I RANDAGI

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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Gherardo
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I RANDAGI VIII

Messaggio da Gherardo » domenica 4 luglio 2021, 21:09

Ci sono momenti in cui bisogna perdere. È inutile star lì a fare gli eroi. Rimuginarci a lungo. Bisogna imparare a passare sotto il giogo. Deve, e spesso, andare così. Così come gli scogli prendono sul petto le onde del mare, così da uomini ci si schiantano addosso i vani tentavi di una vita normale. Un ragazzo oggi m’ha chiesto se fossi felice. Tra me ridevo, perché in fondo non so mica se le persone come me possano essere felici. A me basta essere libero gli ho detto. Ma nel cuore lo so che alla vita sempre qualcosa manca. E in fondo alla cose grida l’amore. Amore pure banale, a metà, di sesso, senza gambe, ma pur sempre amore. Quanto ancora, cuore mio, c’è da soffrire, quanto ancora da camminare, quanto ancora da lottare. Voghiamo ancora un po'. Non deve essere per forza tutto vano il dolore provato sino ad oggi.

Alyosha
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Re: I RANDAGI VIII

Messaggio da Alyosha » lunedì 5 luglio 2021, 15:22

Figurati è solo un problema di visibilità dei nuovi post. Però non le definirei "modeste bischerate". Molti di noi hanno una interiorità "eccedente" per così dire, sentono cioè il bisogno di riporre fuori di loro qualcosa che dentro di loro finirebbe per saturarli per così dire. Trovo i tuoi sfoghi molto belli, pare un libero fluire di pensieri dentro i quali però è facile immedesimarsi.

Gherardo
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I RANDAGI IX

Messaggio da Gherardo » martedì 6 luglio 2021, 19:13

Tienti lontano da tutto quello che di dolce ti sembra elargito dal caso, i begli inciampi che ci accadono nella sorte — niente di quello che ci capita senza il nostro volere ci appartiene: e così anche gli incontri che dapprima allettano finiscono per non dirci niente. Affascina sì: amare un ragazzo, difenderlo, farlo star qui tra le ginocchia e capire i malesseri che tiene dentro gli occhi — ma niente li vince, perché gli uomini di oggi (oggi è un tempo assai lungo) non sanno amare, e quel che è peggio non sanno essere amati. Ognuno si crea la propria solitudine. La natura ha dato volti diversi ad animi che sono gli stessi e recitano con lo stesso filo di voce: non si sono mai sentiti amati, quel che vogliono non saprebbero dirlo, meglio realizzati nel lavoro che come uomini. Non sanno essere realmente liberi, ma soltanto o servi o padroni. Non essendoci in giro il meglio accettano anche il sesso più svilente, di chi ti afferra come uno straccio e ti lancia via quando il lavoretto è finito. Ma quando dici che di meglio non c’è non ti accorgi che ti riferisci anche a te stesso? Prendilo da te tutto quello che ti manca. Gli altri possono dartelo in prestito e così riprenderselo da un momento all’altro. Sei tu solo il vero benefattore di te stesso. È meglio lasciar perdere queste lusinghe tra maschi, e non cascare in giochi poco virili. Nessun incontro, nessun bimbo d’uomo deve deviarti da dove devi andare. Come potresti saperlo con certezza, se neanche sappiamo da dove siamo giunti? Ma tu, confida nell’uomo che sei, e che devi divenire. Di baci puoi darne a chiunque (ricorda che baciare è amare), basta che non ti sporchino l’anima.

Gherardo
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I RANDAGI X

Messaggio da Gherardo » mercoledì 7 luglio 2021, 0:48

Sa infondere parole di coraggio chi maggiormente sappia cos’è il dolore. Un giorno pare di aver trovato corrispondenza, affetto, complicità — ma ci si trova davanti ad un altro fantoccio del mondo. Deludono gli uomini. Starci male non vale a niente, non ha nessun sapore. Né mi direi di giudicarne alcuno: i giudizi lasciano il tempo che trovano. Chissà che hanno dentro, che cosa li muove, che li spinge a soffrire. Noi non sappiamo le motivazioni della gente, ne vediamo soltanto il frutto che viene. Te stacci sopra alle critiche: se tu sei altro, sii altrove dicono. È dura vivere a questo modo. Vivere smentendo a se stessi il bisogno di qualcuno da amare — qualcuno certo per cui valga la pena soffrire, struggersi, tanto più rischiare. Sapete mentire, ma non si tratta dei vostri problemi interiori. Perché non sapete essere onesti. Vedete il meglio ma preferite il peggio, aggrappandovi al sesso pur disprezzando chi lo fa. Giudicate le persone poco serie e siete le prime ad esserlo. Non è ingenuo credere che qualcuno possa essere una persona migliore di quello che sembra. Ogni uomo può essere grande — ogni uomo sceglie la propria mediocrità. Ma ci si arriva per tempo a capire che un ragazzo è uno dei tanti. E dispiace pensare che di qualità belle ne avrebbe molte. Ma sfigurano tutte. Non rimangono in mente. Ci si scorda chi è perfettamente identico agli altri. Si può dare orecchie per ascoltare, un petto dove far sentire più al sicuro. Senza aspettarsi niente. Senza volere niente. Ed è come perdere tempo. Vedetevela voi con voi stessi, perché così non potrete mai vivere tranquilli. Non starete mai bene. Il sesso non ha mai reso felice nessuno.

Gherardo
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I RANDAGI XI

Messaggio da Gherardo » giovedì 8 luglio 2021, 15:57

Mi fanno un bel Odisseo — nel corpo e nell’animo. Ed io non vorrei nuotare l’intero Oceano. Non voglio fronteggiare la marea. I primitivi flutti con forza inesauribile si danno contro le rocce del mare e l’acqua di sputo torna indietro rinnovata, con energia tale che l’uomo in niente la eguaglia. Finiamo anche noi tramortiti, abbacinati dalla redini di un rozzo caso. Ne è spesso sfiancata la nostra quadriga. A testa bassa mi venne da dire allora una sera a quelli che mi erano abbastanza vicini — dicevo Odisseo da solo, l’ha ormai capito, non ce la fa. E ne venne una risposta, forse davvero degna di quello che hanno sempre detto di me, nel bene e nel più male, con un ghigno che pure era d’amore: Odisseo ce la farà da solo. Non perché deve, ma perché può. Troppo sei stato abituato al morire, a dover issare le vele, le più alte cime e gomene, che non ti fiacca il dover gettare via la tua vita. La frangia delle onde ritornerà, ma così effimeri noi siamo che non vedremo neanche il nostro schianto. A stento hai accettato la solitudine come qualcosa che nel viver si accetta e si mette da parte. Ma, ti sia più chiaro del giorno, la solitudine non se andrà mai via. Abita in tutte le cose dal principio del mondo, e in tutte le cose resterà. Amare è accettare la solitudine dell’altro, confrontarla con la nostra, trovare il modo di farle comunicare. E così si ama da uomini. Trova fiducia nella tua solitudine. L'uomo che devi essere è un passo da ciò che sei — non devi inciampare nella strada giusta, ma con audacia, ignorando la voce della gente, seguirla senza che nessun inganno, che nessuna lusinga, e banale tremore ti distolga. Da quando sei sveglio molte cose vedi che mentono. Ignorale. La vita mente tutta. Ma tu devi nuotare con le braccia l'Oceano. Dovrai fronteggiare, e in piedi restarvi, l'intera marea.

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I RANDAGI XII

Messaggio da Gherardo » venerdì 9 luglio 2021, 22:31

Ed essere randagi vuol dire anche questo — non avercela fatta. Tenersi a notte quella fitta nel petto che sappiamo non andrà via, mentre ruba parte del respiro, improvvisa. Trasciniamo con noi gli amici ammazzati che non ce l’hanno fatta. Ne prendiamo il corpo e lo gettiamo sulle spalle. Perché dobbiamo andare avanti anche per essi. Farli vivere attraverso di noi. La nostra vita si rivolge tanto al passato quanto al futuro. E i morti (i depressi diceva qualcun altro) non li vuole nessuno. I morti sulla schiena devono prenderli quelli che sanno ancora amarli — in faccia all’inutile cattiveria del mondo. Quando son ebbro, e il chianti mi scivola dalle gote di barba, grido e chiamo tutti i miei morti, quasi immobile. E sconto la pena di aver continuato a vivere quando avrei dovuto morire. Di essere vivo io mentre altro tace sotterra putrefatto. Senza nessun amore che lo risveglia. Voi non mi conoscete; ma noi, chiunque voi siate, noi siamo amici.

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I RANDAGI XIII

Messaggio da Gherardo » lunedì 12 luglio 2021, 17:08

Mi vogliono eroico come Pericle — non sanno che un giorno pianse in piazza, nel perdere ciò che più amava. Io non so: ma c'è qualcosa di me che muore ogni giorno. E quello che un uomo ha dentro è un raccolto diverso: si disgiunge spesso dalla natura, quando muore una parte di sé, di rado ne fa sorgere un'altra. Oserei dirti che è più il tempo che passiamo a morire che quello che impieghiamo a vivere. Ma deve essere sempre così? Perché ha un limite il mare, la terra sotto ai nostri piedi, persino il cielo: e non ha un limite il nostro dolore? È invidiabile una felicità a buon mercato: ed essere giovani e gagliardi, insomma stupidi, con quella dolce ignoranza che è un male che non fa alcun male. Eppure ho compreso di essere uomo soltanto quando ho capito che dovevo soffrire in modo più brutale degli altri uomini. Non avere una madre. Neppure un padre affianco. Leggere un Euripide e sentirmi dire che la mia vita era spaventosamente simile. Non aver a chi rimettere un'emotività sbiadita, che ripete sé stessa, perché questo fa la noia: è un cerchio perfetto, un inferno di ritorni, di vissuti eguali. Non faccio felice la gente, ma più incosciente, e pagherei oro per un bene del genere. Dobbiamo ancora imparare a soffrire. Capirci meglio in questa, dicono, eletta sofferenza. Ognuno ha il vezzo del voler essere amato, io pure quando son fiacco: ma basterebbe poter amare. Dammi retta — poter amare vuol dire poter essere amati, e non c'è viceversa. Non esiste l'amore vero, ma quel amore che sa essere vero. Mi chiedi di me — vorrei potermi nascondere dentro al mare. Non udirne il suono ma esserne la risacca. Le onde in scrosci. La spuma di latte. Andarmene alla deriva da un mondo che non saprò mai accettare. E nel quale, io so, vivrò come a ruggirmene sempre.

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I RANDAGI XIV

Messaggio da Gherardo » mercoledì 14 luglio 2021, 17:17

Dobbiamo tutti venire a patti col vuoto che abbiamo. Deve capitare a chiunque. È insito nella natura delle cose. Nessuno può evitare questo incontro. Ne vale che molto di ciò che facciamo oggi dipende da quello che abbiamo pattuito quel giorno. Tremiamo nel vederci soli, senza un sostegno che venga dell’esterno: sembriamo sfuggire tutta quanta l’esistenza. Ma fallo dire da un ventenne. Forse rimarrò solo. Forse non mi amerà nessuno. Ma non voglio che da questo dipenda il senso della mia esistenza. Accetto, anche a pugni serrati, anche con le labbra che mi colano sangue dalla resa che non posso fuggire la solitudine. Mettiamolo chiaro — la solitudine di ogni età è infuggibile. E mi chiedo per quale motivo mi son messo a correre, a fare delle mie giornate tutte un’evasione. In quale carcere sono stato messo? se la libertà dipende in ogni cosa da me? Non farò in modo che la mia vita abbia un valore che dipenda da altri. Un uomo che cerca smaniosamente l’amore, alla fine lo distrugge: perché vediamo nell’altro tutto ciò che ci manca, vogliamo che sia una fonte della mancanza che teniamo. Chi cerca l’altro per l’altro, e non per sé stesso? — perché è banale da dire, ma nessun ragazzo o ragazza ci può rendere felici. La felicità è a portata di mano sempre, perché sei tu a dartela. È in tuo potere di volgere le cose da male in bene. Ridere sopra agli eventi, che ti trascinano in basso. Ridere in faccia ad una vita disgraziata che non ti ha dato molte opportunità o te ne ha date troppe e tutte sbagliate. Così l’amore più lo cerchi, più lo sgualcisci con la tua vanità di possederlo. È cosa su cui è più facile inciampare che trovare con ogni metodo che ti dà questo mondo. Non si tratta di non averlo conosciuto, ma di non averlo riconosciuto. Anche senza amore essere vecchi non vuol dire essere finiti. C'è riscatto in ogni istante della vita.

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Re: I RANDAGI XIV

Messaggio da progettogayforum » giovedì 15 luglio 2021, 1:03

Caro Gherardo, mi sento in forte consonanza con questo tuo ultimo post. Dici cose molto vere anche quando parli di vecchi. Mi hai dato una spinta positiva.

Gherardo
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UN ALTRO RANDAGIO

Messaggio da Gherardo » sabato 17 luglio 2021, 18:41

Facciamo parte di una categoria diversa, mio caro Federico, che da quando nasce a quando viene allo scoperto è obbligata a fingere, a soffocare la propria identità. In altri termini non facciamo altro che soffocare la nostra più autentica autostima. Noi non abbiamo un padre o una madre che ci insegni ad amare, loro non possono sapere che cosa siamo fin da subito. E tanto peggio se dovessimo chiedere al mondo di insegnarci l’amore. Facci caso: quando veniamo allo scoperto, vuoi con noi stessi vuoi con la società, ognuno di noi dà libero sfogo al proprio narcisismo adolescenziale: diamo sfogo alla nostra adolescenza negata. E questo atteggiamento può durare tutta una vita. Lo hai visto bene intorno a te. Ma c’è un momento in cui bisogna fermarsi e guardarsi dentro, arrivare a maturare — capire che l’amore non è solo bei corpi, barbe, maschi muratori per appagare la nostra femminilità. L’amore è altro: comprensione, e crescita, rispetto, responsabilità, premura. Per una persona che vive ancora la sua adolescenza è come parlare in aramaico. Esistono, e non oserei trascurarli, anche casi di omofobia interiorizzata. E ne sono molti. Tienile sempre davanti agli occhi queste considerazioni, perché non ti perda in mezzo agli altri uomini. Ma tu mi dirai che questo che ti scrivo è un paesaggio fatto di chiodi. E ahimè lo è davvero: ma tu, carissimo Federico, non farti sbandare dagli altri. Lascia quelle chat che sono tane di solitudine e mancanza di autostima, quei siti che si arricchiscono con la nostra impotenza di non poter amare liberamente. Se c’è speranza di un futuro migliore, credimi, sta fuori di là. È difficile trovare chi si guarda dentro e non si abbandona a quel vuoto, dando sfogo a droghe, alcool, palestra, cibo, e sesso facile. Difficile, ma non impossibile. Frequenta, trova luoghi, persone, in cui la musica non sia sempre la stessa: quella del sesso facile. E vedrai come nel tempo le cose forse non miglioreranno, ma diventerai tu più forte nell'affrontarle e comprenderle meglio. Perché non bisogna scandalizzarsi ma capire.

(Ho trovato nei meandri della rete una risposta di un uomo ad un ragazzo più giovane. Nonostante fosse di molto tempo fa, ho deciso per l'intensità e l'attualità del contenuto, che aveva bisogno di essere riproposta da qualche parte. Ho deciso pertanto di tradurla nel mio modo e di porla nei randagi. L'autore non me ne vorrà)

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