UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 10 giugno 2009, 18:53

Caro Project,

mi chiamo [omissis] e sono un prete. [omissis] preferisco scriverti direttamente. Leggo con un certo interesse gli interventi dei ragazzi e, come loro, rimango stupito che possa esistere un mondo gay non fatto solo di sesso, ma anzi di autentico amore, di tenerezza, di fedeltà. Con un amico e confratello condivido l'idea che l'omosessualità sia una "malattia", una disfunzione della psiche che porta quantomeno alla dipendenza dal sesso. Non sottovaluto certo i pesanti pregiudizi socio-culturali e religiosi sul tema dell'omosessualità, ma penso che, almeno in parte, siano giustificati...in definitiva qualcosa che non va in noi gay c'é!
E' molto probabile che anch'io, come la volpe con l'uva, svaluti ciò che non sono riuscito ad ottenere, ma ti assicuro che ovunque sia andato (e un po' di mondo l'ho visto) ho sempre riscontrato le medesime cose: principalmente sesso e tanta frivolezza, ma soprattutto il fatto che l'essere gay ed il comportarsi di conseguenza sia lecito solo ai giovani: un over 40, a meno che non sia ricco e fisicamente in formissima, é considerato patetico quando non venga addirittura disprezzato. Sarà un semplice caso che per molti gay non più giovani l'età anagrafica non coincida con quella psicologica?
Mentre ti scrivo penso che la mitizzazione del sesso tipica del mondo omosessuale mi abbia portato a bruciare gli anni della mia giovinezza e così le tue parole e i tuoi racconti destano in me forti rimpianti...Tuttavia, non sono di quelli che tornerebbero indietro se potessero: desidero solo capire se realmente l'omosessualità può avere a pieno titolo diritto di cittadinanza.
Se ritieni puoi pubblicare questa e mail. Ti lascio pure il mio contatto msn, così, se vuoi, possiamo continuare a parlare. Ti saluto cordialmente.
__________

Pubblico questa mail ma con forti riserve. Ho detto molte volte che non voglio farmi trascinare sul piano ideologico e che ciascuno ha un cervello e una coscienza ed è responsabile di quello che fa e di quello che dice. Non intendo minimamente aprire una discussione con chi ritiene di avere capito che cosa sono i gay e li ritiene “malati” con una disfunzione della psiche che li porta quantomeno a una dipendenza dal sesso. Chi, essendo gay,ritiene che nei gay ci sia qualcosa che non va, ammesso e non concesso che non abbia interiorizzato in maniera profonda i pregiudizi che sembra in qualche modo condividere, si limita probabilmente a una conoscenza molto superficiale del mondo gay che identifica con la mania del sesso e la frivolezza.
Mi chiedi se l’omosessualità può avere a pieno titolo diritto di cittadinanza, l’unica risposta che mi sento di darti sta nel fatto che io lavoro 12 ore al giorno perché i gay possano vivere meglio in un mondo in cui altri gay si chiedono se siamo casi patologici. Ormai di ragazzi gay ne conosco centinaia, molti in chat ma molti di persona, per loro il vero problema è la solitudine, la paura di essere marginalizzati perché gay, l’incomprensione delle famiglie che li discriminano anche in famiglia, l’impossibilità di vivere la loro vita alla luce del sole, di poter vivere i loro affetti come tutti gli altri ragazzi perché qualcuno, sulla base di una concezione medievale della sessualità, li ritiene casi patologici e pensa che in loro ci sia qualcosa di sbagliato.
Giorni fa mi ha chiamato un ragazzo col quale avevo parlato più volte e mi ha detto di avere trovato un ragazzo meraviglioso con il quale si sente felice. Hanno lo stesso modo di vedere la vita e l’amore, sono due ragazzi veri, seri, persone da stimare e da ammirare. Bene, il ragazzo che mi ha chiamato era FELICE quanto non ho mai sentito felice nessuno, non si chiedeva se essere gay è patologico o no, questa fase l’aveva superata, e ormai aveva conquistato una libertà che lo aveva portato a vivere un rapporto d’amore reciproco e profondo. Dovrei dire che questo ragazzo è una caso patologico? che ha la mania del sesso? che ha qualcosa che non va? Ma dire una cosa del genere non solo sarebbe falso ma sarebbe grottesco! E di ragazzi così ne conosco tanti. Mi potresti dire: e quelli che finiscono nelle chat e nei siti di incontri? Beh, se quei ragazzi avessero modo di vivere la loro affettività come tutti gli altri ragazzi non finirebbero certo a cercare sesso nelle chat erotiche. E dietro quella ricerca di sesso c’è tanto bisogno di amore e di rispetto che qui ragazzi non trovano da nessuna parte se non a costo di fingere di essere quello che non sono.
Non aggiungo altro. Non amo i discorsi sui massimi sistemi. Voglio raccontare realtà gay, è l’unica cosa che conta.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 10 giugno 2009, 20:46

Ho ricevuto la seguente e-mail contenente una risposta al post di apertura di questa discussione e la risporto qui di seguito come mi è stato rischiesto dell'autore.
__________

un incontro.... una risposta.
sono un sacerdote di 33 anni, ho vissuto il mio essere sacerdote in modo deciso, dedicando tutto me stesso al servizio di Dio e degli altri. il mio orientamento sessuale al momento della scelta non mi sembrava prioritario. passa qualche anno e inevitabilmente la mia affettività comincia a recriminare un suo diritto di esistere... cominciano gli affanni. all'inizio soffoco il tutto, la mia vita infatti deve orientarsi ad altro...dico! passa ancora tempo ma dall'esterno si fanno sempre più forti gli interventi di quelli che nella chiesa potrebbero essere chiamati "i falchi", sono stordito dal bombardamento mediatico che con la compiacenza dei ranghi viene fatto sul'argomento omosessualità.
Tutto questo fino a qualche settimana fà quando ho deciso di prendermi un pò di tempo per riflettere su chi sono ma soprattutto dove sono!
Sono stati giorni durissimi. Se sono Gay come posso essere parte di una famiglia che i Gay non li vuole! come posso vivere con chi mi considera un malato se non un depravato?... ho vagato in internet per giornate intere....e permettetemi di dire che quello che ci ho trovato mi faceva stare molto peggio!
Poi ho incontrato Progetto Gay.....mi sono letto tutto il forum in una notte.... dovevo capire me stesso ,esperienze di chi, anche se spesso più giovane di me, ha deciso con coraggio di affrontare se stesso con sincerità.
Con tanti timori sono riuscito a contattare Project...con lui sono cadute tutte le resistenze...grazie a lui sono riuscito a ritrovare me sesso, ( un grazie alla tua pazienza e dedizione! ringrazio Dio di averti messo sulla mia strada). In qualche settimana ho ritrovato una serenità perduta, emozioni che hanno riacceso un cuore che si stava raffreddando e la forza per affrontare decisioni difficili e sofferte.
Queste poche righe vogliono essere un ringraziamente a Project ....puoi cambiare il mondo!!! un ringraziamento a tutti i ragazzi del forum.... il vostro coraggio mi ha dato forza e speranza una risposta al prete che considera i gay dei "malati".... anche la croce di Cristo è stato scandalo! non mi sottarrò al giudizio, con la fiducia di chi ha scelto di amare.
Auguro a tutti di trovare la giusta strada e una persona da poter amare. Non lasciatevi mai scoraggiare da nessuno. La vostra Coscienza libera sia sempre sovrana nelle vostre scelte!
che Dio vi benedica tutti!!!! un Ex Prete.......gay!

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da extra » giovedì 11 giugno 2009, 6:58

Forse non mi sono spiegato in modo sufficientemente chiaro; anzi forse non sono stato abbastanza sincero. Purtroppo é una mia cattiva abitudine quella di entrare nelle discussioni con l'impeto di chi apre la porta con un calcio...Il titolo dato al mio post non é esatto: so benissimo cosa significa essere gay; il problema é che la mia esperienza in merito é disastrosa. Quando sono entrato in seminario -avevo più di 20 anni- mi sono imposto di azzerare i miei trascorsi di lupo famelico sempre a caccia di prede e quando sentivo ripetere dai formatori che un buon prete deve prima di tutto sapere umanamente amare, io, che l'amore lo misuravo con il metro del trasporto dei sensi, facevo l'orecchio da mercante, ma sapevo benissimo quanto era vero quel discorso. Va da sè che non sono riuscito a domare per molto tempo i miei istinti, solo che, con l'andare del tempo, la ricerca del piacere sessuale si é trasformata in un' autentico bisogno di conoscere l'amore. Come accade a molti gay mi son preso delle cotte paurose per degli etero, per uno di loro in particolare, per il quale mi sarei trasformato in uno zerbino, o, se me l'avesse chiesto, mi sarei buttato dal decimo piano di un palazzo. Fortunatamente era -ed é- una persona squisita che dal punto di vista dell'amicizia mi ha dato moltissimo.
Se parlo con qualcuno di queste cose mi viene risposto che la chiesa non tollera i gay e che comunque il mio bisogno di amore contraddice la scelta che ho fatto. "Dovresti lasciare il sacerdozio e cercarti un compagno" - come se i compagni crescessero negli orti e soprattutto come se per me l'essere sacerdote non significasse nulla e fosse solo un lavoro!
Ho cercato aiuto nella psicologia e a dire il vero nessun psicoterapeuta mi ha detto che l'omosessualità é una malattia. Se l'ho scritto nel post é perché io mi sento un perdente e in fondo considerarmi malato mi rassicura.
Fatte queste precisazioni, devo dire che anche per me Progetto Gay é stato una piacevole sorpresa, uno spazio esente da luoghi comuni e volgarità (apprezzo moltissimo la tua delicatezza d'animo, Project!) ed é proprio questa sorpresa che in qualche modo mi inquieta e mi rende terribilmente nostalgico. Vorrei tanto poter integrare l' omosessualità nel complesso della mia esistenza...é lì che essa dovrebbe avere diritto di cittadinanza.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » giovedì 11 giugno 2009, 7:34

Ciao Extra,
scusami se ho usato toni molto duri, da quello che hai scritto oggi è evidente che sono toni fuori luogo, ma mi sembrava che tu ripetessi sulla omosessualità dei luoghi comuni piuttosto pericolosi con i quali si liquida la questione in due battute senza andare al cuore del problema. Stamattina non ho il tempo per scrivere altro perché devo andare al lavoro, ma in tarda serata, se ce la farò, aggiungerò un post serio su quello che hai scritto.
P.S. ti ho aggiunto su msn.

ATTENZIONE!!!!

L'utente dukka è un clone dell'utente extra. Invito tutti i veri utenti di questo forum a non fidarsi dei nuovi utenti perché c'è il concreto rischio di altre false identità. Avevo appena provveduto a bannare l'utente extra, che la persona che usava il nick extra si è ripresentata sotto falsa identità.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » venerdì 12 giugno 2009, 8:36

Ciao Extra,
eccomi qui a riflettere sulle cose che hai scritto. In realtà è un terreno difficile e delicato che tocca la compatibilità del sacerdozio con l’essere gay. La Chiesa ha le sue regole, che recentemente sono divenute apparentemente più restrittive, o almeno più esplicitamente restrittive. La posizione della Chiesa su alcuni punti della morale sessuale è una delle cause fondamentali dell’allontanamento di molte persone e in particolare di molti gay ai quali è chiesto di rinunciare del tutto alla loro sessualità che è condannata con espressioni come “grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale” (vedi https://sites.google.com/site/progettog ... o-sessuale ). Preferisco tenermi su linee molto generali perché la compressione fino all’annullamento della sessualità di un ragazzo esiste anche in altri ambiti, al punto che dei ragazzi gay, coscienti di essere gay, tentano di autoreprimersi fino a forzarsi fino ad accettare l’idea del matrimonio e a vivere una sessualità etero che è per loro una scelta sostanzialmente di ripiego. C’è una sola cosa da dire: la sessualità è quello che è e non deve essere repressa. I veri guai non vengono dalla sessualità ma dal tentativo di soffocarla. Tanti ragazzi gay che non si accettano finiscono per cercare di condizionarsi alla eterosessualità, cercano rimedi e strade per essere quello che non sono, si mettono con una ragazza, fanno con lei degli esperimenti sessuali per vedere che effetto fa a loro e che reazione provano, cioè in buona sostanza per vedere se va bene “anche così” e in questo modo coinvolgono delle ragazze del tutto ignare del fatto che il ragazzo che hanno davanti non è innamorato di loro ma sta facendo di tutto per reprimere la sua omosessualità usando le ragazze in modo strumentale. Così, per fuggire un presunto male, si pongono i presupporti per rovinare la vita propria e quella di una ragazza che non c’entra nulla. Lo steso discorso vale per i ragazzi che entrano in seminario pensando di poter trovare nella Chiesa una motivazione sufficiente per negare la loro sessualità. Non dico certo che questa sia l’unica motivazione della scelta ma certo non è secondaria. Il fatto che il Papa abbia ribadito che i gay non devono diventare preti, se da un lato appare come una discriminazione, dall’altro salverà parecchi ragazzi dall’idea, veramente malsana, di scappare dalla soro omosessualità chiudendosi in seminario. La conciliazione di Cristianesimo e omosessualità in termini seri, cioè di piena convivenza possibile è talmente lontana dalla realtà da apparire la tipica utopia di chi vuole chiudere gli occhi di fonte al fatto che oggi la conciliazione non è possibile se non scegliendo la strada dell’ipocrisia o pensando di non tenere in nessun conto il Cristianesimo storico per quello che è oggettivamente. Conciliare la libertà con scelte che ne richiedono il sacrificio è una contraddizione profonda.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da extra » venerdì 12 giugno 2009, 22:00

Caro Project,

più o meno mi aspettavo una risposta del genere, però, vedi, il mio problema non é con la chiesa in quanto istituzione; é un problema che riguarda me ed ha a che vedere con l'integrazione nel mio vissuto del mio orientamento sessuale. Come moltissimi gay c'é stata prima la scoperta del sesso vissuto nella clandestinità e solo in un secondo momento il desiderio di trovare qualcuno da amare e da cui essere amato. La confusione tra sentimento ed esercizio della sessualità mi si é anzi chiarita proprio stando in seminario, dove ho imparato che ciò che conta é accettare se stessi innanzitutto e non ingaggiare lotte perse in partenza contro le proprie caratteristiche. Il mio problema é stato semmai con il mondo gay, in cui non ho trovato nulla di serio, comportamenti stereotipati e in fondo discriminazione. Ma questo può ancora essere un limite mio, nel senso che sono andato a cercare nella direzione sbagliata...Per quanto riguarda il rapporto con la chiesa, beh...mai come in essa vale la distinzione tra il principio universale e la sua applicazione ai singoli casi, nei quali "suprema lex est salus animarum", ragion per cui diffido delle prese di posizione estreme tipo quella del confratello che ha scritto in questo topic.
E' vero che la chiesa nelle sue posizioni ufficiali é dichiaratamente omofoba, ma é altresì vero che proprio al suo interno si può capire che cosa vuol dire amare. Non la chiamerei ipocrisia, ma userei un termine del diritto ecclesiastico bizantino: "economia". In base a questo criterio ciò che viene prima é il bene della persona e la fiducia che essa non sia semplicemente riducibile alle categorie omosessualità/eterosessualità, proprio perché essa é prima di tutto persona.
Io ritengo di vivere dignitosamente il mio sacerdozio, né sento incompatibilità di sorta tra l'essere gay e l'essere prete. Quello che vorrei é togliermi dalla testa che il mondo gay sia quello del battuage, dei gay pride, della prostituzione maschile o anche quello del semplice attivismo, club esclusivi in fondo nei quali é difficile farsi accettare. E' per questo che il tuo forum mi piace: per la normalità che vi si respira, nonostante non sia esente da sofferenze e tra esse forse la più dura cioé la solitudine. Mi piacerebbe comunque continuare qesta discussione con te appena ci becchiamo su msn. Ciao e grazie

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » sabato 13 giugno 2009, 10:23

Ciao Extra,
lascio da parte deliberatamente il discorso sulla Chiesa e mi fermo su due punti che mi hanno colpito, parli di una scoperta del sesso vissuto in clandestinità, espressione di non facile interpretazione, e poi parli della delusione che hai ricevuto da parte del mondo gay. Le due cose sono in effetti strettamente connesse. Il mondo gay è, in realtà, come un iceberg, ciò che si vede è una parte minima del tutto. Il resto non si vede ma c’è e rappresenta la stragrande maggioranza del mondo gay. Non c’è bisogno di dire che l’emarginazione che i ragazzi gay subiscono e il loro desiderio di affetto, di sentimenti e anche, perché no, di avere una vita sessuale, porta alla crescita incontrollata della tendenza allo sfruttamento economico di questi bisogni, così sono nati negli anni 50/60 i giornaletti porno, così negli anni 70 si è creato un commercio colossale di cassette porno, così, anche oggi, cresce l’industria della pornografia che è talmente potente che uno standard tecnico per supporti video, cioè in pratica un tipo di codifica di DVD, si afferma rispetto ad un altro perché è stato adottato dalle case di produzione di video porno. Aggiungo che, nei primi tempi di Internet, la rete era piena di pornografia di bassissima lega e a pagamento, i siti porno montavano marchingegni per cui una volta aperti era quasi impossibile chiuderli. Oggi le cose sono cambiate, il porno gratuito in rete si trova facilmente e senza nessun rischio anche se si tratta quasi esclusivamente di spezzoni di DVD porno inseriti a titolo gratuito nei siti di video porno gratis a solo scopo pubblicitario. Nell’enorme mercato della pornografia i gay hanno un ruolo di rilievo, ben al di sopra di quello che ci si potrebbe aspettare sulla base della percentuale di persone gay rispetto alla popolazione generale ipotizzando una uguale propensione al consumo di pornografia tra tutta la popolazione. Il che significa che i gay consumano in media più pornografia di quanta ne consumano gli etero, ma questo non per il fatto che sono schiavi del sesso ma per il fatto che vivono in un regime proibizionistico. I ragazzi etero non fanno molta fatica a trovarsi una ragazza e a vivere la loro affettività e la loro sessualità con le ragazze. Vedere coppie etero che si scambiano effusioni è comunissimo ma di coppie gay in atteggiamenti simili non se ne vede nemmeno una. Si tratta di una vera e propria forma di repressione socialmente imposta, di una forma di proibizionismo sociale e dove c’è il proibizionismo e un’esigenza è negata prospera l’industria del proibito che trova modo di offrire a pagamento un preteso soddisfacimento di bisogni sessuali repressi, un po’ come accadeva con il contrabbando dell’alcol negli USA al tempo del proibizionismo. Ma oggi lo sfruttamento dei bisogni repressi dei gay ha preso nuove strade, dato che la pornografia a pagamento non è più l’unica pornografia disponibile in rete. Oggi ci sono le chat erotiche e i siti di incontri. Un ragazzo mi diceva: “Ma lì, tante volte ti puoi iscrivere senza pagare”. Molto spesso questo non è vero, nel senso che ci si iscrive gratis e poi ci si accorge di due cose sgradevolissime: 1) cancellare il proprio profilo è difficilissimo se non impossibile, 2) accedere ai profili di altri utenti è possibile solo a pagamento. In ogni caso anche se i servizi, chiamiamoli così, fossero offerti a titolo gratuito, il gestore del sito avrebbe gli introiti della pubblicità che aumentano con l’aumentare del traffico sul sito. Basta guardare le homepage dei siti di incontri per rendersi conto dell’incidenza della pubblicità. Ho ricevuto più volte offerte di “collaborazione-affiliazione” con siti di incontri e con chat erotiche e proposte di inserire pubblicità a pagamento su Progetto Gay. Chi formulava queste proposte si basava esclusivamente sulla presenza di Progetto Gay in Internet e sul traffico che il Progetto canalizza e non aveva di certo letto nemmeno una parola dei contenuti. La scelta di non avere alcun tipo di pubblicità su Progetto Gay, e meno che mai pubblicità a tema gay, mira a sottolineare che Progetto Gay non ha nulla a che vedere con la pornografia e con interessi economici di nessun tipo.
Esiste quindi un enorme mercato di pornografia gay, questo è sotto gli occhi di tutti, ma non bisogna mai dimenticare che sotto la parte visibile dell’iceberg c’è una dimensione assolutamente inesplorata che costituisce oltre il 95% della realtà gay. Progetto Gay è una piccola cosa, esiste solo da due anni ma la storia di questa piccola realtà è emblematica. All’inizio mi ero proposto di creare solo un blog gay “serio” con poche regole chiare e inderogabili: 1) Niente immagini, 2) Niente pubblicità, 3) Nessuna affiliazione ad altri siti o gruppi, 4) Pubblicare solo materiale autentico e di prima mano, 5) Dire sempre le cose come stanno. Dopo i primi giorni di funzionamento del progetto sono stato contattato dai primi ragazzi e, lo devo dire, sono rimasto incantato dalla qualità delle persone, dalla loro serietà, dal fatto che cercavano un dialogo vero. Da qui è cominciato tutto. Ci sono stati anche momenti sgradevoli perché col crescere delle attività abbiamo avuto anche infiltrazioni di gente che cercava altro. Appena avuto sentore di questo, suscitando un’infinità di proteste, ho chiuso il forum in cui si era presentato il fenomeno e che non permetteva condizioni adeguate di sicurezza. Si trattava di un forum con oltre 350 utenti registrati. Ma Progetto Gay deve essere al di sopra di ogni sospetto. I forum che Progetto Gay gestisce attualmente presentano condizioni di sicurezza estremamente più restrittive e, come è sotto gli occhi di tutti, l’utenza cresce ugualmente, ma questa volta in condizioni di massima sicurezza. Tramite Progetto Gay ho avuto modo di conoscere quasi 500 ragazzi (e non più ragazzi) gay, con molti di loro i contatti durano nel tempo e si sono formate delle vere amicizie delle quali mi sento onorato. Dal mio osservatorio, se vogliamo “privilegiato”, ho avuto modo di dare uno sguardo alla parte sommersa dell’iceberb e che cosa ho trovato? Ho trovato la normalità gay, la vita di centinaia di ragazzi che studiano, che lavorano, che cercano di costruirsi un futuro sul piano del lavoro e anche sul piano affettivo. La vita di questi ragazzi è piena di dignità. Conosco diversi di loro personalmente e resto ammirato dalla loro dimensione umana che è l’esatto opposto di quello che la gente si aspetterebbe. È questo il VERO mondo gay, il 95% e oltre del pianeta gay, ma questo 95% non si vede, è fatto di gay non pubblicamente dichiarati, di persone che vivono il loro essere gay in dimensione privata. Parlare con questi ragazzi dà la misura della realtà, Progetto Gay è stato creato per loro, perché possano avere un luogo serio di discussione e di confronto e perché si rendano finalmente conto di che cosa è veramente il mondo gay, la stragrande maggioranza del mondo gay.
Un abbraccio Extra, non so se questa risposta ti può sembrare soddisfacente ma è assolutamente vera.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da extra » sabato 13 giugno 2009, 11:40

La tua risposta é stata molto soddisfacente e te ne ringrazio! Parlando di clendestinità alludevo ai luoghi di incontro fra gay, che nella mia città agli inizi degli anni '80 erano praticamente gli unici. Si trattava perloppiù di un giardino pubblico e di altri spazi intorno, sufficientemente protetti perché vi si potesse far sesso. C'era anche la possibilità di usare l'automobile e di uscire dalla città per andare in campagna o -molto raramente- di essere ospitati in casa di qualcuno. In quei luoghi, usando nome falso (come molti altri, del resto), ho dato sfogo alla mia sessualità che vivevo come un dramma, una cosa sporca, quasi un reato. Ovviamente per chi vive così, relazioni sane anche di semplice amicizia sono assolutamente precluse. Ma il sesso può diventare una droga, e l'ebbrezza di uscire sempre con uomini diversi era irrinunciabile: grazie a Dio non mi sono preso malattie, ma ero veramente a rischio!
Ti scrivo questo perché, al di là del mio faticosissimo cammino di maturazione dal punto di vista psicologico, sono cresciuto con la convinzione che omosessualità e normalità fossero inconciliabili e ancora adesso mi porto dentro questo sospetto.
A scanso di equivoci anche per chi legge oltre a te, voglio dirti che non vado in cerca di avventure, né mi deprimo più di tanto per i colossali fallimenti dal punto di vista affettivo. E' solo che quel 95% di cui parli, gli esempi che porti...beh, tutto questo non l'ho mai trovato. Anzi: la banalizzazione della sessualità e le scimiottature delle caratteristiche femminili le ho riscontrate perfino tra i preti, per non parlare di meccanismi compensatori assai prossimi all'avidità, all'acidità d'animo, all'alcolismo ecc.
Mi é capitato tempo fa di incontrare alcuni membri di un gruppo gay cattolico. Li ho contattati solo per desiderio di amicizia, in fondo per lo stesso motivo che mi spinge a girare su questo forum: non vi ho trovato altro che aspre polemiche e tanta, tanta checcaggine. Serenità zero. Capisco che la serenità per chi si trova a fare i conti con cumuli enormi di pregiudizi (e parecchia ignoranza) sia un traguardo ben difficile da raggiungere, ma santoiddio! Che bisogno c'é di teatralità e di impugnare le armi e di stare lì col cannocchiale a scrutare il tale o il talaltro per poter dire: "Ah visto? Anche lui é gay".
Scusami lo sfogo e grazie per la tua pazienza. Un abbraccio anche a te.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » sabato 13 giugno 2009, 14:06

Ok Extra,
adesso sei arrivato su Progetto Gay. Non sai quanta attenzione ci vuole per mantenere qui un ambiente come si deve, per bloccare sul nascere qualsiasi tentativo trasformare il Progetto in altro strumentalizzandolo ad altri fini, te ne puoi rendere conto anche solo leggendo alcuni miei commenti. Ma se guardi l’ambiente di questo Forum hai ancora l’impressione che i gay abbiano qualcosa di patologico? Negli ambienti in cui si cerca sesso facile ci sono effettivamente delle cose assurde ma non è assurdo l’essere gay ma il doversi ridurre a cercare in quei luoghi dei surrogati della sessualità e dell’affettività vera. Io passo le nottate a rispondere alle lettere che ricevo e a parlare in chat con i ragazzi e quel 95% lo vedo eccome e su questo forum ne trovi un’ottima rappresentanza. Atteggiamenti da checca non ne ho proprio mai visti a nessun livello. Certo non puoi aspettarti che quel 95% esca fuori per fare una parata e dire. “Ci siamo anche noi!” ma quel 95% c’è eccome e lo vedo tutti i giorni.

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Re: UN GAY CHE NON SA CHE COSA SIGNIFICA ESSERE GAY

Messaggio da sunshine86 » sabato 13 giugno 2009, 17:31

Ciao Extra!!! :D

E' da un po' che sto seguendo la tua discussione...
Anzitutto ti auguro di trovare la serenità di cui hai bisogno! :)
Io sono un cattolico frequentante e a dire il vero non sento un forte contrasto tra la mia omosessualtià e la mia fede. Probabilmente per caratteristiche tutte mie...
Non sono dichiarato e nessuno mi individuerrebbe nella categoria "gay" che è di luogo comune. Non sono mai andato in cerca del "mondo gay visibile", di chat erotiche o quant'altro: non ci trovo niente di attraente.
Non so bene cosa dirti... io il fatto di essere gay l'ho preso o, meglio, lo sto prendendo come un qualcosa che devo capire. Le volte che sono davanti al Santissimo penso: "Se Tu hai voluto che fossi così, di certo c'è un motivo. Io ora non riesco a capirlo, ma forse prima o poi ne intravedrò il senso."
So quello che dice il Catechismo sugli atti e sull'orientamento omosessuali, e capisco che per molti possa apparire una "regola" dura e senza senso. Io, però, penso che una morale o, meglio, un insieme di valori che hanno due millenni di storia non possano essere ritenuti insensati o stupidi con un'analisi di qualche minuto, credo che vadano inseriti in un contesto più ampio e meditati, perchè se ne possano capire le ragioni, e a quel punto, possono allora essere criticati.
Come dicevi te, peraltro, sono "regole" generali che richiedono un'adeguata declinazione per ogni caso. E comunque, non mi piace pensare alla "dottrina" cristiana come un insieme di precetti e norme da rispettare in modo supino e pedissequo. Il rispetto scrupoloso di tante regole e vincoli soffocanti non servono a corstruire una persona migliore (e peraltro era questa la critica che Cristo faceva ai detentori della Legge veterotestamentaria). Io ho inteso il Catechismo come l'esposizione in termini chiari di una riflessione sui valori portanti della fede (tra i quali è sempre bene distinguere i fondanti dai fondamentali :| ).
Insomma... la prima cosa che dovrebbe saper fare un cristiano è amare. Amare con tutto se stesso. Amare, ovvio, non come lo intende il mondo che, specie oggi, ne ha travisato il significato. Ma in quel modo che ci racconta San Paolo nella I lettera a i Corinzi (cap. 13), che trovo una pagina meravigliosa e splendida!! :roll:
(mi piacerebbe riportarla per esteso, ma non credo sia in sintonia col regolamento del Progetto)
Tutto questo, essere pazienti, buoni, non invidiosi, umili, rispettosi, etc... lo posso fare anch'io che sono gay. :) E' difficile ugualmente per me come per un etero essere un buon cristiano.

Forse ho divagato... :?
Comunque, sei giovane e la scelta del sacerdozio che hai fatto è una scelta impegnativa e difficile, oggi forse ancor più che ieri... quindi un grande abbraccio e un augurio di cuore di trovare la pace interiore!!! ;)

Sunshine86

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