Il telefono senza fili: il primo incontro d'amore

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Alyosha
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Il telefono senza fili: il primo incontro d'amore

Messaggio da Alyosha » domenica 18 luglio 2021, 11:46

Ogni tanto mi piace scrivere del mio passato. E' un modo per farlo riaffiorare. Di solito poi pubblico queste storie come articoli nel mio blog. Rifletterò se modificare qua e la qualche punto per nascondere il fatto che si tratta dell'incontro con un uomo (il primo) che avviene nel bel mezzo di quella che chiamo "linea d'orizzonte", ovvero, una storia che finiva e l'altra che stava per cominciare (con donne). In mezzo a tanta confusione non ho mai avuto modo di riflettere su cosa realmente avvenne dopo. L'episodio fu velocemente occultato e ripescarlo dentro me dopo occorse tempo e tanta fatica. Tenendo conto del fatto che molta della fatica richiesta per riemergere lascia traccia proprio in questo forum, questo è il luogo dove mi pare più appropriato lasciare questo racconto, servito probabilmente più a me che all'avventore

Con lui non fu un bacio che mi travolse e non posso neanche chiamarlo amore, ancorché avrebbe potuto esserlo. Fu l’incontro sfuggente di una notte, la volontà del destino che ci fece incontrare per qualche po’, prima che ognuno di noi riprendesse la sua parte nel mondo. Sono abbastanza certo che nemmeno si ricordi di me, come son certo che ciò nonostante mi ricorderò per sempre di lui.

La notte principiava sulla calura di una giornata estiva. L’arsura raggelava l’anima e la teneva come immota, impassibile, incapace di vere emozioni. Ero uscito da casa per la mia solita chiamata. La mia amata era dall’altro capo, legata a me da un filo sottile che ci permetteva di ascoltarci, ma non di toccarci per davvero. Quel legame così effimero mi pare adesso la metafora del nostro amore, andato avanti più per un’incapacità di porvi rimedio, che per reale convinzione. Tutto ha un prezzo e noi pagavamo quello di esserci concessi all’amore, prima dell’amore. Pagavamo per aver seminato nel campo sempre fertile della carnalità, i cui frutti tuttavia erano per noi ancora troppo acerbi.

Non ho ricordi chiari di come di svolse quella conversazione al telefono. Vedevo bene come tutto dentro me stesse per cambiare. Come la linea dell’orizzonte separa il cielo dal mare, quello era il punto in cui le mie due vite, la vecchia e la nuova, si incontravano per allontanarsi via via, una verso le alture del cielo, l’altra verso le profondità del mare. Ed era proprio così che mi sentivo in quel momento, teso tra il vecchio e il nuovo, senza che mi sapessi decidere. Tirato da un lembo e dall’altro ancorché non mi persuadessi da che parte stare.

Fu in quel preciso momento che lo incontrai. Per lui fu facile raccogliere ciò che altri avevano seminato, cibarsi come un ospite in casa d’altri. Mentirei se non dicessi che quell’ospite fu tanto gradito, quanto atteso nelle mie fantasie, se non confessassi a me stesso che quell’incontro, per quanto casuale, avvenne dentro un luogo che avevo per lui predisposto. Avevo tante volte detto di no, ma quella sera fu un si, timido e convinto.

Era facile discutere con quello sconosciuto, il suo viso era gentile, il suo sorriso familiare e Dio solo sapeva quanto mi portasse lontano dalla monotonia della vita di allora. Come la rondine giunge solo quando è primavera, lasciando sempre dietro di sé la brutta stagione, per cui può in ogni momento dire del suo tempo che è quello giusto, lui arrivava nel bel mezzo della mia anima senza nemmeno intuire la burrasca che lo aveva appena preceduto, né quella che sarebbe giunta dopo. Sapeva a differenza di me, andare dritto al punto, senza girarci intorno, senza indugiare sul mio corpo. Non c’era tempo per i convenevoli, o forse non ce n’era nemmeno bisogno. Conosceva il mio corpo, come io il suo. Le corde del mio cuore suonarono non perché lo volessi, ma come stimolate. Non vi fu bisogno di pensar nulla, il mio corpo si muoveva in armonia con se stesso.

L’incontro di una notte è sempre più facile che la vita intera. Si gioca a carte scoperte, ma ognuno per conto suo, e si vince soltanto, da entrambe le parti, perché quel gioco è truccato, ma lo si sa già, dacché tutto vale. E così facile lasciarsi andare con gli sconosciuti, quanto trattenerli dopo. Non ho mai capito se avessi potuto innamorarmi, perché di lui non sapevo nulla, ancorché i nostri corpi si erano conosciuti prima e meglio degli altri. Quello che so per certo è che non avrebbe potuto funzionare, ma proprio perché lo sapevamo entrambi, funzionò per una notte, senza che restasse traccia il giorno dopo.

Quella fu credo la mia linea di orizzonte, il punto dove non si scende e non si sale e dove si può restare soltanto per un po’, senza che sia urgente comprendere dove andare. Non ho mai realizzato per davvero cosa pagai in pegno per quella notte, perché lì per lì mi parse non costare nulla. Tutto invece ha un prezzo e i cancelli del mio cuore, che si erano così convintamente aperti di moto proprio, d’improvviso si serrarono, senza che nemmeno me ne accorgessi, spaventati mi dissi allora, ma in realtà muti di dolore.

Avrei voluto altro, rincontrarlo, senza un vero obiettivo, senza che sapessi dire né come, né perché sarebbe stato possibile. Mi sentivo un ragazzino, completamente rapito da quei sentimenti che non sapevo, né volevo controllare. Erano sensazioni sconosciute, che muovevano dal basso ventre. Ne sentivo tutta l’urgenza e l’impellenza. Comprendevo bene che erano loro a dominare sulla ragione e persino sulla mia stessa volontà. Erano tiranne come l’istinto alla vita, incoscienti. Tuttavia più che la vergogna per il desiderio di un corpo che somigliava al mio, poté la delusione di un telefono che non squillò mai. Il numero ricevuto indietro, come pegno d’amore, era truccato almeno quanto la partita che avevamo giocato. L’amore sa sempre cosa vuole e trova sempre modo di ricomporsi, anche quando negato o tradito. Non potevo fargli cambiare strada, né dargli direzione, potevo solo metterlo a tacere, o per meglio dire, serbarlo ove non avrei udito altro che rumore.

Tutto in quell’incontro s’era messo in ordine, lasciando dopo ancor più confusione. Non vi fu tempo di tessere le fila, di trarre le corrette conclusioni che pure erano ovvie, quanto le passioni che mi bruciavano dentro. Non ne avevo le forze, né probabilmente l’intenzione di farlo. Non mi andava allora di scrutare una per una le parti del mio cuore, per capire cosa vi appartenesse per davvero e cosa andava tolto. Fu molto più facile appianare i dislivelli, riportare le mille note di quella sinfonia a quell’unica nota piatta e continua, che fa rumore, ma equivale al silenzio. Fu più facile chiudere in un cassetto quell’incontro e porre la chiave proprio lì ad un passo da me, in modo da nasconderla pur avendola costantemente davanti agli occhi.

Allora non sapevo cosa sarebbe costato quel gesto. Ritornai alla mia vecchia vita, come se nulla fosse successo. Compresi che lei non era in grado di sopportare il peso della verità, che avrebbe accettato, ma non capito. Le labbra di una donna sono dolci come miele, consuete come il giorno e la notte, come il susseguirsi delle stagioni. Fu più facile rivolgere il mio sguardo altrove, confondere la delusione per un amore mai nato, con il tormento di una relazione che non sapevo come concludere. Come all’alba del nuovo giorno, gli spiriti della notte si dileguano, malcelati dalla luce del sole, le mie passioni non scomparvero, ma badarono bene, da lì in poi, di rendersi manifeste. Ciò che mi pareva perfetto e compiuto si fece occulto e restò lì nascosto tra le lenzuola sempre troppo calde delle tante notti irrequiete, mentre io saltano di fiore in fiore, come le api in cerca di nettare per il loro miele.

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Re: Il telefono senza fili: il primo incontro d'amore

Messaggio da progettogayforum » domenica 18 luglio 2021, 15:07

Leggere la storia di quella notte significa per me allungare o sguardo su un terreno sostanzialmente sconosciuto e, in fondo, anche lo scambio di post sul forum che abbiamo avuto anni fa mi aveva messo a contatto con un mondo che non faceva parte della mia esperienza. Non ho mai provato il bisogno di capire e di scegliere con tutto quello che comporta il dover fare delle scelte. Per me la strada è sempre stata unica, ed era comunque una strada che al tempo (50 e più anni fa) era molto difficile e contro corrente, la cui realizzazione è rimasta nel mondo delle utopie, che affascinano proprio perché non concretizzandosi non mostrano mai i punti critici delle cose reali. Da te ho imparato che le cose possono essere anche più complicate di quelle che ho affrontato io e che per qualcuno il capire e l’accettare quello che si è può essere veramente difficile, perché una scelta c’è, o almeno sembra esserci. Tutto ciò che io ho sempre dato per scontato, per te è stato una conquista.

Alyosha
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Re: Il telefono senza fili: il primo incontro d'amore

Messaggio da Alyosha » domenica 18 luglio 2021, 16:52

Si ci ho riflettuto tanto in questi anni. All'inizio del mio percorso era tanto importante mettersi addosso delle etichette che mi aiutassero nella trasformazione che avevo a lungo rimandato. Tuttavia ho sempre avuto chiara la differenza tra chi come me, pregi e difetti, ha potuto nascondersi, innanzitutto a se stesso per tantissimi anni e chi invece era certo fin dall'inizio. Nel mio modo di ragionare, di guardare alle cose persiste una "neutralità" rispetto all'orientamento sessuale, una intenzione chiara di sorvolare sulla questione per guardare alla persona che probabilmente è tipica di chi ha attraversato tanti anni, vie di mezzo.
E' possibile che incontrando la ragazza giusta o non vivendo la crisi che in quegli anni mi attraverso sarei rimasto esattamente dov'ero. E' proprio come dici tu, alcuni non hanno scelta, per altri una scelta di fondo c'è: vivere se stessi o la vita degli altri. Mi ha fatto molto piacere ritornare con la memoria a quegli anni.

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