UN RAGAZZO GAY VA DALL’ANDROLOGO

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UN RAGAZZO GAY VA DALL’ANDROLOGO

Messaggio da progettogayforum » domenica 7 ottobre 2018, 21:50

Ciao Project,

sono un trentenne non dichiarato che vive in una cittadina molto omofoba dell’Italia del ricco nord-est. Vorrei raccontarti la mia storia e chiederti che cosa ne pensi.

Solo un cenno sulla mia vita fino ad un paio di anni fa, all'inizio ho cercato l’amore vero e non l’ho mai trovato, forse perché l’ho cercato nei posti sbagliati e coi metodi sbagliati, poi ho cominciato a non andare tanto per il sottile (Tranquillo! Ho sempre usato tutti i metodi di prevenzione.)

A 27 anni, lo devo dire, ero uno sbandato del sesso, in un anno avevo collezionato quasi una decina di storie, che non fossero cose serie è ovvio, ma alla fine erano proprio frustranti. Io avrei voluto un ragazzo normale che mi volesse bene e avrei messo molto volentieri il punto finale a tutto il turbinio delle mie ricerche sulle app.

Un giorno proprio tramite un'app mi contatta un ragazzo, dice di avere 26 anni, parliamo un po’, è educato, sembra uno non fissato col sesso, mi propone di vederci, io penso che sia troppo presto e tendo a prendere tempo, mi aspetto che sparisca e invece non succede. Mi chiede delle foto ma io non gliele do, però continuiamo a parlare anche nei giorni successivi, parliamo di tutto, anche di sesso ma senza eccedere e sempre in modo molto educato.

Dopo tre settimane di contatti online mi chiede di nuovo di incontrarlo, questa volta gli dico di sì ma siccome non voglio problemi di nessun genere, concordiamo di vederci in un’altra città e di passare insieme sabato e domenica (io il sabato non lavoro). Decido di andare in treno in modo da non essere identificabile nemmeno dalla targa dell’auto. Nota, Project, che io non avevo mai visto nemmeno una sua foto e lui non ne aveva mai vista una mia. Ci diamo l’appuntamento in stazione alle 9.00 del mattino. Io dico ai miei genitori che devo andare in missione per due giorni (cose del genere sono successe altre volte).

Non so chi mi troverò davanti, ma mi sento molto eccitato, c’è qualcosa che mi dice che non sarà il solito incontro scappa e fuggi. Quando salgo sul treno mi accorgo di non avere con me i preservativi, ma penso che li posso comprare anche lì e che potrebbero pure non servire a nulla. Al posto dell’appuntamento lui è già lì che mi aspetta, il segnale di riconoscimento funziona (un certo giornale sotto il braccio destro). Mi sembra un bel ragazzo, anzi molto bello. Lasciamo i bagagli al deposito della stazione e ce ne andiamo in giro, è una splendida mattinata di sole.

È tutto radicalmente diverso dai miei precedenti incontri, non parliamo di sesso, anzi si avverte un certo imbarazzo, facciamo insieme colazione, ci scambiamo spesso sorrisi, è un ragazzo dolcissimo, vorrei sapere qualcosa di più su di lui ma fare domande mi sembra inopportuno. Lui conosce la città, anche se non è la sua città e ha già preparato tutto un progetto di cose da fare e di posti dove andare.

Io percepivo la sua presenza, c’erano molti silenzi, poi gli ho chiesto se si sentiva in imbarazzo e mi ha risposto: “Prima di vederti, mentre ti aspettavo sì! ma adesso no! Proprio per niente! E tu?” “Io … beh sto proprio bene, nessun problema.” Poi abbiamo cominciato a scherzare a raccontarci barzellette. Noto che non racconta barzellette a sfondo sessuale e che usa un linguaggio molto pulito. Andiamo a pranzo insieme in una trattoria, il clima è molto disteso, sereno, gradevole.

Passeggiamo fino a sera, ceniamo insieme, poi è il momento di andare in albergo, mi dice: “Ti dispiace se prendiamo due singole?” Gli dico di no, ma quella richiesta raffredda molto i miei entusiasmi. Lui è contento che io non abbia insistito per prendere una doppia. Andiamo in albergo ma non ci sono camere singole, lui mi guarda e mi dice: “Che facciamo? Va bene anche una doppia?” Io allargo le braccia e faccio cenno che va bene anche così, dato che non c’è altra possibilità.

Andiamo in camera, lui è imbarazzatissimo e mi dice: “Adesso che si fa?” Gli rispondo che mi piacerebbe fare un po’ di sesso anzi mi piacerebbe molto ma non ho preservativi con me e gli chiedo se ne ha lui, mi dice di no, ma aggiunge che ci sono anche i modi non pericolosi di fare sesso e che a lui piacciono soprattutto quelli. La stanza è molto ben riscaldata. Project, ti risparmio i particolari e ti dico solo che non avevo mai fatto sesso così con un ragazzo, solo masturbazione reciproca e tanta intimità fisica, ma è stata una cosa assolutamente unica perché lo vedevo proprio coinvolto in un modo così totale che non avrei immaginato neppure che potesse esistere. Era proprio una cosa esaltante a livelli che non avevo mai provato. Alla fine ci siamo addormentati uno nella braccia dell’altro.

Al mattino non avevamo tempo per ripetere l’esperienza perché dovevamo lasciare la stanza entro le 10.00. Abbiamo passato la mattina della domenica scherzando e giocando tra noi, poi siamo andati insieme a pranzo e ho cominciato a chiedergli quando avremmo potuto incontrarci di nuovo. Lui mi ha guardato un po’ in imbarazzo e poi mi ha detto: “C’e una cosa che non ti ho detto, io sono fidanzato!” Ci sono rimasto malissimo e gli ho detto: “Ma come, tu hai un ragazzo e non me lo dici?” E mi ha risposto: “Non hai capito, io ho una ragazza … “

Gli ho detto che i conti non mi tornavano perché non mi sembrava affatto un ragazzo etero in cerca di distrazione, lui mi ha detto: “Io lo so che sono gay, con te sono stato benissimo e ci starei sempre ma proprio non posso, perché ho una ragazza da anni e ormai lei fa parte della mia famiglia e penso che tra un anno al massimo ci sposeremo” L’ho guardato con un’aria perplessa e gli ho chiesto come andava il sesso con la ragazza e mi ha risposto: “Beh, in qualche modo va, lei non si è mai accorta di nulla ma quando lo facciamo io penso proprio ad altro, io non sono etero, c’è poco da fare, se fosse per me non farei mai sesso con una donna, quando mi ci trovo, alla fine funziona lo stesso ma è una cosa che si fa perché si deve fare anche quello, e poi con lei non potrei mai parlare chiaro perché si sentirebbe tradita, ormai siamo davanti a tutti una coppia solidissima e lo crede pure lei, non credo proprio che potrei evitare di sposarla ormai sono troppo avanti con quella storia, è una brava ragazza ma a me non interessa.”

Il resto del pomeriggio l’ho passato a cercare di farlo ragionare, ma si sentiva ormai in trappola e aveva gettato le armi, si sentiva rassegnato a fare il bravo maritino a casa e il bravo gay, magari con me, qualche sabato sera in albergo. Mi ha detto che doveva staccarsi da me, che io lo mettevo in crisi, lo mettevo davanti alla responsabilità delle sue scelte ma che tanto ormai le scelte erano fatte e non ci sarebbe stata nessuna possibilità di tornare indietro. Abbiamo ripreso il treno e ce ne siamo tornati a casa.

È sparito per due settimane, non rispondeva alle mail e nemmeno al telefono, poi si è rifatto vivo, ci siamo visti un pomeriggio ed era proprio disfatto. Questo è quello che mi ha detto: “Qui mi stanno proprio ingabbiando, non ce la faccio a starne fuori, è tutta una trappola, sono dovuto andare per otto giorni con lei in un resort all'estero, tutto pagato dai miei genitori! Ed è stata una cosa allucinante, lei era felice, io non la sopportavo più ma lei faceva la vittima e mi toccava pure consolarla, sono stato costretto a fare l’amore con lei perché se no finiva in depressione. Non capiva proprio nulla. Io ho pensato di parlare chiaro ma non osavo immaginare la sua reazione e allora ho fatto finta di essere preoccupato per ragioni di lavoro. Io pensavo che nel resort saremmo stati soli e invece i genitori di lei ci hanno fatto la bella sorpresa che c’erano pure loro! Io non ne posso più, ne devo uscire ma non so come. Se dicessi che sono gay non ci crederebbe nessuno … ”

Che cosa si poteva fare per risolvere la situazione? Alla fine ne abbiamo pensata una che poteva funzionare, lui sarebbe andato un paio di volte a visita andrologica, magari la prima volta accompagnato dalla ragazza, accusando dolori ai testicoli e poi dopo la seconda visita avrebbe dovuto dire che doveva fare lo spermiogramma e qualche giorno dopo che il risultato era che non avrebbe potuto avere figli, tanto poi come gay non ne avrebbe certamente avuti da un'altra donna.

Lui non voleva accettare tutta la sceneggiata, gli sembrava troppo un imbroglio, ma poi quando pensava che l’alternativa sarebbe stata il matrimonio veniva a più miti consigli. Lui non sapeva se parlare chiaro coi suoi genitori, ma quando i tuoi genitori non si rendono nemmeno conto che tu non stai bene con la tua ragazza e ti costringono ad andare per forza in vacanza con lei … parlare chiaro significherebbe solo spalancare una pentola senza sapere che cosa c’è dentro.

Alla fine abbiamo concordato tutti i dettagli e tutti i discorsi preparatori. Mi rendo conto che, visto dal di fuori, tutto questo sembra proprio un espediente di infima lega per evitare il coming out, ma un coming out in una situazione come quella sarebbe stato rovinoso. Per realizzare tutto il progetto, una meschina messa in scena, è vero, ma forse la soluzione meno traumatica, c’è voluto più di un mese.

Quando lui è andato dalla ragazza e le ha detto che non poteva avere figli, la ragazza se lo aspettava e la recita del grande dolore era stata ben preparata dalla famiglia di lei e finiva con la promessa di restare amici, ma lui ha voluto restituire tutti i regali e ha detto che preferiva chiudere definitivamente un’esperienza che aveva finito per essere traumatica.

Tutta la storia io l’ho riassunta in poche righe ma è stata molto impegnativa, stressante e anche rischiosa perché, se fosse finito sputtanato, per lui sarebbe stato un disastro, ma è andata bene! Dal sabato successivo abbiamo ricominciato a vederci in albergo nella città vicina e credo che la nostra storia continuerà. Stiamo benissimo insieme e stiamo programmando di cambiare entrambi lavoro e di trasferirci tutti e due in quella città, lontano da occhi indiscreti, anche lui non è dell’idea di fare coming out nemmeno in famiglia. Tra l’altro i suoi non sanno nulla del marchingegno dell’andrologo e pensano che lui non si sposerà mai perché non può avere figli ed è bene che continuino a pensarlo.

Project, non mi guardare male, il coming out in certe situazioni non è proprio pensabile. Così noi stiamo tranquilli e la ragazza si può fare la sua vita con uno che la vuole veramente e i genitori si sono messi l’anima in pace e almeno noi ci sono pettegolezzi che riguardano l’omosessualità perché la storia è tutta etero! Potevo mandarlo al macello del matrimonio? No! Doveva esporsi a un coming out distruttivo? No! Almeno così sono tutti contenti e noi prima di tutto.

Fammi avere presto tue notizie.
Davide

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agis
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Re: UN RAGAZZO GAY VA DALL’ANDROLOGO

Messaggio da agis » lunedì 8 ottobre 2018, 0:45

Tu credi che lombrichi, lumache, mantidi, aracnidi... quando si accoppiano facciano... l'amore?

O tiempo da Gnora Ava nu viecchio imperatore a morte condannava chi faceva a’mmore ^_^

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Help
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Re: UN RAGAZZO GAY VA DALL’ANDROLOGO

Messaggio da Help » lunedì 8 ottobre 2018, 8:02

Il problema non è la menzogna ma lo sfondo.

Il tuo amico (lo definisco amico perché non ho capito bene in che rapporti siete) era pronto a sposarsi e a rovinare la sua vita e quella di un'altra persona solo perché i suoi genitori erano insistenti.

I genitori volevano che il figlio si sposasse solo per fare figli. Anche la ragazza era innamorata della possibilità di procreare e non della persona. Il quadro generale è abbastanza triste e non credo che con queste premesse possa nascere nulla di stabile (da parte sua). Non ha dimostrato particolare coraggio in nulla, e in questa situazione non doveva neanche esporsi più di tanto.

Comunque buona fortuna.

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Re: UN RAGAZZO GAY VA DALL’ANDROLOGO

Messaggio da progettogayforum » lunedì 8 ottobre 2018, 9:51

Caro Help,
ci sarebbe da fare una riflessione sulle cause di nullità del matrimonio secondo il diritto canonico e secondo la legge civile, e la cosa ha un qualche interesse.

Per la Sacra Rota l’impotenza couendi (cioè l’incapacità “permanente e verso tutti” di compiere il coito) è causa di nullità del matrimonio il che farebbe pensare che il matrimonio non sia tale se manca la possibilità di avere figli per via naturale e quindi che il matrimonio sia finalizzato alla procreazione, ma questa idea è smentita dal fatto che l’imponenza generandi (cioè la sterilità) è condizione di nullità solo se nascosta dolosamente dal coniuge sterile all’altro coniuge che conoscendola non avrebbe contratto il matrimonio. Il matrimonio, quindi non è essenzialmente finalizzato alla generazione di figli, come confermato dal fatto che la chiesa celebra matrimoni anche tra persone che, non fosse altro che per ragioni di età, non possono avere figli. La Sacra Rota però può dichiarare la nullità, per vizio di consenso, del matrimonio combinato, cioè di quello in cui il consenso non è stato espresso in modo libero da uno dei due coniugi e qui esiste una notevole discrezionalità (per non dire altro) nella valutazione della circostanza.

Per la legge civile, il matrimonio è pienamente valido se un coniuge conosce “prima del matrimonio” la condizione di impotenza (coeundi e/o generandi) dell’altro coniuge, non lo è invece se la condizione di impotenza è stata celata per ottenere un consenso che altrimenti sarebbe stato negato. Anche per la legge civile la generazione dei figli non è una condizione essenziale del matrimonio.
Ma al di là della legge, tra le coppie che si sposano in età fertile, l’idea di non avere figli si presuppone tanto che nascondere l’impotenza comporta il vizio di consenso dell’altro coniuge.

Vorrei aggiungere che giudicare dall’esterno la condizione di un gay sposato per ragioni legate a pressioni familiari o sociali è facile, ma lo stress può essere tale da sorpassare la soglia della violenza psicologica e da implicare un vizio radicale della volontà di sposarsi che non emerge perché la violenza è esercitata proprio dalla famiglia. Il problema delle pressioni familiari e sociali si manifesta, anche in modo molto pesante, soprattutto nella dimensione etero in cui un ragazzo può essere forzato dalla famiglia a sposare, per ragioni di patrimonio o di casta, una donna che non ama, e cose di questo genere sono tutt’altro che rare.

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