GIORNATA DI UN GAY 31ENNE

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GIORNATA DI UN GAY 31ENNE

Messaggio da progettogayforum » sabato 22 maggio 2021, 21:12

Caro Project,

questa è la seconda mail che ti mando ed è la cronaca, quasi ora per ora, della mia giornata, cioè della giornata di un ragazzo gay di 31 anni, che per sua fortuna lavora già da due anni in uno studio di commercialista. Se uno vuole capire come vive un gay non fissato, non depresso, non angosciato, è bene che si legga questa pagina di diario, perché quello è.

Lunedì 17 Maggio 2021, sveglia elle ore 6.30, doccia e colazione, riordino delle carte da portare in ufficio. Oggi mi tocca andare in presenza, perché col covid facciamo i turni. Metto in valigetta il computer, i cellulari, quello privato e quello di lavoro, che devo avere sempre con me, esco di casa alle 7.25. Guardo il mio cellulare privato per vedere dove ho parcheggiato la macchina, mi armo di mascherina e di gel, chiudo la porta a chiave e vado a prendere la macchina. In genere per arrivare al posto dove è parcheggiata ci metto 15 minuti o anche più. Per fortuna oggi non piove e non fa freddo. Entro in macchina e apro la radio su Radio 24 – Il Sole 24 ore, non su un altro canale, perché se ci sono novità significative o sono almeno al livello di ipotesi, saperlo è molto importante. In genere riesco a sfuggire al traffico peggiore, adesso con la storia del covid e dello smart working il traffico è meno pazzesco, ma le sorprese ci possono essere. Se tardo ad uscire di casa di 10 minuti arrivo al lavoro in ritardo.

Ore 8.15 - entro in ufficio, il titolare sta già lì con una valanga di carte, lo saluto e entro nella mia stanza, perché ne ho una tutta mia. Alle 8.30 sono ormai al lavoro. Il mio lavoro è parallelo a quello del titolare, nel senso che, quando non siamo oberati da lavori stupidi che finiscono comunque in gran parte ad altri, il titolare mi prospetta un problema sul quale sta lavorando e mi mette a fare ricerche giuridiche. Io cerco di fare le cose al meglio ma tante volte mi fermo perché non so come andare avanti e allora devo contattare gli avvocati consulenti dello studio, il notaio e altri esperti di settori molto particolari a seconda del lavoro che stiamo facendo in quel momento. Lo studio ha una segretaria molto brava, che qui chiamerò Margherita, lei risponde al telefono, filtra le telefonate e le mette in attesa, ci avvisa di chi ha chiamato e di che cosa vuole il cliente, prima di passarci la comunicazione. Per fortuna mi arrivano in genere poche telefonate, ma quando si avvicinano le scadenze fiscali importanti è un bombardamento, non c’è il tempo nemmeno per respirare.

Ore 8.45 - trovo una possibile soluzione per un problema sul quale il titolare sta lavorando adesso, ma so che gliela devo portare schematizzata, con tutti i riferimenti legislativi e regolamentari. Mi metto a lavorare per preparare il lavoro come richiesto. Finisco alle 10.13, un po’ col cuore in gola, perché il titolare mi chiama sempre alle 10.15 in punto per chiarire i problemi rimasti in sospeso.

Ore 10.15 - entro dal titolare che con me è assolutamente informale ma parla solo di lavoro. Gli do il mio report, lui lo legge e mi dice: “Sì, però bisogna fare accettare questa cosa al cliente e bisogna fargli capire che così paga di più ma evita qualsiasi rischio. Pensaci tu! Se lo convinci sei bravo, ma lo devi convincere.”

Ore 10.20 - chiamo il cliente, gli spiego la questione tecnicamente, quello non ne vuole assolutamente sapere, dice che non sappiamo fare il nostro lavoro (cosa che non è assolutamente vera) e che “un altro commercialista gli ha detto che si potrebbe fare in un altro modo molto meno dispendioso… “ Io rispondevo alle obbiezioni in modo tecnico e puntuale e lui diceva: “Ma chi vuole che vada a controllare!” A un certo punto, col cuore in gola gli ho detto: “Lei può fare come vuole ma noi non possiamo impegnare lo studio in qualità di consulenti e avallare una cosa simile…” poi sono stato zitto per alcuni secondi. Se avessimo perso un cliente come quello il titolare mi avrebbe ammazzato, ma ormai l’avevo buttata lì. Alla fine lui ha risposto: “Vabbe’ … fate come volete, non voglio rogne, e ricordi al dott. … la storia della Banca, lui sa di che si tratta.” Io gli ho detto: “preparo subito gli atti e lei può venire a firmarli quando vuole.” Ed è finita così.

Alle 11.10 - entro dal titolare e gli faccio cenno che è andata come volevamo noi, mi aspettavo almeno un grazie, ma Margherita gli ha passato una telefonata molto importante e mi fa cenno di andarmene.

Ore 11.15 - preparo tutti gli atti che devono essere firmati dal cliente e sono una montagna. Qui non esiste la pausa caffè, esiste il caffè che viene dal bar e te lo portano direttamente sul tuo tavolo con un cornetto, perché non si deve perdere tempo. Alle 13.00 tutta la pratica è in ordine per le centomila firme che ci vogliono. Dovrebbe arrivare il cliente ma non arriva. Alle 13.30 dovrei andare a pranzo con i colleghi nella pizzeria qui sotto, ma c’è il covid e non si può mangiare dentro e il locale non ha tavoli all’aperto. Quindi arriva il pranzo direttamente in ufficio, in buona sostanza è l’ora del pranzo ma si lavora anche all’ora del pranzo. Alle 13.40 mi ricordo che non ho detto al titolare che il nostro cliente gli voleva ricordare la questione della banca, lo chiamo con telefono interno e glielo dico e lui mi risponde solo: “Digli che ci sto lavorando.”

Ore 14.00 - il cliente arriva, lo porto in sala riunioni e gli sottopongo gli atti, non li legge nemmeno, firma tutto alla cieca. Mi chiede se ho ricordato al titolare la faccenda della Banca e io gli dico con una faccia molto rassicurante: “Ci sta lavorando.”

Ore 14.15 - il cliente se ne va. Comincio a mangiare il mio pranzo ma il titolare mi chiama e mi accenna alla questione della Banca. Mi da due numeri di telefono di persone molto importanti e mi chiede di contattarli direttamente al telefono e di ricordare loro la data dell’asta, poi mi dà altri incarichi di minore entità ma molto rognosi. Io rispondo solo: “Ok!” e vado a mettermi al lavoro.

Lavoro fino alle 19.10, dovrei uscire alle 19.00, ma prima di andarmene, quando il titolare se ne è già andato mi arriva la chiamata di una delle due persone importanti che avevo avvisato dell’asta, che mi dice che vuole essere richiamato “subito dal titolare”. Io chiamo il titolare, ma non risponde, ed è strano perché porta sempre il telefono con sé. Decido di andarlo a cercare e lo raggiungo prima che salga a casa sua, mi vede e mi fa segno come per dire: “Che vuoi?” Gli dico della telefonata. Lui cerca il suo cellulare ma non lo trova, ha la faccia terrorizzata, mi spedisce di corsa a cercarlo in ufficio dove pensa di averlo lasciato e si prende il mio cellulare di lavoro. Io mi precipito in ufficio e effettivamente il suo cellulare sta lì, glielo porto con la massima urgenza, ha una faccia molto più tranquilla. Mi restituisce il mio telefono e mi dice semplicemente: “Grazie! Ma adesso vai!” e io me ne torno a casa.

Ore 21.45 - entro a casa e finalmente apro i social. Due miei amici vogliono uscire con me: Domenico e Luca, una coppia gay che mi sta simpaticissima, li chiamo perché vorrei tanto passare la serata con loro, ma sono già fuori con altri amici e hanno già cenato.

Ore 22.00 - scaldo i residui del pranzo, vedo 30 minuti di televisione e poi vado a dormire perché sono stanco morto!

Questa è una mia vera giornata di vita. Mi potrai dire che non c’è niente di gay. Ma quando devi lavorare non puoi pensare ad altro. Al titolare il fatto che io sia gay o no non farebbe né caldo né freddo, lui vuole solo che si lavori e non c’è nemmeno il tempo per respirare, però questa situazione ha pure dei vantaggi, almeno a livello economico. Io vivo in una casa mia che sto pagando e per me è fondamentale perché non devo stare più in famiglia, ammesso e non concesso che la mia si possa chiamare famiglia.

Che c’è di gay nella mia vita? C’è tanta fantasia. Adesso sto costruendo le mie basi, e poi arriverà “forse” anche il momento di avere un compagno. Dico forse perché potrebbe benissimo non succedere, un po’ per il lavoro stressante, che non posso cambiare se voglio finire di pagare casa, e un po’ perché mi metterò con un ragazzo solo se scoccherà la classica scintilla. Le mezze scintille non le voglio proprio prendere in considerazione. Se parti col piede sbagliato sei fregato! E io non voglio situazioni di adattamento, magari poi succederà pure, ma adesso come adesso l’idea di un compromesso sul piano affettivo non l’accetto proprio.

Sono contento di me? Sì! Nettamente! Sono contento della mia vita attuale? No! Ma penso che le cose cambieranno. Se trovassi un ragazzo che mi sta bene e soprattutto che mi vuole bene veramente penso che cambierei lavoro per stare con lui, anche se c’è di mezzo la questione del mutuo. Comunque lavorando ai ritmi di adesso i tempi del mutuo si potranno accorciare parecchio. Questa è la mia realtà e sono stato fortunatissimo, me ne rendo perfettamente conto, per i problemi psicologici non ho proprio tempo.

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