LA PREFAZIONE DI ZOLA AL ROMANZO DI UN INVERTITO

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LA PREFAZIONE DI ZOLA AL ROMANZO DI UN INVERTITO

Messaggio da progettogayforum » lunedì 10 novembre 2014, 20:34

Nell’ambito del progetto di pubblicazione del “Roman d’un inverti-né” (originale francese e traduzione italiana) ha un particolare significato la prefazione di Emile Zola all’edizione del Roman fatta da Georges Saint-Paul nel 1896. Nella “prima parte” già pubblicata ho spiega l’antefatto.

Devo dire che la lettura della prefazione di Zola, che è in realtà una lettera di risposta inviata al Dr. Laupts, pseudonimo di Saint-Paul, mi ha lasciato alquanto sconcertato. Si parte con un certo rispetto, anche se venato da un evidente sensazionalismo, per finire nella più bieca acquiescenza a stereotipi di bassissima lega. Zola non appare affatto, come aveva creduto il ragazzo 23enne che gli aveva mandato la sua autobiografia sessuale, come un eroe in grado di sfidare il mondo e di superare i pregiudizi, ma di quei pregiudizi si fa sostenitore invocando pietà e equità per quei “miserabili”. In pratica l’inquadramento dell’omosessualità e del transgenderismo come categorie dell’antropologia criminale o, ad essere generosi, della patologia psichiatrica è per Zola un dato incontrovertibile. Riporto qui di seguito la traduzione italiana della prefazione e subito appresso l’originale francese.

ITALIANO

Dr Laupts, Lione.

Egregio Dottore,
Non trovo nulla di male, al contrario, nel fatto che voi pubblichiate "Il Romanzo di un invertito", ed io sono veramente felice che voi, in quanto scienziato, possiate fare quello che un semplice scrittore come me non ha osato fare.

Quando, ormai alcuni anni fa, ho ricevuto questo documento così curioso, sono rimasto colpito dal grande interesse medico e sociale che presentava. Mi ha toccato con la sua assoluta sincerità, perché ci si sente la fiamma e quasi l’eloquenza della verità. Tenete presente che il giovane uomo che si confessa scrive in una lingua che non è la sua; e ditemi se non arriva, in certi passaggi, allo stile emozionato dei sentimenti profondamente provati ed espressi? È una confessione totale, ingenua, spontanea, che ben pochi uomini hanno osato fare, qualità che la rendono veramente preziosa da diversi punti di vista. E così, proprio quando pensavo che la pubblicazione potesse essere utile avevo avuto inizialmente il desiderio di utilizzare il manoscritto, di renderlo accessibile al pubblico in una forma che ho cercato in vano, cosa che alla fine mi ha fatto abbandonare il progetto.

Mi trovavo allora nei momenti più sgradevoli della mia battaglia letteraria, la critica mi trattava ogni giorno come un criminale, capace di tutti i vizi e di tutte le dissolutezze; e mi vedete voi in quell’epoca farmi editore responsabile di questo “Romanzo di un invertito”? Mi avrebbero accusato subito di avere inventato la trama di tutte le mie opere per corruzione personale. E poi sarei stato necessariamente condannato per avere visto in tutta la questione solo una bassa speculazione sugli istinti più ripugnanti. E che clamore se mi fossi permesso di dire che nessun argomento è più serio e più triste, che lì si trova una piaga molto più frequente e profonda di quanto si creda e che la cosa migliore per guarire le piaghe è studiarle, farle conoscere e prendersene cura.

Ma il caso ha voluto, mio caro dottore, che, discutendo una sera insieme, noi venimmo a parlare di questo male umano e sociale delle perversioni sessuali. E vi affidai il documento che dormiva in uno dei miei cassetti, ed ecco che il documento può alla fine venire alla luce, dalle mani di un medico, di uno scienziato, che non potrà essere accusato di cercare lo scandalo.

In un’altra lettera privata, che ho ricevuto più o meno nel medesimo periodo e che sfortunatamente non ho ritrovato, uno sfortunato mi aveva mandato il grido più acuto di dolore umano che io abbia mai udito. Si proibiva di cedere a degli amori abominevoli, e si chiedeva il perché del disprezzo di tutti, il perché dei tribunali pronti a colpirlo, se lui portava dentro di sé, nella sua carne, il disgusto per la donna e la passione per l’uomo. Mai un indemoniato, mai un corpo umano consegnato alle fatalità sconosciuta del desiderio ha urlato così spaventosamente la sua miseria. Questa lettera, me ne ricordo, mi aveva profondamente turbato e nel “Romanzo di un invertito” la situazione non è forse la stessa con una più felice incoscienza? Non si assiste forse a una vero caso clinico, a una esitazione, ad un mezzo errore della natura? Nulla è più tragico, secondo me, nulla ha più bisogno di un approfondimento e di un rimedio, se ne esiste uno.

Nel mistero della concezione, così oscuro, si pensa a questo? Nasce un bambino: perché un maschietto, perché una bambina? Non si sa. Ma quale complicazione di oscurità e di miseria, se la natura ha un attimo di incertezza, se il maschietto nasce a metà femminuccia e se la bambina nasce a metà maschietto! I fatti sono lì, nella vita di ogni giorno. L’incertezza può cominciare dal semplice aspetto fisico, dalle grandi linee del carattere: l’uomo effeminato, delicato, rammollito; la donna mascolina, violenta, senza tenerezza. E prosegue fino alla mostruosità costatata, l’ermafroditismo degli organi, i sentimenti e le passioni contro natura. Certo la morale e la giustizia hanno ragione ad intervenire, perché a loro tocca la difesa della pace pubblica. Ma, alla fine, con che diritto, se la volontà è in parte abolita? Non si condanna un gobbo per nascita, perché è gobbo. Perché disprezzare un uomo che agisce come una donna, se è nato per metà donna?

Naturalmente, mio caro dottore, non intendo nemmeno porre il problema. Mi accontento di indicare le ragioni che mi hanno fatto desiderare la pubblicazione del “Romanzo di un invertito”. Forse questo ispirerà un po’ di pietà e un po’ di equità per certi miserabili. E poi tutto quello che riguarda il sesso riguarda la stessa vita sociale. Un invertito è un disorganizzatore della famiglia, della nazione, dell’umanità. L’uomo e la donna sono certamente qua giù per fare dei bambini, ed essi uccidono la vita il giorno in cui non fanno più quello che è necessario per farne.

Médan, 25 giugno 1895.
Cordialmente vostro Emile Zola

--- oooOooo ---

FRANCESE

Au Docteur Laupts, à Lyon.

Mon cher Docteur,
Je ne trouve aucun mal, au contraire, à ce que vous publiiez “Le Roman d’un inverti”, ed je suis très eureux que vous piussiez faire, à titre de savant, ce qu’un simple écrivain comme moi n’a point osé.

Lorsque j’ai reçu, il y a des années déjà, ce document si curieux, j’ai été frappé du grand intérèt physiologique et social qu’il offrait. Il me toucha par sa sincérité absolue, car on y sent la flamme, je dirai presque l’éloquence de la vérité. Songez que le jeune home qui se confesse, écrit ici une langue qui n’est pas la sienne; et dites-moi s’il n’arrive point, en certains passages, au style ému des sentiments profondément éprouvés et traduits? C’est là une confession totale, naïve, spontanée, que bien peu d’hommes ont osé faire, qualites qui la rendent fort précieuse à plusieurs points de vue. Aussi était-ce dans la pensée que la publication pouvait en être utile que j’avais eu d’abord le désir d’utiliser le manuscrit, de le donner au public sous una forme que j’ai cherchée en vain, ce qui, finalement, m’en a fait abandonner le projet.

J’étais alors aux heures les plus rudes de ma bataille littéraire, la critique me traitait journellement en criminel, capable de tous les vices et de toutes les débauches; et me voyez-vous me faire a cette époque , l’éditeur responsable de ce “Roman d’un inverti”? D’abord on m’aurait accuse d’avoir inventé l’histoire de toutes pieces, par corruption personnelle. Ensuite j’aurais été dûment condamné pour n’avoir vu, dans l’affaire, qu’une speculation basse sur les plus répugnats instincts. Et quelle clameur, si je m’étais permis de dire qu’aucun sujet n’est plus sérieux ni plus triste, qu’il y a là une plaie beaucoup plus fréquente et profonde qu’on n’affecte de le croire, et que le mieux, pour guérir les plaies, est ancore de les étudier, de les montrer et de les soigner!

Mais le hazard a voulu, mon cher docteur, que, causant un soir ensembre, nous en vînmes à parler de ce mal humain et social des perversions sexuelles. Et je vous confiai le document qui dormait dans un de mes tiroirs, et voilà comme quoi il peut enfin voir le jour, aux mains d’un médecin, d’un savant, qu’on n’accuserà pas de chercher le scandale. J’espère bien que vous allez apporter ainsi una contribution décisive à la question des invertis-nés, mal connue et particulièrement grave.

Dans une autre lettre confidentielle, reçue vers le même temps, et que je n’ai malheureusement pas retrouvée, un malheureux m’avait envoyé le cri le plus poignat de douleur humaine que j’aie jamais entendu. Il se défendait de céder à des amours abominables, et il demandait purquoi le mépris de tous, pourquoi les tribunaux, prêts a le frapper, s’il avait apporté dans sa chair le dégoût de la femme, la passion de l’homme. Jamais possédé du démon, jamais pauvre corps humain livré aux fatalités ignorées du desir, n’à urlé si affreusement sa misère. Cette lettre, je m’en souviens, m’avait infiniment troublé, et dans le “Roman d’un inverti” le cas n’est-il pas le même, avec une inconscience plus heureuse? N’y assiste-t-on pas à un véritable cas physiologique, à une hésitation, à un demi erreur da la nature? Rien n’est plus tragique, selon moi, et rien ne réclame davantage l’enquête et le remède, s’il en est un.

Dans le mystèere de la conception, si obscur, pense-t-on a cela? Un enfant naît: pourquoi un garçon, pourquoi une fille? On l’ignore. Mais quelle complication d’obscuruté et de misère, si la nature a un moment d’incertitude, si le garçon naît à moitié fille, si la fille naît à moitié garçon! Les faits sont là, quotidiens.

L’incertitude peut commencer au simple aspetc physique, aux grandes lignes du caractère: l’homme efféminé, délicat, lâche; la femme masculine, violente, sans tendresse. Et elle va jusqu’à la monstruosité constatée , l’hermaphrodisme des organs, les sentiments et les passion contre nature. Certes, la morale et la justice ont raison d’intervenir, piusqu’elles ont la garde de la paix publique. Mais de quel droit pourtant, si la volonté est en partie abolie? On ne condamne pas un bossu de naissance, parce qu’il est bossu. Pourquoi mépriser un homme d’agir en femme, s’il est né femme à demi?

Naturellement, mon cher docteur, je n’entends pas même poser le problème. Je me contente d’indiquer les raisons qui m’ont fait souhaiter la publication du “Roman d’un inverti”. Peut- être cela inspirera-t-il un peu de pitié et un peu d’équité pour certains misérables. Et puis, tout ce qui touche au sexe touche à la vie sociale elle- même. Un inverti est un désorganisateur de la famille, de la nation, de l’humanité. L’homme et la femme ne sont certainement ici-bas que pour faire des enfants, et ils tuent la vie le jour où ils ne font plus ce qu’il faut pour en faire.

Médan, 25 juin 1895.
Cordialement à vous. Emile Zola.

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