GAY E ANSIA

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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GAY E ANSIA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 10 febbraio 2011, 0:04

L’ansia, ossia la sensazione dell’incombere di qualcosa di pericoloso e di incontrollabile ma nello stesso tempo di indefinibile, si presenta nei modi più vari nella vita di tutte le persone, in pratica nessuno se ne può dire immune al 100%. Spesso la percezione dell’ansia è marcata da sensazioni di vuoto, di irritabilità, di diffusa insofferenza, dal sentire il trascorrere inutile del tempo come una progressiva perdita di possibilità. L’ansia si accompagna spesso a somatizzazioni a livello cardiaco e pressorio o all’insonnia o ad uno stato di agitazione inconcludente. L’ansia compromette spesso le normali attività della vita o le rende più faticose e difficili da affrontare, allontana da una valutazione oggettiva e razionale delle cose ed enfatizza le difficoltà e i rischi, fino ad arrivare a bloccare quasi del tutto le attività di una persona e a costringerla a cercare un sostegno a livello psicoterapeutico e farmacologico.

Nel seguito mi fermerò a parlare solo dell’ansia reattiva, ossia di quelle sindromi ansiose in cui una concausa scatenante e spesso determinante si può individuare a livello ambientale, lasciando da parte l’ansia primaria per la quale non sembra di poter identificare concause determinanti o scatenanti a livello ambientale. Per chiarezza riporto alcuni esempi di ansia reattiva:

1) Uno studente, inserito in una classe scolastica, manifesta frequenti segni di ansia: insonnia, tachicardia episodica, timori immotivati, facile irritabilità, difficoltà di concentrazione, disadattamento ambientale. Quello stesso studente, dopo aver cambiato classe, non manifesta più la stessa sindrome ansiosa, appare tranquillo e bene inserito nella nuova classe.

2) Un uomo sposato che ha difficili rapporti con la famiglia della moglie manifesta segni di ansia, quando si trasferisce in un’altra città, lontano dalla famiglia della moglie, non manifesta più segni di ansia.

3) Un uomo anziano che trova problemi sul lavoro ha tachicardia, si sente oppresso dal lavoro e si aspetta di poter finire nei guai da un momento all’altro per qualche motivo che non riesce neppure ad identificare con chiarezza. Quell’uomo, dopo essere andato in pensione, ritrova la sua serenità e non ha più manifestazioni ansiose.

Come si vede, le cause dell’ansia reattiva non sono collegate solo al soggetto che la prova ma alla sua difficile interazione con l’ambiente in situazioni particolari dette appunto ansiogene. È di tutta evidenza che tra le situazioni ansiogene deve essere ricompresa anche l’omosessualità, ma non l’omosessualità in sé ma l’omosessualità in un ambiente omofobo. Vorrei sottolineare che non intendo qui come omofobia le attività di repressione più o meno violenta della omosessualità ma proprio la fobia della omosessualità, cioè la tendenza ad escluderla e ad emarginarla. L’omofobia è una realtà subdola che si cela spesso anche sotto l’apparenza della tolleranza e del rispetto. La radice dell’omofobia consiste nel percepire l’omosessuale come diverso e come altro da sé ben al di là dell’orientamento sessuale, come se l’orientamento sessuale costituisse una barriera divisoria tra gruppi umani.

L’omofobia non si può valutare in astratto né si può superare razionalmente e spesso le persone omofobe non percepiscono i loro atteggiamenti come omofobi. Naturalmente molto diversa è la percezione della omofobia ambientale da parte di chi la subisce e la vive quotidianamente come una limitazione della propria libertà. Gli omosessuali sono sensibilissimi ai risvolti omofobi dei comportamenti dei loro familiari, dei loro amici e dell’ambiente sociale in cui vivono. Per un gay si tratta di avere l’attenzione sempre concentrata per determinare “reattivamente” il proprio comportamento in modo da diminuire il rischio che l’omofobia ambientale si scateni contro lui.

Alcune situazioni particolari possono essere per un gay particolarmente ansiogene:

1) Essere sottoposto alle domande dei genitori e dei parenti tipo “Ce l’hai la ragazza?”

2) Trovarsi a scuola oggetto di attenzioni da parte di una ragazza seria che è vissuta come un pericolo in rapporto al gruppo.

3) Trovarsi in ambienti di lavoro molto ristretti e molto pettegoli in cui non sia possibile far parte per se stessi e mantenere una propria privacy.

4) Trovarsi anche provvisoriamente in situazioni di convivenza stretta con altre persone con le quali si arriva inevitabilmente a parlare di rapporti affettivi e di sessualità.

Aggiungerei a queste situazioni una quinta e una sesta che per i gay possono essere veramente fortemente ansiogene:

5) Innamorarsi di un ragazzo di cui non si conosce l’orientamento sessuale ed entrare in un percorso senza fine di indecisioni, timori e rinvii.

6) Dovere nascondere il proprio orientamento sessuale, situazione che può presentarsi a tenti livelli, dall’ansia del coming out con un amico fidato al dovere mentire al proprio coniuge da parte di un gay sposato.

Fin qui abbiamo parlato solo di ansia in termini generici, ma per i gay, molto spesso l’ansia si manifesta in dimensioni strettamente connesse alla sessualità. L’interiorizzazione della omofobia ambientale porta i gay alla non accettazione di sé e li spinge spesso inconsapevolmente a tentare la strada dalla sessualità etero. Si tratta di vere e proprie auto-imposizioni che si concretizzano nei cosiddetti “esperimenti sessuali”: provo a stare con una ragazza, se ci riesco vuol dire che sono etero. Si tratta in realtà di un meccanismo di tipo nevrotico in cui l’ansia ha la parte dominante. L’esperimento sessuale è profondamente voluto ma non come forma di sessualità ma come test che possa confermare una presunta identità etero. Non mi stancherò mai di sottolineare l’assoluta assurdità dei consigli che anche alcuni psicologi danno ai loro pazienti quando li vedono non troppo convinti della loro sessualità etero, spingendoli a “provare il sesso gay”. Non ha alcun senso “provare” il sesso gay per valutare le proprie reazioni, come non ha senso andare con una ragazza per verificare il proprio essere etero. L’orientamento sessuale non è legato ai comportamenti ma ai desideri sessuali. Ci sono gay che si sposano, la loro vita di coppia è etero al 100% ma le loro fantasie sessuali non sono etero e la loro masturbazione è in chiave gay. Per capire il proprio orientamento quindi non si tratta di provare un comportamento sessuale gay o etero di coppia, cosa che, tra l’altro, può essere rischiosa per la salute, ma di mettere da parte “gradualmente” i propri condizionamenti per conquistare prima di tutto una vera libertà in termini di fantasie sessuali e di masturbazione. Tra l’altro l’ansia originata da questioni di orientamento sessuale concepite come problema, molto spesso, provoca conseguenze, anche pesanti, in questioni che nulla hanno a che vedere son la sessualità e in particolare negli studi. Quando la mente si concentra sulla ricerca a tutti i costi di una risposta ad un problema connesso alla sessualità finisce per trascurare e minimizzare aspetti fondamentali della vita sociale e di relazione. In alcuni casi l’abbandono dello studio, come conseguenza di un modo ansioso di vivere la sessualità provoca ulteriori insicurezze e sensazioni ansiose che si estendono piano piano anche molto al di fuori della sessualità. In queste situazioni non ha alcun senso cercare a oltranza risposte certe e definitive seguendo una spinta di tipo nevrotico, bisogna invece mettersi bene in mente che in certe cose le risposte certe e definitive non esistono proprio e che l’ansia si supera solo rendendosene conto e mettendo definitivamente da parte l’idea di incasellarsi in questa o in quella categoria, ma aggiungo una cosa, riprendere gli studi, se gli studi sono stati trascurati o messi da parte, significa non solo cercare di non creare ulteriori problemi per il futuro in termini di lavoro e di prospettive economiche ma anche allontanarsi dall’idea di avere un problema che deve essere risolto presto e in via definitiva. In pratica il ritorno alla normale attività di studio o di lavoro rappresenta il sintomo più significativo del superamento dell’ansia e la terapia più utile in quel senso. Aggiungo che l’ansia che viene spesso percepita come derivante da incertezze di orientamento sessuale ha in realtà ben altre origini perché l’orientamento sessuale gay in sé, in un ambiente sereno, non suscita reazioni ansiose. Bisogna partire rendendosi conto che il problema non ce lo portiamo dentro, non lo creiamo noi, ma si tratta di una reazione ad una situazione ambientale difficile. Un problema esterno non deve trasformarsi in un problema interno e la mitizzazione al negativo della omosessualità diffusa in un clima omofobo non deve essere interiorizzata. La sensazione di solitudine deve essere considerata momentanea conseguenza di una situazione ambientale difficile perché è realmente così e queste situazioni possono benissimo cambiare. Quanto detto vale come indicazione per il superamento dell’ansia da parte di chi quell’ansia prova in prima persona, c’è però da tenere presente che la via principale per il superamento dell’ansia è la socializzazione affettiva, ossia l’avere intorno a sé una rete di rapporti affettivi veri che trasmettono sensazioni di sicurezza e di stabilità. Spesso quando ci si rende conto di avere amici ansiosi nascono scrupoli in merito al parlare con loro in modo chiaro di tutto perché potrebbero sentirsi a disagio ed è facile assumere di fonte a persone ansiose atteggiamenti reticenti o palesemente falsi a fin di bene. Come in tutte le relazioni tra persone, la cosa più sbagliata è recitare una parte, assumere un ruolo “per il bene di un’altra persona”. Una cosa da evitare nei confronti di persone molto ansiose è il tentativo di convincerle a forza di ragionamenti e di esempi che l’ansia deve e può essere superata. Nei confronti dall’ansia giova moltissimo sentirsi coinvolti in una clima affettivo vero mentre è addirittura controproducente ogni forma di ragionamento astratto. Accade spesso che questioni che non sono di per sé affatto problemi vengano invece vissute ansiosamente come problemi. In queste situazioni il confronto e il dialogo con persone che abbiano un’esperienza affine è essenziale per rendersi conto di come altri reagiscono a situazioni analoghe a quelle che anche noi viviamo e per sdrammatizzare. Sentirsi l’unica persona al mondo a dover affrontare un problema urgente e di difficile soluzione è stressante e ansiogeno, rendersi conto che il presunto problema in realtà è un problema solo nella misura in cui lo si considera tale e che moltissime altre persone si sono trovate o si trovano ad affrontare situazioni molto simili è molto più tranquillizzante e soprattutto e molto più vero.

barbara
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da barbara » giovedì 10 febbraio 2011, 8:32

Come sempre mi hai offerto molti spunti di riflessione. Ricordo sia nella chat che nel forum di aver letto di diverse persone che hanno sofferto ad esempio di crisi di panico, che è una manifestazione spesso legata a un qualcosa che crea molta ansia ma che si deve assolutamente tenere sotto controllo. Mi interesserebbe capire da chi l'ha provata se è riuscito a superare questo problema , che è molto condizionante per una persona e come ci è riuscito.

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davide
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da davide » giovedì 10 febbraio 2011, 14:19

Io in un certo periodo della mia vita ho sofferto di crisi di panico e di stati di ansia.le crisi si manifestavano in una improvvisa tachicardia,mal di stomaco e sudorazione eccessiva.Sopratutto di notte si manifestavano queste crisi di panico che con il tempo diventarono sempre più forti tanto che ad esmpio in un certo perido tremavo cosi tanto da nn riuscire a controllare il corpo e scoprii che l'unico modo che avevo per farle passare era rimettere.....si rimettere e quando nn ci riuscivo stavo malissimo.Alcune volte rimettere era spontaneo e altre forzato,con il classico metodo delle due dite in gola.Alla fine sono riuscite a risolvere mediante il trainig autogeno e da li a poco sono scomparse del tutto

sono una foglia che danza portata dal vento. vengo a cercarti...per incontrarti di nuovo come fosse la prima volta

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serpentera
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da serpentera » giovedì 10 febbraio 2011, 22:26

Grazie Project per questo post il cui argomento mi tocca davvero da molto vicino.
Soprattutto ultimamente capita che l'agitazione mi coglie anche di notte;questo comporta il fatto di svegliarmi e rivoltarmi spessissimo nel letto,risentendone al mattino.
Leggendo ciò che hai scritto,mi è venuto il dubbio che davvero la fortissima omofobia presente nell'ambiente in cui vivo sia la causa(se non è l'unica,è la maggiore) che mi porta questo stato di ansia continua.
1) Essere sottoposto alle domande dei genitori e dei parenti tipo “Ce l’hai la ragazza?”
Questa situazione mi capita frequentemente,me lo chiedono tutti i famigliari; praticamente ogni sera che ci ritroviamo insieme da mia nonna spunta il nome di una ragazza che potrebbe andarmi bene secondo loro,ed io dentro che mi rodo il fegato perchè non posso essere sincero.
4) Trovarsi anche provvisoriamente in situazioni di convivenza stretta con altre persone con le quali si arriva inevitabilmente a parlare di rapporti affettivi e di sessualità
Questo è successo lo scorso anno con i miei ex-coinquilini(tutti omofobi)..E proprio per questo non sono riuscito per nulla a legare con loro..

Per quanto riguarda la quinta e la sesta situazione,beh,anche quelle hanno fatto la loro parte in passato...
Quando la mente si concentra sulla ricerca a tutti i costi di una risposta ad un problema connesso alla sessualità finisce per trascurare e minimizzare aspetti fondamentali della vita sociale e di relazione.
Quanto è vera questa cosa project,io ancora devo uscire da questa situazione di stallo,proprio non ci riesco!Anche perchè quello che mi manca è un rapporto affettivo sincero,cosa che non ho mai avuto ne' da amici ne' soprattutto in famiglia...

Secondo te e secondo gli altri utenti del forum sono io che non ci metto davvero la volontà per uscire da tutta questa situazione da solo,nonostante i consigli,o esistono casi disperati come il mio che per venir fuori da ciò hanno davvero bisogno di un supporto affettivo senza il quale neanche il più bravo psicologo del mondo può farci qualcosa?
Madò quanto sono confuso!

guy21
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da guy21 » giovedì 10 febbraio 2011, 22:37

anche a me questo post mi prende da vicino! in tutta la mia vita sono quasi sempre stato ansioso! quando ero piccolo ero abbastanza libero, agivo e basta e non pensavo quasi mai a quello che facevo! dopo quando ho incominciato a crescere piano a piano mi son reso conto che non potevo essere così libero e che mi dovevo proteggere in qualche modo, dall'esterno dagli altri così ho attuato questi processi di repressione profonda e questo credo che dopo ogni anno che passava mi ha causato dei momenti di ansia di terrore paura che qualcuno mi voleva fare del male, insomma mi convincevo che tutti erano contro di me e che ogni azione degli altri era per ferirmi o per dirmi che mi odiava o robe del genere!
non saprei serpy è una bella domanda la tua!
credo che ci siano molti fattori in gioco!
io ti posso dire che un pò questi ragionamentili faccio anche io ma il problema è che a me quasi sempre i problemi vengono come si può dire "congelati" cioè i loro effetti vengono annullati temporaneamente da un o più eventi "miracolosi" che bloccano il problema e quindi è come se fosse sparito!
per cui quando faccio i ragionamenti che fai tu, alla fine anche quelli spariscono e mi rispondo tanto che è grazie alla fortuna e a qualcuno lassù se sono ancora qui, perchè io i problemi veri miei non li so risolvere ma solo rimandare e congelarli nel tempo!
questo credo sia il mio più grande difetto!

Alyosha
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da Alyosha » giovedì 10 febbraio 2011, 22:52

Presente professore! :mrgreen:
Ci sono pure io, anche a me vengono veri e proprio attacchi di panico, tick maniaco compulsivi, ansia diffusa, stress notturno, neuroplagie, paturni notturne, fisime mentali, gonorrea, anfipatia e tutto ciò che suona male ma propio male :lol:. Insomma un caso da ricovero immediato!:)
Ultima modifica di Alyosha il venerdì 11 febbraio 2011, 1:25, modificato 1 volta in totale.

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progettogayforum
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 10 febbraio 2011, 23:11

Vorrei provare a dire a Serpy quello che penso in merito all’uscire da soli o meno dall’ansia. Sono profondamente convinto, perché lo vedo tutti i giorni, che tutti abbiano bisogno di relazioni affettive importanti e non parlo di storie d’amore, ma anche e soprattutto di rapporti familiari e di amicizie che, pur essendo vissute in modo inconsapevole, costituiscono la base della serenità interiore di una persona. Proprio in rapporto a Progetto Gay mi capita praticamente tutti i giorni di parlare in chat con dei ragazzi e di mantenere anche scambi epistolari che spesso durano nel tempo, anche per anni. Mi sono chiesto spesso perché passo le mie giornate sul Progetto e la risposta è semplice, perché attraverso il Progetto si creano dei rapporti che hanno una valenza affettiva seria, non si tratta di un’attività professionale ma della creazione di rapporti umani autentici, mediati dalle mail o da msn, ma autentici, tutto questo dà a me una tranquillità di fondo, mi permette di sentirmi utile e mi capita di pensare che come a me fa piacere ricevere una mail da chi mi scrive, così a chi mi scrive possa fare piacere ricevere una risposta seria, dico seria ma non tecnica. Certe volte ho l’impressione che anche scambiare una mail possa avere un valore stabilizzante e possa allontanare nettamente da una visione ansiosa delle cose. In effetti quello che faccio nel Progetto non consiste nel trovare soluzioni a veri problemi ma nel dissipare l’ansia che spesso si crea intorno a questioni che oggettivamente non sono problemi ma che lo diventano perché vissute con timore. Ho ricevuto oggi una mail da un ragazzo che non sentivo da tempo, l’ho sentito sereno, addirittura orgoglioso di essere gay, beh, non ho mai conosciuto di persona questo ragazzo e probabilmente mai lo conoscerò ma non posso negare che la mail mi ha fatto immensamente piacere. Se perfino una mail può creare certi effetti è ovvio che sentirsi accanto il calore affettivo degli altri ha una valore enorme. Faccio un esempio. Il giorno del suo compleanno un ragazzo riceve un regalo dai suoi compagni di università, un regalo di gruppo, ma fatto col cuore, che siano gay o etero conta poco, quello che conta è che siano cose autentiche. Una cosa del genere ha un valore enorme in termini di autostima ed è un ansiolitico naturale senza effetti collaterali. Da soli non si vive bene, si può accettare la solitudine come situazione provvisoria perché degli altri, o meglio degli altri che ci vogliono bene, abbiamo tutti bisogno, a tutte le età. Il mio sogno a proposito del Progetto è che possa contribuire un po’ a ridurre il senso di solitudine e a mettere da parte finalmente l’ansia nella prospettiva di un futuro considerato con maggiore serenità.

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Gio92
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da Gio92 » venerdì 11 febbraio 2011, 1:02

ciao a tutti, sono Giovanni, sono iscritto a questo forum dal 2009 ma non sono più entrato per tantissimo tempo.

Purtroppo io convivo con l'ansia da tantissimo tempo, da quando avevo 9 anni e si è manifestata sempre sotto forma di disturbo ossessivo-compulsivo. Fin da allora, da quando ero ancora piccolo, che ho fatto psicoterapia ma sempre senza risultati perchè gli psicologi che mi hanno seguito non erano competenti nel loro lavoro. Fino ai 12-13 anni sono andato avanti così, col disturbo che si acutizzava sempre di più, i miei genitori erano disperati perchè non sapevano più cosa fare, e anche io non ce la facevo più. Così nel 2005, io avevo 13 anni, sono andato in un centro di riabilitazione da un bravissimo psicologo, che mi cura ancora oggi, ma allora non usciva fuori nessun risultato perchè io non riuscivo, essendo ancora un ragazzino, ad avere la piena consapevolezza del problema e quindi non ci mettevo la volontà per affrontarlo (alla fine non era colpa mia). Poi a 16 anni ho scoperto di essere gay, mi iscrissi a questo forum nel Settembre 2008 (ma il mio post è stato cancellato perchè il sito ha cambiato server nel 2009) e però mi cambiarono psicologo, senza la mia volontà. Andai in mano ad una psicologa che ascoltava solo senza però darmi dei consigli, anzi, forse la mia situazione era talmente difficile che lei non sapeva cosa fare. Intanto cominciarono le primi gastriti nervose, cominciavo a fare numerose assenze a scuola e cominciavo a non studiare più perchè veramente non ce la facevo più, ero totalmente disorientato ed impaurito tanto e vero che "volevo uscire dalla mia omosessualità". A Marzo 2009 mi sono cominciate vere e proprie crisi d'ansia caratterizzate da tachicardia insieme ad attacchi di panico. Ero sconvolto, non sapevo cosa fare e così dissi tutto alla mia psicologa, lei però non mi ha mai dato consigli seri per combattere l'ansia e per accettare la mia omosessualità. Ne parlai anche con lo psichiatra (quello che mi ha indirizzato dal mio psicologo nel 2005) e lui mi disse che la mia omosessualità non era altro che una conseguenza del fatto che non avevo avuto amici maschi durante il corso della pre-adolescenza e dell'adolescenza e che una volta stabilite relazioni affettive stabili questa mia omosessualità sarebbe scomparsa. Intanto ero sempre più confuso sulla mia omosessualità, non sapevo se era una cosa giusta o sbagliata, e quì ho fatto un grandissimo errore: dirlo ai miei genitori. La loro reazione è stata questa: hanno detto "la tua è una fase di passaggio, che fa parte del tuo disturbo, vedrai che passerà, è una fase di bisessualità che tutti gli adolescenti passano". Io stavo male, cadevo continuamente in depressione e facevo sempre più assenze a scuola, non studiavo più e la mia situazione psicologica era veramente allo sbando. Ad Ottobre 2009 cado in depressione totale: sto un mese a letto senza mangiare ne bere, senza vivere. Il mio disturbo si era riacutizzato al massimo e a causa sua passavo tutte le notti in bianco e dormivo tutta la giornata. Mi sentivo uno straccio fisicamente, psicologicamente e mentalmente. Poi mi riprendo anche se molto lentamente verso Novembre-Dicembre e ricomincio ad andare a scuola anche se comunque facevo molte assenze. A Gennaio 2010 ritorno con il mio vecchio psicologo (quello del 2005) fortunatamente, perchè la dottoressa era incinta e si prese un periodo di maternità. E da quel Gennaio che io ho cominciato il mio cammino verso la guarigione perchè ormai avevo quasi 18 anni, ero grande e consapevole dei miei problemi. E da allora che ho fatto tantissimi passi avanti, ho cominciato a combattere la mia fobia sociale, anche se in piccolissima parte e sto vedendo qualche spiraglio di luce.
Questa è la mia storia per quanto riguarda me e il mio cammino con l'ansia.

Per quanto riguarda l'ambiente in cui sono cresciuto... beh che dire, particolarmente omofobo. Purtroppo mi hanno involontariamente inculcato idee in testa negative sui gay, tanto è vero che prima ero omofobo anche io. E forse lo sono ancora perchè non accetto la mia omosessualità e non riesco ad accettarla, so che sbaglio, so che sono in torto ma tutto questo dipende dall'ambiente in cui sono cresciuto che ha ridotto così la mia mentalità. Forse in piccola parte ne sono consapevole ma dovrò fare ancora molta strada.

In più mi ritrovo solo: senza amici, senza relazioni affettive stabili, soprattutto perchè alle medie ho subito atti di bullismo per tre anni consecutivi che mi hanno portato a chiudermi sempre più... tanto è vero che soffro ancora di fobia sociale, ho paura delle persone e non riesco a relazionarmi con loro perchè ho paura del loro giudizio.

Questa è la mia storia. E non auguro a nessuno tutto quello che ho passato. Spero che un giorno tutto questo finirà e che finalmente potrò conoscere quella che si chiama felicità e serenità interiore.

P.S. dopo tutto questo aggiungo che io ho sempre combattuto con tutte le mie forze di fronte a TUTTE queste difficoltà, inoltre ultimamente sto dando il massimo di me stesso anche se è dura, ma veramente dura... Purtroppo la vita si è rivelata dura contro di me, ma spero che come si è rivelata così dura all'inizio possa rivelarsi piena di felicità e di serenità nel bel mezzo e nella fine.

Scusate se vi ho annoiato.
Non è forte chi non cade, ma chi cade ed ha la forza per rialzarsi!

Never say never
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da Never say never » venerdì 11 febbraio 2011, 3:42

MMm CHE BEL ROMPICAPO!!
L’ansia, ossia la sensazione dell’incombere di qualcosa di pericoloso e di incontrollabile ma nello stesso tempo di indefinibile
Ultimamente mi capita spesso di sentirmi così, come se avessi un macigno nello stomaco che non mi permette di respirare. Quanto vorrei liberarmene il più presto possibile, purtroppo non è così semplice. Sicuramente l'ambiente in cui vivo influisce su questo mio stato d'animo.. però ,essendo una cosa che si è sviluppata recentemente, credo che per quanto riguardi me il problema sia dovuto a qualcos'altro.. ovvero ad un legame a senso unico. Quello che ho cercato di fare io è stato di troncare drasticamente il rapporto, infatti questa persona si è spesso domandata cosa mi avesse portato ad un livello tale di raffreddamento. Purtroppo è l'unica soluzione che ho saputo trovare.. tante volte ho pensato di dirgli tutto.. però avrebbe sicuramente peggiorato la situazione.
Secondo te e secondo gli altri utenti del forum sono io che non ci metto davvero la volontà per uscire da tutta questa situazione da solo,nonostante i consigli,o esistono casi disperati come il mio che per venir fuori da ciò hanno davvero bisogno di un supporto affettivo senza il quale neanche il più bravo psicologo del mondo può farci qualcosa?
Ebbene si.. esistono casi disperati come il tuo. I'm here!!! :lol: Proprio l'altro giorno parlavo con una persona a me cara di questo problema, della mancanza di un solido rapporto affettivo, affidabile; della difficoltà di riuscire ad ambientarmi come sanno fare tutti gli altri (ovviamente senza riferimenti espliciti alla mia sessualità xD) Questa persona mi ha fatto capire che il problema non sono gli altri.. ma noi stessi. Siamo noi che dobbiamo essere pronti ad aprirci verso loro.. io per esempio sono sempre diffidente e magari le persone che mi vedono così chiuso potrebbero pensare che io abbia qualche problema con loro e di conseguenza si allontanano. Tutto deve partire da dentro di noi. La nostra paura potrebbe essere quella di essere subito giudicati, di non piacere ma se non proviamo rischiamo di sembrarlo per davvero! Certo richiede tempo e non è facile.. io ci provo sempre e mi rendo conto di quanto sia difficile.. quindi ti capisco.

barbara
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Re: GAY E ANSIA

Messaggio da barbara » venerdì 11 febbraio 2011, 8:44

Trovo molto generoso da parte vostra aver condiviso certi vissuti che abitualmente è molto difficile accettare e confessare a se stessi . Generoso e utile per chi subisce nel silenzio le conseguenze psicologiche , sociali, fisiche di una discriminazione che è quotidiana e pervasiva.
Generoso e faticoso perché l'omofobia , a quanto ho potuto capire grazie a voi, ha spesso un impatto fortissimo sull'autostima di un ragazzo e lo induce a considerarsi a seconda dei momenti :incapace, debole, poco intelligente, poco attraente, poco simpatico, poco volenterosi, poco coraggioso, inferiore agli altri. E se si vive costantemente o a momenti questo sentimento allora anche l'ansia e tutti gli alti sintomi che avete descritto, possono essere percepiti come un fallimento .
Un ragazzo può dire a se stesso : se provo queste cose sono io che non funziono, invece di dire :se provo queste cose è perché sto lottando tutti i giorni per sopravvivere in un ambiente potenzialmente o concretamente ostile.
Ho trovato un articolo molto interessante e dettagliato sui meccanismi psicologici dell'omofobia interiorizzata che chi è interessato può leggere qui.

http://www.demonti.net/13_Omofobia_interiorizzata.htm

E proprio in questo articolo si parla del ciclo della vergogna. Quando ho letto questo passaggio mi è venuto in mente il dubbio di Serpy circa la propria difficoltà a reagire . Il brano è questo:
"Alcuni psicoanalisti americani che hanno incominciato ad occuparsi della vergogna hanno ben descritto il cosidetto “ciclo della vergogna-rabbia”. In questo ciclo accade che ci si vergogni di se stessi ( del proprio essere troppo passivi, ecc.), tale vergogna produce un ritiro in se stessi, ma anche risentimento, invidia e rabbia vendicativa verso l'altro (contro cui ci si scaglia almeno mentalmente). Questa aggressione genera colpa, ulteriore ritiro nella passività e quindi aumento di vergogna, per cui il ciclo alimenta se stesso"

Sembra quindi che sia molto utile accogliere e accettare l'ansia , le fobie, ecc , come manifestazioni normali di una situazione che è anormale ( l'omofobia è anormale ! ) , parlarne , come state facendo qui , scambiarvi i consigli, le soluzioni che avete trovato e non perdere la fiducia di poter stare meglio.
Un aiuto esterno può essere utile, purché il professionista sia competente.
Sono stata qualche giorno fa a una conferenza organizzata da una società di psicoanalisi e una ragazza lesbica alla fine dell'incontro ha detto: "noi omosessuali vorremmo non dovere passare buona parte della nostre sedute a spiegarvi cosa sia l'omosessualità."
Per fortuna ci sono professionisti preparati. Spero che ce ne siano sempre di più.

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