GAY E ANSIA

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
barbara
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da barbara » martedì 15 febbraio 2011, 8:23

Ma è come imparare a suonare... basta esercitarsi un pò ;)
Io trovo MOOOLTO più difficile suonare uno strumento :mrgreen:
Potresti cominciare a leggere questa discussione che è proprio sull'argomento emozioni , se non l'hai ancora letta

viewtopic.php?f=19&t=1043

versipelle
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da versipelle » domenica 27 febbraio 2011, 14:01

Io non ho sintomi così gravi di ansia (al massimo delle sensazioni spiacevoli in fondo al petto o alla pancia spesso senza motivo apparenti, di solito), ma piuttosto alcune delle conseguenze indicate (l'impossibilità di fare cose normalissime e semplici). I consigli di progetto mi paiono però contraddittori.
progettogayforum ha scritto: 5) Innamorarsi di un ragazzo di cui non si conosce l’orientamento sessuale ed entrare in un percorso senza fine di indecisioni, timori e rinvii.
È quello che mi succede da quasi due anni, da quando cioè ho deciso di fare qualcosa in relazione ai miei desideri invece di tenerli solo per me.
progettogayforum ha scritto: Per capire il proprio orientamento quindi non si tratta di provare un comportamento sessuale gay o etero di coppia, cosa che, tra l’altro, può essere rischiosa per la salute, ma di mettere da parte “gradualmente” i propri condizionamenti per conquistare prima di tutto una vera libertà in termini di fantasie sessuali e di masturbazione.
Ciò però non vedo come sia possibile senza fare esperienze: senza mettermi in relazione a delle persone, da solo con la mia libertà, non riuscirò mai a capire se per certe persone provo amicizia, affetto, desiderio anche fisico, amore ecc.
progettogayforum ha scritto: Tra l’altro l’ansia originata da questioni di orientamento sessuale concepite come problema, molto spesso, provoca conseguenze, anche pesanti, in questioni che nulla hanno a che vedere son la sessualità e in particolare negli studi.
È appunto quello che mi sta succedendo e vedo (non solo qui) che è un problema abbastanza comune, peraltro anche per gli etero cioè a prescindere dai dubbi sull'orientamento sessuale.
progettogayforum ha scritto: In pratica il ritorno alla normale attività di studio o di lavoro rappresenta il sintomo più significativo del superamento dell’ansia e la terapia più utile in quel senso.
Questo però per me non credo funzioni: ho deciso di dedicare più tempo alle relazioni personali e ai miei desideri proprio perché non riuscivo più nemmeno a fare cose normali e facili come studiare e ho pensato che fosse perché stavano venendo a galla bisogni ormai insopprimibili.
progettogayforum ha scritto: Aggiungo che l’ansia che viene spesso percepita come derivante da incertezze di orientamento sessuale ha in realtà ben altre origini perché l’orientamento sessuale gay in sé, in un ambiente sereno, non suscita reazioni ansiose. Bisogna partire rendendosi conto che il problema non ce lo portiamo dentro, non lo creiamo noi, ma si tratta di una reazione ad una situazione ambientale difficile. Un problema esterno non deve trasformarsi in un problema interno e la mitizzazione al negativo della omosessualità diffusa in un clima omofobo non deve essere interiorizzata.
Questo è vero ed è un problema comune, però non è che l'omofobia abbia tutte le colpe: il "problema esterno" all'omosessualità può pur sempre essere un problema interno alla persona; proprio perché non siamo solo etichette ma persone complesse, l'omosessualità è solo una caratteristica personale fra tante che interagiscono fra di loro e personalmente il mio problema è capire su quale dei miei problemi/difetti agire per rompere il ciclo vizioso.
L'omosessualità è un tema che mi ha sempre interessato, anche molto prima che mi rendessi conto che mi riguardava direttamente, e da laico l'ho sempre accettata tranquillamente; ho sempre dichiarato le mie posizioni senza problemi anche se il mio essere così interessato e convinto suscitava sospetti perché le trovo posizioni giuste e naturali; mi spiace che alla fine anch'io rientri nello stereotipo per cui ci si interessa all'omosessualità solo se si è omosessuali e certamente penso che essere omosessuale sia una sfortuna almeno per una persona come me perché è un'ulteriore diversità e oggettiva complicazione di cui farei molto volentieri a meno: ma questa dell'omofobia interiorizzata mi pare che rischi di essere la solita spiegazione psichiatrica semplicistica e "totalizzante" che con la scusa dell'inconscio/subconscio che non riusciamo a vedere nasconde le cause meno profonde ma vere che hanno il difetto e la difficoltà di essere diverse per ciascuno di noi.
progettogayforum ha scritto: La sensazione di solitudine deve essere considerata momentanea conseguenza di una situazione ambientale difficile perché è realmente così e queste situazioni possono benissimo cambiare. Quanto detto vale come indicazione per il superamento dell’ansia da parte di chi quell’ansia prova in prima persona, c’è però da tenere presente che la via principale per il superamento dell’ansia è la socializzazione affettiva, ossia l’avere intorno a sé una rete di rapporti affettivi veri che trasmettono sensazioni di sicurezza e di stabilità. [...] Sentirsi l’unica persona al mondo a dover affrontare un problema urgente e di difficile soluzione è stressante e ansiogeno, rendersi conto che il presunto problema in realtà è un problema solo nella misura in cui lo si considera tale e che moltissime altre persone si sono trovate o si trovano ad affrontare situazioni molto simili è molto più tranquillizzante e soprattutto e molto più vero.
È qui che vedo la contraddizione: da un lato si dice che non bisogna crearsi falsi problemi ma continuare con la propria vita normale che è la migliore cura; dall'altro che non si può vivere senza relazioni. E allora chi come me non ha nessun amico o abilità sociale/relazionale che cosa dovrebbe fare?
Non credo molto alla retorica della socializzazione, penso che si possa stare bene anche da soli: sono sempre stato un solitario asociale e stavo bene.
Poi, però, saggia o no, ho preso la decisione di cambiare, pur non capendo se volevo un'amicizia, una relazione o del semplice e fisiologico sesso (e soprattutto con chi), però è difficile trovare persone che mi piacciano, è ancora più difficile capire in che senso mi piacciono e se io piaccia a loro (e in che senso), è difficile aprirsi e provarci, è difficile non essere totalmente respinti (come mi è successo infallibilmente anche con chi sembrava starci) ed è quindi ancora più difficile capire dove si è sbagliato.
E allora non vedo proprio come tutto ciò potrebbe trovare una soluzione non pensandoci, considerando la cosa naturale e dedicandomi ad altro, cioè di fatto tornando a ciò che facevo prima; mi sembra inevitabile che sia traumatico e lungo, solo vorrei poter sapere almeno se sto andando nella giusta direzione in questo immenso deserto...
Ultima modifica di versipelle il lunedì 28 febbraio 2011, 12:18, modificato 1 volta in totale.

barbara
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da barbara » domenica 27 febbraio 2011, 17:08

Ciao Versipelle, benvenuto!
Nel tuo commento tocchi una questione che da tempo mi sono posta , in quanto persona estranea all'esperienza omosessuale, e che rappresenta per me il caratteristico bandolo della matassa. L'avevo già scritto da un'altra parte e dunque mi ripeterò. La cosa che mi risulta difficile è per l'appunto capire rispetto alla sofferenza di una persone fino a che punto incida l'esperienza omosessuale e fino a che punto incidano altre variabili, come ad esempio il legame affettivo che si è avuto con i propri genitori.
Poi però mi chiedo anche: è davvero necessario sempre capire se è nato prima l'uovo o la gallina per poter risolvere un problema?
Ad esempio un'aspetto che ho rintracciato in molte storie, che sono scritte qui o che mi sono state raccontate, è una sostanziale e profonda difficoltà di fidarsi nelle relazioni affettive.
Può essere che per una persona sia stato più decisivo un clima anaffettivo vissuto in famiglia indipendentemente dalla propria condizione omosessuale e per un'altra persona sia stata invece decisiva la scarsa accettazione di essere gay.
Certo se si affrontano le cose in modo ideologico trascurando completamente uno dei due aspetti, si può correre il rischio di tentare delle soluzioni poco efficaci. Ma forse non è neanche necessario spaccare il capello in quattro per analizzarsi prima di intraprendere una strada .
A prescindere dall'origine di un problema c'è una cosa che è sempre utile mettere in atto, ed è il confronto. Quello che stai cercando tu in questo momento. Mettersi in ascolto di quello che si è e di quello che si fa, osservare le reazioni altrui e le proprie , raccogliere le opinioni degli altri . Puoi prendere questo posto come una palestra . Hai detto tu stesso che vorresti lavorare sulle tue abilità sociali , senza esporti però a delusioni che peggiorino le cose.
Il mondo virtuale porta con se il vantaggio di regolare la distanza in funzione del momento; sei tu che decidi se entrare o no in relazione con gli altri e nessuno ti chiederà conto se tu dovessi sparire dall'oggi al domani.
E' un terreno meno vincolante , ma non per questo meno impegnativo. Anzi comunicare con qualcuno che non vedi ti obbliga ad esporti molto di più ; sei tenuto a dire qualcosa per poter interagire, non puoi semplicemente ascoltare.
Provaci, che ti costa? ;)

versipelle
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da versipelle » lunedì 28 febbraio 2011, 13:20

barbara ha scritto:Ciao Versipelle, benvenuto!
Grazie. :-)
barbara ha scritto:Nel tuo commento tocchi una questione che da tempo mi sono posta , in quanto persona estranea all'esperienza omosessuale, e che rappresenta per me il caratteristico bandolo della matassa. L'avevo già scritto da un'altra parte e dunque mi ripeterò. La cosa che mi risulta difficile è per l'appunto capire rispetto alla sofferenza di una persone fino a che punto incida l'esperienza omosessuale e fino a che punto incidano altre variabili, come ad esempio il legame affettivo che si è avuto con i propri genitori.
Poi però mi chiedo anche: è davvero necessario sempre capire se è nato prima l'uovo o la gallina per poter risolvere un problema?
Ma infatti io ho scritto che tutti i vari elementi hanno un proprio ruolo e interagiscono fra di loro e che vorrei capire da quale partire, non perché io voglia partire dal "problema originario" ma perché progetto dà due suggerimenti contraddittori (almeno secondo me).
barbara ha scritto:A prescindere dall'origine di un problema c'è una cosa che è sempre utile mettere in atto, ed è il confronto. Quello che stai cercando tu in questo momento. Mettersi in ascolto di quello che si è e di quello che si fa, osservare le reazioni altrui e le proprie , raccogliere le opinioni degli altri . Puoi prendere questo posto come una palestra . Hai detto tu stesso che vorresti lavorare sulle tue abilità sociali , senza esporti però a delusioni che peggiorino le cose.
In realtà io non ho parlato di evitare delusioni, anzi ho detto che le trovo naturali (vorrei piuttosto avere più occasioni...); mi sembra invece progetto che suggerisce di non insistere troppo nell'andarsele a cercare e di pensare prima di tutto alla vita normale ed era questo punto che volevo capire meglio.
barbara ha scritto:Il mondo virtuale porta con se il vantaggio di regolare la distanza in funzione del momento; sei tu che decidi se entrare o no in relazione con gli altri e nessuno ti chiederà conto se tu dovessi sparire dall'oggi al domani.
E' un terreno meno vincolante , ma non per questo meno impegnativo. Anzi comunicare con qualcuno che non vedi ti obbliga ad esporti molto di più ; sei tenuto a dire qualcosa per poter interagire, non puoi semplicemente ascoltare.
Provaci, che ti costa? ;)
Qui secondo me stai cambiando un po' discorso, anche se per offrire una "terza via".
Tuttavia, negli ultimi dieci anni circa ho già interagito con parecchie centinaia (se non migliaia) di persone in vari forum e siti su argomenti diversi anche gestendo alcune comunità e questo fa parte della mia vita normale di cui sopra, quindi non è una "terza via".
Tu mi dirai che questo è un forum particolare ecc.: va bene, però se davvero lo sia e se la cosa mi interessi o mi piaccia è fuori tema in questa discussione; in ogni caso, se lo fosse, cioè se fosse il luogo adatto dove conoscere delle persone con cui intrattenere relazioni personali serie, allora per me rientrerebbe nella categoria degli sforzi che progetto mi sembra sconsigliare.

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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da andreas » lunedì 4 aprile 2011, 15:03

Ciao a tutti!
Mi sono appena iscritto. Lo so che questa non è la sezione del benvenuto, ma volevo solo ringraziare project e barbara, più degli altri, perchè mi ritrovo perfettamente in quello che hanno scritto in merito all'ansia. Aggiungo che il link di barbara mi ha consentito di "strutturare" quello che mi sta succedendo.
È davvero difficile spiegare alle poche persone a cui consento ancora di starmi vicino cosa provo. Tutti, anche quelli più sensibili e comprensivi, sono tentati di misurare come stai da quello che hai. E quindi la risposta, un pò velata, tanto delicata, ma inevitabile, è sempre "ma non ti manca niente".
Invece, la parte del testo (http://www.demonti.net/13_Omofobia_interiorizzata.htm) in cui si decrive la sensazione di vergogna da omofobia interiorizzata, paralisi da ansia e disagio sociale...di uno come me che fino a qualche mese fa era abbondantemente "sociale", ecco, quella parte mi è servita per descrivere quello che mi succede. Anche al mio analista.
Mi sento ancora più inetto, visto che non sono proprio un ragazzino...ho 34 anni!
Ma è quello che sta succedendo. Spero finisca presto perchè quando vivevo lo facevo veramente!
Grazie e alla prossima discussione, spero.

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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da progettogayforum » lunedì 4 aprile 2011, 16:55

BENVENUTO ANDREAS!! E stai tranquillo, che può essere traumatico all'inizio, ma poi, più ti rendi conto della realtà meno te ne fai spaventare!! Anche perchè al di là di qualsiasi ragionamento, essere gay non è una cosa che oggettivamemnte può fare paura perché e piano piano si arriva a capire che è una realtà vivibilisisma e che può dare enormi soddisfazioni. Benvenuto nel forum!!

Alberto
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da Alberto » lunedì 4 aprile 2011, 21:27

Io volevo solamente dire che quest'ansia/depressione la sto vivendo ormai da un anno ed è davvero difficile andare avanti in questa situazione. Provo un senso di solitudine, mi sento diverso, ho paura delle persone, sono diventato pigro ad un livello incredibile, esco lo stretto necessario e non riesco ad avere una personalità: tutto ciò è davvero struggente.
Con questo volevo rispondere a Barbara che alla prima risposta del post chiedeva di sapere da qualcuno cosa si provava.

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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da andreas » martedì 5 aprile 2011, 11:39

grazie del benvenuto project!
ho parlato "virtualmente" con molte persone che hanno attraversato questa fase prima di me e anche in epoche e luoghi per niente "friendly". mi danno molto coraggio. infatti, la differenza principale tra me e loro è proprio il coraggio che avevano e che io avevo da vendere dopo un buon periodo iniziale in cui la liberazione dall'incubo dell'eterosessualità finta, ho perso.
alberto, capisco quello che stai vivendo. io faccio piccoli passi avanti, ma sono fragile e basta una battuta omofoba, un ricordo del mio vecchio mondo etero, amici che stanno per sposarsi e avere figli, qualsiasi stupidaggine...e ricado nel malumore. fosse solo quello. in verità è l'impossibilità di vedere delle prospettive. insomma, il nocciolo di ogni depressione. la mancanza di speranza. poi cerco di spingermi a vivere. penso che potrei trasferirmi di nuovo, all'estero forse. penso che potrei convivere, trovandolo, con un fantastico ragazzo che non è molto diverso da me. che non deve per forza fare sesso con tutta la regione, che non ha bisogno di ballare per forza la carrà nudo per stare bene...
penso anche che potremmo chiedere dei bambini in affido, magari stando fuori dall'italia...
forse non mi perdono che avevo fatto notevoli passi avanti quando abitavo in una grande città e l'anonimato mi aiutava a non sentire la paura. certo, i problemi c'erano comunque. mi ricordo il mio panico quando un mio amico voleva baciarmi, apposta per aiutarmi a liberarmi delle mia paure, in metropolitana. ci sarebbe stata una possibilità su 10 mln di essere visto, eppure l'ho respinto.
ecco, in sintesi, una persona con delle paure così forti non avrebbe mai dovuto cambiare città per una più piccola e più provinciale.
ad essere ottimisti, dopo il trasferimento, la crisi "irrazionale" (perchè le paure sono completamente basate sul nulla, non su avvenimenti reali), la solitudine interiore devastante, ho fatto cose che non avrei mai fatto restando nella grande città. ho fatto un piccolo coming out soltanto con persone assolutamente fidate, di cui una di famiglia. i rapporti sono addirittura migliorati e ho sono sentito più affetto di prima.
inoltre, ho iniziato a pensarmi in una situazione stabile. cioè, nel luogo meno adatto secondo le mie paure a vivere la mia omosessualità, mi è venuto di riflesso un desiderio di viverla appieno, con una persona, in modo stabile. la spesa, cucinare, andare a teatro, al cinema, frequentare gli stessi mondi. forse nella grande città avrei perso ancora degli anni senza immaginare un futuro. per chi ha queste enormi paure, è troppo facile ed automatico incontrare qulcuno, farci sesso (anche molto molto affettuoso) e salutarlo il mattino dopo. nessun problema di visibilità, certo, ma nessuna affettività consistente.
oscillo.
pentimento, slanci, vergogna, desiderio di scappare, voglia immensa di vivere e di comunicare chi sono. forse basterebbe un buon amico per una birra insieme e tutto sarebbe più semplice. ci sto provando e spero presto di darvi la buona notizia: "sapete ragazzi, oggi c'è il sole fuori e soprattutto dentro di me"!
vi abbraccio tutti.

Alyosha
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da Alyosha » martedì 5 aprile 2011, 13:36

mi ricordo il mio panico quando un mio amico voleva baciarmi, apposta per aiutarmi a liberarmi delle mia paure, in metropolitana. ci sarebbe stata una possibilità su 10 mln di essere visto.
Mi sembra francamente un pessimo metodo Andreas e anche l'idea di andare all'estero adesso. Trasferirsi è certamente una cosa bella, ma quando si sono sistemate le cose che si lasciano a casa altrimenti è solo una fuga nella quale le cose da cui fuggi te le porti dietro (ti pare un caso che anche stando fuori e senza nessuno che ti controllava comunque non hai combinato nulla?). I problemi sono quelli esterni è vero, ma sono sin troppo interiorizzati e di fatto uno se li porta dietro dovunque vada. Hai un età per cui sarà davvero complicato rimettere in ordine tutto. Ma io penso che tu in questo momento abbia solo bisogno di mettere un poco d'ordine nella tua vita. Capire bene quali sono le origini della tua omofobia (non quelle che ovviamente valgono per tutti, ma le tue tue, ovvero le tue relazioni, i tuoi convincimenti), perché sono quelle che devi innanzitutto rimuovere. Evita sperimentazioni "concrete" è un bene che tu ne fugga, perché non è la via per risolvere le resistenze enormi che hai. Le cose si fanno piano piano e senza fretta, è un percorso lento e che vuole i suoi tempi. E' già importante che nella tua fase "depressiva" sia venuta fuori chiara l'esigenza di risolvere questo problema. Le crisi sono sempre gravide di qualcosa, non sciupare l'occasione per tentare soluzioni di rattoppo. Non stare appresso a tutti questi problemi di cui ci parli, reali per carità, ma al momento solo teorici è chiaro che servono soltanto da "censura", perché di fatto ti impietriscono e non ti fanno muovere. Sono soltanto il segno che adesso comincia prendere sul serio la possibilità di metterti in gioco e immaginare concretamente cosa potrebbe succedere se... Vedi queste ansie come un primo passo in avanti e nulla di più, credimi che non c'è altro dietro.

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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da andreas » martedì 5 aprile 2011, 14:35

boy-com ha scritto:Trasferirsi è certamente una cosa bella, ma quando si sono sistemate le cose che si lasciano a casa altrimenti è solo una fuga nella quale le cose da cui fuggi te le porti dietro (ti pare un caso che anche stando fuori e senza nessuno che ti controllava comunque non hai combinato nulla?). I problemi sono quelli esterni è vero, ma sono sin troppo interiorizzati e di fatto uno se li porta dietro dovunque vada. Hai un età per cui sarà davvero complicato rimettere in ordine tutto.
hai ragione, boy, e grazie della risposta. in effetti non ci credo nemmeno io al ri-trasferimento, per lo stesso motivo che indichi tu. non si può nascondere che la metropoli rende meno immediate le questioni da affrontare. non elimina la paura, la affievolisce semplicemente per una questione statistica. eppure, se ci penso, quando mi invitarono in un famoso locale gay, io me ne tornai a casa...
il vantaggio (o svantaggio, viste le somatizzazioni dell'ansia che ho) della città più piccola è che mi ha sbattutto in faccia tutto quello che continuavo a lasciare irrisolto. mentre prima mi dicevo "non c'è fretta", adesso non posso più rinviare perchè non posso più non vivere.
la mia età mi ha fatto fossilizzare le credenze omofobe, in senso inconscio perchè culturalmente non sono mai stato omofobo. piu che altro ha separato il mio sè ideale da quello che invece dovrei essere se vivessi completamnte la mia natura gay. immagina soltanto tutto l'apparato che sta dietro ad una condizione di coppia etero. io sono stato in coppia etero per anni! ero felice di conquistare una ragazza e "vincere " la competizione con gli altri.
ora ho una forte pigrizia nell'affrontare le difficoltà insite nel processo di "liberazione" (liberazione dall'immagine falsa).
i vantaggi della mia età sono l'indipendenza economica, una casa propria, e quindi nessuna dipendenza vitale da chi potrebbe non volermi vedere più a seguito del mio completo CO.
Non voglio essere più pessimista di quanto già non sono riguardo all'età. penso che con un buon gruppo di amici posso farcela. devo solo sostituire il vecchio mondo di amici etero, di coppie etero, di discorsi etero e di tempo libero etero, con qualcosa che mi somigli di più.
il rischio più grande, forse lo sto già correndo, è quello di attaccarmi ad una storia che "non funziona" perchè è l'unico gancio emotivo che ho. l'unica persona alla quale posso telefonare se sto male. l'unica persona che mi ama anche quando non rido per una settimana...
ma non è un rapporto sano, perchè io non sono me stesso da un pò di mesi. guai se fossi davvero così, sempre! che rottura di scatole per gli altri ;)

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