabato 18 febbraio 2012, 21:58

Ciao a tutti e complimenti per il sito… davvero unico nel suo genere!

Essendo un nuovo iscritto faccio una piccola presentazione.

Non sono più giovincello, ho 36 anni e vivo in una cittadina del Veneto.
Ho creduto di innamorarmi di ragazze due volte… è andata male… ora sono sposate con figli!
Dentro di me penso di aver sempre saputo di essere gay, ma non l’ho mai ammesso.
A distanza di anni ripenso ai giochini d’infanzia con un mio cuginetto e ad un’esperienza in piscina… non ci avevo più pensato…
Quando guardavo qualche porno etero ora so che mi interessavano di più i ragazzi…
Non ci ho mai dato grande peso, anche perché mi sono sempre circondato di intense attività collettive (montagna, sci, musica, …) nelle quali sono tutt’ora molto impegnato.
Da un paio d’anni ho cominciato a vedere qualche porno gay… e ho realizzato di esserlo anch’io.
Non sto male, l’ho presa abbastanza bene…
Non avendo mai avuto una ragazza (e nemmeno un ragazzo) non ho mai fatto l’amore e ora sento il bisogno sia di affetto che di un po’ di sesso, perché finora c’è stata solo la pornografia.
Manco a dirlo di me non sa niente nessuno; penso che molti si chiedano come mai non ho la ragazza (i miei amici sono quasi tutti sposati, e con figli) ma a me non l’hanno mai chiesto.

Fin qui la mia storia e la prima domanda: cosa ne pensate? E’ proprio strano? Sono l’unico così? Grazie.

Per chi ha voglia di leggere ancora, vorrei raccontarvi una storia e chiedere un consiglio a voi che siete certo più esperti di me.

In una delle attività che frequento (ed è un’attività parrocchiale… sì avete capito bene, parrocchiale!) c’è un ragazzo di 31 anni che ora vedo con occhi diversi.
C’è da anni in questa attività e siamo buoni amici, ma io mai l’avevo considerato come possibile ragazzo gay; è che da quando ho realizzato di esserlo io, vedo lui sotto un altro aspetto.
Non so se sia davvero gay, ma vi dico ciò che me lo fa pensare o, meglio, che non me lo fa escludere a priori:
Innanzitutto non ha la ragazza e non parla mai di ragazze, è un tipo a cui piace l’eleganza, se vede una vetrina guarda solo l’abbigliamento maschile e apprezza camicie, cravatte, orologi e quant’altro, cose che apprezzo anch’io, anche se non come lui.
E’ un tipo tranquillo, molto impegnato nella musica, colto, intelligente, sa parlare tre lingue che usa anche per lavoro.
Ama viaggiare e apprezza la cultura, il cinema (di cui è espertissimo) adora la buona cucina e gli piace sciare, cose che condivido anch’io.
Spesso cita suoi amici di università, sempre maschi, con i quali è rimasto in contatto e che ogni tanto va a trovare. Parla anche di alcuni viaggi fatti con loro o con altri amici, sempre maschi.
Con lui ho fatto anch’io un viaggetto in centro Italia, proposto da me e da lui accettato, ma prima di vederlo “diverso”, e ci siamo divertiti molto.
E’ sempre molto gentile con tutti e anche con me; da un po’ di tempo cerco di mandargli qualche debole segnale di interesse, tipo salutarlo con pacca sulla spalla o semiabbraccio, e lui sembra apprezzare, o quanto meno lascia fare. Una sola volta l’ha fatto anche lui.
Sotto Natale l’ho invitato a sciare due giorni, raggiungendo una coppia di amici comuni (giovani marito e moglie) che erano già in montagna. Abbiamo fatto il viaggio in auto assieme, ascoltando buona musica e chiacchierando di tutto, siamo stati bene.
Dopo la giornata di sci siamo andati nell’albergo che ci avevano prenotato i nostri amici, diverso dal loro, e qui la sorpresa: la camera aveva il letto matrimoniale. Io non ho fatto alcun commento e neanche lui, ci siamo semplicemente scelto i posti come nulla fosse.
Siamo andati a cena dai nostri amici, in allegria, e poi noi siamo tornati al nostro albergo.
La notte non vi dico il tormento, continuavo a girarmi e pensavo a lui, lì accanto, senza avere la possibilità di abbracciarlo come avrei voluto.
L’unica cosa che mi sono concesso è di avvicinarmi un po’ più a lui e gli ho sfiorato per un attimo la mano, niente più.
Il giorno dopo altra sciata, viaggio di ritorno con visita ad un castello, pizza insieme, sempre stando benissimo insieme. Una volta a casa un saluto con affettuoso abbraccio, nient’altro.
La settimana scorsa abbiamo fatto un altro viaggetto di due giorni a carattere culturale, programmato da tempo, anche qui su mia proposta da lui accettata.
Viaggio in treno, visita in città, sempre stando benissimo insieme, siamo anche andati a messa in una antica chiesa (non stupitevi, lo so che a voi sembrerà strano, ma per noi è normale…).
La serata improntata su un’ottima cena tipica (e costosa, purtroppo…) ma assolutamente gradita ad entrambi.
Atteggiamenti particolari tra noi nessuno, solo qualche sensazione.
In treno, al ritorno, ci appisoliamo e io mi avvicino con la mano alla sua, solo sfiorandolo, nient’altro. Pochi secondi, poi si è girato.
A casa di nuovo affettuoso abbraccio e appuntamento ad una prossima uscita sciistica tra noi per provare i suoi sci nuovi. Naturalmente continuo a vederlo nella comune attività parrocchiale.
Il giorno dopo gli mando un sms dicedogli che sono stati due giorni bellissimi e che sono stato bene con lui; mi risponde che anche lui si è divertito molto…
Tenete presente che queste che vi ho descritto sono le proposte di attività insieme che lui ha accettato, ma gliene ho fatte molte altre, anche più semplici o di giornata, e non ha mai potuto (o voluto?) per precedenti impegni (boh!).
Inoltre quando mi racconta dei suoi altri viaggi o cinema visti o cene in ristoranti particolari, non mi dice mai con chi va e se glielo chiedo risponde genericamente amici.
Certo mi dispiace che finora le proposte le ho sempre fatte tutte io, mai nessuna è partita da lui.
Altro particolare (e poi chiudo) è che prima di dire di sì a qualcosa (ma per tutto e con tutti, non solo con me), ci pensa sopra alcuni giorni e dice sempre “ti so dire…”. Ho anche l’impressione che sia un po’ condizionato dal padre, con cui divide la grande passione per la musica e con cui collabora a riguardo.
Questo è quanto.
Veniamo al consiglio. Innanzi tutto cosa ne pensate in termini generali? Secondo voi c’è spazio per “osare di più”? Capite bene, non vorrei ferirlo…
Inoltre secodo voi può essere lui il primo a cui dico di essere gay? Può aiutare la situazione?
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere, confido nei vostri consigli.

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frustration
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da frustration » sabato 18 febbraio 2012, 22:59

Ciao geogio benvenuto!!
Anche io come te sono nuovo qui, ed hai ragione, questo forum è davvero grande...
Per certi aspetti le nostre storie si somigliano un po', anch'io sono grandicello, ho 44 anni ed ho appena iniziato il mio percorso di accettazione.
Accettazione di una condizione dai contorni ancora non ben definiti, perché a differenza di te io, oltre ad essermi innamorato di una donna, mi sono anche sposato ed ho una bellissima famiglia.
Tutto questo per dirti che no, non sei strano.....
Anzi come vedi c'è addirittura chi è più strano di te :D

per quanto riguarda il tuo amico, beh....da quello che scrivi potrebbe essere plausibile che anche lui possa essere gay, magari c'è una timidezza di fondo dovuta anche alla poca chiarezza della tua sessualità, o magari anche lui deve ancora accettarsi, o forse anche se gay gli interessi solo come amico....
Forse rivelarti a lui potrebbe essere un modo per capire e per fare evolvere il vostro rapporto in un modo o nell'altro.
Del resto da come ne parli sembrerebbe una persona in gamba, e non credo che rivelargli la tua vera natura possa pregiudicare il vostro rapporto.
Le mie sono solo sensazioni geogio, magari mi sbaglio e sicuramente sono la persona meno indicata a dare consigli, ma proprio perché la mia situazione è molto più complicata, quello che mi sento di dirti è di non perdere altro tempo.
Comincia a vivere.
In bocca al lupo.
Can you repeat the part of the stuff where you said all about the things ?
(Homer Simpson)

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Hugh
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da Hugh » sabato 18 febbraio 2012, 23:05

Caro Geogio,

innanzitutto, benvenuto nel Forum :P
La tua storia ha tratti comuni con tante delle nostre, non c'è nulla di strano o di mai sentito in quello che dici. ;)

Inoltre, parecchie persone come noi frequentano ambienti parrocchiali e riescono benissimo a conciliare la cosa, come è normale che sia... o dovrebbe essere.

Non mi sento di darti consigli drastici in merito al rapporto con quel tuo amico.
Facilmente, si tende a vedere, a volte, anche quello che non c'è. A me è capitato qualche anno fa e ci sono stato male.
Hai bisogno senz'altro di "indagare" ancora per capire meglio. Non rischiare di creare attrito in una bella amicizia se non sei più che sicuro delle inclinazioni del tuo amico. Aver dormito insieme a lui casualmente non significa nulla, ma è normale che tu sia stato portato a fantasticare. :mrgreen:
Un coming out con lui, a prescindere dal fatto che possa nascere qualcosa fra voi? Beh, valuta per lo meno la sua soglia di tolleranza nei confronti dei gay: cosa sai a proposito di questo? Ne avete mai parlato? O è argomento tabù?
Mi sento di consigliarti la massima prudenza, non mi pare che tra voi si sia instaurata una complicità totale che permetta tutto. Anzi, lui sembra anche un po' titubante dal tuo racconto, come se qualcosa lo trattenesse.
Adelante, Geogio, ma con "juicio"!
Un abbraccio e a presto! :D

p.s. - Qui sarai in buona compagnia, anche di ottime persone delle tue parti! I veneti sono numerosissimi! ;)
La lotta spirituale è dura quanto la guerra tra uomini
(Arthur Rimbaud, Una stagione all'inferno )

Alyosha
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da Alyosha » sabato 18 febbraio 2012, 23:18

Giogio innanzitutto benvenuto. Detto sinceramente mi pare molto prematura l'idea di dirlo a qualcuno, men che meno ad una persona di cui ti sei preso una cotta e ancora meno dentro una parrocchia. Penso che visto il contesto potrebbe essere molto rischioso esporsi così a senso unico, per quanto una parrocchia possa essere gratificante sotto qualsiasi punto di vista tu lo voglia prendere, non sarebbe comunque semplice gestire eventuali rigurgiti di notizia da parte sua (se non altro perché è un contesto molto piccolo dove vi conoscete tutti). Eviterei per questo al momento se non per altro. Tieni presente poi che se anche non dicesse nulla di te, ma non ti dovesse corrispondere, per te diventerebbe insopportabile continuare a stare in quel luogo in sua presenza. E quel contesto per te mi pare di capire sia fondamentale per la tua attuale stabilità ed equilibrio interiore (se non ho capito male gli amici in comune di cui parlate frequentano pure la parrocchia giusto?). Da quello ci racconti purtroppo però, non vedo sviluppi oggettivamente semplici. Ti dico quello che penso, ma non prenderlo affatto per oro colato, è solo la mia impressione. Personalmente credo che se fosse stato gay ed attratto da te si sarebbe accorto e come della mano che sfiorava la sua, perché in quella circostanza avrebbe avuto la testa a te esattamente come ce l'avevi tu, perciò secondo me o non è gay o non è attratto da te. Un gay un altro gay se questo si scopre un minimo lo riconosce sempre. L'unica opzione per te conveniente resta quella che sia un gay represso, ovvero, che come è successo a te non sappia ancora di sé e si consideri etero. Quest'ultima ipotesi ti metterebbe in una posizione comunque molto, ma molto complessa e i contesti nei quali vi incontrate non vi aiutano di certo. Se vuoi sondare questa ultima ipotesi (per me molto rara) prova a proporgli incontri completamente slegati dal contesto della parrocchia e vedi come va, magari cambiare aria smuove qualcosa anche in lui, ma continua sempre su questa falsa riga, che secondo me fai più che bene. Pochi pochissimi segnali, perché ti posso assicurare che se è gay li coglie e a quel punto dovrebbe pure parlartene. Se non succede sinceramente entrerei nell'ottica che non ricambia e che la sua è una soltanto (si fa per dire) una buona amicizia. Personalmente, ma questa è sul serio la mia visione delle cose, tendo a considerare un gay represso, come un etero.
Per il resto come sempre succede gli innamoramenti o infatuamenti che siano danno sempre la forza di camminare e non ti sei neanche accorto adesso che non è più vero che non l'hai detto a nessuno, perché l'hai detto a noi :) (abbiamo tutte utenze anonime e quindi sulla tua privacy puoi stare più che tranquillo). Adesso sei arrivato in questo posto, vedrai che confrontarsi su questi temi sarà importante. A questo proposito sono sorpreso in positivo della serenità con la quale parli delle tue cose, non è scontato non avere ansie, paure o preoccupazioni per la proprio condizione. E' già un bell'inizio guarda.
Ancora benvenuto!

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progettogayforum
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da progettogayforum » sabato 18 febbraio 2012, 23:36

Ciao geogio,
ti posso dire che in quello che scrivi non ci vedo proprio nulla di strano da nessun punto di vista, anzi direi che la vita della grande maggioranza dei gay non dichiarati è molto simile alla tua, in pratica una vita senza relazioni etero vere, spesso con una prima fase caratterizzata da tentativi di integrarsi in una dimensione etero, poi arriva la presa di coscienza, ovviamente totale estraneità rispetto agli ambienti etichettati gay e vera integrazione in ambienti che nulla hanno a che vedere con l’omosessualità. La parrocchia, sì, non è una parolaccia, e tra l’altro si tratta in genere di ambienti seri. C’è poi, ovviamente, anche il guardarsi intorno e il cercare un contatto tra le persone che si frequentano comunemente e qui la faccenda si fa delicata. Non bisogna mai dimenticarsi che i gay sono circa l’8% della popolazione, il che vuol dire che è gay i media un ragazzo su 13, non è pochissimo ma mente un etero che vuole incontrare una ragazza ha 12 probabilità su 13 che la ragazza sia eterosessuale, in gay che vuole incontrare un ragazzo ha una sola probabilità su 13 di incontrare un altro ragazzo gay, è per questo che si sviluppa tutta una teoria dei segnali di omosessualità, ma si tratta di elementi estremamente vaghi e un gay è portato per natura a leggere in chiave gay molti comportamenti che per un etero sono assolutamente spontanei in un rapporto di amicizia e non hanno alcuna implicazione sessuale. Si dice in genere che i segnali gay seri non sono quelli positivi, perché non esistono comportamenti gay, ma quelli negativi, ossia l’assenza di comportamenti etero. In materia di affettività un etero può avere pubblicamente comportamenti che implicano interesse verso una ragazza mentre un gay non può fare pubblicamente altrettanto verso un ragazzo, in questo senso l’elemento fondamentale è l’assenza di comportamento etero, in primo luogo il fatto di non avere una ragazza e di non avere mai avuto in precedenza una ragazza, questo è un elemento oggettivo, ma qui interviene un principio di cautela, perché l’esperienza insegna che le storie tra due ragazzi gay non dichiarati hanno fin dall’inizio una dimensione di reciprocità. Intendo dire che non basta che l’altro sia gay perché sia interessato, ma che se è veramente interessato e avverte su di sé il tuo interesse la cosa non si ferma a quel punto ma va avanti da sé e, lo sottolineo, se la cosa parte da sé nella direzione giusta non c’è nemmeno bisogno che uno dei due si dichiari all’atro, perché la cosa piano piano diventa ovvia. Francamente da parte di questo ragazzo si vedono comportamenti da amico, ma non sembra che ci siano da parte sua manifestazioni di interesse specifico e il fatto stesso che le proposte di viaggi vengano costantemente dalla stessa parte e non siamo neppure sempre accettate porta ad allontanare l’idea che sia un gay veramente interessato, al limite potrebbe anche essere gay ma questo per te non cambierebbe le cose. Queste sono le tipiche ansie dei gay, le tipiche incertezze connesse al fatto che mentre la sessualità etero si può dichiarare, quella gay resta nella dimensione del non detto. Quanto poi all’idea di dirgli che sei gay, beh, ci andrei molto piano, un discorso del genere ha senso se l’amico col quale si decide di parlare chiaro lo si conosce benissimo, se c’è un rapporto serio e profondo sperimentato negli anni, che poi l’amico sia gay o etero in realtà non cambia nulla. In sostanza se da parte sua non ci sono iniziative che tendono a coinvolgerti non è molto probabile, non dico che sia gay, ma che sia una gay interessato a te, che poi è l’unica cosa che conta.

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tothelighthouse
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da tothelighthouse » domenica 19 febbraio 2012, 20:32

Ciao georgio! Anche tu veneto, quindi!
Ho letto la tua storia, scritta in modo chiaro e piacevole. Tuttavia, temo che non darò delle risposte molto diverse da quelle che precedono!

Ammetto che la tua storia ha dei tratti che possono indurre in tentazione, "confondere", ma so anche, per esperienza personale (ma è un'esperienza che prima o poi quasi tutti gli omosessuali hanno), che è molto facile cogliere segnali e sottotesti in gesti molto semplici, probabilmente scevri di tutti quei significati che erronamente possiamo attribuire loro.
Bisogna sempre fare attenzione in queste situazioni!
Il mio banalissimo consiglio è di temporeggiare. Da quello che ho capito (correggimi se sbaglio), nonostante i bei momenti che avete passato assieme, non conosci molto bene e/o da molto tempo questo ragazzo...
Probabilmente con il tempo affronterete argomenti più personali (non necessariamente riguardanti la sessualità) e avrai modo di capire se effettivamente c'è un qualche interesse nei tuoi confronti, oppure scoprirai semplicemente che quello che ritenevi possibile era solo stato un abbaglio, e ti resterà quella che mi sembra potrebbe essere una bella amicizia.
Inoltre, non credo che uscirsene così di punto in bianco con un coming out potrebbe aiutare la situazione. Nella peggiore delle ipotesi, suppongo, potrebbe addirittura prenderla come una forma di aggressione.
Quindi, ribadisco, secondo me dovresti darti tempo, non metterti fretta. col tempo le cose si chiariranno da sole.

Comunque, piccola parentesi (anche perchè hai reso questo topic una mezza "presentazione"). Parli della parrocchia come se fosse un ambiente del tutto estraneo alla vita omosessuale... Io non sono credente, ma ho conosciuto tante persone che lo sono, e che sono anche attive nella vita parrocchiale. Spesso le ho trovate più aperte di altre persone che si autoproclamavano lungimiranti e di ampie vedute. Anche ragazzy gay, per giunta assolutamente accettati negli ambienti succitati.
"Bigotto" e "credente" non sono affatto sinonimi, per fortuna!

Spero di leggerti ancora sul forum.
Di nuovo, benvenuto!

geogio
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da geogio » domenica 19 febbraio 2012, 21:00

Beh ragazzi, che dire… mi avete quasi commosso; non mi aspettavo assolutamente così tante risposte alla mia storia, e così analitiche; davvero mi avete profondamente colpito. Non credevo…

Grazie dell’accoglienza e per l’avermi tutti rincuorato sul fatto che la mia storia personale non è così strana come pensavo, anzi è abbastanza comune. Anche questo non me lo sarei mai aspettato e mi ha fatto bene sentirmelo dire. E’ vero che “l’ho presa bene” (come ha notato boy-com), ma fa piacere sapere di non essere l’unico.
Bella l’osservazione di boy-com che non è più vero che non l’ho tetto a nessuno avendolo detto a voi… E’ vero! Grande boy-com!

In merito alla storia con il mio amico, qui le vostre risposte si un po’ si differenziano, diciamo che “i più nuovi” (passatemi il termine) sono più possibilisti, mentre i più esperti decisamente meno.
Facendo una sintesi mi par di capire (correggetemi se sbaglio) che non è opportuno dirgli di me e che è necessario approfondire in contesti slegati dalla parrocchia, come peraltro ho fatto finora.
Boy-com dice che si sarebbe accorto, eccome, della mano, e dei segnali anche minimi, e project dice che il rapporto parte bene se c’è reciprocità fin dall’inizio, e che la cosa poi diventa ovvia.
Ecco, proprio questi sono i punti dubbi: non so se si accorge dei miei deboli segnali; se se ne accorge e non gradisce perché lascia fare? Sulla reciprocità io, probabilmente illudendomi, avevo pensato che essendo all’inizio ci volesse quanto meno più tempo da parte sua.
Project giustamente conclude dicendo che non basta che sia gay, ma bisogna che sia anche interessato. Giusto, ma per il momento mi piacerebbe almeno sapere se parlo “da pari a pari”.
Approfondirò, con cautela… Magari vi aggiorno dopo la prossima sciata insieme.
Grazie di cuore ragazzi!

PS per tothelighthouse: grazie per il complimento sullo scritto… Pensavo io che la parrocchia fosse “per definizione” estranea alla vita gay, mi fa assolutamente piacere apprendere del contrario.
Sono davvero poco informato e… alle prime armi!

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tothelighthouse
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da tothelighthouse » domenica 19 febbraio 2012, 21:17

geogio ha scritto:Ecco, proprio questi sono i punti dubbi: non so se si accorge dei miei deboli segnali; se se ne accorge e non gradisce perché lascia fare? Sulla reciprocità io, probabilmente illudendomi, avevo pensato che essendo all’inizio ci volesse quanto meno più tempo da parte sua.
Beh, geogio, aggiungo qualcosa che ritengo molto importante.
Possiamo star qui a parlare finchè vogliamo del fatto che potrebbe essersi accorto o meno dei tuoi gesti, e di come questo potrebbe aver modificato il suo comportamento nei tuoi confronti.
Ma sono tutte supposizioni. Noi non lo conosciamo, e per quanto tu possa decrivere dettagliatamente le situazioni e tutto il resto, non credo potremmo mai analizzare la situazione se non in modo incompleto.
In soldoni: potrebbe essere una persona molto riflessiva e necessitare di tempo, potrebbe non provare nulla per te pur trovando la tua compagnia piacevole, potrebbe... Possiamo trovare tutte le conclusioni più fantasiose che vogliamo!
Continuo a ritenere la filosofia del "dare tempo al tempo" la migliore! ;-)

Alyosha
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Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da Alyosha » lunedì 20 febbraio 2012, 8:22

geogio grazie per l'apprezzamento, sono molto contento che le mie parole ti abbiano tirato un po su. Temevo di essere stato troppo brutale, però in effetti visto che ci avevi chiesto un consiglio su questo ragazzo ho preferito dirti chiaramente come la vedevo, continua a farmi molto piacere la reazione che hai avuto. Mi allineo molto a quanto ha scritto tothelighthouse è chiaro che l'ultimo che valuterà la situazione sarai tu e che le nostre restano solo ipotesi. Considera sempre che quando parli di una seconda persona ad una terza in mezzo c'è sempre il tuo filtro e quello di chi ti ascolta. Quella che ci descrivi resta pur sempre l'impressione che hai di lui è quello che ti consiglio l'impressione su un'impressione. E' sempre molto utile avere l'opinione di chi è non è coinvolto negli eventi però è chiaro che proprio per questa ragione restano solo opinioni. Premesso questo io mi sento di insistere su un idea. Ogni gay ha il suo bel gay radar che per quel che mi riguarda è proprio un segnale acustico è una lucetta che comincia a lampeggiare. Ovviamente tante volte succede che si creda che sia gay uno che gay non è affatto. Sopratutto all'inizio si è portati a credere che tutti sono almeno gay latenti. Così come può succedere che non ci si accorga affatto che un altro è gay, perché quest'altro non vuole che tu te ne accorga. Però la situazione in cui uno è gay e l'altro lancia segnali secondo me non permette fraintendimento, un altro gay questi segnali tende a coglierli e ovviamente può non ricambiarli o ricambiarli a metà o essere incerto se ricambiarli. Per questo ti dicevo o non è gay o non ti ricambia. L'ipotesi che ti ha proposta tothelighthouse
In soldoni: potrebbe essere una persona molto riflessiva e necessitare di tempo, potrebbe non provare nulla per te pur trovando la tua compagnia piacevole, potrebbe.
E' un'altra variante di una possibile terza via e infondo la strategia che ti propone non è troppo diversa da quella che ti avevo proposto io. Insomma puoi tentare di approfondire se decidi che comunque ne vale la pena, però veramente massima prudenza e senso di concretezza. Quello che ti scrivevo era più riferito agli sviluppi successivi in effetti. Infondo è meglio partire realisti in queste cose e poi magari ritrovarsi sorprese positive, che essere sognatori e poi dover sbattere il muso contro la realtà. Ragiono un pò così io...

Piero89

Re: UNA STORIA, UN CONSIGLIO

Messaggio da Piero89 » mercoledì 22 febbraio 2012, 3:00

ho letto veramente fino ad un certo punto...ma da quel che ho capito mi sembra che ti manchino le palle.

"Non vorrei ferirlo" blablabla e anche se lo ferisci?che problema c'é? pensi che la gente non possa passarci sopra e sopravvivere comunque?
Non ho letto che problemi hai con sto tipo...ma se già hai ammesso la tua sessualità tardi e adesso parli di paura di ferire qualcuno...allora mi pare che non hai proprio capito che nella vita ci si debba fare anche male.

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