astrazione ha scritto:A volte tale concessione è destinata a rimanere infruttuosa, pertanto il metodo più radicale per migliorare e migliorarsi non può essere che liberare la propria anima dal corpo che la imprigiona. Paradossalmente questa potrebbe divenire la concessione migliore che si possa fare a se stessi.
"Liberare" la propria anima? Forse (azzardo mio) non ti sei mai soffermato a pensare seriamente a cosa è la morte. La morte è solo la fine di un evento, tutto qui. E bada bene che quello che tu chiami "anima" è strettamente legato al corpo che definisci "prigione".
Un miglioramento costituisce un passaggio a uno stato maggiormente funzionale o desiderabile. Una decisione simile sarebbe come tentare di migliorare un sistema distruggendolo. Quella che si definisce vita è ordine, energia: al suo termine, l'ordine diviene disordine e l'energia utilizzata per ordinarlo viene miseramente sprecata, disperdendosi chissà dove.
Avere paura della "morte" in sé e per sé è una cosa irrazionale. Bisognerebbe aver paura di finire, invece, di sapere che tutte le tue idee, tutto quello che poteva davvero migliorarti, finirà con te. Questo vale sia per i suicidi che per le morti naturali.
Immagina la vita come un libro scritto per metà: puoi sempre migliorarlo, questo è vero, ma perché strapparne le pagine? D'altro canto, potresti osservare, che senso ha aspettare fino alla fine se il libro finirà comunque al macero? Tanto vale precludersi fin da subito ogni via alla tristezza quanto alla gioia.
Spero di aver chiarito il mio punto di vista...
astrazione ha scritto:marc090 ha scritto:
Secondo voi, la vita è quello che vogliamo vedere?
Credo che troppe volte desideriamo guardare alla vita con occhi sognanti, esulando così da una realtà che - se accettata a priori - sarebbe deleteria per noi.
Non capisco se consideri la cosa un bene, un male o un semplice dato di fatto...