STORIA GAY IN BIANCO E NERO

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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STORIA GAY IN BIANCO E NERO

Messaggio da progettogayforum » martedì 28 luglio 2020, 2:22

Caro Project,
ti scrivo perché sono in un turbine di emozioni che mi sconvolge e non posso raccontare a nessuno la mia storia, tra poco capirai perché.

Sono un ragazzo che vive in una grande città italiana, ho 22 anni, studio all’università, ho una famiglia che definirei buona, non parlo di quattrini perché di quelli ce n’è quanto basta e non di più, dico che la mia famiglia è buona perché io stimo i miei genitori. Ti preciso che sono figlio unico. Mi hanno sempre lasciato la massima libertà, a 14 anni avevo le chiavi di casa, loro non si sono mai impicciati delle mie cose private. Non sanno che sono gay, o almeno io penso che non lo sappiano. Non ho mai portato a casa una ragazza o parlato di ragazze, e loro non hanno mai fatto domande. Potevo tornare tardi la sera, stare a dormire fuori nei fine settimana e loro non facevano comunque domande.

Quando capitava di vedere in tv cose che riguardavano i gay da parte loro non c’erano pregiudizi. Mi ricordo una frase di mio padre: “Ognuno deve potere vivere come vuole se non fa del male agli altri.” Però nonostante questi elementi che avrebbero potuto spingermi al coming out, non l’ho mai fatto, non so perché, ma istintivamente non mi fidavo. Project, io penso che se lo facessi adesso non avrebbero particolari problemi, ma il problema non è questo.

Io ho frequentato il liceo in una scuola seria, e in questo sono stato fortunato. I miei professori, specialmente quelli degli ultimi tre anni, facevano veramente lezione, io andavo a scuola volentieri. La mia classe era considerata tra le migliori. Al terzo anno, siccome eravamo troppo pochi, ci hanno aggiunto una gruppo di studenti che venivano da una classe che era stata smembrata. Erano tre ragazzi e due ragazze. Io già allora non mi curavo molto delle ragazze. Comunque le tre ragazze dopo pochissimi giorni cambiarono scuola e nella mia classe rimasero solo i tre ragazzi. Uno era di colore, Alan (qui lo chiamerò così), uno era albanese e si faceva chiamare Alban, che è un nome vero albanese, ma non si chiamava così, e uno era italiano e qui chiamerò Mino.

Mino già a 16 anni era un ragazzo molto bello, alto, ben strutturato, insomma mi piaceva. I professori si accorsero subito che i tre ragazzi nuovi erano molto indietro coi programmi e organizzarono dei gruppi di studio il pomeriggio, perché la scuola era aperta anche di pomeriggio. I tre ragazzi nuovi andavano a scuola il pomeriggio per due ore con tre compagni di scuola (tutor) e con un prof. che organizzava il lavoro. Alan e Alban si lasciarono coinvolgere da questa organizzazione del lavoro e fecero dei progressi notevoli, Mino invece faceva resistenza, giocava, perdeva tempo, faceva diventare matto il compagno che a turno gli faceva da tutor e qualche volta pure il professore. Io a scuola ero bravo e cercavo di farmi mettere il più spesso possibile a fare il tutor di Mino perché di Alan e di Alban non mi importava proprio nulla, ma le regole erano strette e ben definite e io potevo fare il tutor di Mino al massimo due volte alla settimana.

Mino era un ragazzo che penso avesse molti quattrini e pochissima voglia di studiare, io ero infatuato di lui, ma lui diceva solo stupidaggini. Io non riuscivo a capacitarmi di come un ragazzo così bello non si rendesse conto che stava solo perdendo tempo, cercavo di convincerlo a studiare, ovviamente, se possibile a studiare “insieme”, ma i risultati erano scarsissimi. Una volta sono andato a casa sua per preparare un compito di matematica, ma tra merenda, dischi, fotografie e stupidaggini varie non abbiamo concluso praticamente nulla. Pensavo: “Mino si farà bocciare!” ma lui pensava solo a fare il cretino. Per lui ci sono stato proprio male, perché mi rendevo conto che andava verso il disastro e non faceva nulla per invertire la tendenza, poi ha cominciato a fare tante assenze e verso metà dicembre se ne è andato in una scuola privata. Una volta è venuto a trovarci e ha detto a Alan e Alban: “Che ci state a fare qui a perdere tempo? Venite alla scuola mia! Che tanto qui vi bocciano!” Però Alan e Alban non hanno cambiato scuola, al primo quadrimestre hanno avuto qualche insufficienza ma i professori li incoraggiavano perché erano sempre presenti e facevano di tutto per darsi da fare. Alla fine sono stati promossi a Giugno tutti e due, e sono stati veramente contenti.

Il quarto anno Alban è cambiato molto fisicamente ed è diventato proprio un bel ragazzo e io ho cominciato a perdere la testa appresso a lui. Naturalmente mi guardavo bene dal farglielo capire, però eravamo diventati amici e lui ogni tanto veniva a studiare a casa mia. Non era come Mino, Alban studiava seriamente e molte volte mi accorgevo che lui stava un passo davanti a me. Alban era un bravissimo ragazzo e mi piaceva molto, con lui parlavo di tutto, ma ovviamente mai di sesso. Non lo avevo mai visto con una ragazza e ne avevo dedotto che la nostra forse non fosse solo una semplice amicizia. Fin dopo le vacanze di Pasqua io ho coltivato la mia storia d’amore segreta con Alban, ci si vedeva spesso e sono andato diverse volte anche io a casa sua, e proprio a casa sua mi sono reso conto traumaticamente che Alban era etero. Un giorno, mentre stavamo studiando, è venuta a casa sua una ragazza, pure molto bella, e non c’era il minimo dubbio che fosse la ragazza di Alban. Io per quanto mi sentissi come uno che ha preso una bastonata in testa, mi sono comportato come da manuale, quando sono stato solo con Alban gli ho fatto i complimenti per la sua ragazza e lui è stato proprio felice! Sembra un po’ strano ma sono stato felice anche io. L’anno è finito in modo tranquillo e io ho cercato di pensare ad altre cose.

L’ultimo anno decidono di fare la gita scolastica prima di Natale e di andare in Austria. Partiamo tutti, nessuno escluso, siamo 18 e io mi trovo in stanza con Alan. La sera, prima di andare a dormire, ci tratteniamo a parlare. Dico ad Alan che Alban aveva una bellissima ragazza, mi aspettavo un commento sulla ragazza e invece Alan mi risponde con una frase che mi fa gelare il sangue, mi dice: “Eh sì, Alban è etero!” Sono rimasto proprio spiazzato e dopo qualche secondo di troppo gli ho chiesto: “Che vuoi dire?” e Alan mi ha risposto: “Che non è come noi…” al che, di nuovo dopo qualche secondo, gli ho risposto: “No! Non è come noi!” questo è stato il nostro coming out. Poi Alan mi ha detto: “Tu ci hai provato prima con Mino e poi con Alban, ma loro erano dell’altra parrocchia” Io gli go chiesto: “Ma come hai fatto a capirlo?” e lui mi ha risposto solo: “Beh…”. Insomma prima delle vacanze di Natale mi sono accorto di avere un amico gay, perché io e Alan eravamo amici e di lui mi potevo fidare come di nessun altro.

Durante le vacanze di Natale non ci siamo visti, ero contento che Alan fosse gay e fosse mio amico ma non ero innamorato di lui, non perché non fosse un bel ragazzo o perché non se lo meritasse, ma, brutalmente perché era nero e non avevo mai preso in considerazione l’ipotesi di poter avere un ragazzo nero, cioè io non avevo mai fatto fantasie su un ragazzo nero, però lui mi piaceva da tanti punti di vista, era molto educato, molto rispettoso di me e del mio modo di vedere le cose ed era straordinariamente intelligente, tanto che a scuola era diventato uno dei primi della classe. Insomma, io ho passato tutte le vacanze di Natale pensando ad Alan elencandomi tutte le ragioni per le quali secondo me, uno storia con lui non avrebbe potuto funzionare e poi anche lui avrebbe potuto avere mille problemi a stare con uno come me, perché magari aveva fatto fantasie solo su ragazzi neri.

All’inizio di Gennaio ero veramente convinto che tra me e Alan non ci sarebbe mai stato nulla, però eravamo entrambi gay e siamo arrivati a parlare chiaro anche di questo problema. Gli ho chiesto come avrebbe reagito se gli avessi detto che mi stavo innamorando di lui e mi ha risposto. “Siamo amici e ti voglio bene e anche un po’ di più, però devi tenere i piedi per terra. Già essere una coppia gay è difficile, ma essere una coppia gay come saremmo noi e ancora più difficile.” Gli ho chiesto se lui ci aveva pensato e mi ha detto di sì, ma che bisognava andare molto piano, in pratica abbiamo deciso di prendere tempo e di pensare prima agli esami di maturità. Così siamo rimasti amici, diciamo “solo amici”, ma con lui stavo bene, mi sentivo al sicuro.

Lui aveva più volte sondato il terreno con me per capire che cosa io avrei voluto fare all’università e lui mi aveva detto il suo punto di vista. Era informatissimo, era andato agli incontri di orientamento fin dall’anno precedente, conosceva tutti i siti del Ministero dell’università con i programmi di studio di tutte le facoltà, era ovvio che scegliere la stessa facoltà avrebbe avuto anche un altro significato e ci siamo iscritti alla stessa facoltà. Il primo scambio di coccole con lui c’è stato la sera che abbiamo mandato l’iscrizione all’università. Era affettuosissimo e mi ripeteva sempre: “Se tu dovessi avere qualsiasi dubbio in qualsiasi momento ti devi sentire totalmente libero, resteremmo due amici che frequentano la stessa facoltà e io ti vorrò bene comunque!” Da quel giorno sono passati esattamente tre anni e noi stiamo insieme da tre anni.

Lui ai suoi non ha detto nulla perché i gay non sono molto ben visti a casa sua e io non so come comportarmi coi miei genitori . Ho visto quel film. “Indovina chi viene a cena” e mi piacerebbe che coi nostri genitori succedesse quello che succede nel film, ma qui c’è di mezzo il fatto che siamo pure due gay e le complicazioni aumentano. Adesso siamo a questo punto. Che fare? Secondo me e anche secondo lui, non dobbiamo fare passi azzardati, dobbiamo finire gli studi e cercare di essere autonomi economicamente, così potremo andare in un’altra città, magari all’estero, per costruire le nostra vita lì, magari in due case diverse sullo stesso pianerottolo. Project è successa una cosa che non mi sarei MAI aspettato e invece è successa! Con lui sto bene, ma bisogna stare attenti a quello che c’è intorno.

Fammi sapere che cosa ne pensi. Se puoi pubblica la mail perché non c’è niente di riconoscibile.

AlbusDumbledore
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Re: STORIA GAY IN BIANCO E NERO

Messaggio da AlbusDumbledore » mercoledì 29 luglio 2020, 12:58

Mai giudicare un libro dalla copertina!
Questa regola per noi lettori è incontrovertibile. I libri sono molto più complessi e intriganti e per questo non è per niente detto che una copertina esteticamente bella contenga un libro appassionante.
Se questa regola funziona con i libri, figuriamoci con le persone, che sono enormemente più articolate!

Questo racconto mi è piaciuto molto perché da la speranza che il ragazzo che ha raccontato, abbia imparato ad andare oltre le apparenze. Non è possibile giudicare una persona solo dal suo aspetto fisico o dalla provenienza geografica, perché sono due elementi che non possiamo scegliere ma che ci vengono imposti sin dalla nascita e non dovrebbero diventare un fardello, bensì un accrescimento della caratteristica della persona.

L'amore non ha sesso, non ha colore, non ha provenienza, non ha aspetto. C'è perché ci sono i sentimenti che si provano per l'altra persona, sentimenti assolutamente soggettivi che possiamo capire solo noi ma dovremmo stare anche attenti a non confondere semplici attrazioni fisiche con una seria possibilità di cominciare una storia con una persona.

Per ciò che riguarda il coming out con la famiglia, se sono tolleranti non c'è da aver paura, ma io ritengo che non sia strettamente necessario se non solo per presentare la persona scelta per proseguire il resto della propria vita.
Se la situazione familiare non lo permette, non è importante neanche affrontare questo passo, allora.
L'importante è essere felici con sé stessi e con la persona che si ama.

Spero davvero che possano continuare ad essere felici :)
"La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi."

Bertrand Russell

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progettogayforum
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Re: STORIA GAY IN BIANCO E NERO

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 29 luglio 2020, 16:28

Dico brevemente la mia, la mail che ho ricevuto tramite un indirizzo email temporaneo era parecchio più lunga del testo che ho pubblicato e poneva l’accento sulle coppie gay miste e sulle cause dell’omofobia e del razzismo in Italia. Il problema delle coppie miste etero è legato al fatto che ancora oggi in moltissimi paesi esiste un razzismo strisciante. Negli Stati Uniti e in Sud Africa la segregazione razziale era legale fino a non molti anni fa. Mi permetto un solo richiamo. Nel film del 1939 “Via col vento” il lettore medio vede in genere una splendida storia d’amore e non si accorge neppure che tutta la vicenda avviene in una società razzista che poggia la sua ricchezza sullo sfruttamento degli schiavi. La guerra di secessione è scoppiata proprio per questo. Che sarebbe successo se la bella protagonista si fosse innamorata di uno schiavo nero? O, peggio, che sarebbe successo se il figlio di un grande proprietario di piantagioni invece di innamorarsi di una ricca ereditiera si fosse innamorato di uno schiavo nero? Allora la segregazione razziale legale impediva di fatto questa eventualità, ma oggi non c’è più la segregazione razziale legale, ma il razzismo esiste eccome, ed è strisciante come l’omofobia. Accettare l’omosessualità di persone lontane è un conto, accettare di avere un figlio gay e un altro. Accettare le coppie miste “in teoria” è un conto ma accettare che la propria figlia sposi un nero è un altro. Ovviamente accettare di avere un figlio gay che si è innamorato di un nero per certe persone è fuori di ogni possibile orizzonte, e bisogna aggiungere che il razzismo non è solo dei bianchi verso i neri, ma anche dei neri verso i bianchi, perché un ragazzo nero nato e cresciuto in Italia potrebbe benissimo innamorarsi di una ragazza italiana, ma nella storia che ho pubblicato, il padre di Alan gli ribadisce spesso che lui deve sposare una ragazza nera. Nei matrimoni misti etero, dove ci sono i figli, il problema è serissimo perché se le due comunità non sono realmente accoglienti, i figli di una coppia mista rischiano di essere marginalizzati da entrambe le parti. Questi problemi nelle coppie gay non ci sono ma l’omofobia c’è e il razzismo pure. In futuro, il rimescolamento etnico sarà una cosa inevitabile, è solo questione di tempo, e anche le coppie miste etero e gay diventeranno più frequenti, mentre oggi sono ancora molto rare. Si trovano video porno con attori bianchi e neri ma non si trovano storie d’amore tra un bianco e un nero e questo è un segno che la segregazione di fatto esiste. “Indovina chi viene a cena”, un bellissimo film del ’67 aveva fatto discutere sul problema delle coppie miste etero, adesso comincia timidamente ad affacciarsi anche il problema delle coppie miste gay ma temo che purtroppo bisognerà aspettare ancora tempo molto prima di vedere un “Indovina chi viene a cena” in versione gay.

AlbusDumbledore
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Re: STORIA GAY IN BIANCO E NERO

Messaggio da AlbusDumbledore » sabato 1 agosto 2020, 11:48

Perfettamente d'accordo. C'è ancora molto da fare e ultimamente sto notando un certa, se si può chiamare così, eterofobia da parte di chi non è etero che prima ignoravo completamente.
Ciò che hai raccontato nel razzismo da parte di persone di colore nei confronti dei bianchi, la sto vedendo anche da omo, transessuali nei confronti dei etero.

Mi chiedo allora se si arriverà mai a un punto di equilibrio e se avremo mai la capacità di accettare la parità delle persone indipendentemente dal tipo di persona.
"La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi."

Bertrand Russell

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