
Io trovo MOOOLTO più difficile suonare uno strumento

Potresti cominciare a leggere questa discussione che è proprio sull'argomento emozioni , se non l'hai ancora letta
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È quello che mi succede da quasi due anni, da quando cioè ho deciso di fare qualcosa in relazione ai miei desideri invece di tenerli solo per me.progettogayforum ha scritto: 5) Innamorarsi di un ragazzo di cui non si conosce l’orientamento sessuale ed entrare in un percorso senza fine di indecisioni, timori e rinvii.
Ciò però non vedo come sia possibile senza fare esperienze: senza mettermi in relazione a delle persone, da solo con la mia libertà, non riuscirò mai a capire se per certe persone provo amicizia, affetto, desiderio anche fisico, amore ecc.progettogayforum ha scritto: Per capire il proprio orientamento quindi non si tratta di provare un comportamento sessuale gay o etero di coppia, cosa che, tra l’altro, può essere rischiosa per la salute, ma di mettere da parte “gradualmente” i propri condizionamenti per conquistare prima di tutto una vera libertà in termini di fantasie sessuali e di masturbazione.
È appunto quello che mi sta succedendo e vedo (non solo qui) che è un problema abbastanza comune, peraltro anche per gli etero cioè a prescindere dai dubbi sull'orientamento sessuale.progettogayforum ha scritto: Tra l’altro l’ansia originata da questioni di orientamento sessuale concepite come problema, molto spesso, provoca conseguenze, anche pesanti, in questioni che nulla hanno a che vedere son la sessualità e in particolare negli studi.
Questo però per me non credo funzioni: ho deciso di dedicare più tempo alle relazioni personali e ai miei desideri proprio perché non riuscivo più nemmeno a fare cose normali e facili come studiare e ho pensato che fosse perché stavano venendo a galla bisogni ormai insopprimibili.progettogayforum ha scritto: In pratica il ritorno alla normale attività di studio o di lavoro rappresenta il sintomo più significativo del superamento dell’ansia e la terapia più utile in quel senso.
Questo è vero ed è un problema comune, però non è che l'omofobia abbia tutte le colpe: il "problema esterno" all'omosessualità può pur sempre essere un problema interno alla persona; proprio perché non siamo solo etichette ma persone complesse, l'omosessualità è solo una caratteristica personale fra tante che interagiscono fra di loro e personalmente il mio problema è capire su quale dei miei problemi/difetti agire per rompere il ciclo vizioso.progettogayforum ha scritto: Aggiungo che l’ansia che viene spesso percepita come derivante da incertezze di orientamento sessuale ha in realtà ben altre origini perché l’orientamento sessuale gay in sé, in un ambiente sereno, non suscita reazioni ansiose. Bisogna partire rendendosi conto che il problema non ce lo portiamo dentro, non lo creiamo noi, ma si tratta di una reazione ad una situazione ambientale difficile. Un problema esterno non deve trasformarsi in un problema interno e la mitizzazione al negativo della omosessualità diffusa in un clima omofobo non deve essere interiorizzata.
È qui che vedo la contraddizione: da un lato si dice che non bisogna crearsi falsi problemi ma continuare con la propria vita normale che è la migliore cura; dall'altro che non si può vivere senza relazioni. E allora chi come me non ha nessun amico o abilità sociale/relazionale che cosa dovrebbe fare?progettogayforum ha scritto: La sensazione di solitudine deve essere considerata momentanea conseguenza di una situazione ambientale difficile perché è realmente così e queste situazioni possono benissimo cambiare. Quanto detto vale come indicazione per il superamento dell’ansia da parte di chi quell’ansia prova in prima persona, c’è però da tenere presente che la via principale per il superamento dell’ansia è la socializzazione affettiva, ossia l’avere intorno a sé una rete di rapporti affettivi veri che trasmettono sensazioni di sicurezza e di stabilità. [...] Sentirsi l’unica persona al mondo a dover affrontare un problema urgente e di difficile soluzione è stressante e ansiogeno, rendersi conto che il presunto problema in realtà è un problema solo nella misura in cui lo si considera tale e che moltissime altre persone si sono trovate o si trovano ad affrontare situazioni molto simili è molto più tranquillizzante e soprattutto e molto più vero.
Grazie.barbara ha scritto:Ciao Versipelle, benvenuto!
Ma infatti io ho scritto che tutti i vari elementi hanno un proprio ruolo e interagiscono fra di loro e che vorrei capire da quale partire, non perché io voglia partire dal "problema originario" ma perché progetto dà due suggerimenti contraddittori (almeno secondo me).barbara ha scritto:Nel tuo commento tocchi una questione che da tempo mi sono posta , in quanto persona estranea all'esperienza omosessuale, e che rappresenta per me il caratteristico bandolo della matassa. L'avevo già scritto da un'altra parte e dunque mi ripeterò. La cosa che mi risulta difficile è per l'appunto capire rispetto alla sofferenza di una persone fino a che punto incida l'esperienza omosessuale e fino a che punto incidano altre variabili, come ad esempio il legame affettivo che si è avuto con i propri genitori.
Poi però mi chiedo anche: è davvero necessario sempre capire se è nato prima l'uovo o la gallina per poter risolvere un problema?
In realtà io non ho parlato di evitare delusioni, anzi ho detto che le trovo naturali (vorrei piuttosto avere più occasioni...); mi sembra invece progetto che suggerisce di non insistere troppo nell'andarsele a cercare e di pensare prima di tutto alla vita normale ed era questo punto che volevo capire meglio.barbara ha scritto:A prescindere dall'origine di un problema c'è una cosa che è sempre utile mettere in atto, ed è il confronto. Quello che stai cercando tu in questo momento. Mettersi in ascolto di quello che si è e di quello che si fa, osservare le reazioni altrui e le proprie , raccogliere le opinioni degli altri . Puoi prendere questo posto come una palestra . Hai detto tu stesso che vorresti lavorare sulle tue abilità sociali , senza esporti però a delusioni che peggiorino le cose.
Qui secondo me stai cambiando un po' discorso, anche se per offrire una "terza via".barbara ha scritto:Il mondo virtuale porta con se il vantaggio di regolare la distanza in funzione del momento; sei tu che decidi se entrare o no in relazione con gli altri e nessuno ti chiederà conto se tu dovessi sparire dall'oggi al domani.
E' un terreno meno vincolante , ma non per questo meno impegnativo. Anzi comunicare con qualcuno che non vedi ti obbliga ad esporti molto di più ; sei tenuto a dire qualcosa per poter interagire, non puoi semplicemente ascoltare.
Provaci, che ti costa?
Mi sembra francamente un pessimo metodo Andreas e anche l'idea di andare all'estero adesso. Trasferirsi è certamente una cosa bella, ma quando si sono sistemate le cose che si lasciano a casa altrimenti è solo una fuga nella quale le cose da cui fuggi te le porti dietro (ti pare un caso che anche stando fuori e senza nessuno che ti controllava comunque non hai combinato nulla?). I problemi sono quelli esterni è vero, ma sono sin troppo interiorizzati e di fatto uno se li porta dietro dovunque vada. Hai un età per cui sarà davvero complicato rimettere in ordine tutto. Ma io penso che tu in questo momento abbia solo bisogno di mettere un poco d'ordine nella tua vita. Capire bene quali sono le origini della tua omofobia (non quelle che ovviamente valgono per tutti, ma le tue tue, ovvero le tue relazioni, i tuoi convincimenti), perché sono quelle che devi innanzitutto rimuovere. Evita sperimentazioni "concrete" è un bene che tu ne fugga, perché non è la via per risolvere le resistenze enormi che hai. Le cose si fanno piano piano e senza fretta, è un percorso lento e che vuole i suoi tempi. E' già importante che nella tua fase "depressiva" sia venuta fuori chiara l'esigenza di risolvere questo problema. Le crisi sono sempre gravide di qualcosa, non sciupare l'occasione per tentare soluzioni di rattoppo. Non stare appresso a tutti questi problemi di cui ci parli, reali per carità, ma al momento solo teorici è chiaro che servono soltanto da "censura", perché di fatto ti impietriscono e non ti fanno muovere. Sono soltanto il segno che adesso comincia prendere sul serio la possibilità di metterti in gioco e immaginare concretamente cosa potrebbe succedere se... Vedi queste ansie come un primo passo in avanti e nulla di più, credimi che non c'è altro dietro.mi ricordo il mio panico quando un mio amico voleva baciarmi, apposta per aiutarmi a liberarmi delle mia paure, in metropolitana. ci sarebbe stata una possibilità su 10 mln di essere visto.
hai ragione, boy, e grazie della risposta. in effetti non ci credo nemmeno io al ri-trasferimento, per lo stesso motivo che indichi tu. non si può nascondere che la metropoli rende meno immediate le questioni da affrontare. non elimina la paura, la affievolisce semplicemente per una questione statistica. eppure, se ci penso, quando mi invitarono in un famoso locale gay, io me ne tornai a casa...boy-com ha scritto:Trasferirsi è certamente una cosa bella, ma quando si sono sistemate le cose che si lasciano a casa altrimenti è solo una fuga nella quale le cose da cui fuggi te le porti dietro (ti pare un caso che anche stando fuori e senza nessuno che ti controllava comunque non hai combinato nulla?). I problemi sono quelli esterni è vero, ma sono sin troppo interiorizzati e di fatto uno se li porta dietro dovunque vada. Hai un età per cui sarà davvero complicato rimettere in ordine tutto.