Disagio

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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barbara
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Re: Disagio

Messaggio da barbara » giovedì 28 novembre 2013, 19:22

questo episodio di Yoseph mi fa ricordare un ragazzo che mi raccontò di essersi trovato molto a disagio nell'interpretare un personaggio che in base alla trama dell'opera metteva in luce una parte di sé che viveva molto male.
Più che di timidezza o di altro, mi verrebbe da dire che il teatro, come l'arte in generale, svela aspetti di noi che ci stupiscono .
Li svela molto più facilmente di altre esperienze "ragionate" perché in quel momento siamo completamente aperti e spontanei, poiché siamo meno difesi .
Pensando che interpreteremo un estraneo non mettiamo in conto che ogni personaggio potrebbe potenzialmente rappresentare una parte di noi in un modo che non ci aspettiamo e che ci stupisce ogni volta.
Credo quindi che ci sia una differenza sostanziale fra l'arte e altre esperienze socializzanti. L'arte smuove ricordi, emozioni, vissuti in modo molto potente . Dunque è un'esperienza utile , in modo più profondo , ma anche impegnativa e in certi momenti spiazzante o perfino perturbante.
L'arte ci mette a contatto con la nostra fragilità. I grandi scrittori, i grandi artisti ci hanno trasmesso , insieme alla loro genialità, anche la loro sofferenza, nella quale noi ci rispecchiamo.

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Blackout
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Re: Disagio

Messaggio da Blackout » venerdì 29 novembre 2013, 2:12

barbara ha scritto:L'arte ci mette a contatto con la nostra fragilità.
Proprio nelle prime lezioni questo mi è stato subito chiaro. Ci era stato chiesto di riportare su scritto il primo sogno che ci veniva in mente, io ne ho riportato uno angoscioso, quasi claustrofobico: la sensazione di rallentamento fino all'immobilità mentre si sta per subire un aggressione mortale (lo so, ma è il primo che mi si è parato in testa). Dopo ho dovuto recitarlo e poi chiarirlo di fronte a tutti. Li ho sentito quanto questo sogno riportasse la mia fragilità emotiva, rendendomi incapace di agire, proprio come spesso mi accade nella realtà. E' stata un esperienza particolare anche perchè mi ha fatto esporre di fronte ad altre persone.
Yoseph ha scritto:Voglio dire che non bisogna per forza aspettarsi una svolta, a volte bisogna cercare, cercare e cercare la situazione che ci fa sentire bene. Io ho provato di tutto :) , corsi, volontariato, web radio ecc. Nel complesso devo dire che mi hanno cambiato in meglio, anche se ancora ogni volta che inizio qualcosa di nuovo mi rendo conto di quanto sia timido :)
Ecco, io su questo mi fisso molto. Ho una grande timidezza pure io, che mi blocca nell avanzare con qualunque tipo di relazione, in generale non faccio passi se prima non li fa l'altra persona. E pure in quel caso mi viene un ansia esagerata nell'avanzare. Faccio esperienza ma la sensazione è sempre quella, speriamo di migliorare ;)
E l'autoironia è uno dei miei piatti forti, a me viene in automatico e quando la faccio pare che alla gente piaccia. Se mai, dovrei stare più attento a non demolirmi del tutto :D Grazie davvero Yoseph
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Re: Disagio

Messaggio da barbara » venerdì 29 novembre 2013, 8:06

Ecco, allora in base a ciò che racconti , cerca anche di considerare che certi pensieri negativi e la conseguente tristezza potrebbero anche essere la conseguenza di qualcosa che viene smosso dall'esperienza che stai facendo.
Potresti dire a te stesso: è vero che mi sento giù di morale, ma ciò accade anche perché mi sto mettendo in gioco in un modo che in prospettiva mi aiuterà a conoscere meglio me stesso e ad accogliere anche le mie parti fragili.
Ovviamente rimane il discorso che ognuno deve conoscere il limite oltre il quale non si può spingere e quindi capire se un'esperienza arriva ad essere troppo forte .
Ripensare o immaginare un sogno e poi inscenarlo è certamente qualcosa di potenzialmente assai perturbante. Non è detto che il partecipante di un gruppo abbia in quel momento l'equilibrio emotivo sufficiente per affrontarlo senza grossi turbamenti e dovrebbe avere accanto qualcuno capace prima di tutto di capire il disagio del partecipante e nel caso di supportarlo , magari anche non spingendolo ad inscenare il sogno, ma lasciando ai partecipanti di scegliere se spontaneamente vogliono provare a farlo.
Il teatro proprio per il potere che ha di evocare vissuti profondi viene utilizzato anche all'interno di gruppi terapeutici, in cui c'è poi uno psicologo che individualmente o in gruppo aiuta la persona a ragionare su ciò che è successo e a dare un senso alle immagini e ai pensieri che ha avuto.
Questo in un'esperienza come la tua non è possibile, e dunque rimane sulle spalle del partecipante tutta la fatica di elaborare da solo ciò che accade.
Ovviamente il partecipante magari si vergogna a dire quello che ha vissuto e chi gestisce l'esperienza potrebbe sottovalutare l'impatto di quello che è stato l'esercizio per il gruppo stesso. Magari se c'è confidenza i partecipanti ne parlano tra di loro e scoprono che anche altri hanno avuto vissuti simili.
L'esperienza artistica è già di per sé evocativa, se poi chi la gestisce tende a sconfinare per interesse proprio nella teatroterapia , senza magari esplicitarlo ai partecipanti e senza magari strutturare il gruppo in modo adatto, è ben possibile che la persona viva un'esperienza profonda senza essere preparato a viverla, e nemmeno si accorga che il proprio disagio è legato a quella esperienza.

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Re: Disagio

Messaggio da Yoseph » venerdì 29 novembre 2013, 12:05

Non ricordo se mi sia mai stato chiesto di interpretare un sogno, ma esperienze vissute sì, ed era davvero difficile per me dover condividere qualcosa di così intimo con degli sconosciuti, alla fine del corso un po' ero riuscito ad aprirmi, ma davvero poco, inutile dire che puntualmente modificavo le storie della mia vita censurando ciò che ritenevo troppo doloroso o imbarazzante da raccontare. L'anno seguente decisi di mettere da parte il corso di teatro sperimentale e di iscrivermi ad un altro inperniato più sulle tecniche di recitazione. La differenza si sentiva eccome, non ricordo di aver provato emozioni forti se non nel periodo precedente la preparazione del saggio e durante il saggio finale ovviamente. Allora mi accorsi della forza dirompente che aveva avuto il lavoro che avevo fatto l'anno precedente, potrei davvero paragonarlo ad una terapia!

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Re: Disagio

Messaggio da Blackout » sabato 30 novembre 2013, 18:54

Io seguo un corso di teatro drammatico in stile classico, che prevede un saggio a fine stagione, quindi niente di psicologico o sperimentale. Tuttavia l'insegnante sa benissimo che molti tra i presenti (io compreso) lo hanno scelto non solo perchè piace, ma come strumento per ovviare ad un problema. C'è la madre che si sente sola, c'è l'adolescente che non riesce ad esprimere emozioni, c'è la donna immigrata che cerca nuove radici e via dicendo. Vedo quanto dolore ci sia tra le persone comuni, come quelle che incroci per strada e dici "loro stanno bene, bontà loro" ma non è così per niente. E' in queste occasioni che capisci quanto sia difficile anche per gli altri, almeno per chi è sensibile in termini generali, affrontare la vita di tutti i giorni. E il teatro ci spinge ad avere a che fare con emozioni o sentimenti che pretendiamo siano nostri ma non lo sono, sono spesso vissuti da gran parte di recitanti e spettatori, spingendoci a gestire queste emozioni in modo più oggettivo perchè sono una cosa comune e non solo di se stessi.
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Re: Disagio

Messaggio da barbara » domenica 1 dicembre 2013, 10:34

Quello che dici è molto importante: accorgersi che anche le altre persone sono in difficoltà aiuta parecchio a ridimensionare certe idee che possiamo farci sulla nostra sofferenza. A volte tendiamo a non accettare che la sofferenza faccia parte della vita in generale, per cui quando ci capita di stare male pensiamo che ci debba essere chissà quale ragione a motivare il fatto che proprio noi siamo in quella situazione. Ma se ci guardiamo intorno ci rendiamo conto che tutti in un modo o nell'altro vivono momenti bui, perfino quando non lo ammettono a se stessi.
Anche poter esprimere le proprie emozioni e dal loro un nome è molto importante per uscire da una crisi. Bisogna anche tenere presente che è un lavoro delicato e che per aiutare le persone o se stessi non basta far emergere le emozioni e poi tutto vien da sé. E' un lavoro che andrebbe fatto per gradi e accompagnato da un aiuto alla persona nel riflettere su ciò che emerge. Noto che in alcuni casi c'è l'abitudine a sottovalutare questa regola. Per questo ci tengo in via generale a dare un'informazione che potrebbe tornare utile, approfittando della tua discussione .
D'altro canto capisco che non è così facile distinguere ad esempio tra un corso di pittura e un corso di arte terapia. E non tutto ciò che si fa porta un nome adatto a definire cosa in realtà avviene. Posso andare a fare un massaggio di riflessologia plantare e ritrovarmi a sostenere un colloquio che assomiglia molto di più a una terapia psicologica, ma sono certo che la persona che mi fa certe domande o mi dà certe interpretazioni sa cosa sta facendo?
Per l'arte è la stessa cosa. Come utente sta anche a me capire che esperienza mi si propone .Per dare un orientamento generale si potrebbe dire che un corso di pittura ha l'obiettivo di insegnare a dipingere , ad affinare il proprio gusto artistico, a esprimere se stessi attraverso un dipinto e può anche essere che , al di là delle intenzioni del pittore che lo conduce, smuova qualcosa di inaspettato, ma non è questo l'obiettivo principale.
L' arte terapia ha invece proprio l'obiettivo di far fare un'esperienza curativa attraverso l'arte , per cui prevede sollecitazioni tese a far sì che la persona entri in contatto con certe emozioni. Ma dovrebbe essere condotto da un arte terapeuta e a volte si rende necessario un supporto psicologico parallelo.
Ovviamente sto solo cercando di offrire uno spunto di riflessione sull'argomento, che va al di là della tua esperienza specifica , Black Out, che mi sembra ti stia dando molto.
Credo comunque che avvicinarsi all'arte sia un'esperienza unica , che è in grado di nutrire la nostra anima come poche altre esperienze possono fare.

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