Parlare con qualcuno che sta male

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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Nemesis

Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da Nemesis » sabato 16 aprile 2011, 12:11

Thomas Gordon è triassico bello che andato ormai...
Dopo aver studiato e apprezzato la Filosofia del Linguaggio ho imparato a conoscere autori come Goleman, Gadamer e Buber che apprezzo di gran lunga e trovo anche più stimolanti.
Per quanto riguarda la comunicazione ritengo che la parola sia uno strumento più che efficace ed importante, e va ben combinato con l'intelligenza, il corpo, lo sguardo e l'impostazione dei movimenti: le figure carismatiche studiano tutte queste componenti e sono capaci di dosarle nel modo giusto, riuscendo così a diventare personalità importanti.
Non concordo con chi dice che la parola non conta, è superflua e blocca e le relazioni, io sono dell'idea di Sciascia quando scrive "le parole non sono come i cani, che puoi richiamarle indietro con un fischio": la parola è un arma molto efficace e pericolosa e non credo a chi dice di non saperla usare. Spesso e volentieri la si usa con l'intenzione di fare male salvo chiedere scusa (scuse finte ovviamente) dopo qualche secondo esigendo che l'altro perdoni immediatamente.

Da quanto ho capito però il fulcro della questione è cosa dire a chi sta male: piuttosto che parlare e non combinare niente, perchè non si fa qualcosa di concreto?
Basta dire "io ci sono" e poi darsi da fare, lontani o vicini non importa, se qualcuno ci vuole bene e ci vuole aiutare può farlo lo stesso.

@Cagliostro: ho letto con attenzione i tuoi post, se non ti fidi delle persone non forzarti a fidarti. Se qualcuno ti vuole bene e tiene veramente a te sarà lui a conquistare la tua fiducia piano piano, stando attento a non farti del male.

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n17
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da n17 » sabato 16 aprile 2011, 17:20

Penso che il problema della comunicazione dipenda tutto da quanto ciò che comunichiamo (e attenzione, con comunicare non intendo solo a parole) sia vicino alla verità.
Quello che secondo me Gordon aveva scoperto parlando di queste barriere del linguaggio è il problema dell'assumere per vero un qualcosa.
Tutte le barriere come il dare ordini, consigli, giudicare ecc... hanno in comune la caratteristica di porre una tesi come vera.
Presupponendo il fatto che le parole non riescano a descrivere un pensiero (io infatti le trovo molto limitanti, bisognerebbe potersi tutti leggere nella mente), succede che con queste barriere ci si allontana da un confronto con l'interlocutore.
Per me quello che appunto è necessario (che Gordon ci sia arrivato o meno) è il confronto tra chi conversa, tramite ipotesi che cercano la verità ma non la danno mai per totalmente assunta.
Utile a questo è anche l'essere in grado di estraniarsi dal proprio punto di vista in preda alle emozioni e toccarne molti altri, senza accontentarsi della prima soluzione logica.
Notate infatti che dall'inizio del post ho messo 467439 termini come "secondo me, penso, a mio parere, io trovo..." :lol:
Diamine, io stesso scrivendo ora mi rendo conto di come quello che sta uscendo fuori è molto distante da quello che penso.
Infatti vorrei scrivere mille altre cose ma chiudo qui perchè temo di incartarmi :?
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barbara
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da barbara » sabato 16 aprile 2011, 21:01

N 17 . Mi sembra che tu ti riferisca alla situazione in cui chi ascolta cerca di manipolare l'altra persona portandola ad aderire a una realtà che non è la sua . Oppure ho sbagliato a capire?

Nemesis, qualcosa di Goleman che ti ha maggiormente colpito ce lo potresti dire?

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n17
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da n17 » sabato 16 aprile 2011, 22:11

invece no barbara, parlo di qualsiasi situazione, sia per il fatto che le parole sono limitanti, sia perchè colui che parla dirà qualcosa che non sarà la verità, o magari parzialmente.
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da barbara » domenica 17 aprile 2011, 9:40

Vedi. Questo dimostra, proprio come dicevi tu, che quando comunichiamo ognuno di noi interpreta l'altro in base alle proprie esperienze e conoscenze .
Quindi è naturale che senza volerlo distorciamo il pensiero dell'altro.
Proprio per questo Gordon (con tutti i suoi limiti per carità..) sottolinea l'importanza dell'ascolto attivo .
Nell'ascolto attivo si aiuta l'altro a definire meglio i propri vissuti e i proprio pensieri , a dare un nome alle proprie emozioni , cercando di rispettare il più possibile il flusso del suo dialogo.
E' vero che quello di Gordon può sembrare un metodo poco spontaneo, ma è proprio l'applicarlo che ci aiuta a capire quanto ci venga automatico intervenire sul pensiero dell'altro.
Questo atteggiamento invadente che abbiamo non è affatto naturale, è frutto dell'educazione che abbiamo avuto. Se gli adulti che ci hanno cresciuto avessero adottato con noi una comunicazione con meno barriere, ci verrebbe spontaneo parlare diversamente.
Se ci pensiamo bene ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo , non è affatto spontaneo farlo (nuotare, suonare uno strumento, leggere, ecc) lo diventa solo dopo averlo interiorizzato.
L'ascolto attivo dà anche modo all'altro di correggere le nostre interpretazioni fuorvianti. Se diciamo alla persona : "mi sembra che tu intenda dire questo...", "se ho capito bene ti senti ...." l'altro può farci capire che siamo fuori strada e spiegare meglio ciò che intende.
Secondo me il metodo Gordon , anche se semplifica certamente il tema della comunicazione , ha il pregio di poter essere applicato molto facilmente .
In certi contesti, come la scuola ad esempio, dove è difficile che tutti gli insegnanti possano approfondire i temi della comunicazione umana (anche se dovrebbero farlo...) dare quattro regole ma chiare su certi errori da evitare è pur sempre meglio che lasciare le cose come stanno.
Questo vale anche per i genitori . Il suo libro "Genitori efficaci", a differenza di altri può essere letto e far riflettere chiunque, indipendentemente dal livello culturale o dalla apertura mentale di chi lo legge.
Il che non è poco. ;)

Felix
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da Felix » domenica 17 aprile 2011, 10:13

Sebbene abbia detto che le teorie ormai suscitano in me reazioni simili all'orticaria, trovo che la loro applicazione concreta sia molto importante, perciò Barbara, sono d'accordissimo con te su quello che dici in questo tuo ultimo post... L'ascolto attivo, per essere praticato, richiede esercizio, pazienza, attenzione al proprio mondo interiore e una buona dose di capacità empatica, o quantomeno di immedesimazione nell'altro, facendo però il possibile per non scambiare i problemi altrui proiettandoci i propri (a me a volte capita di rendermi conto che in certe situazioni, nonostante le buone intenzioni, le cose che dico sono rivolte prima di tutto a me...). Detta così sembra impossibile esercitare l'ascolto attivo, ma fortunatamente la pratica è più semplice e con il tempo diventa un atteggiamento abituale e spontaneo... e anche molto apprezzato!

Sembra che qui io stia contraddicendo quanto detto sopra nel mio primo post, ma in realtà è solo un'apparenza questo contrasto. Il problema che ho lamentato sopra, infatti, non è tanto l'incapacità di essere sincero e diretto per colpa delle tecniche di ascolto attivo, ma il difetto di non avere il coraggio in certi casi di dire quello che penso così come lo penso. Un conto è l'ascolto attivo, un altro è il farsi ascoltare attivamente da chi non sta chiedendo il nostro aiuto ma vuole imporre a tutti i costi il suo punto di vista!!!
E ti vengo a cercare con la scusa di doverti parlare, perché mi piace ciò che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici.
...
E ti vengo a cercare perché sto bene con te.

Perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te


(F. Battiato, E ti vengo a cercare/La cura)

SenzaPeso
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Re: Parlare con qualcuno che sta male

Messaggio da SenzaPeso » lunedì 2 maggio 2011, 11:19

Io non credo a nessuna delle cose che nessun pensatore scrive in nessun libro di teorie e tantomeno vi credo quando la contraddizione è così palese. Praticamente ti dice "devi fare così" consigliandoti di "non fare così". Non so se mi spiego, ma ad uno che viene a dirmi "Non devi dire -devi fare così- ma piuttosto devi fare così per comunicare con un altro" non gli riconosco tutto questo merito. Piuttosto credo che a bloccare la comunicazione non sono tanto i modi di esprimersi quanto le convinzioni ferree di essere nel giusto e nel considerare l'altro nel torto. Così si parla senza ascoltare solo per dimostrare la propria ragione e senza considerare l'interlocutore solo per alimentare la propria autostima o non so bene cosa. Da quello che vedo da fuori quando trovo la gente che discute è questo che noto, che si parla senza ascoltare né considerare che l'individuo che ci sta davanti è diverso e si muove con i suoi criteri e non con i nostri. E lo faccio anche io, non me ne tiro fuori.

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