THOMAS LOVELL BEDDOES OMOSESSUALE

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THOMAS LOVELL BEDDOES OMOSESSUALE

Messaggio da progettogayforum » martedì 10 gennaio 2017, 15:34

Il breve capitolo di “Uranismo e Unisessualità”, che intendo presentarvi qui, deve essere letto non molta attenzione e con molto rispetto, perché la storia che contiene è tragica. Raffalovich la racconta molto succintamente, anche perché le fonti biografiche relative a Beddoes sono scarsissime.

La vita di quest’uomo più che essere emblematica dell’omosessualità nella prima metà dell’800, rappresenta in modo drammatico la commessione dell’omosessualità con la depressione.

Beddoes era un uomo colto e intelligente, nato in una famiglia benestante inglese, aveva studiato in modo appassionato il Tedesco, si era trasferito in Germania, aveva studiato medicina prima a Gottinga e poi a Würzburg, dove si era laureato, per la sua epoca era un profondo conoscitore della fisiologia, aveva partecipato ai primi movimenti democratici e per questo era stato mandato in esilio a Zurigo, era stato proposto per una cattedra di anatomia comparata, insomma era un uomo professionalmente realizzato, e non privo di interessi politici avanzati. Il suo soggiorno tra la Germania e la Svizzera, però, aveva cambiato profondamente il suo carattere. Gli amici inglesi che lo rividero dopo vent’anni di soggiorno fuori dall’Inghilterra notarono tutti che si era incupito e dava segni di misantropia e di depressione.

Raffalovich parla di due ferite che Beddoes si sarebbe procurato. Leggendo il testo sbrigativamente si ha l’impressione che si tratti di incidenti, in realtà si tratta di due episodi di autolesionismo, che, con l’ottica odierna avrebbero potuto essere interpretati come segni di fortissimo disagio.

Il primo episodio di autolesionismo comportò conseguenze per la salute che durarono mesi, il secondo, seguito da atti di intolleranza di Beddoes, che si strappava le bende che gli venivano applicate, comportò una cancrena, seguita dall’amputazione di una gamba. Ma anche dalle conseguenze di questo secondo episodio Beddoes si riprese e programmò addirittura un viaggio in Italia. Quando fu in grado di andare in città, andò a comprare del curaro (era un medico e poteva farlo) e si avvelenò lasciando una lettera con le sue ultime volontà ad un amico inglese.

In che cosa la vita tragica di quest’uomo tocca l’omosessualità? Sappiamo che dal giugno 1847 alla primavera del 1848, Beddoes, che aveva 44 anni, visse a Francoforte con un panettiere diciannovenne, Degen, che una cugina di Beddoes conobbe e che descrive in modo molto positivo affermando che aveva una “dignità naturale”. Beddoes dedicò tutta la sua vita a Degen, gli insegnò l’Inglese, gli mise in mente che ne avrebbe fatto un attore drammatico (vecchio sogno dello stesso Beddoes) e arrivò al punto di prendere in affitto per una sera un intero teatro per vederlo recitare.

Non sappiamo che tipo di rapporto ci fosse tra i due, ma il primo episodio di autolesionismo risale proprio al periodo della loro convivenza a Francoforte. Il secondo episodio di autolesionismo pare sia conseguenza di una lite tra i due seguita da una temporanea separazione. A parte i 25 anni di differenza di età, il vero problema per Degen era rappresentato dalla difficoltà di convivere con un depresso, che non si sa come gestire, e che, per un verso, si attacca disperatamente al suo compagno e per l’altro tende a soffocarlo e ad opprimerlo.

Se è certamente vero che al tempo di Beddoes la condizione di un omosessuale era molto diversa da quella che sarà 50 anni dopo tipica di Addington Symons e dello stesso Raffalovich, e che perfino per un medico colto era estremamente difficile avere una cognizione seria di che cosa fosse l’omosessualità, al di là dei manuali di psichiatria precedenti Krafft-Ebing e dei moralismi universamente diffusi, è pur vero che l’omosessualità, qui, non è il problema sostanziale.

Oggi la gestione degli stati depressivi profondi può giovarsi di farmaci enormemente evoluti con prognosi nettamente migliori di quanto accadeva quasi 200 anni fa, e ci sono mezzi che possono aiutare a ridurre l’isolamento e la progressiva chiusura in sé di queste persone. La riflessione sulla biografia di Beddoes può in ogni caso aiutarci a capire quanto la solitudine possa aggravare la depressione e quanto un ambiente omofobo possa condizionare la vita di un omosessuale.

Ma lasciamo la parola a Raffalovich.
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THOMAS LOVELL BEDDOES

Thomas Lovell Beddoes (1803-1849), un interessante e curioso poeta inglese, sembra essere stato unisessuale. La sua vita intima è poco conosciuta, ma la sua passione più viva (che precedette il suo suicidio) fu per un giovane panettiere tedesco.

Il padre di Beddoes era un medico molto conosciuto. Sua madre era sorella di Maria Edgeworth, la famosa romanziera. In collegio (cominciò a scrivere verso i 14 anni), era già originale e indipendente. Amava Shakespeare e i poeti drammatici, e imitava con molto piacere gli attori alla moda. Declamava, recitava: la sua voce era molto gradevole, il suo eloquio e i suoi gesti interessavano abbastanza uno dei suoi compagni perché questi acconsentisse a recitare con lui il ruolo di un nemico o di un’amante, ricevendo carezze o colpi, secondo le esigenze del dramma.

Nel 1820, andò ad Oxford dove scrisse e pubblicò due volumetti di poesie. Ma la sua timidezza, che si trasformò in misantropia, era molto forte e lui aveva pochi amici. Si diede a studiare Tedesco, con un successo tale che se ne andò, nel 1825, in Germania per studiare medicina. Il professor Blumenbach divenne suo amico e gli fu utile nel suo perseguire appassionatamente lo studio della fisiologia e della medicina. Non aveva rinunciato alla sua ambizione di essere poeta drammatico. Si mescolò anche ad intrighi politici. Nel suo trentesimo anno, ottenne la laurea di dottore all’Università di Würzburg.[1]

I suoi gusti politici lo costrinsero, nel 1832, a rifugiarsi in Svizzera. Per alcuni anni, praticò la medicina a Zurigo. Il chirurgo Schoenlien lo propose anche all’Università di medicina di questa città come professore di anatomia comparata. Ma nel 1839, la politica lo allontanò di nuovo, e non ebbe più tranquillità.

Si hanno pochi dettagli sulla sua vita. Nel 1841, si legò a Berlino con il giovane dottor Frey. Nel 1842, andò in Inghilterra. Nel 1843, si stabilì a Aargau, una piccola città vicino Zurigo. Passò l’inverno del 1844 a Giessen dove Liebig era professore. Scriveva poesie satiriche in Tedesco.

Nel 1847 ritornò in Inghilterra dove restò per dieci mesi. I suoi amici, che non lo avevano visto da vent’anni, lo trovarono cambiato, cupo, eccentrico, misantropo.

Nel mese di giugno del 1847, andò a Francoforte dove visse fino alla primavera del 1848 con un giovane panettiere di diciannove anni, Degen, che la cugina di Beddoes, Miss Zoé King, descrive così: “Un giovane uomo gentile nella sua persona, in una camicia blu, che aveva una bella espressione e una dignità naturale.” Durante questo periodo, Beddoes si procurò una ferita alla mano con un bisturi;[2] cadde malato e rimase indebolito per molto tempo. Per sei mesi non volle vedere nessuno ad accezione di Degen. Gli mise in testa di diventare attore e gli insegnò l’Inglese, rinunciando a qualsiasi altra compagnia.

Si lascia crescere la barba e assomiglia a Shakespeare come in giovinezza aveva somigliato a Keatz. Nel mese di maggio del 1848, viaggiano insieme. A Zurigo, Beddoes affitta il teatro per una sera per vedere Degen recitare il ruolo di Hotspur.[3] Per sei settimane Beddoes fu felice. Ma una separazione, probabilmente una lite con Degen a Bâle, fu seguita dalla malinconia nera del poeta che si procurò una profonda ferita a una gamba. “Era infelice e voleva uccidersi”, disse il ragazzo dell’albergo. Si strappava le bende che gli mettevano. Ne seguì la cancrena, poi l’amputazione della gamba (il 9 settembre). Andò meglio, Degen tornò a Bâle e si stabilì vicino a lui. Beddoes leggeva e scriveva. Aveva il progetto di andare in Italia. Il 26 gennaio 1849, abbastanza ristabilito per andare in città, comprò del curaro (era un medico) e al rientro si suicidò, lasciando una lettera a un amico d’Inghilterra che conteneva la sue ultime volontà.

Nel 1857, Miss Zoé King, sua cugina, andò a Bâle e incontrò Degen, il dottor Frey, il dottor Ecklin che gli aveva amputato la gamba, ecc..
Il suo amico di giovinezza Itelsall pubblicò le sue poesie inedite, che furono molto ben accolte.

(Riprendo questi dettagli dalla piccola biografia di Edmond Gosse che precede le opere di Beddoes. – 2 v. Dent, 1890, Londra)

Non ci sono aneddoti o leggende che riguardino amori di Beddoes per una donna, e io credo che in Inghilterra ne avrebbero quasi inventata una, se avessero potuto. In ogni caso Beddoes sembra un uranista, o un indifferente sessuale che, sotto l’influenza della malattia e dell’isolamento, si accese di una grande passione per Degen il panettiere (passione probabilmente esaltata), o piuttosto quella fu solo l’ultima della passioni rifiutate o sconosciute di un timido taciturno.

Fu in ogni caso un poeta lirico, e non banale. Quanto all’ossessione della morte pittoresca che riempiva i suoi versi, la si può perdonare ad un uomo che si suicida, evitando di definirla un’affettazione letteraria. I suoi modelli in poesia (eccettuato Shelley) sono essi stessi poeti bizzarri ed eccentrici.
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[1] Nota di project: - Nel 1824, era andato a Göttingen, per studiare medicina, attratto dall’idea di trovare qualche evidenza fisica della sopravvivenza dello spirito umano dopo la morte del corpo, ma ne era stato espulso e aveva dovuto riprendere e terminare gli studi a Würzburg.

[2] Nota di Project: - Non si tratta di un incidente ma di un atto di autolesionismo, che sarà seguito da un secondo e più grave atto della stessa natura.

[2] Nota di project:- Hotspur è un soprannome di Sir Henry Percy (1364-1403), noto come Harry Hotspur, figlio maggiore del primo conte di Northumberland, come raffigurato nell’Enrico IV, Parte 1, di Shakespeare.

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